di Aldo Paparo
In questo articolo esaminiamo la serie storica dei dati relativi all’incrocio fra intenzione di voto ai partiti in caso di elezioni immediate e il ricordo del voto in occasione delle politiche del 2008, nelle tre successive ondate dell’OP. Quest’analisi ci consente di osservare i movimenti di elettori dall’inizio della legislatura ad oggi. Iniziamo con le tabelle relative al più recente sondaggio, condotto nella primavera del 2012, alla vigilia delle elezioni comunali. La tabella 1 riporta come ciascuna categoria di voto alle politiche 2008 si distribuisca oggi fra le diverse possibili intenzioni di comportamento elettorale.
Notiamo innanzitutto che il gruppo più fedele alla scelta effettuata nel 2008 è quello di coloro che allora non si sono recati alle urne: i due terzi dichiara che tornerebbe ad astenersi. Si registrano comunque alcune significative rimobilitazioni: l’8% si è detto intenzionato a votare il Pd, il 7 sceglierebbe invece il Mov. 5 stelle.
Tab.1 – Flussi di voto fra ricordo 2008 e intenzioni primavera 2012. Destinazioni (fatti 100 i voti ottenuti da ciascun partito nel 2008).
Passando agli elettorati partitici 2008, notiamo come nessun coefficiente lungo la diagonale di fedeltà raggiunga la metà. Il più alto è quello del Pd, che approssimato all’unità è pari al 50%, ma è in effetti del 49,51%. Questo è un dato certamente allarmante che evidenzia la fragilità del nostro attuale sistema politico. Il valore minimo è invece quello della Lega, che ha smarrito quasi i tre quarti di coloro che dichiarano di averla votata alle politiche, mentre solo il 28% di questi la rivoterebbe. E’ vero che appena il 25% degli elettori della Sinistra Arcobaleno del 2008 oggi sceglierebbero Sel, ma un 9% dichiara l’intenzione di votare per la Federazione della Sinistra (ricodificata in altro partito), e anche questa è una scelta di continuità elettorale. Rimane comunque un dato da sottolineare che quasi un quinto di quanti nelle bipolarissime elezioni del 2008 scelsero di non effettuare un voto utile votando per la Sa, dichiarino oggi che voterebbero per il Pd. Il Pdl mantiene esattamente un terzo dei suoi elettori 2008, Idv e Udc entrambi appena meno di due su cinque: un dato così basso per questi due partiti appare controintuitivo alla luce del fatto che sono quelli che hanno perso meno degli altri come percentuale di voto sugli elettori fra 2008 e 2012. Bisogna dunque rilevare che la composizione dei due elettorati debba essere profondamente cambiata.
Tutti i partiti cedono almeno un quarto del proprio consenso 2008 al non voto, tanto che appena un quinto delle intenzioni di astenersi proviene dall’astensione 2008. Anche in questo caso il peggiore è la Lega con il 42%, seguita dal Pdl che comunque perde verso il non voto una fetta più grande di quella che gli rimane fedele (36% contro 33%).
Molto interessante il dato delle fuoriuscite verso il Mov. 5 stelle: i partiti che cedono le fette maggiori del proprio elettorato 2008 sono l’Idv e la Lega (rispettivamente il 14 e il 12%). L’Udc cede in molteplici direzioni: un 7% al Pd, altrettanto agli altri partiti di sinistra, il 6% verso Fli, il 6% anche al Pdl e anche il 5% al Mov. 5 stelle.
Infine guardiamo all’ultima colonna, quella di coloro che nel 2008 non avevano votato in quanto ancora non avevano l’età per farlo. Questi sono coloro che voteranno per la prima volta in occasione delle prossime elezioni politiche e oggi rappresentano un 3% abbondante del nostro campione. Ebbene in questo gruppo i partiti maggiori sono sottorappresentati rispetto alla popolazione nel suo complesso, il Pdl è anzi praticamente inesistente. L’Udc e Sel sono entrambe oltre il doppio del loro risultato nel totale del campione; anche il M5s, l’Idv e la Lega sono sovraprappresentati. I neomaggiorenni si dimostrano inoltre sensibilmente meno disposti ad astenersi del resto della popolazione, ma assai più propensi a votare scheda bianca.
Veniamo ora alla composizione dei diversi gruppi attuali in termini di elettorati 2008 (tab. 2). Possiamo così vedere verso quali elettorati si sono estesi i diversi partiti. Sel è il partito che meno di tutti attinge dal proprio bacino 2008: appena un voto attuale su cinque. Sono addirittura di più quelli che provengono dal Pd (il 22%) e poi bisogna sottolineare come quasi il 10% dei suoi attuali voti provengano da neomaggiorenni. I due partiti maggiori sono invece quelli che mano riescono a pescare fuori dai propri voti 2008, anche se il Pd ottiene l’8% delle sue preferenze da astenuti 2008.
Tab.2 – Flussi di voto fra ricordo 2008 e intenzioni primavera 2012. Provenienze (fatti 100 le intenzioni di voto attuali ciascun partito nel 2008).
L’Udc e l’Idv hanno cambiato pelle, come già avevamo potuto intuire. Per entrambi il 60% circa dei voti attuali non proviene dai propri voti delle politiche. Il partito di Casini prende quasi un quinto dei consensi dagli elettori 2008 del Pdl, rimobilita per quasi il 10%, strappa qualche voto anche a sinistra (in totale il 7% dei suoi attuali) e alla Lega (il 4%). L’Idv prende dal Pd 2008 il 14% dei suoi voti e riesce ad attrarre consensi anche dal fronte moderato, da cui proviene oltre uno su dieci dei suoi attuali consensi.
Il Mov. 5 stelle di Beppe Grillo si dimostra capace di pescare trasversalmente all’asse destra/sinistra. Per capire quali partiti siano più soggetti a perdere voti verso il M5s utilizziamo, per ciascun partito, il rapporto fra percentuale che esso rappresenta nella composizione dell’elettorato di Grillo e in quella del campione. Le categorie di voto 2008 maggiormente sovrarappresentate nel gruppo degli elettori del Movimento sono quelle dei due partiti minori delle coalizioni di allora: l’Idv ha un rapporto pari a 2,6 e la Lega il 2,3. Anche l’astensione è sovrarappresentata (1,3). I due partiti maggiori sono entrambi leggermente sottorappresentati (0,9 per il Pdl, 0,8 per il Pd). Particolarmente refrattari alla penetrazione grillina sono invece gli elettorati dell’Udc (0,5) e della Sa (0,2).
Le tabelle 3 e 4 riportano per i due precedenti sondaggi dell’OP le analisi fin qui presentate con riferimento al sondaggio della primavera 2012. Attraverso il loro studio possiamo comprendere con maggiore definizione gli spostamenti di elettori nell’arco degli ultimi 12 mesi. Un anno fa il quadro che avevamo davanti agli occhi era profondamente diverso: innanzitutto si registravano tassi di continuità superiori al 60% per i partiti più grandi (quasi il 70 per il Pd). La Lega intercettava una quota significativa di ex elettori Pdl in uscita (il 4%, da qui le arrivava un voto su sei): questa poteva essere vista come una prova di buona tenuta dell’impostazione bipolare del nostro sistema politico.
L’Udc aveva invece già iniziato il processo di mutazione della propria base elettorale: tasso di fedeltà inferiore al 50%, da cui proveniva poco più di un terzo del totale; capacità di attrarre in egual misura sia dal centrodestra che dal centrosinistra (in totale il 30% dei suoi voti). Sei mesi dopo era più attraente per gli ex elettori Pd, oggi invece recupera in misura assai più significativa dal Pdl.
L’Idv compensava le perdite verso Pd, Udc e M5s grazie ai recuperi dall’astensione e soprattutto quello incrociato con gli elettori 2008 del Pd, da cui provenivano oltre un quinto dei suoi voti. Ancora più significativa la fuoriuscita dal Pd 2008 verso Sel: il 7% del totale, pari ad un terzo dei voti di Sel nella primavera 2011. Il Mov. 5 stelle, ancora piuttosto piccolo, attingeva oltre il 50% dei suoi voti dai bacini 2008 dei partiti a sostegno di Veltroni.
Tab.3 – Flussi di voto fra ricordo 2008 e intenzioni primavera 2011. Destinazioni e provenienze.
Le perdite verso l’astensione erano assai più contenute: per tutti inferiori al 20%, anche se il partiti del centrodestra allora al governo cominciavano a pagare i primi dazi dovuti alla crisi e cedevano circa dieci punti in più di quelli di centrosinistra.
Sei mesi dopo, nella rilevazione effettuata nei giorni immediatamente successivi all’insediamento del governo Monti e quindi dopo la caduta del governo Berlusconi e la rottura dell’alleanza fra Pdl e Lega, la nostra analisi registrava un profondo cambiamento. Il tasso di riconferma per il Pdl era sceso sotto il 40%, solo quelli della Lega e del Pd si mantenevano al di sopra di quota 50 e l’astensione era diventata la scelta con la maggiore fedeltà.
La porzione di elettori Pdl 2008 intenzionati ad astenersi era raddoppiata, passando dal 18 al 36%; come abbiamo visto nei sei mesi successivi non è cresciuta. Possiamo concludere che il partito di Berlusconi sia stato immediatamente travolto dalle dimissioni del suo leader e già nel dicembre 2011 si fosse consumata buona parte del suo calo di conensi.
La Lega sembrava allora potere beneficiare della crisi del Pdl dovuta alla caduta del governo Berlusconi e della sua opposizione alle misure impopolari del governo Monti. Infatti cedeva qualcosa in più all’astensione rispetto a sei mesi prima, ma la crescita era inferiore a quella di tutti gli altri partiti, ed aveva aumentato al 5% la quota di elettori Pdl che riusciva ad attrarre. Nei sei mesi successivi però il Carroccio ha subito un pesante ridimensionamento: si è ridotta drasticamente la porzione di ex Pdl che lo voterebbero, che oggi è pari appena all’1,8%; inoltre è aumentata di 17 punti percentuali l’intenzione di astenersi fra i suoi elettori 2008. La Lega quindi ha subito con ritardo il contraccolpo dell’abbandono del governo nazionale e certamente ha dovuto scontare anche gli effetti degli scandali recentemente emersi.
A riprova di questo possiamo leggere il percorso del M5s. Fra primavera e autunno 2011 era cresciuto molto nella sua capacità di recuperare astenuti del 2008: da meno dell’1% ad oltre il 5,5. Da qui venivano allora un terzo dei suoi consensi, mentre la quota proveniente da elettori del centrosinistra nel 2008 si era ridotta al 35%. Ma ancora solo un voto su otto gli arrivava dal centrodestra. Oggi invece uno su venti degli elettori del Pdl del 2008 e oltre uno su dieci di quelli della Lega esprimono l’intenzione di votare il Movimento. Se a Natale era la Lega l’intenzione di voto degli ex Pdl delusi che non volevano astenersi e il Carroccio non cedeva a Grillo, oggi invece la Lega è uno dei partiti che in assoluto cede di più verso il M5s e i delusi del Pdl dichiarano che voterebbero il Movimento in numero assai superiore a quanti sceglierebbero il Carroccio.
Anche il Pd aveva raddoppiato le perdite verso il non voto: dall’8% al 16. Nei successivi sei mesi tale porzione è cresciuta di altri 8 punti percentuali abbondanti (tab.1). Erano invece rimaste stabili le fuoriuscite verso sinistra: il 7% a Sel e il 4 verso l’Idv, che oggi invece risultano essersi dimezzate al 6% in tutto.
Tab.4 – Flussi di voto fra ricordo 2008 e intenzioni autunno 2011. Destinazioni e provenienze.
Molto interessante quanto è successo nell’arco di tempo considerato nella categoria dei neomaggiorenni. Un anno fa la metà dichiarava l’intenzione di astenersi e nessun partito era sovrarappresentato in tale categoria di elettori. Sei mesi dopo la quota di giovani astensionisti si era dimezzata mentre risultava straordinariamente sovrarappresentato Fli; e anche la Lega e il Pd ottenevano buoni risultati presso tale gruppo. Oggi invece, come detto, l’astensione è pari al 34%, la Lega e Fli sono rimasti sovrarappresentati, ma quelli che vanno meglio sono Sel e l’Udc: la categoria dei giovani si dimostra dunque particolarmente volubile nelle proprie intenzioni di voto e sarà molto interessante osservare quale sarà davvero il suo comportamento elettorale quando si terranno le prossime elezioni politiche.