Proposta: un premio in due tempi

di Roberto D’Alimonte
Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore il 20 settembre 2012

Assegnare il premio di maggioranza in due turni e non in un turno solo. Con questa modifica dell’attuale sistema elettorale si possono cogliere diversi obiettivi. La sera delle elezioni si sa chi governerà il paese. Chi vince – partito o coalizione- avrà la maggioranza assoluta dei seggi. I governi si faranno nelle urne e non dopo il voto. Gli elettori continueranno ad essere gli arbitri della competizione elettorale. Il premio al vincente sarà legittimato da una maggioranza assoluta di voti al secondo turno.
Il nuovo sistema elettorale funzionerebbe in questo modo. Al partito o alla coalizione che ottiene un voto più degli altri viene garantita una maggioranza del 54 per cento dei seggi alla Camera ma solo alla condizione che ottenga almeno il 40 per cento dei voti. Se nessun partito o nessuna coalizione arriva a questa soglia i due partiti o le due coalizioni più votate si affrontano in un secondo turno. Al vincente viene assegnato il premio pari alla differenza tra il 54 per cento dei seggi e la percentuale di seggi ottenuti al primo turno. Se uno o più partiti superano la soglia del 40 % al primo turno il premio va a chi ha la percentuale di voti più alta. Anche con questo sistema, data la frammentazione esistente, il premio potrebbe essere elevato ma sarebbe comunque legittimato dalla maggioranza assoluta dei voti presi dal vincente al secondo turno. Esattamente come avviene in Francia, dove il partito socialista ha vinto le elezioni pur avendo solo il 29 % dei voti.
E’ un meccanismo chiaro e facilmente comprensibile da tutti. Come nel modello francese il primo turno è il momento in cui gli elettori scelgono il partito, il secondo turno quello in cui votano per il governo. La differenza con la Francia è il collegio uninominale maggioritario. Da noi non si può introdurre per il veto di Udc e Pdl. Quindi ci si deve accontentare di utilizzare il doppio turno con le liste al posto dei collegi. Ma i vantaggi di questo sistema restano: la sera delle elezioni – dopo il primo turno o dopo il secondo- si sa chi governerà il Paese.
Immaginiamo di calare questo sistema elettorale dentro l’attuale quadro politico. Tenendo conto dei sondaggi che circolano oggi, se tutti i partiti si presentassero da soli nessuno vincerebbe il premio al primo turno. Al secondo andrebbero Pd e Pdl. Ma non è detto. Un sistema maggioritario a due turni, anche se di lista, non può essere valutato in chiave statica ma va visto dinamicamente. Soprattutto nel caso in cui al secondo turno passino solo i due partiti o le due coalizioni più votate al primo turno. Questo significa due cose. Primo, i partiti affini hanno un incentivo a presentarsi insieme per massimizzare la possibilità di vincere al primo turno o di passare al secondo. Gli elettori meno ideologici e più strategici hanno interesse a votare non per il partito preferito in assoluto ma per quello che ha maggiori chance di vincere tra quelli meno sgraditi . In questo modo il sistema può contribuire a contenere il radicalismo. Ed è proprio questo il vantaggio di tutti i sistemi a due turni: servono a ‘costringere’ gli elettori a mettere in campo anche le loro seconde preferenze in funzione di una scelta che non è solo identitaria ma anche orientata al governo.
Ma tutto ciò cosa vuol dire in concreto ? Il Pd dovrà decidere se presentarsi da solo, cosa che potrebbe fare, o insieme a Sel e altri. Il Pdl dovrà cercarsi alleati oppure inventarsi uno schema per non rischiare di restare fuori dal secondo turno. Ma è l’Udc che rappresenta il caso più interessante. E’ difficile che decida di presentarsi insieme al Pd già al primo turno. Casini lo ha detto. Semmai l’alleanza con il partito di Bersani si farà dopo il voto, non prima. A maggior ragione con il sistema elettorale proposto qui. Al primo turno all’Udc conviene andare da sola. Se non passa al secondo turno deciderà dopo il primo turno con chi schierarsi. Ma questo sistema offre una opzione in più al partito di Casini o meglio a tutti coloro che si collocano al centro dello spazio politico e mirano a rappresentare una alternativa ai moderati delusi da Berlusconi. Infatti non è detto che al secondo turno vada il Pdl. E se fosse invece quel rassemblement cui sta lavorando Casini? Allora si aprirebbe veramente la strada ad un radicale cambiamento della politica italiana. E’ proprio una utopia immaginare al secondo turno una scelta tra una coalizione progressista e una ‘popolare’ di stampo europeo ? Temiamo di sì. Per uno scenario di questo genere ci vorrebbe una offerta politica moderata veramente nuova e accattivante per essere competitiva con quella del Cavaliere, che è indebolito ma non è fuori gioco. Questa offerta per ora non si vede. Un sistema elettorale a due turni ne faciliterebbe la realizzazione se si trovasse il coraggio di accettare la sfida.
Naturalmente questo sistema andrebbe completato con una serie di correttivi miranti a eliminare i difetti del cosidetto porcellum: dalle soglie di sbarramento alle liste bloccate , al problema del Senato. Ma su queste questioni l’accordo si può trovare . Non si troverà invece sul doppio turno. Questo per i partiti attuali rappresenta un meccanismo troppo rischioso. Mettere nelle mani degli elettori in maniera netta la scelta del governo è una soluzione che non piace a nessuno. Il nuovo sistema elettorale- se si farà- sarà sempre a turno unico e con un premio di consolazione al posto di un premio di maggioranza. Con il rischio concreto di mettere a repentaglio la governabilità del paese.

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.