di Vincenzo Emanuele
Quando mancano ormai solo sette giorni alle elezioni regionali siciliane, snodo chiave per l’intero sistema politico italiano in vista delle politiche di primavera, il Cise è tornato a simulare il risultato del voto e la conseguente distribuzione dei seggi nell’Assemblea regionale. Il motivo che ci spinge ad effettuare una nuova simulazione dopo quella già presentata nel precedente articolo è la necessità di tener conto di ciò che sta avvenendo sull’Isola negli ultimi giorni. Ci riferiamo in particolare allo straordinario successo che Beppe Grillo sta riscontrando nel suo tour in camper attraverso i comuni siciliani: dopo aver attirato l’attenzione mediatica con la spettacolare traversata a nuoto dello Stretto, l’ex comico sta riempiendo le piazze e sembra aumentare i consensi giorno dopo giorno, mentre i leader dei partiti tradizionali per il momento hanno snobbato la Sicilia e i principali candidati Presidenti fanno comizi in piazze semivuote. Questi elementi ci portano a dover riconsiderare la percentuale di voti attribuita in precedenza al Movimento 5 Stelle (5%). Abbiamo per questo ipotizzato un terzo scenario, provando a verificare che cosa succederebbe in caso di boom del partito grillino.
Anche in questo caso ci occupiamo della distribuzione degli 80 seggi proporzionali alle liste su base provinciale e poi assegniamo i 10 seggi rimanenti (gli 8 del listino del Presidente, il seggio al Presidente e quello al candidato Presidente giunto secondo) sia nell’ipotesi di vittoria di Musumeci che di Crocetta (gli altri candidati non sembrano realmente in grado di vincere nella competizione maggioritaria). Per quanto concerne il metodo utilizzato nella simulazione, esso è il medesimo già applicato per il calcolo dei risultati dei due scenari esposti nell’articolo precedente, a cui rimandiamo.
I risultati elettorali ipotizzati in questo nuovo scenario vedono la presenza di un’unica, significativa novità: la lista del Movimento 5 Stelle è stata portata al 15% dei voti. Si tratterebbe di un risultato avente una portata rivoluzionaria: la lista di Grillo sarebbe infatti il terzo partito dell’Isola, con una percentuale analoga a quella registrata dai sondaggi a livello nazionale. Un risultato che sconvolgerebbe la tradizionale tendenza conservatrice e filo-governativa tipica del voto nelle regioni meridionali [Raniolo 2010] e la storica inclinazione dell’elettorato siciliano verso un voto candidate-oriented [Fabrizio e Feltrin 2007] più che issue-oriented, ossia più “di scambio” che “di opinione” [Parisi e Pasquino 1977]. Il Movimento 5 Stelle al 15% dei voti in Sicilia sarebbe infine un risultato sconvolgente anche alla luce della storia recente: alle regionali 2008 ebbe appena l’1,7% dei voti a alle comunali di Palermo appena 5 mesi fa si fermò al 4,5%. Abbiamo tuttavia scelto di testare questa ipotesi estrema per vedere come cambierebbero gli equilibri in termini di seggi e governabilità in seno all’Ars. Non sapendo in anticipo da quali partiti Grillo pescherà maggiormente i suoi nuovi elettori, ipotizziamo che crescerà elettoralmente a danno di tutte le altre liste presenti: abbiamo quindi ridotto proporzionalmente, rispetto ai vecchi scenari, le percentuali di tutte le liste, sia quelle in grado di superare lo sbarramento, sia quelle destinate a rimanere sotto soglia. I risultati sono quelli riprodotti nella Tabella 1.
Tab. 1 Simulazione della distribuzione degli 80 seggi proporzionali, terzo scenario.
Tab. 2 Riepilogo assegnazione dei seggi proporzionali e premio di maggioranza, terzo scenario.
Con il 15% dei voti il Movimento 5 Stelle otterrebbe 16 seggi, trovandosi ad essere il secondo partito a Palermo, Catania, Caltanissetta ed Enna. Otterrebbe rappresentanti in tutte le 9 province, pescando soprattutto ai danni di Grande Sud che, con una diminuzione percentuale di appena 0,8 punti rispetto alla precedente simulazione, perderebbe ben 5 seggi (da 8 a 3). Tutte le altre liste sarebbero danneggiate, ma in misura minore: il Pd, la Lista Musumeci e l’Mpa perderebbero due seggi, il Pdl e l’Udc uno a testa. Complessivamente le liste di Crocetta rimarrebbero saldamente al primo posto con 31 seggi, seguite da quelle di Musumeci con 21, mentre si ridimensionerebbe in modo cospicuo la pattuglia parlamentare che fa riferimento a Miccichè (da 19 a 12 seggi), adesso addirittura quarta per dimensioni, superata dai grillini. Con questo scenario, la vittoria di Musumeci nella competizione maggioritaria (vedi Tabella 2) ci consegnerebbe un’Ars completamente ingovernabile: il candidato Presidente del Pdl si ritroverebbe con appena 30 seggi (corrispondenti esattamente ad un terzo dell’Assemblea, composta da 90 deputati) e non potrebbe più contare – a differenza degli scenari precedenti – sull’appoggio, tutto da negoziare, con gli autonomisti di Miccichè (si arriverebbe a 42 seggi la maggioranza minima è di 46). Considerando i deputati grillini non coalizzabili in alcun modo (con espressione sartoriana sarebbero definibili come “antisistema”), l’unica soluzione per evitare un immediato ritorno alle urne sarebbe il ricorso alla grande coalizione: un accordo tra Pdl, Pd e Udc alla stregua di quello che a livello nazionale ha dato vita al governo Monti, in nome della necessità di salvare la Sicilia dalla bancarotta, che garantirebbe una sovrabbondante maggioranza di 62 seggi su 90,. In questo modo il boom di Grillo avrebbe come conseguenza paradossale proprio quella di facilitare “l’inciucio” tra i partiti tradizionali, esattamente l’esito contro cui l’ex comico genovese si batte e prende i voti. Con la vittoria di Crocetta al maggioritario l’epilogo sarebbe invece meno scontato: il nuovo governatore potrebbe contare su 40 seggi e potrebbe evitare la grande coalizione cercando di chiudere un accordo con Miccichè o semplicemente facendo campagna acquisti fra i suoi deputati, nella speranza di raggiungere quota 46 seggi. Ma è chiaro che una maggioranza così raffazzonata navigherebbe a vista.
E se vincesse Cancelleri? Visto il boom di Grillo nessuna ipotesi è da escludere a priori. Con la vittoria del candidato 5 Stelle i grillini salirebbero a quota 25 deputati, troppo pochi per pensare di governare. In tal caso, non essendo possibili ribaltoni (per il principio del simul stabunt simul cadent) non ci sarebbero alternative al ritorno immediato di fronte al corpo elettorale.
In conclusione questa simulazione, come le precedenti, mostra con chiarezza che queste elezioni regionali si concluderanno con l’elezione di un Parlamento privo di maggioranza. Al crescere dei voti di Grillo, inoltre, tale evenienza si rafforza, rendendo sempre più probabile il ricorso ad una grande coalizione o al voto anticipato.