di Aldo Paparo
Il 15 e 16 maggio scorsi sono stati chiamati ad eleggere il sindaco e rinnovare il proprio consiglio comunale 133 comuni con una popolazione di almeno 15000 abitanti.
Con i ballottaggi conclusisi ieri, la tornata elettorale si è completata e possiamo avere un quadro esatto del risultato in termini di vittorie, di sindaci espressi dai due poli. Gli istogrammi della Fig.1 mostrano il numero di comuni conquistati dal centrosinistra e dal centrodestra in totale e nelle diverse zone del paese, distinguendo fra vittorie al primo turno ed al ballottaggio, a confronto con i risultati della più recente elezione comunale. Per analizzare al meglio questi dati, occorre innanzi tutto inquadrare il punto di partenza. Dunque conviene sottolineare come la stragrande maggioranza di questi comuni (99) avessero votato per le precedenti amministrative nel 2006, pochi mesi dopo la vittoria di Prodi alle politiche e quindi in un momento certamente favorevole al centrosinistra.
TAB.1 Numero di sindaci di centrosinistra e di centrodestra, entranti e uscenti, in totale e per zona.
Guardando il dato nazionale, l’elemento che emerge con maggiore chiarezza è l’arretramento dell’area a sostegno del governo, a tutto vantaggio dell’opposizione. L’avanzamento del centrosinistra è evidente: nonostante amministrasse già il 57,1% dei comuni (76), riesce ad andare oltre questo lusinghiero risultato e a conquistare oggi 85 amministrazioni (64,7%). Ancor più marcata la flessione del centrodestra, che passa da 55 sindaci a 40, appena il 30% del totale. Se il primo turno non era stato così negativo per i partiti di governo, infatti si era concluso 20 a 26, i risultati dei ballottaggi sono straordinariamente penalizzanti: per ogni comune vinto ce ne sono 3 conquistati dall’opposizione, 20 a 59. Per completare l’analisi del dato complessivo, una ulteriore notazione merita la conquista di 5 comuni da parte di candidati sostenuti esclusivamente da partiti del terzo polo (eventualmente in coalizione con liste civiche). L’aumento delle possibilità di vittoria al di fuori dai due poli è confermata anche dalla crescita del numero di sindaci sostenuti esclusivamente da liste civiche: gli incumbent tengono a Oderzo e Castelfidardo, ma anche Grumo Nevano è oggi amministrata da un indipendente.
Passando ai dati disaggregati per zone geografiche, i rapporti di forza sono sostanzialmente inalterati nella zona rossa: da 16 a 4, a 17 a 3 per il centrosinistra. Anche al sud la situazione complessiva appare stabile, col centrodestra che tiene, passando da 29 a 28 amministrazioni, ed il centrosinistra che, in controtendenza col resto del paese, arretra (da 43 a 38 sindaci). Qui si concentrano le vittorie del terzo polo e questo spiega la diminuzione del totale dei comuni vinti dalle due coalizioni. Il grosso sconquasso arriva dal nord del paese, che pure tradizionalmente è poco volatile e spesso poco competitivo. I rapporti di forza si ribaltano: da 22 a 17 per il centrodestra, a 30 a 9 per il centrosinistra. Per quanto considerando il peggiore rendimento della Lega nei comuni più popolosi, non può comunque non apparire storico che il partito di Bossi ed il Pdl insieme oggi conquistino nel nord meno di un terzo dei comuni del centrosinistra.
Spaventoso l’aumento della frequenza dei ballottaggi. Se infatti il precedente sindaco era stato eletto al primo turno in 79 comuni, pari al 59,4% dei casi, oggi in soli 46 (34,6%) un candidato ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti validi nel primo turno, mentre ben 87 città (65,4%) hanno dovuto ricorrere al secondo per scegliere il primo cittadino. Tale aumento è particolarmente marcato al nord, dove raddoppia il numero di comuni che sono andati al ballottaggio (dai 17 della precedente tornata ai 34 di oggi, pari all’85% del totale). Nel resto del paese l’aumento della frequenza dei secondi turni, seppure presente e significativo, è inferiore, attestandosi poco sotto i 20 punti percentuali. Infatti al sud crescono da 30 (41,7%) a 42 (58,3%). Infine, nella zona rossa il numero dei secondi turni passa da un terzo a oltre il 50%: da 7 a 11, cioè dal 33,3 al 52,3%.
Impressionante anche il numero di comuni la cui amministrazione cambia colore politico con questa tornata elettorale: 59, ovvero il 44,4%. La maggior parte di questi casi si ha al Sud, 33 sul totale di 72 comuni meridionali superiori al voto (45,8%). Il centrosinistra conquista 13 nuove amministrazioni, tra cui Olbia e Cagliari; la relativa salute del centrodestra nel mezzogiorno è confermata dalla sua capacità di strappare oggi, in uno dei punti più bassi della propria parabola elettorale, ben 14 comuni al centrosinistra: tra questi ricordiamo Cosenza e Catanzaro. Completano il quadro le 5 amministrazioni conquistate dal terzo polo (strappate 4 al centrosinistra e una centrodestra) e Grumo Nevano, persa dal centrodestra. Guardando la concentrazione relativa dei cambi di colore della giunta, la palma di zona più instabile spetta, però, al Nord: qui infatti i comuni che cambiano sono 21 su 40 (52,5%), a conferma che è soprattutto nelle regioni settentrionali che si è concentrato l’avanzamento del centrosinistra .Il PD e i suoi alleati strappano 17 comuni, fra cui Milano, Trieste, Novara, mentre perdono 4 amministrazioni, fra cui Rovigo. Meno mobile la zona rossa, in cui solo 5 comuni su 21 (23,8%) non confermano al governo l’area che esprimeva il sindaco uscente: il centrosinistra strappa Fermo, Sansepolcro e Cento, mentre cede Salsomaggiore e Cesenatico.