Comunali 2012, crolla l’affluenza, si vota di più al Sud

di Vincenzo Emanuele

Il voto amministrativo di domenica e lunedì ha riservato molte sorprese. In questo primo articolo ci concentriamo sulla partecipazione, mentre nei successivi saranno analizzati anche i dai relativi alle performance delle forze politiche. Nel turno elettorale che si è appena concluso l’affluenza ha subito un brusco crollo: nei 26 comuni capoluogo è stata del 63,5%, in calo di oltre 8 punti rispetto alle precedenti comunali (vedi Tabella 1 e Figura 1 in basso). Questo dato riflette lo stato di crisi del sistema politico italiano e la sempre maggiore disaffezione degli elettori nei confronti delle attuali forze in campo, già ampiamente documentato anche dalle analisi dell’Osservatorio politico del Cise. Un tale crollo della partecipazione è un dato tanto più allarmante se pensiamo che si è trattato non di elezioni politiche bensì amministrative: la competizione per la scelta del sindaco e la corposa presenza, un po’ in tutti i comuni, di liste e candidati consiglieri, avrebbe potuto tenere il tasso di affluenza ad un livello non molto inferiore al passato, ma non è stato così. Anche le elezioni comunali scontano il clima di antipolitica dilagante nel paese. Non solo, ma il crollo dell’affluenza è stato più consistente al Centro-Nord rispetto al Sud. Nei 10 capoluoghi settentrionali al voto la partecipazione è stata appena del 60% con un calo di 8,1 punti rispetto alla precedente tornata. In particolare la maglia nera di queste elezioni è andata a Genova (55,5%), ma in generale solo Verona (69,6%) e Cuneo (68,8%) risultano sopra la media nazionale, con perdite rispetto alle ultime comunali in doppia cifra percentuale ad Alessandria (-13,2 punti), Monza (-13,9) e Belluno (-10,5). Nelle quattro città della Zona rossa al voto si registrano le maggiori diminuzioni nei tassi di affluenza alle urne: la partecipazione è scesa di oltre 11 punti crollando al 61,4%, un dato bassissimo per questa parte del paese, che alle elezioni politiche è storicamente la zona italiana che vota di più (82,4% alle politiche 2008 contro una media nazionale nei 26 comuni del 76,7%).  Come già accaduto alle corse comunali gli elettori delle regioni meridionali mostrano una maggiore sensibilità quando si tratta di scegliere il sindaco e il consiglio comunale della propria città. Così il Sud, che alle politiche tende a partecipare meno del resto del paese (-4,1 punti rispetto alla media nel 2008), alle amministrative è l’area con la maggiore affluenza (67,3%), anche se pure qui si risente del generale calo rispetto a 5 anni fa (-7,5 punti). Sul sottoinsieme meridionale pesano molto negativamente le basse affluenze dei due comuni più grandi, Palermo (63,2%) e Taranto (63,4%). Per il resto, con la sola eccezione di Trapani, gli altri 9 comuni del Sud si attestano tutti sopra il 70% di affluenza, con addirittura quattro comuni sopra il 75% (Catanzaro, Trani, Isernia e Frosinone).

Da questi dati sull’affluenza emergono quindi due elementi di discontinuità e uno di continuità: i primi sono il crollo repentino e generalizzato (i votanti calano in tutti i comuni senza eccezioni) dell’ affluenza e la tendenza (già in parte emersa alle regionali 2010) sempre più marcata della Zona rossa ad avvicinarsi al resto del Nord perdendo il proprio tratto distintivo di alta partecipazione. La continuità è invece rappresentata dalle regioni meridionali che rispondono più volentieri alla chiamata alle urne quando si tratta di attribuire un voto che è molto più “personale” (al sindaco e al consigliere) che “politico”.

Fig. 1 Affluenza nei 26 capoluoghi e confronto con le precedenti comunali, dati percentuali

Tab. 1 Affluenza nei 26 capoluoghi e confronto con le precedenti comunali, dati percentuali 

 

 

Vincenzo Emanuele è professore associato in Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli di Roma. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze con una tesi sul processo di nazionalizzazione del voto in Europa occidentale e le sue possibili determinanti. La sua tesi ha vinto il Premio 'Enrico Melchionda' conferita alle tesi di dottorato in Scienze Politiche discusse nel triennio 2012-2014 e il Premio 'Celso Ghini' come miglior tesi di dottorato in materia elettorale del biennio 2013-2014. È membro del CISE, di ITANES (Italian National Election Studies) e del Research Network in Political Parties, Party Systems and Elections del CES (Council of European Studies). I suoi interessi di ricerca si concentrano sulle elezioni e i sistemi di partito in prospettiva comparata, con particolare riferimento ai cleavages e ai processi di nazionalizzazione e istituzionalizzazione. Ha pubblicato articoli su European Journal of Political research, Comparative Political Studies, Party Politics, South European Society and Politics, Government and Opposition, Regional and Federal Studies, Journal of Contemporary European Research, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. La sua prima monografia Cleavages, institutions, and competition. Understanding vote nationalization in Western Europe (1965-2015) è edita da Rowman and Littlefield/ECPR Press (2018), mentre la seconda The deinstitutionalization of Western European party systems è edita da Palgrave Macmillan. Sulle elezioni italiane del 2018, ha curato la Special Issue di Italian Political Science ‘Who’s the winner? An analysis of the 2018 Italian general election’. Clicca qui per accedere sito internet personale. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.