di Aldo Paparo
Fra le domande contenute nel questionario sottoposto agli intervistati dell’indagine CISE Osservatorio Politico, quella su quale partito voterebbero in caso di elezioni politiche l’indomani è certamente fra le più interessanti. La figura 1 riporta per ciascun partito la percentuale ottenuta sul totale dei voti validi dichiarati nelle tre diverse ondate dei sondaggi dell’Osservatorio Politico realizzate fino qui.
Come possiamo osservare, il Pd, che si attesta al 30,1%, si mantiene il primo partito del paese, anche se registra una flessione pari a due punti percentuali. Il secondo partito è il Pdl, con il 21,8% delle intenzioni di voto dichiarate, anch’esso con calo vicino ai due punti. Si rileva poi l’eccezionale crescita dei consensi al Movimento 5 stelle, che raggiunge il 12,7% con una crescita di oltre 8 punti percentuali negli ultimi 6 mesi, e moltiplicato di sette volte rispetto a un anno fa. Molto buono anche il risultato dell’Idv che ottiene l’8%: fra i principali partiti, quello di Di Pietro è l’unico in crescita, insieme a quello di Grillo. Segue poi l’Udc, sostanzialmente stabile con il suo 6,6%. Davvero negativo è il risultato Lega Nord: si ferma al 5,7%, con una flessione superiore al 50% nel giro di 6 mesi (a novembre 2011 aveva infatti il 12,3%). Anche Sel fa registrare un calo, ma ottiene comunque il 5% delle preferenze. Fli si ferma appena oltre il 3% dei voti validi dichiarati.
Guardando alle variazioni nell’arco del periodo di tempo considerato, bisogna sottolineare il forte calo dei partiti di centrodestra, oltre alla crescita del Mov. 5 stelle. Un anno fa l’alleanza di governo Pdl-Lega nord sfiorava quasi il 40% dei consensi. Oggi invece i due ex alleati ottengono assieme poco più di un voto ogni quattro. Nel centrosinistra si registra invece una maggiore stabilità, con l’Idv che cresce dell’1,2%, pareggiando esattamente l’arretramento di Sel. Nel terzo polo, lievi costanti cali sia per l’Udc che per Fli, anche se in quest’ultimo caso il calo non è poi così lieve. Viste le dimensioni del partito di Fini, un calo inferiore al punto percentuale comporta una riduzione di quasi un quarto del proprio consenso.
Bisogna però sottolineare come, mai come in questo caso, le percentuali sulle intenzioni di voto dichiarate in caso di elezioni immediate siano una valutazione abbastanza incerta di ciò che davvero accadrà quando ci saranno le prossime politiche. Infatti esse sono calcolate su quanti rispondono in modo valido alla domanda sul partito. Ma, come possiamo osservare dalla figura 2, la quota di elettori che ha espresso durante la nostra intervista la propria intenzione di voto è appena superiore al 40%, con un’astensione dichiarata che sfiora il 37%. E’ chiaro che quando ci saranno davvero le elezioni, la percentuale di elettori che esprimeranno un voto valido sarà sensibilmente superiore. Non è facile stabilire con certezza quanto più grande, ma sarebbe davvero clamoroso se non raggiungesse il 66%. Ciò significa che i risultati dei partiti presentati sopra sono calcolati su meno dei due terzi dei voti totali che realisticamente si registreranno alle prossime politiche; e che tali percentuali sono una buona stima solo se questa grossa fetta di futuri elettori oggi reticenti si distribuirà allo stesso modo di coloro i quali dichiarano già oggi il proprio voto. Ci occuperemo in successivi post di verificare se questa ipotesi sia realistica, qui ci limitiamo a sottolineare la scarsa robustezza della tabella sulle intenzioni di voto stante un così alto tasso di non risposte alla domanda.
Merita di essere sottolineato un ulteriore elemento che emerge dalla nostra serie di rilevazioni. Quest’esplosione dell’astensione dichiarata è un dato nuovo, intervenuto nel corso degli ultimi 12 mesi. Infatti, come ci mostra la figura 3, nel nostro primo sondaggio era inferiore al 20%, sostanzialmente in linea con quella effettivamente registrata nelle elezioni politiche. Ed anche aggiungendovi gli incerti se andare o meno a votare, rimaneva comunque compatibile con la crescita fisiologica che si registra da diversi decenni ormai nel nostro paese al un ritmo di circa mezzo punto percentuale all’anno. Da allora è cresciuta all’incredibile ritmo di 9 punti percentuali ogni sei mesi nelle due successive rilevazioni. Questo fenomeno è un chiaro segnale del distacco degli elettori dalla attuale classe politica e anche dell’imprevedibilità della situazione contingente, caratterizzata da un così straordinario tasso di disallineamento.
Il dato eclatante che emerge guardando alle percentuali calcolate sugli elettori è che tutti i partiti sono calati nell’ultimo anno, a parte ovviamente il Movimento 5 stelle. Quest’ultimo ha moltiplicato per sette la quota di elettori che lo votano. Fra tutti gli altri, il migliore è l’Idv che è oggi votato da una porzione di elettori che vale l’85% di quella di un anno fa. La Lega si è ridotta al 42% del suo bacino originario; il Pdl è appena sopra la metà, così come Fli. Sel è intorno a quota 60% del consenso che registrava 12 mesi or sono, l’Udc al 68%. Il Partito democratico si dimostra ancora una volta relativamente più in salute, ma ha comunque smarrito un quarto dei suoi elettori di un anno fa.