di Roberto D’Alimonte
Pubblicato sul Sole 24 Ore del 7 ottobre 2013
Superato lo scoglio della fiducia è ricominciato il balletto sulla riforma elettorale. E’ curioso che sia considerata una questione urgente ora che il pericolo di elezioni anticipate si è allontanato. Certo, non si puoi mai dire. L’unica cosa sicura è che non si voterà entro la fine dell’anno. Ma nessuno può garantire che non si voti nella primavera del 2014 invece che nel 2015. In questa ottica forse ha senso che si metta a posto lo strumento di voto nel caso che serva prima del tempo. Il problema è cosa fare. A parole tutti rifiutano l’idea che si possa utilizzare di nuovo il cosiddetto porcellum. In realtà dietro le dichiarazioni di facciata c’è ancora chi pensa che sia meglio per ora non cambiare nulla. Ma a favore della riforma giocano due fattori. Uno è il presidente Napolitano che più volte ha ribadito con forza la necessità di una modifica del premio di maggioranza in modo tale che con pochi voti non si possa ottenere troppi seggi, come è successo lo scorso Febbraio alla Camera. L’altro fattore è rappresentato dalla corte costituzionale che è stata chiamata in causa su diversi aspetti dell’attuale legge , tra cui la legittimità del premio.
Però, per quanto autorevoli siano presidenza della repubblica e corte costituzionale non è detto che il loro intervento sia sufficiente a sbloccare la situazione. Né l’uno né l’altra si possono sostituire al parlamento, cioè ai partiti. Neanche la corte ha questo potere. Cosa potrebbe fare? Abolire il premio di maggioranza introducendo di fatto un sistema proporzionale al posto dell’attuale? Oppure introdurre una soglia per far scattare il premio? Che soglia? Per la corte è una decisione impossibile da prendere. Per questo l’ipotesi più probabile è che si limiti ad un altro monito solenne per spronare la classe politica ad agire. Altro non può fare. La riforma elettorale è una decisione eminentemente politica e deve essere presa nelle sedi competenti.
La commissione affari costituzionali del Senato ha già cominciato ad occuparsene. Non esiste ancora un testo base ma solo numerose proposte che si possono sintetizzare in tre opzioni alternative: il ripristino della legge Mattarella (con correzioni), il doppio turno di lista con premio di maggioranza e la Mattarella rivista con premio di governabilità.
In passato abbiamo sempre escluso la possibilità che la Mattarella potesse essere resuscitata a causa della opposizione della destra ai collegi uninominali. Con tutto quello che è successo in questi giorni le cose potrebbero cambiare. Alfano e Quagliariello forse sono più disponibili di Berlusconi e Verdini a ipotesi che prevedano la resurrezione dei collegi. La Lega Nord ha già dato la sua adesione al ritorno della Mattarella. Bisognerà vedere cosa ne pensa il M5s. Il difetto sistemico di questa proposta è che non è affatto detto che, data la frammentazione esistente, le elezioni producano un vincitore con una maggioranza di seggi. La seconda opzione riguarda un sistema di voto proposto da tempo sulle pagine di questo giornale. Invece di assegnare il premio, come ora, in un turno solo lo si assegna in due turni. In questo modo verrebbe corretto il maggior difetto del cosiddetto porcellum. La terza opzione è stata presentata di recente da Mario Monti. Il 50% dei seggi verrebbe assegnato in collegi uninominali con la formula della maggioranza relativa, l’altro 50% con formula proporzionale. Se nessuna lista arriva al 55% dei seggi nelle due camere le due liste più votate si contendono al ballottaggio il premio di governabilità a meno che una lista non abbia superato il 42% dei voti. In questo caso il premio verrebbe assegnato già al primo turno.
A loro modo sono tutte proposte valide, ma tutte si scontrano con un problema che in tempi brevi è irrisolvibile. Come si può fare una legge elettorale che funzioni bene sia alla Camera che al Senato senza riformare la Costituzione superando il bicameralismo paritario o quanto meno concedendo il voto ai diciottenni? E’ da anni che andiamo dicendo che per vari motivi la riforma del Senato è una priorità assoluta. Uno di questi motivi è che i profondi mutamenti nel comportamento di voto degli italiani hanno aumentato notevolmente la probabilità di maggioranze diverse nelle due camere. A questo proposito nulla si è fatto nemmeno per dare il voto ai diciottenni. Una riforma condivisa da tutti.
E così siamo ancora qui alle prese con il problema che il voto produca pasticci. Nessuna delle proposte citate dà alcuna garanzia che questo non avvenga . Solo con un sistema proporzionale esiti elettorali diversi nelle due camere sarebbero meno problematici, ma al prezzo di rendere le elezioni irrilevanti ai fini della formazione del governo e lasciare tutto nelle mani dei partiti. Sotto, sotto è quello che molti vogliono. Il rischio è che con la confusione che regna riescano a spuntarla. E allora addio governabilità. Ma c’è dell’altro. Sia la legge Mattarella che la Calderoli hanno introdotto sistemi elettorali mal disegnati. Siamo sicuri che non accadrà di nuovo vista l’approssimazione con cui si sta procedendo? Né può rassicurarci l’idea che la riforma in gestazione introdurrà un sistema elettorale transitorio in attesa delle riforme costituzionali. In materia di regole di voto modificare lo status quo non è facile, come vedremo nelle prossime settimane.