di Aldo Paparo
Certamente la vittoria a Parma di Pizzarotti, candidato sostenuto dal Movimento Cinque Stelle, è la notizia del giorno all’indomani della chiusura delle urne per i ballottaggi delle elezioni comunali; se però desideriamo dare uno sguardo più generale ai risultati di questa tornata di amministrative, è necessario iniziare iniziare dal risultato in termini di comuni conquistati dai diversi schieramenti politici.
La tabella 1 riporta il colore politico delle coalizioni che hanno appoggiato i 157 candidati vincenti. Il primo dato che si nota è il buon risultato del Partito Democratico che farà parte di 85 maggioranze comunali di governo, avendo conquistato con i suoi alleati oltre la metà delle amministrazioni in palio (54%). Il Pd va particolarmente bene nella zona rossa, dove conquista oltre il 70% dei comuni e sfonda decisamente al nord (60% dei comuni), mentre al sud vince meno di un comune su due (47%). Il Popolo delle Libertà si ferma a 34 vittorie, pari al 22% dei comuni totali; solo al Sud riesce a vincere un comune su quattro, mentre si registra con un dato particolarmente negativo nella zona rossa, con una percentuale di vittorie inferiore al 6%.
Candidati sostenuti solo da liste civiche hanno prevalso in 12 comuni. Coalizioni comprendenti partiti di sinistra ma non il Pd hanno conquistato 11 amministrazioni. In 8 comuni la vittoria è andata a candidati appoggiati solo da partiti del terzo polo. Sono ben 3 i sindaci espressione del Movimento Cinque Stelle: le due vittorie di Parma e Comacchio valgono per il 12% dei comuni superiori della zona rossa al voto. Tosi a Verona e Pan a Cittadella sono gli unici candidati sostenuti da Lega (eventualmente con civiche) ad avere conquistato un mandato, dopo le sette sconfitte nei ballottaggi. Completano il quadro la vittoria a Jesolo del candidato appoggiato dai partiti che formano la maggioranza a sostegno del governo Monti, e quello di Cannata per Grande Sud ad Avola.
Se confrontiamo questi risultati con la situazione delle amministrazioni uscenti (tabella 2), due sono i dati emergono: la sconfitta del centrodestra e la depolarizzazione del nostro sistema politico. I rapporti di forza fra “centrodestra” e “centrosinistra” si sono ribaltati: da 92-55 a 34-85. La maggiore capacità del Partito Democratico di formare coalizioni nei diversi contesti locali, anche se diversificate, ha certamente giocato un ruolo decisivo. Bisogna poi considerare lo straordinario calo della partecipazione registrato sia fra precedente tornata e primo turno sia fra quest’ultimo e il ballottaggio, che ha senza dubbio penalizzato il Pdl. Ma il dato rimane: il centrodestra perde, nel saldo fra elezione precedente e attuale, un numero di comuni pari al 36% del totale dei 157, il centrosinistra accresce le sue amministrazioni di 19 punti percentuali. Nelle regioni meridionali il Pdl contiene le perdite, avendo conquistato un numero di sindaci quasi pari alla metà della tornata precedente, ma al nord e nella zona rossa il numero di comuni vinti è diminuito rispettivamente del 73% e dell’86%. Impressionante l’arretramento del partito di Alfano nelle regioni settentrionali: amministrava tre comuni su quattro e oggi si ferma a poco più di uno su cinque.
Il secondo dato da evidenziare riguarda il numero di comuni vinti da coalizioni non comprendenti nè Pd nè Pdl: si sono quasi quadruplicati, passando da 10 a 38. Nella precedente tornata uno dei due principali partiti aveva vinto nel 94% dei casi e in meno di un comune ogni quindici si era registrata una vittoria fuori dai poli. In questa tornata invece circa un quarto dei comuni al voto (il 24%) ha eletto sindaci non sostenuti nè dal Pd nè dal Pdl, con una concentrazione massima al sud (28%) ma sostanzialmente uniforme fra diverse zone. Con il risultato finale che oggi ci sono più sindaci eletti fuori dai poli (38) di quanti non abbiano vinto sotto le insegne del Pdl (34).