Osservatorio politico – Nei flussi di voto è l’astensionismo il motore del cambiamento

Presentiamo qui i dati relativi all’incrocio fra intenzione di voto ai partiti in caso di elezioni immediate e il ricordo del voto in occasione delle politiche del 2008. Quest’analisi ci consente di osservare i movimenti di elettori dall’inizio della legislatura ad oggi.

Flussi di voto fra ricordo 2008 e intenzioni 2011. Destinazioni (fatti 100 i voti ottenuti da ciascun partito nel 2008).

Innanzitutto si può notare come non si registrino sensibili passaggi diretti da una coalizione all’altra. Il motore dei movimenti appare essere il serbatoio dell’astensione: i principali partiti perdono tutti circa un quarto (25%) del proprio elettorato verso l’astensione, con l’eccezione del Pd (16%) e del Pdl (36%).

Il calo generalizzato del voto ai partiti è comprensibile alla luce del fatto che non siamo davvero a ridosso di elezioni e quindi manca l’effetto della campagna elettorale, senza dimenticare il particolare momento che il nostro sistema politico sta vivendo con il governo Monti. Ma la forte differenza registrata fra i principali partiti di centrosinistra e centrodestra è un primo segnale di come il meccanismo dell’astensionismo intermittente sembri oggi penalizzare chi nel 2008 aveva vinto le elezioni a vantaggio degli sconfitti.  A conferma di ciò si noti come ben il 6% di quanti si erano allora astenuti dichiarino oggi che voterebbero per il Pd: si tratta di un recupero dall’astensione davvero notevole, che solo il Movimento 5 stelle è capace di replicare. Un dato compatibile con il fatto che nel 2008 il centrosinistra (compreso il Pd) fu penalizzato da un forte astensionismo tra i propri elettori, che sembrano adesso essere nuovamente attratti dal Pd.

Riguardo a chi conferma la propria scelta del 2008, meno del 40% di quanti tre anni fra avevano scelto il partito di Berlusconi dicono che replicherebbero oggi tale scelta. Invece il Pd presenta il valore massimo lungo la diagonali della continuità delle scelte di voto (57%) ed è insieme alla Lega il solo partito a mantenere più della metà dei propri voti 2008. Il partito di Bossi si dimostra in buona salute, riuscendo anche a strappare un 5% degli elettori 2008 del Pdl (da qui proviene oltre un sesto dei suoi attuali voti).

Interessante infine osservare l’ultima colonna, relativa a quanti non avevano l’età per votare nel 2008. Pd e Lega si dimostrano i più capaci di attrarre i nuovi elettori, essendo entrambi sovrarappresentati in tale gruppo rispetto al totale del campione (rispettivamente di 5 e 4 punti percentuali); mentre il momento negativo del Pdl è dimostrato anche dalla suo scarso appeal verso tali elettori, di cui appena il 10% dichiara l’intenzione di votarlo.

Guardando alle perdite verso l’indecisione tra partiti, a perdere meno sono ancora una volta quelli del centrosinistra  (Idv  4 e Pd  6), mentre Pdl e Lega perdono il 10 e il 12% . Ma i partiti che smarriscono le porzioni maggiori del proprio voto 2008 verso l’incertezza sono quelli che erano fuori dalle coalizioni (Sinistra arcobaleno il 13 e l’Udc il 18%): ciò sembrerebbe indicare la scarsa propensione di questi elettori a scegliere partiti che facciano parte di alleanze.

Guardiamo ora alle provenienze 2008 degli elettorati odierni dei partiti.

Flussi di voto fra ricordo 2008 e intenzioni 2011. Provenienze (fatti 100 le intenzioni di voto attuali a ciascun partito).

La debolezza del Pdl è confermata dal fatto che non solo è il partito che cede di più all’astensione, ma è anche quello che meno di tutti gli altri è capace di attrarre nuovi elettori: pesca i tre quarti dei propri voti attuali dai suoi elettori 2008. L’Udc si dimostra capace di attrarre consensi dal Pd e dal Pdl in eguale misura (15 e 14% del proprio attuale elettorato, anche se sono quote minime degli elettorati 2008 dei due grandi partiti: 3 e 1%). Fli prende meno del 40% dei voti dal bacino degli elettori 2008 del Pdl: il suo buon risultato deriva in larga parte dal suo successo presso i neomaggiorenni (9%, pari al 15% dei propri voti). Il Pd prende oltre i due terzi dei suoi attuali voti fra quanti già nel 2008 lo avevano votato (68%) e poi si dimostra capace di attrarre qualcosa da astenuti 2008 e nuovi elettori, anche se deve cedere qualcosa a Sel (che prende il 45% dei suoi voti dal Pd 2008).

Molto interessante, infine, è guardare alla composizione dell’elettorato attuale del Movimento 5 stelle: un terzo sono astenuti del 2008, un altro terzo abbondante sono elettori di centrosinistra del 2008 (22% dal Pd, 6 e 7 da Sa e Idv), ma una quota significativa (13%) proviene da elettori della coalizione che ha governato fino a un mese fa (il 9 dal Pdl e il 4 dalla Lega).

In sintesi, a produrre la maggior parte dei cambiamenti tra il 2008 e le intenzioni attuali è l’area dell’astensione e dell’indecisione. Il che suggerisce come la variabile chiave per le prossime elezioni sarà la capacità dei partiti de degli schieramenti di mobilitare il proprio elettorato con proposte politiche adeguate.