Palermo, le primarie si vincono in periferia. La geografia del voto.

di Vincenzo Emanuele

Le primarie svoltesi domenica scorsa a Palermo per la scelta del candidato sindaco di centrosinistra hanno fatto registrare un’alta partecipazione al voto e una grandissimo equilibrio nel risultato finale, determinato dalla presenza di tre candidati realmente competitivi che fino alla fine hanno sperato di poter arrivare al successo. Un fatto, questo, che rappresenta un vero punto di rottura con la storia recente delle primarie italiane, che troppo spesso sono state utilizzate più come strumento di lancio del candidato già prescelto per la corsa che non come arena preliminare per la selezione del “cavallo” migliore. La costante, invece, almeno rispetto al recente passato, è rappresentata dalla sconfitta del candidato appoggiato dal Partito democratico (e da tutto l’establishment del centrosinistra palermitano, da Sel ai Verdi, dall’Idv a Federazione della sinistra), Rita Borsellino, la grande favorita della vigilia, a tutto vantaggio di Fabrizio Ferrandelli, il trentunenne outsider fuoriuscito dal partito di Di Pietro, sostenuto dall’ala destra del Pd, quella che in Regione appoggia il governo Lombardo.

Ferrandelli ha ottenuto 9.945 voti, appena 153 in più della Borsellino, mentre Faraone, anch’egli in corsa per quasi tutto lo spoglio, si è fermato a poco più di 8.000. Il quarto candidato, Antonella Monastra, ha ottenuto 1.732 preferenze, il 5,9% del totale. Per analizzare correttamente il risultato occorre studiare la geografia del voto nelle diverse aree del territorio palermitano, che presenta caratteristiche peculiari che si perdono se ci si ferma ad uno sguardo d’insieme.

La Tabella 1 presenta i risultati ottenuti dai quattro candidati nei 31 gazebo allestiti in città suddivisi per zona. Notiamo subito la grande variabilità nei risultati elettorali fra i vari quartieri della città. La Borsellino ha trionfato in tutti i gazebo dell’VIII circoscrizione (Politeama, Campolo, Don Bosco, Ammiraglio Rizzo), nonché in tutte le zone residenziali adiacenti al centro (Uditore, Europa) con l’eccezione di San Lorenzo. Nelle periferie, però, il suo risultato è stato alquanto modesto: risulta infatti prima solo a Calatafimi e nella borgata marinara di Sferracavallo. Così, come vediamo nella Tabella 2, a fronte di un 33,1% complessivo, ottiene il 41,5% nei seggi della “Palermo bene”, scendendo invece sotto il 30% sia in periferia che nei gazebo del vecchio centro storico (Bellini, Indipendenza, Giulio Cesare, Zisa). Confrontando le percentuali di voto ottenute nei 31 seggi dalla sorella del Pm ucciso dalla mafia con quelle raccolte dal centrosinistra (Pd, Idv, Sinistra arcobaleno) alle politiche del 2008 nelle sezioni collegate a tali seggi, notiamo una correlazione positiva molto forte (r= +.69; r2= .48) tra i due andamenti: la Borsellino ottiene dunque un voto che presenta un distribuzione assai simile a quello dell’area progressista della città. In altri termini, alla Borsellino va il voto del tipico elettore di centrosinistra palermitano.

Tab. 1 Riepilogo risultati nei 31 seggi

Fonte: Elaborazioni su dati ufficiali

Tab. 2 Riepilogo risultati nelle zone della città, voti assoluti e percentuali

Fonte: Elaborazioni su dati ufficiali

Ferrandelli è il candidato che mostra la distribuzione del voto più omogenea. Il suo Coefficiente di variazione, una misura statistica del livello di dispersione del voto (deviazione standard/media) è il più bassa fra i quattro candidati (0,194). Vince in 14 seggi su 31 ed è secondo in altri 12. Sono i quartieri popolari a dargli il massimo sostegno: stravince infatti nella periferia sud della città (Bonagia, Calatafimi bis, Molara, Pagliarelli, Villagrazia), ma anche in alcune aree periferiche a nord (Pallavicino, Tommaso Natale) e nei quartieri “difficili” di Borgonuovo, dello Zen e di Viale Picciotti. Inoltre conquista anche parte del vecchio centro storico, grazie alle vittorie nei seggi elettoralmente “pesanti” di Piazza Indipendenza e del suo quartiere di provenienza, quello della Zisa. Ma la sua vera forza risiede nella capacità, a differenza di Faraone, di riuscire a limitare i danni al centro e nelle zone residenziali, in cui giunge sempre secondo dietro la Borsellino, ottenendo comunque quasi il 31% dei voti.

Complessivamente, Ferrandelli ottiene 9.945 voti, pari al 33,7% dei voti validi. Certo, a differenza della Borsellino, sembra pescare consensi in aree diverse da quelle in cui generalmente la sinistra palermitana è più forte: il suo voto mostra infatti una correlazione negativa (r=-.33; r2=.11) con quello del centrosinistra alle politiche del 2008.

Il candidato giunto terzo classificato è Davide Faraone. Il rottamatore amico di Renzi è autore di una performance che supera le più rosee previsioni, soprattutto alla luce del fatto che ha svolto una campagna elettorale in solitario, privo sia di appoggi partitici che del sostegno di forti politici locali. Ottiene il 27,3% con 8.067 preferenze, quasi doppiando i voti raccolti nella sua ultima elezione all’Assemblea regionale (allora furono 4.800). Faraone vince in ben 9 seggi, uno in più di quelli conquistati dalla Borsellino. Con l’eccezione di San Lorenzo, questi si trovano tutti concentrati in aree periferiche (Brunelleschi, Costellazione, Sperone, Montegrappa, Mondello, Arenella) o al centro storico, nella zona ad alta immigrazione di Via Maqueda, come Piazza Giulio Cesare e soprattutto Piazza Bellini, in cui la partecipazione è stata altissima (vedi l’altro articolo sulle primarie) proprio grazie all’apporto degli immigrati di origine africana. Eppure Faraone non riesce a competere fino in fondo con gli altri due candidati a causa dell’estrema debolezza nei quartieri centrali e residenziali della città (in cui è sempre terzo con appena il 19% dei voti complessivi), proprio quelli in cui la sinistra è tradizionalmente più forte: non a caso mostra la distribuzione del voto più disomogenea fra i tre principali competitors (il suo Coefficiente di variazione è di 0,322) nonché una forte correlazione negativa con il voto al centrosinistra del 2008 (r=-.51; r2=.26) e con lo stesso voto alla Borsellino (r=-.72; r2=.52), come vediamo nella Figura 1.

Fig. 1 Andamento di Borsellino e Faraone nei 31 seggi di Palermo.

Infine il candidato giunto quarto è Antonella Monastra, che ottiene il 5,9% pari a 1732 voti. E’ ultima in tutti i 31 gazebo, con una distribuzione fortemente squilibrata (Coefficiente di variazione = 0,620): in alcune periferie è praticamente inesistente (ottiene solo 1 voto allo Zen e meno del 2% a Costellazione, Borgonuovo e Piazza Molara), mentre ha un risultato rilevante sia al centro (8,5%, con la punta del 13% al Politeama) che in due borgate marinare (Sferracavallo e Mondello).Un dato interessante è la correlazione positiva (r= +.46; r2=.21) tra suo voto e quello alla Borsellino.

Fig. 2 Andamento di Borsellino e Monastra nei 31 seggi di Palermo.

Come vediamo nella Figura 2, le due candidate hanno una simile distribuzione geografica del voto, il che porta ad ipotizzare la presenza di due elettorati in larga parte  politicamente “vicini” (del resto la Monastra è stata eletta in consiglio comunale nel 2007 proprio nella lista della Borsellino, “Un’altra storia”). Ciò significa che la Monastra ha indirettamente contribuito a far perdere la Borsellino. Sarebbe bastato che appena 1 persona su 11 che ha votato la Monastra avesse esercitato un “voto utile” (era chiaro a tutti che non fosse realmente in corsa per la vittoria) convergendo sulla Borsellino per capovolgere l’esito delle primarie. Ma la storia non si fa con i se.

Vincenzo Emanuele è professore associato in Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli di Roma. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze con una tesi sul processo di nazionalizzazione del voto in Europa occidentale e le sue possibili determinanti. La sua tesi ha vinto il Premio 'Enrico Melchionda' conferita alle tesi di dottorato in Scienze Politiche discusse nel triennio 2012-2014 e il Premio 'Celso Ghini' come miglior tesi di dottorato in materia elettorale del biennio 2013-2014. È membro del CISE, di ITANES (Italian National Election Studies) e del Research Network in Political Parties, Party Systems and Elections del CES (Council of European Studies). I suoi interessi di ricerca si concentrano sulle elezioni e i sistemi di partito in prospettiva comparata, con particolare riferimento ai cleavages e ai processi di nazionalizzazione e istituzionalizzazione. Ha pubblicato articoli su European Journal of Political research, Comparative Political Studies, Party Politics, South European Society and Politics, Government and Opposition, Regional and Federal Studies, Journal of Contemporary European Research, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. La sua prima monografia Cleavages, institutions, and competition. Understanding vote nationalization in Western Europe (1965-2015) è edita da Rowman and Littlefield/ECPR Press (2018), mentre la seconda The deinstitutionalization of Western European party systems è edita da Palgrave Macmillan. Sulle elezioni italiane del 2018, ha curato la Special Issue di Italian Political Science ‘Who’s the winner? An analysis of the 2018 Italian general election’. Clicca qui per accedere sito internet personale. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.