di Nicola Maggini
Sono 11 i comuni capoluogo in cui si è andati al ballottaggio domenica 9 e lunedì 10 Giugno: quattro al Nord, due nella Zona Rossa e cinque nel Centro-Sud. In tutti i comuni, eccetto Avellino, la sfida è stata tra il centrosinistra e il centrodestra. Nella città irpina, invece, a sfidare il centrosinistra è stato il Terzo Polo guidato dall’Udc. In 11 casi su 11 ha vinto un candidato sindaco di una coalizione di centrosinistra guidata dal Pd. È stato un cappotto per il centrosinistra, mentre per il centrodestra è stata una vera débâcle. I comuni dall’esito elettorale più incerto erano Brescia, Iglesias e Avellino: al primo turno, infatti, la distanza tra le due coalizioni più votate era inferiore ai cinque punti percentuali. In tutti e tre i casi si è affermato il candidato del centrosinistra: a Brescia con il 56,5%, a Iglesias con il 51,7% e ad Avellino con il 60,6%. In nessun comune ha vinto al ballottaggio il candidato che al primo turno era arrivato secondo (anche se a Brescia il vantaggio del candidato di centrosinistra Emilio Del Bono sul sindaco uscente di centrodestra, Adriano Paroli, era di soli 0,6 punti percentuali). Come si può vedere dalla Tabella 1, dopo Iglesias è Siena il comune capoluogo dove la vittoria per il candidato del centrosinistra è stata più sofferta. Nella città toscana, il candidato del Pd Bruno Valentini ha ottenuto il 52% contro il 48% del candidato del centrodestra Eugenio Neri. Al primo turno il distacco era invece maggiore: Valentini aveva preso il 39,5% e Neri il 23,4%. Una sfida così combattuta nella “rossa” Siena è sicuramente un fatto storico, anche se non è così sorprendente visti gli scandali legati alla vicenda del Monte dei Paschi. Inoltre nel resto dei comuni capoluogo la vittoria dei candidati di centrosinistra è stata netta. A Roma il sindaco uscente del Pdl, Gianni Alemanno, è stato ampiamente battuto dallo sfidante, il senatore del Pd Ignazio Marino. Marino al secondo turno ha ottenuto il 63,9% contro il 36,1% di Alemanno, mentre al primo turno le percentuali erano, rispettivamente, il 42,6% e il 30,3%. Per un incumbent si tratta di una bocciatura senza appello. Significativa è poi la vittoria del centrosinistra in una roccaforte leghista come Treviso: il candidato del Pd Giovanni Manildo ha distaccato di 10 punti percentuali lo storico sindaco “sceriffo” della Lega Nord, Giancarlo Gentilini. Così come sono importanti le inequivocabili vittorie del Pd in contesti difficili e competitivi come Brescia, Imperia, Viterbo ed Iglesias. Si tratta, infatti, di comuni amministrati precedentemente dal centrodestra (come Roma e Treviso). Ad Imperia, storico “feudo” elettorale di Claudio Scajola, il candidato del Pdl, Erminio Annoni, è stato distanziato di ben 52,3 punti percentuali dal candidato del centrosinistra Carlo Capacci: una vera disfatta per il centrodestra. Impegnativa per il centrosinistra era anche la sfida di Avellino, dal momento che il candidato dell’Udc, Costantino Preziosi, poteva contare sul sostegno del “vecchio” leader democristiano Ciriaco De Mita, il cui seguito elettorale in Irpinia è sempre stato molto consistente. Al primo turno il candidato del centrosinistra, Paolo Foti, aveva staccato di poco Preziosi (25,3% vs. 23%), mentre al secondo turno la vittoria è stata netta: 60,6% vs. 39,4%.
Se si guarda ai valori assoluti e non alle percentuali, si nota come nella maggiore parte dei casi l’incremento dei voti tra primo e secondo turno non è di grande entità: ciò è coerente con il brusco calo della partecipazione elettorale tra primo e secondo turno negli 11 comuni capoluogo considerati (pari a -9 punti percentuali). Più di un elettore su due è rimasto a casa. A Iglesias, Griazzo, sindaco con il 51,7% dei consensi, al secondo turno ha addirittura preso meno voti che al primo turno, passando da 7828 a 7216 voti, così come l’avversario Eltrudis, che è passato dai 7197 voti del primo turno ai 6747 voti del secondo turno. Un fenomeno analogo si è verificato a Barletta, dove il neosindaco Pasquale Cascella al ballottaggio ha preso meno voti che al primo turno, scendendo da 24388 a 23749 voti, così come l’avversario Giovanni Alfarano, che è passato dai 15008 voti del primo turno ai 14014 voti del secondo turno. Per ciò che concerne la sfida più importante in quanto a numero di elettori coinvolti, ossia Roma, Ignazio Marino registra un incremento tra primo e secondo turno di circa 150000 voti, mentre Gianni Alemanno sostanzialmente mantiene la cifra del primo turno (con un incremento di soli 10000 voti circa). Questo dato è significativo perché Marino è riuscito ad allargare il suo consenso nonostante che la partecipazione sia scesa dal 52,8% del primo turno al 45,1% del secondo turno. Il candidato del Pd, rispetto al sindaco uscente di centrodestra, è stato più capace di catturare il consenso di chi al primo turno aveva votato per altri candidati (attraendo verosimilmente un parte degli elettori di Alfio Marchini e del Movimento 5 Stelle).
I comuni dove si è registrato un apparentamento ufficiale tra primo e secondo turno sono quattro: Brescia (dove la lista civica a sostegno di Laura Castelletti “Brescia 2013” si è apparentata con il candidato sostenuto dal Pd, Emilio Del Bono), Siena (dove la lista civica a sostegno di Marco Falorni “Impegno per Siena” si è apparentata con il candidato del centrodestra, Eugenio Neri), Ancona (dove la lista civica a sostegno di Letizia Perticaroli “Alleanza per Ancona” si è apparentata con il candidato sostenuto dal Pdl, Italo D’Angelo) e Viterbo (dove La Destra, la Fiamma Tricolore, la lista civica “Fondazione! Per Santucci sindaco” e la lista civica a sostegno di Renzo Poleggi “La mia Tuscia” si sono apparentate con il candidato del centrodestra, Giulio Marini). In tre casi su quattro il candidato con cui è stato stipulato l’apparentamento non è stato eletto sindaco. Solo a Brescia l’apparentamento è risultato utile, dal momento che poi il candidato del Pd, Emilio del Bono, è stato eletto sindaco. In ogni caso se si guarda ai voti proporzionali ottenuti al primo turno dalla lista apparentata (la lista civica di Laura Castelletti), l’apparentamento non sembra essere stato determinante, dal momento che il margine di voti con cui è stata ottenuta la vittoria in termini assoluti è superiore ai voti proporzionali della lista apparentata (anche se quest’ultimi costituiscono quasi la metà dei voti del margine di vittoria; inoltre, questa è solo una mera “fotografia” dei dati e non una approfondita indagine dei flussi elettorali).
Tab. 1 – Risultati dei ballottaggi negli 11 comuni capoluogo
Un altro dato interessante da registrare è quello delle sfide dirette tra centrosinistra e centrodestra (Tab. 2): come si è detto in precedenza, al ballottaggio in tutti i comuni capoluogo (con l’eccezione di Avellino) si affrontavano candidati sostenuti dal Pd e dal Pdl e in tutti i casi ha vinto un candidato sostenuto dal Pd. Nell’aggregato dei dieci comuni i voti dei candidati sostenuti dal Pd aumentano tra primo e secondo turno in termini assoluti (+180000 voti circa). Al contrario, i voti dei candidati del centrodestra rimangono sostanzialmente gli stessi tra primo e secondo turno in termini assoluti (+21000 voti circa). Anche questo è un ulteriore indicatore della pessima prestazione elettorale dei candidati del centrodestra a cui fa da contraltare la buona performance dei candidati del centrosinistra. L’incremento dei voti per i candidati del centrosinistra non è omogeneo a livello nazionale. Nei tre comuni del Centro-Sud esclusa Roma (Tab. 3), infatti, i voti per i candidati sostenuti dal Pd sono sostanzialmente gli stessi del primo turno in termini assoluti (e quelli del centrodestra addirittura diminuiscono leggermente). Nei tre comuni settentrionali (Tab. 4), invece, si registra un incremento di circa ventimila voti tra primo e secondo turno per i candidati del centrosinistra (mentre in termini assoluti i voti dei candidati del centrodestra rimangono sostanzialmente gli stessi).
Tab. 2 – I ballottaggi fra i candidati di centrosinistra e di centrodestra
Tab. 3 – I risultati dei candidati sostenuti dal Pd e dal Pdl nei capoluoghi del Nord andati al ballottaggio
Tab. 4 – I risultati dei candidati sostenuti dal Pd e dal Pdl nei capoluoghi del Centro-Sud andati al ballottaggio (esclusa Roma)
In conclusione, i ballottaggi di queste elezioni amministrative hanno registrato il successo a Roma di Ignazio Marino e in generale l’ottima prestazione dei candidati del centrosinistra che hanno vinto in tutti i comuni capoluogo andati al ballottaggio. In particolare, il centrosinistra strappa al centrodestra importanti comuni: Roma, Treviso, Brescia, Imperia, Viterbo e Iglesias. Considerando anche i risultati del primo turno, si tratta di un cappotto di 16 a 0 a favore del centrosinistra nei comuni capoluogo. Per quanto riguarda gli atri principali attori politici, il Movimento 5 Stelle non è riuscito ad arrivare nemmeno al ballottaggio in nessun comune capoluogo e il centrodestra ha subito una disfatta elettorale. Il Pdl ha confermato la sua debolezza a livello di elezioni locali e il suo scarso radicamento territoriale: quando Berlusconi non è in campo in prima persona, l’elettorato di riferimento non si mobilita come alle elezioni politiche, non trovando evidentemente sulla scheda elettorale un’offerta politica attraente. Il maggior partito del centrodestra italiano non è ancora riuscito a creare un’adeguata classe dirigente locale in grado di mobilitare e portare al voto i propri elettori. Il Pd, al contrario, grazie a una struttura organizzativa radicata sul territorio e ad una buona qualità dei suoi amministratori locali, è riuscito a mantenere il proprio vantaggio competitivo a livello di elezioni locali, anche grazie a un elettorato più fedele. Quando si tratta di valutare la qualità delle persone chiamate ad amministrare la propria città, i candidati del centrosinistra sono preferiti a quelli del Pdl o del Movimento 5 Stelle. La vera novità, e non è una cosa positiva per il centrodestra, è che anche la Lega Nord, pur essendo un partito strutturato con un forte radicamento territoriale nel Nord del paese, è andata molto male a queste elezioni comunali. La storica sconfitta di Treviso è emblematica. Sarebbe tuttavia sbagliato trarre un dato politico nazionale da queste elezioni: prima di tutto perché si tratta di elezioni locali. In secondo luogo perché la vittoria (schiacciante) del centrosinistra è avvenuta in un contesto di bassa affluenza elettorale. Le elezioni politiche sono tutta un’altra storia: l’affluenza è sempre più alta che alle comunali e sia Berlusconi che Grillo sono in grado di rimobilitare il proprio elettorato.