di Roberto D’Alimonte
Il partito socialista francese ha vinto le ultime elezioni presidenziali e quelle parlamentari con meno del 30 per cento dei consensi. Per la precisione ha ottenuto il 49 per cento dei seggi nella assemblea nazionale con il 29 per cento dei voti. Il premio è stato dunque di ben 20 punti. In realtà è stato ancora più alto tenendo conto dei seggi vinti da candidati affiliati con i quali è arrivato al 52 per cento. Questo spread seggi-voti è il meccanismo che , insieme alla elezione diretta del presidente, favorisce la governabilità in presenza di una frammentazione politica molto elevata.
Il partito democratico italiano ha oggi più o meno la stessa consistenza del suo omologo francese e potrebbe vincere allo stesso modo le prossime elezioni. Infatti l’attuale deprecatissimo sistema elettorale consente al primo partito – e oggi il PD lo è- di avere alla Camera il 54 per cento dei seggi. Un premio certamente consistente che da noi desta scandalo e in Francia no. Naturalmente esiste una spiegazione. In Francia il premio viene prodotto da un sistema a due turni con collegi uninominali maggioritari che ‘nasconde’ la trasformazione di una minoranza in maggioranza. Da noi invece l’operazione è ‘brutale’ e quindi viene considerata da molti come una distorsione inaccettabile. Anzi una lesione della democrazia.
Anche dentro il PD, che oggi sarebbe il maggiore beneficiario dell’attuale sistema di voto, molti la pensano così. Ed è questo uno dei motivi per cui il partito di Bersani è disposto a rinunciare al tipo di premio previsto dall’attuale legge elettorale e ad ‘accontentarsi’ di un premio meno consistente. Messi da parte il doppio turno, il ritorno alla legge Mattarella, il modello spagnolo e quello tedesco e varie combinazioni dei due, l’orientamento sulla riforma elettorale pare quello di ritoccare l’attuale sistema di voto eliminando le liste bloccate e sostituendo il premio di maggioranza con un premio di governabilità . I due premi sembrano simili e invece non lo sono affatto. L’attuale premio assicura sempre e comunque una maggioranza di seggi ( il 54 % alla Camera) al partito o alla coalizione con un voto più degli altri. Con il nuovo premio chi arriva primo ottiene solo dei seggi in più rispetto alla sua percentuale di voti. Quanti seggi in più ? Una percentuale che il Pd vorrebbe di 15 punti e il Pdl meno.
Il nuovo premio è funzionale al quadro politico attuale. Ed è questo il vero motivo per cui sembra esserci una convergenza su questo meccanismo. Con questo premio ci sarà un vincitore ma non avrà la maggioranza assoluta dei seggi. Il governo si farà in parte nelle urne e in parte in Parlamento. La sera delle elezioni si saprà quale partito (o quale coalizione) ha la maggioranza relativa dei seggi ma non si saprà con quali e quanti alleati aggiuntivi riuscirà a fare il governo. Facciamo un esempio realistico con i dati di oggi che però- occorre dirlo- potrebbero anche non essere più veri domani. Oggi il Pd vale circa il 28 per cento dei voti. Potrebbe vincere il premio da solo e andare più o meno al 38-40 per cento dei seggi. Con chi farà il governo dopo il voto ? Ovviamente dipenderà dall’esito. Se il polo di centro (Udc e altri) arrivasse al 15 per cento la soluzione potrebbe essere un governo Pd-polo di centro, Ma se Casini e alleati non andassero così bene ? Allora il quadro si complicherebbe. Vendola, Di Pietro, lo stesso Berlusconi potrebbero tornare in ballo. Anzi, Vendola potrebbe essere della partita anche prima del voto. Infatti è possibile che il Pd si presenti alle elezioni con una alleanza pre-elettorale con Sel, semprechè il nuovo sistema di voto preveda la possibilità di assegnare il premio anche alla coalizione più votata. Ma il quadro non cambierebbe sostanzialmente. Una alleanza Pd-Sel conquisterebbe il premio ma non arriverebbe comunque alla maggioranza assoluta dei seggi. La coalizione pre-elettorale dovrebbe essere allargata dopo il voto e diventare quindi una coalizione post-elettorale. Forse addirittura una grande coalizione.
Il premio di governabilità è una trovata ingegnosa. Va bene al Pd perché gli consente di non dover scegliere prima del voto tutti gli alleati ma gli consente comunque di pesare di più come primo partito del sistema. Con questo premio sia il Pd che l’Udc evitano scelte pre-elettorali difficili. Dopo il voto sarà più facile convincere i propri sostenitori ad accettare l’alleanza perché il voto non sarà decisivo, cioè non produrrà una maggioranza di governo. La forza persuasiva dei numeri legittimerà la scelta degli alleati. Anche al Pdl di oggi un sistema del genere va bene, soprattutto se il premio sarà basso. Con i voti che ha ,e senza alleati, Berlusconi non può vincere. E allora meglio un sistema elettorale proporzionale che favorisca la formazione del governo in parlamento dove il peso del suo partito potrebbe essere determinante. Un sistema del genere non dispiace nemmeno ai sostenitori di Monti. Infatti se l’esito delle prossime elezioni non sarà decisivo una grande coalizione, con Monti premier, potrebbe diventare una necessità. Mercati e Unione Europea applaudirebbero. Resta da vedere se il passaggio dal premio di maggioranza attuale al premio di governabilità futuro andrà bene al paese. Riuscirà a garantire condizioni sufficienti di governabilità in una situazione di grande frammentazione e di pesante crisi economica? Basterà lo spread seggi-voti contenuto nel nuovo premio a garantire stabilità politica e coesione dei governi? In condizioni normali la risposta sarebbe negativa. Oggi è tutto da vedere.
Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 27/07/2012