Di Roberto D’Alimonte
Finalmente si comincia a vedere una luce in fondo al tunnel della politica italiana. La confusione sotto il cielo è ancora grande ma le primarie del Pd (e quelle del Pdl) rappresentano un punto fermo per cominciare a capire gli scenari futuri. Particolarmente importanti saranno le primarie del Pd. Infatti, date le divisioni del centrodestra, potrebbero essere una sorta di elezioni anticipate. In altre parole, chi vincerà le primarie democratiche potrebbe vincere anche le elezioni del 2013 e diventare presidente del consiglio. Anche per questo motivo Bersani ha avuto coraggio e ha dimostrato lungimiranza nell’accettare la sfida. In punta di statuto- uno statuto veltroniano- poteva non farlo. Invece ha fatto bene, superando le resistenze interne , a non difendere il suo diritto alla premiership invocando le primarie da lui vinte tre anni fa. Si faranno nuove primarie modificando lo statuto. Ci sarà una grande mobilitazione che riavvicinerà il partito e i suoi candidati alla gente. Ne uscirà un leader fortemente legittimato. Però, perché tutto questo accada occorre che le regole della competizione siano ‘eque’ (fair, si direbbe meglio in inglese).
Al momento tutte le regole non si conoscono. Bersani si è limitato a dire che si procederà entro l’anno a “primarie aperte per la scelta del candidato dei progressisti e dei democratici italiani alla guida del Paese”. Questa espressione lascia intendere due cose, entrambe molto rilevanti. La prima è che il diritto di voto non sarà limitato agli iscritti o ai simpatizzanti dichiarati di uno dei partiti del centrosinistra . Primarie aperte vuol dire che chiunque potrà votare, indipendentemente dalla tessera o dalle simpatie politiche. Così è stato nelle primarie precedenti vinte da Prodi, Veltroni e Bersani. E’ giusto che sia così anche questa volta. E’ una scelta rischiosa , soprattutto per Bersani, e proprio per questo molto coraggiosa. Ma è anche una scelta che paga perché allargando la platea degli elettori può favorire il rafforzamento del Pd.
Primarie di partito o di coalizione ? Venerdì scorso Bersani ha dato una risposta anche a questa domanda. Il riferimento ai progressisti e ai democratici non può che voler dire che saranno primarie di coalizione e non solo del Pd. Questa dovrebbe essere l’ interpretazione corretta. Ma qui nasce il primo problema. Come si fa a fare primarie di coalizione senza una coalizione ? Oggi la coalizione non c’è. C’era nelle recenti elezioni amministrative, ed era quella di Vasto, Pd-Idv-Sel, ma il Pd non ha detto ancora che questa sarà la coalizione con cui si presenterà alle prossime politiche. Quindi, a rigor di logica, la coalizione dovrà essere decisa prima delle primarie se queste devono essere di coalizione. Questo pone un altro problema legato al sistema elettorale. Se l’attuale sistema viene cambiato e salta il premio di maggioranza senza che sia sostituto dal doppio turno, salta anche la necessità di fare alleanze prima del voto. Ogni partito si presenterà da solo e gli accordi tra partiti si faranno dopo il voto. Quindi, in questo caso salterà anche la necessità di fare primarie di coalizione. Saranno solo primarie del Pd senza la partecipazione di esterni. Che senso avrebbe farvi partecipare Vendola e Di Pietro ?
Se il sistema elettorale in vigore non cambia, o per essere più precisi se resta il premio di maggioranza, il Pd deve scegliere tra l’opzione Prodi e quella Veltroni: una grande coalizione o una corsa solitaria (o quasi) ? Nel primo caso le primarie di coalizione hanno un senso. Nel secondo no. Dato che è altamente improbabile che il Pd si presenti da solo alle prossime elezioni , se il sistema di voto non cambia, si faranno primarie di coalizione, come lascia intendere la dichiarazione di Bersani. Ma chi deciderà quale sarà la coalizione ? Il partito prima delle primarie o i candidati nel corso delle primarie ? E quali saranno le altre regole della competizione ? Quelle che non compaiono nella decisione presa dalla direzione del Pd Venerdì scorso .
La prima regola dovrà disciplinare la presentazione delle candidature. Ci deve essere un filtro per impedire che la consultazione diventi un caravanserraglio. Non crediamo che alla fine sarà un problema trovarne uno ‘equo’. Un problema invece più delicato sarà quello dei finanziamenti. Come verranno regolamentati ? Questa è questione assai delicata. Dulcis in fundo, quale sarà il sistema elettorale che deciderà il vincitore ? E’ impensabile che in primarie con più candidati e soprattutto in primarie in cui ci saranno – ed è certo- più candidati del Pd possa essere applicata la regola della maggioranza semplice, cioè vince il candidato con un voto più degli altri. Ci vuole il doppio turno. Sarà più complicato e più costoso ma è certamente più equo e più ‘legittimante’. Il partito socialista francese ha fatto così. Dopo aver studiato il sistema delle primarie del Pd lo ha adottato aggiungendovi il doppio turno. Adesso tocca al Pd copiare il Ps. A meno che non si voglia ricorrere a sistemi elettorali che funzionano come il doppio turno ma con un turno solo.
Intanto aspettiamo di vedere cosa succederà nelle prossime settimane in tema di legge elettorale. E’ ora di mettere un punto fermo anche su questa questione per continuare a fare chiarezza.
Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 10 Giugno 2012