di Federico De Lucia
La coalizione capeggiata dal Presidente del Consiglio uscente, Mario Monti, ha reso noti i candidati di due delle proprie quattro liste. Come risaputo, lo schieramento centrista ha optato per una offerta politica differenziata per i due rami del Parlamento: al Senato, dove le soglie di sbarramento sono più alte (20% regionale per le coalizioni, 8% regionale per le liste non coalizzate), si presenta sotto forma di lista unica; alla Camera, dove le soglie di sbarramento sono più accessibili (10% nazionale per le coalizioni, 4% nazionale per le liste non coalizzate) si presenta sotto forma di coalizione fra le tre liste di Scelta Civica, UDC e FLI. Scelta civica è in realtà una lista molto composita: in essa trovano spazio esponenti scelti direttamente da Mario Monti, esponenti di Italia Futura, membri delle altre associazioni che hanno aderito al manifesto di Verso la Terza Repubblica, ed infine qualche ex esponente locale di Pd e Pdl. Al Senato, nella lista unica, a questi soggetti devono aggiungersi i candidati di UDC e FLI, che invece alla Camera corrono tutti nelle rispettive liste. Come annunciato da Monti, nessun parlamentare uscente è stato inserito nella lista civica che si presenta alla Camera, mentre alcuni hanno trovato posto in quella unica che si presenta al Senato.
Come abbiamo fatto per il PD, ci concentreremo su coloro che in queste liste occupano le posizioni eleggibili. In questo caso, oltreché la rappresentanza di genere, ci interessa indagare la composizione delle liste dal punto di vista dell’affiliazione politico-associativa dei candidati. Come si è detto infatti, molte erano le istanze che il Presidente del Consiglio si è trovato a dover mediare nella composizione delle graduatorie, e può essere interessante dar conto di quale sia l’esito cui questa mediazione ha portato.
Per stimare il numero di eleggibili è necessario, al solito, fare delle assunzioni preliminari: in primo luogo, ipotizziamo che il polo montiano abbia alla fine una forza elettorale pari al 15% dei voti su scala nazionale; in secondo luogo ipotizziamo che, alla Camera, i due terzi di tale bacino elettorale vadano alla lista civica montiana (dunque ipotizziamo un risultato del 10% per Scelta Civica, e del 5% per UDC e Fli messi insieme); in terzo luogo, immaginiamo che la distribuzione di tali voti sul territorio sia simile a quella che alle elezioni del 2008 aveva avuto l’UDC (ovvero il partito che allora rappresentava il “centro”). Date queste assunzioni, secondo le nostre simulazioni allo schieramento centrista dovrebbero andare 74 deputati (di cui 49 a Scelta Civica) e 35 senatori.
In attesa di conoscere le liste per la Camera di FLI e UDC, per il momento ci limitiamo ad indagare le 49 posizioni eleggibili delle lista Scelta Civica e le 35 posizioni eleggibili della lista unica che si presenta per Palazzo Madama. Nella lista per la Camera ci sono solo due pluricandidature: quella di Alberto Bombassei (presente in Lombardia 2 e Veneto 2) e quella di Valentina Vezzali (presente nelle Marche e in Campania 1). Nella lista unica del Senato le pluricandidature sono invece 5: quattro di Pier Ferdinando Casini (presente in Lazio, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia) e una di Pietro Ichino (presente in Lombardia e Toscana). Le 49 posizioni eleggibili per la Camera sono quindi occupate da 47 persone fisiche, mentre le 35 posizioni eleggibili per il Senato sono occupate da 30 persone fisiche.
Nella Tabella 1 è riepilogata la composizione politica delle posizioni eleggibili nelle liste montiane che pendiamo in considerazione.
Tabella 1. Liste Monti: la composizione politica di Scelta civica alla Camera e della lista unica al Senato
Partiamo da Scelta Civica. Delle 47 persone fisiche che in tale lista occupano posizioni eleggibili: 9 sono personalità direttamente indicate da Monti, nel mondo dell’imprenditoria, dell’Università o dell’associazionismo; 23 sono esponenti di Italia Futura, l’associazione politico-culturale presieduta da Luca di Montezemolo; 12 sono personalità singole o esponenti delle altre associazioni, per lo più cattoliche, che hanno aderito al manifesto Verso la Terza Repubblica (per capirsi: il mondo associativo di cui si è fatto rappresentante il ministro Riccardi); 3 sono esponenti locali (non parlamentari uscenti) del PDL, che hanno abbandonato il proprio partito per aderire al progetto montiano.
Passando alla lista unica per il Senato, è evidente che qui il compito di mediazione era ancora più arduo: da una parte, i posti eleggibili a disposizione erano circa la metà; dall’altra, erano molti di più i soggetti politici che ambivano a spartirseli. Alle associazioni di cui si è appena detto vanno aggiunti in particolare due partiti organizzati (UDC e FLI), e le ansie di riconferma dei molti altri parlamentari uscenti che hanno aderito al progetto montiano pur non appartenendo né all’UDC né a FLI. Costoro (ve ne erano circa 35) non avevano alcuna speranza di essere collocati altrove, essendo le liste alla Camera o liste totalmente civiche o liste di partiti cui essi non erano iscritti. Ebbene, delle 30 persone che occupano posizioni eleggibili: 3 sono candidati scelti personalmente da Monti; 5 appartengono a Italia Futura; 5 sono riconducibili all’area cattolica di Riccardi; 7 sono esponenti dell’UDC (ma Casini, ove plurieletto, potrebbe farli lievitare sino a 9-10 optando per l’elezione in Sicilia o Basilicata); 3 sono esponenti di FLI; ben 7 sono ex esponenti di PD e PDL che hanno aderito al progetto montiano (fra essi si contano Albertini, Ichino, Mauro). Casini e Ichino dovrebbero ottenere l’elezione in più di una regione: in tal caso essi, optando, favoriranno il ripescaggio dei primi candidati in posizione non eleggibile. Saranno 5 i senatori che otterranno l’elezione in tal modo: di questi, è probabile che almeno 3 siano dell’UDC e almeno 1 sia di FLI. Molti, infine, sono stati i politici di rango che non si sono ricandidati (per propria scelta o meno): Franco Frattini, Giuseppe Pisanu, Giorgio La Malfa, Alfredo Mantovano, Giorgio Stracquadanio, Roberto Antonione, Mario Adinolfi, Nicola Rossi.
I parlamentari uscenti sono 13 su 30, più 3-4 ripescabili in caso di plurielezioni. Ma per fornire un dato completo su questo punto attendiamo che siano rese note anche le liste di FLI e UDC per la Camera dei Deputati.
Il dato sulla rappresentanza di genere, infine, è per entrambe le liste abbastanza scoraggiante: in Scelta civica, su 47 persone fisiche che occupano una posizione eleggibile, solo 10 sono donne (il 21,3%); nella lista unica per il Senato, in perfetta coerenza numerica, esse sono solo 6 su 30 (il 20%).
Tabella 2. Liste Monti: uomini e donne nelle posizioni eleggibili