di Matteo Cataldi
Dei 1.524 intervistati che sono entrati a far parte del panel elettorale CISE, siamo interessati a capire anzitutto, se c’è stato un cambiamento apprezzabile negli orientamenti di voto del nostro campione dalla scorsa primavera ad oggi ed eventualmente quali partiti sono stati premiati e quali puniti (per un analisi del cambiamento nelle intenzioni di voto vedi qui). Tuttavia l’analisi dei flussi che svolgiamo in questo articolo è in grado di dirci molto di più del semplice saldo (in passivo o in attivo rispetto alla precedente rilevazione) di ciascun partito. Siamo in grado di ricostruire le provenienze e le destinazioni degli intervistati che hanno mutato il proprio orientamento di voto .
La tabella 1 (matrice delle destinazioni) mostra, fatte 100 le intenzioni di voto dichiarate per ciascun partito in primavera, quanti hanno riconfermato la propria scelta e quanti invece hanno preso una decisione diversa. I valori percentuali che incontriamo nella diagonale che taglia dalla sinistra in alto alla destra in basso la matrice, individuano coloro che confermano la scelta di un partito. E’ facile osservare come queste celle non contengano, con l’eccezione del PD, valori particolarmente elevati, segno che una quota cospicua degli intervistati sceglie oggi un partito diverso rispetto a sei mesi fa. Volendo quantificare la “mobilità” degli intervistati, su 1.524 ben 686 (pari al 45%) hanno cambiato idea.
Tabella 1: matrice delle destinazioni
Ma quali partiti hanno sofferto le maggiori defezioni e verso chi si sono diretti questi “elettori in fuga”? E’ bene precisare che non tutte le stime presentate in tabella hanno la stessa affidabilità: in linea generale è possibile affermare che solo quelle che si basano su un marginale (di riga o di colonna) superiore, grossomodo, a 30 intervistati possono essere prese in considerazione, mentre le restanti vanno guardate con sospetto. Per questa ragione, pur presentandoli, non commenteremo le colonne (leggi partiti) che non presentano i requisiti minimi esposti.
L’Italia dei valori, come confermato da tutti i principali istituti di rilevazione dell’opinione pubblica, è precipitata nelle intenzioni di voto: appena un intervistato su cinque fra coloro che in primavera l’avrebbero scelta in caso di elezioni imminenti sarebbe oggi disposto a confermare quella volontà; quasi il 40% a novembre si rifugia nel bacino del non voto e un altro 15% è in transito verso il Movimento cinque stelle.
Il Pd, assieme al Movimento animato da Beppe Grillo (che compie un vero e proprio balzo +5,3%), è quello che cresce di più dalla scorsa primavera (+2%). Ma è anche il partito che meglio di ogni altro è riuscito a serrare le proprie fila, mantenendo oltre il 70% dei potenziali elettori di aprile,166 intervistati su 232 confermano di prediligere il partito di Bersani. Le defezioni più significative, il Pd, le patisce verso il bacino del non voto e gli indecisi, dai quali tuttavia riceve in entrata (vedi la tabella 2 sulle provenienze), quasi un quarto dei voti potenziali dichiarati a novembre, chiudendo con un saldo attivo gli interscambi con quest’area.
Tabella 2: matrice delle provenienze
Erano 136 gli intervistati che sei mesi fa scelsero il “partito del predellino”, di questi 80 (pari al 60%), premiano ancora il PdL mentre 40 (circa il 30%), è tornato incerto sul quale partito scegliere o sembra intenzionato a non andare a votare. A differenza di quanto visto per il Pd, il saldo con l’area grigia, che assomma gli incerti e chi è orientato ad astenersi, è in passivo: vale a dire che quanto è perso in uscita non è compensato da quanto recuperato in entrata.
L’ottimo risultato del Movimento cinque stelle relega il partito di Berlusconi in terza posizione nelle intenzioni di voto. Fatti 100 gli elettori del M5S a novembre, circa il 20% proviene da coloro che sei mesi prima scelsero un partito della coalizione che nel 2008 fu guidata da Veltroni (in massima parte dall’IdV); è interessante notare come, i potenziali elettori che Grillo cede a Bersani sono più di quelli che compiono il percorso inverso. Per il resto il M5S pesca tra gli astenuti di aprile il 30% della forza con cui oggi viene stimato.
Appena un quarto di coloro che ad aprile premiava l’Udc ha nelle scorse settimane ribadito quella intenzione, oltre la metà oggi è indeciso oppure orientato ad astenersi, il restante 25% si disperde in numerosi altri rivoli, il più consistente dei quali muove in direzione del PD. Per quanto riguarda gli elettori in ingresso, il flusso più sostanzioso proviene da elettori democratici, a conferma della vivacità degli intercambi tra questi due partiti.
Dalla lettura della cronaca politica degli ultimi giorni sembrerebbe che la strada verso lo scioglimento anticipato delle camere e il voto nei primissimi mesi del 2013 fosse spianata. Adesso che la campagna elettorale entrerà nel vivo sarà ancora più interessante monitorare come il campione entrato a far parte del panel muterà i propri orientamenti di voto man mano che anche l’offerta elettorale si delineerà in modo chiaro. E’ verosimile che l’effetto mobilitante indotto dalla campagna e il progressivo avvicinamento al voto possano mano a mano prosciugare il bacino degli incerti e intaccare in modo incisivo anche quello di coloro che oggi si asterrebbero. Chi meglio degli altri saprà intercettare questi elettori e chi sarà in grado di contendere direttamente quelli degli avversari? La prossima e terza ondata del nostro panel che si terrà a poche settimane dal voto potrebbe fornirci indicazioni preziose in questa direzione.