La performance dei sindaci incumbent nei capoluoghi di provincia

di Aldo Paparo

Fra i 16 comuni capoluogo di provincia chiamati alle urne gli scorsi 26 e 27 maggio, 6 avevano la possibilità di confermare o meno il primo cittadino che li ha amministrati negli ultimi 5 anni. Come si può osservare dalla tabella 1, si tratta di tre comuni del nord: Sondrio, Vicenza e Brescia; due meridionali: Roma e Viterbo; e Pisa per la zona rossa. In termini di colore politico della precedente amministrazione, tre avevano sindaci di centrodestra e altrettanti erano invece guidati dal centrosinistra.

In questo articolo analizziamo il risultato dei sindaci incumbent in questo ristretto ma ben distribuito gruppo di capoluoghi. Precisiamo preliminarmente che in tutte queste città la precedente tornata amministrativa si era svolta nel 2008

Tab. 1 – Risultati maggioritari dei sindaci che si sono ripresentati nei comuni capoluogo. Confronto con le precedenti elezioni comunali e politiche.

Il primo elemento che salta agli occhi è il fatto che i tre sindaci di centrosinistra siano tutti stati riconfermati primi cittadini per un secondo mandato già al primo turno, mentre i tre del centrodestra dovranno ricorrere al ballottaggio, cui peraltro giungono inseguendo i rispettivi rivali di centrosinistra. Cinque anni fa la situazione era assai diversa: solo Paroli a Brescia poté festeggiare la propria vittoria dopo il primo turno; gli altri 5 sindaci dovettero invece ricorrere al secondo. In dettaglio Marini, Molteni e Filippeschi avevano sfiorato la maggioranza assoluta e si presentavano quindi quali netti favoriti al ballottaggio. Alemanno e Variati dovettero invece recuperare un distacco rispettivamente di 5 e 8 punti percentuali dal primo classificato del primo turno per conquistare la poltrona di primo cittadino.

L’iniziale sensazione di un avanzamento del centrosinistra e di un arretramento del centrodestra  è confermata guardando al confronto delle percentuali ottenute nel primo turno dai 6 incumbent esaminati con precedenti elezioni in quello stesso comune. Partendo dal confronto con il risultato da loro stessi conseguito al primo turno delle comunali di cinque anni fa, si osserva come tutti e tre gli uscenti di centrodestra registrino un forte calo, superiore ai 10 punti percentuali. Addirittura Marini ha sostanzialmente dimezzato la percentuale ottenuta oggi rispetto a quella del 2008. Rendimento specularmente opposto per i sindaci di centrosinistra: tutti e tre hanno ottenuto risultati migliori rispetto a cinque anni fa. In particolare Variati è passato da meno di un voto ogni tre a oltre uno su due.

Anche comparando il risultato dei candidati sindaci con la somma dei consensi proporzionali raccolti alle recenti elezioni politiche dalle liste che oggi li sostengono, il quadro non cambia: gli uscenti di centrosinistra vanno meglio di quelli della coalizione rivale. A Sondrio e Vicenza la coalizione di Bersani si era fermata al di sotto del 30% dei voti validi, mentre Molteni e Variati hanno ottenuto la maggioranza assoluta. Anche a Pisa Filippeschi fa sensibilmente meglio del centrosinistra alle politiche. Dobbiamo comunque sottolineare come anche Paroli ed Alemanno risultino in crescita rispetto alla coalizione guidata da Berlusconi, ma in misura assai inferiore. Solo Marini a Viterbo ha ottenuto una percentuale inferiore di quella delle liste alle politiche.

Certo, se al secondo turno i tre uscenti di centrodestra riusciranno a conquistarsi un secondo mandato, nulla sarà cambiato in termini di colore politiche dell’amministrazione in questi sei comuni. Tale eventualità non sembra comunque molto probabile alla luce dei risultati del primo turno: solo Paroli a Brescia è perfettamente in partita, avendo un ritardo di appena 50 voti dallo sfidante di centrosinitra. Alemanno e Marini dovranno invece riuscire a rimontare svantaggi superiori ai 10 punti percentuali per per confermarsi alla guida di Roma e Viterbo. In ogni caso dai risultati del primo turno che abbiamo qui mostrato, emergono con forza alcuni elementi: i sindaci del centrosinistra sono andati meglio di cinque anni fa e sensibilmente della coalizione di riferimento alle elezioni politiche. Per questi, dunque, sembra avere funzionato un meccanismo di incumbency advantage. Al contrario, gli uscenti del centrodestra pare abbiano pagato dazio al cost of ruling, visto che sono tutti in forte calo rispetto alle comunali 2008 e non sono riusciti ad avvantaggiarsi molto della ri-bipolirazzione osservata rispetto alle politiche.

Ciò non significa necessariamente che fra queste amministrazioni quelle di centrodestra abbiano soddisfatto gli elettori meno di quelle di centrosinistra. Infatti che non è possibile sapere quanto queste evidenze dipendano direttamente dal giudizio degli elettori riguardo al governo della città degli ultimi cinque anni e quanto invece dal contesto generale di una tornata che, in attesa dei ballottaggi, è stata molto favorevole al centrosinistra.