La straordinaria mobilità nell’identificazione di partito

di Aldo Paparo

Una delle domande che abbiamo somministrato ai nostri intervistati sia in primavera che in autunno chiede loro se abbiano un partito cui si sentono più vicini. A quanti rispondono affermativamente si chiede quale sia questo partito, oltre che il grado di identificazione. La tabella 1 presenta gli incroci fra le risposte della primavera e dell’autunno alla domanda se ci sia un partito per il quale sentono una maggiore vicinanza rispetto agli altri.

Se guardiamo ai marginali, osserviamo una notevole stabilità. In entrambe le rilevazioni, una metà scarsa dei rispondenti si è dichiarata identificata con un partito: erano 696 in primavera e sono oggi 728. Si registra quindi una crescita di 32 unità degli identificati: si tratta di un numero di casi che vale appena il 2% del campione. Però se ci concentriamo sugli incroci, scopriamo che la stabilità è solo apparente: sono infatti circa 200 sia gli intervistati che hanno perso la loro identificazione negli ultimi sei mesi, sia quanti ne hanno invece acquisito una.

Tab.1. Incrocio delle risposte primaverile e autunnale alla domanda: “c’è un partito politico al quale Lei si sente più vicino rispetto agli altri? “

E il semplice incrocio delle risposta SI/NO circa l’avere una vicinanza a un partito non ci permette di individuare quei casi che si sono dichiarati in entrambe le occasioni identificati, ma hanno cambiato il partito. Sono anche questi un gruppo sostanzioso: 144 unità, poco meno del 10% del totale. La tabella 2 riepiloga il quadro dell’identificazione dei nostri 1524 reintervistati fra primavera ed autunno. Il gruppo più numeroso è costituito da quanti non hanno indicato alcun partito sia in primavera che in autunno: chiamiamo questi casi non identificati stabili. Rientrano in questa categoria 602 intervistati, quasi il 40% del totale. In 358 casi si è registrata la ripetizione del partito di identificazione nelle due rilevazioni: sono questi gli identificati stabili, che non pesano neppure un quarto dei 1524. Insieme quindi le due categorie stabili per identificazione contano 960 casi, poco più del 60% del totale. Vi è dunque un 40% scarso di rispondenti la cui identificazione è cambiata: oltre a chi ha cambiato il partito,  ci sono 226 rispondenti che non hanno indicato un partito in primavera ma lo indicano oggi (neoidentificati) e 194 che sono invece passati dalla dichiarazione del partito di identificazione a non indicare alcun partito (deidentificati).

Tab.2. Categorie di identificazione di partito fra primavera e autunno per i nostri 1524 reintervistati.

Un simile quadro non sembra coerente con la definizione di identificazione partitica come una connotazione stabile dell’elettore, in grado di anticiparne e guidarne il voto elezione dopo elezione. Non può che essere il segno della destrutturazione del sistema partitico della Seconda Repubblica, peraltro mai davvero ancoratosi su partiti quanto piuttosto su coalizioni.

A questo punto è molto interessante analizzare quale sia la composizione per partito delle varie categorie che abbiamo fin qui presentato, per comprendere quali spostamenti siano avvenuti in questi sei mesi. La tabella 3 presenta questi dati, a partire dai gruppi degli identificati totali di primavera e autunno. Da queste prime due colonne possiamo intanto evincere il quadro generale dell’identificazione di partito. Notiamo innanzitutto come in entrambe le rilevazioni il gruppo più numeroso, con un terzo degli identificati totali, sia costituito da quanti si identificano con il Partito Democratico. Erano 235 e sono oggi 262, con quindi una leggera crescita, inferiore ai due punti percentuali del totale. Stabile anche il Pdl, con in entrambi i casi un quinto circa degli identificati: 132 in primavera e 145 oggi. Le variazioni più rilevanti sono quelle dell’Idv in negativo e del M5s in positivo. Il partito di Di Pietro contava in primavera 101 identificati, il 14,5% del totale. Sei mesi dopo sono meno di un terzo, 31 in tutto. Il Movimento guidato da Beppe Grillo ha invece visto più che raddoppiare, da 44 a 107, il numero di quanti lo hanno indicato come il partito a loro più vicino. Si registrano poi lievi flessioni delle identificazioni con Udc e Lega nord, mentre crescono, anche qui in misura marginale, quelle con Sel.

Tab.3. Distribuzione per partito delle diverse categorie di identificati fra primavera e autunno.

Passiamo quindi all’analisi della parte centrale della tabella, che presenta la ripartizione percentuale per partito delle categorie degli identificati stabili, dei neoidentificati e dei deidentificati. Balza subito all’occhio che quasi la metà di quanti hanno mantenuto la propria identificazione con un partito si identifichi con il Pd: si tratta di 169 unità. Poco più di un quinto ha come partito più vicino il Pdl: sono 77 i rispondenti di questo gruppo. Assai più esigui i gruppi degli stabilmente identificati con altri partiti: 24 con il M5s, 17 con l’Idv, 14 con Fds, Sel e Udc.

Venendo alla categoria di rispondenti che non dichiarava il partito di identificazione in primavera ma lo dichiara in autunno, possiamo anche qui notare come la maggior parte (il 30%) abbia risposto il Pd: sono 68 rispondenti. Seguono, con un quinto circa dei neoidentificati totali, il M5s (49 intervistati) e il Pdl (46). Nessun altro partito è riuscito ad avvicinarsi, dal bacino dei non identificati della primavera, almeno 15 unità, ovvero l’1% del campione totale. L’ultima colonna della sezione centrale riporta il partito di identificazione in primavera di quanti oggi non hanno più dichiarato il partito cui si sentono più vicini. Oltre un quarto di questi (54 intervistati) si identificavano con l’Idv. Sono 48 quelli che si dichiaravano prossimi al Pd, 29 al Pdl e 19 alla Lega nord. Sono comunque 14 coloro che hanno smarrito l’identificazione con il M5s, pur nei sei mesi della sua esplosione elettorale.

Le ultime due colonne della tabella 3 riportano le risposte di quanti hanno cambiato il partito cui si sentono più vicini nelle due rilevazioni. Possiamo vedere così quali partiti siano stati maggiormente abbandonati e quali invece abbiano acquisito più identificati dagli altri partiti. Anche qui si evidenzia innanzitutto il forte arretramento dell’Idv: 29, oltre un quinto dei 144 casi totali, vi si identificava in primavera e non più oggi; appena 7, meno di uno su venti, non vi identificava in primavera ma oggi invece si: il saldo netto è pari a -22 identificati. Di contrasto si registra ancora una volta la crescita del M5s che cede 6 identificati della primavera verso altri partiti, ma ne recupera 35, con un saldo attivo di 29 unità. In attivo anche il Pd che ne smarrisce 18 ma ne attrae 26, così come Sel (11 in uscita e 13 in entrata). Negativi i saldi per tutti i partiti di centrodestra: -5 identificati per il Pdl (21-26); -3 per la Lega (5-8); -7 per l’Udc (8-15) e -8 per la Destra (3-11).

Abbiamo in un altro articolo presentato l’andamento dell’intenzione di voto nel nostro panel. E’ molto interessante confrontare la composizione per partito degli intenzionati a votare con quella degli identificati. Infatti, contrariamente a quanto avviene di solito, i due gruppi hanno sostanzialmente la stessa numerosità: il 45% circa del campione dei 1524. Di fronte a un simile dato e in presenza di una profonda transizione è ragionevole il dubbio su quale dei gruppi sia più vicino per composizione a quello dei futuri elettori alle politiche. Per adesso ci limitiamo a sottolineare alcune divergenze. Il Pdl è passato da una lieve sovrarappresentazione negli intenzionati al voto rispetto agli identificati in primavera (19,6 contro 19%) ad una più cospicua sovrappresentazione negli identificati (20 contro 17,6%). La Lega è ancora meno rappresentata fra gli intenzionati a votare, ma meno che in primavera (da 6,6-4,3% a 4,8-3,6%). Il Pd mantiene una esigua sovrarappresentazione negli identificati; l’Udc l’esatto contrario. L’Idv, che in primavera era sovrarappresentata fra gli identificati di 5 punti percentuali (14,5 contro 9,4%), risulta oggi maggiormente pesante fra gli intenzionati a recarsi alle urne (4,8 contro 4,3%). Il M5s ha registrato una convergenza del suo peso nei due gruppi: in primavera la sua percentuale fra gli identificati era la metà di quella fra gli intenzionati a votare (il 6,3 contro il 12,6%); oggi la seconda è ancora maggiore, ma in misura minore (17,9 contro 14,7%).

Il quadro completo dell’evoluzione dell’identificazione di partito fra primavera e autunno per i nostri 1524 reintervistati è riassunto dalla tabella 4. Essa mostra come si sono divisi oggi, nell’identificazione fra i vari partiti, i diversi gruppi di identificati della primavera. Ciò che emerge con maggiore chiarezza è la straordinaria instabilità dell’identificazione di partito che abbiamo registrato fra i 1524 rispondenti che abbiamo intervistato due volte.

Tab.4. Matrice di flusso nelle identificazioni di partito fra primavera e autunno. Destinazioni.

Innanzitutto notiamo come il valore più alto di fedeltà all’identificazione primaverile si registri per i non identificati: il 73%. Quindi, anche fra questi, oltre un quarto ha cambiato e oggi si identifica con un partito. L’unico partito a registrare una percentuale di fedeltà comparabile è il Pd, che comunque a ceduto alla non identificazione un quinto dei suoi identificati di primavera. Pdl e M5s confermano entrambi poco meno di 3 identificati su 5: anche per questi gruppi l’unico flusso significativo è quello verso la non identificazione. Ancora maggiori le defezioni fra i leghisti: più di 2 identificati primaverili su 5 si trovano oggi nella non identificazione, analoga quota ha invece mantenuto la sua identificazione. La minore fedeltà si registra fra quanti in primavera si erano identificati con l’Idv: più della metà non ha oggi alcuna identificazione, mentre appena uno su sei l’ha confermata per il partito di Di Pietro.