di Aldo Paparo
In un precedente articolo abbiamo presentato i dati relativi alle intenzioni di voto, sottolineando come nel corso dell’ultimo anno si sia registrato uno straordinario aumento di quanti non rispondono alla domanda su quale partito voterebbero in caso di elezioni politiche immediate. Abbiamo anche evidenziato come non sia realistico che appena il 40% circa degli elettori esprima un voto valido alle prossime elezioni: per questa ragione è particolarmente interessante indagare questa area grigia, all’interno della quale si annidano molti dei futuri votanti. Si tratta di rispondenti che si dichiarano intenzionati ad astenersi, o incerti se andare o meno alle urne, o ancora incerti su quale partito votare.
Iniziamo dunque analizzando la composizione di questo gruppo dal punto di vista sociodemografico, confrontandolo con il gruppo di rispondenti che invece conoscono già il partito per il quale sono intenzionati a votare e ce lo dichiarano nell’intervista (tabella 1). In sostanza stiamo comparando il gruppo di chi ha già deciso cosa votare, con quello degli indecisi, che dovrà essere il target della prossima campagna elettorale. Sono inseriti nella categoria del voto valido anche coloro che affermano di volere annullare la scheda o che la lasceranno in bianco, in quanto anche questi sono elettori che sanno quale comportamento elettorale terranno.
Tab.1 – Variabili sociodemografiche per il gruppo di coloro che non dichiarano per quale partito voterebbero in caso di elezioni immediate, a confronto con quelli che invece esprimono un’intenzione di voto.
Nella tabella abbiamo colorato di giallo le categorie che risultano sovrarappresentate nell’area grigia rispetto al resto della popolazione. Il giallo chiaro indica una sovrappresentazione inferiore all’errore statistico dovuto al campionamento ma comunque importante. Al contrario l’azzurro indica le categorie significativamente meno presenti fra quanti non sanno cosa voteranno, con il celeste chiaro per quelle con un divario inferiore.
Prima di entrare nell’analisi dettagliata delle diverse variabili, occorre ricordare che il gruppo di quanti non dichiarano l’intenzione di voto per un partito sia notevolmente cresciuta nel corso dei dodici mesi coperti dalla nostra indagine: dal 42% della primavera scorsa, al 50% dell’autunno, fino al 57% di questa primavera. Per cui è evidente che al suo interno vi sia stata un’evoluzione; ed è anche ragionevole supporre che alcune differenze dal resto della popolazione si siano attenuate.
Ciò detto, possiamo iniziare l’analisi dei dati che osserviamo nella tabella. Rileviamo innanzitutto come le donne siano in tutte e tre le rilevazioni molto più concentrate nell’area grigia: dal 56 al 58%, contro una variazione fra 46 e 48% nel gruppo di coloro che dichiarano il voto per un partito. Si tratta di una differenze costante di circa 10 punti percentuali, che non si è attenuata con l’allargamento dell’area grigia.
Venendo alla composizione per classi di età dei due gruppi considerati, possiamo dire che non si registrano significative differenze, anche se le due categorie più giovani (fino ai 35 anni) sono sempre sottorappresentate nell’area grigia, ma debolmente. Negli ultimi due sondaggi, si osserva anche una lieve sovrappresentazione di quanti hanno fra i 46 e i 65 anni.
Passiamo quindi al titolo di studio: la tabella mostra delle chiare differenze fra i due gruppi. Infatti risultano costantemente sovrarappresentati nell’area grigia coloro che non sono andati oltre la licenza media, anche se il trend sembra indicare una crescente concentrazione soprattutto fra quanti non hanno alcun titolo o la licenza elementare. Al contrario sono assai meno che nel resto della popolazione i laureati ed anche i diplomati quadriennali o quinquennali, anche se per quest’ultimi la differenza si è notevolmente attenuata nella più recente rilevazione.
Per quanto attiene alla professione svolta, il dato più chiaro che emerge è quello della sovrarappresentazione delle casalinghe nell’area grigia. Anche i disoccupati sono sempre più che nel resto della popolazione, ma con differenze esigue. Nelle ultime due ondate si registra inoltre una differenza significativa per la categoria dei giovani fra i due gruppi: ve ne sono meno nell’area grigia.
Infine le due variabili relative alla religiosità dell’intervistato. Si tratta dell’importanza che la religione occupa nella propria vita e della frequenza alla messa. Coloro che non dicono il partito che voterebbero risultano più religiosi del resto della popolazione. Infatti chi non assegna alcuna importanza alla religione è stabilmente più concentrato fra chi dichiara il partito che voterebbe; mentre nelle ultime due ondate chi la considera molto importante è significativamente più presente nell’area grigia. In particolare nell’ultima, l’importanza della religione appare particolarmente divisiva fra i due gruppi: 6 punti percentuali in più di poco o per niente nel voto valido; 5 abbondanti di abbastanza e molto in più nell’area grigia. Sempre nel sondaggio della primavera 2012 emerge con chiarezza come siano molti di più coloro che non vanno mai a messa fra chi dichiara l’intenzione di votare un partito, mentre tutte le altre categorie sono sovrarappresentate nell’area grigia, con differenze che crescono con la frequenza alla messa.
In conclusione possiamo riassumere i dati presentati dicendo che fra quanti non dichiarano l’intenzione di votare un partito sono assai più che nel resto della popolazione le donne (e le casalinghe in particolar modo), chi ha un basso titolo di studio e chi ha una spiccata religiosità.