Voto col Mattarellum? Niente vincitori

di Roberto D’Alimonte

Pubblicato sul Sole 24 ore del 17 novembre 2013

L’ennesima scissione nella politica italiana non solo complicherà la vita del governo ma anche le prospettive della riforma elettorale. Con la formazione del partito di Alfano si accrescono le fila di coloro che vorrebbero il ritorno al proporzionale visto che anche il nuovo partito intende collocarsi al centro della politica italiana sperando di diventare l’ago della bilancia tra destra e sinistra. Invece in questi giorni si è tornato a parlare di ritorno al mattarellum, che è cosa ben diversa da quella che servirebbe in questo momento a Alfano e Casini.

Se alle ultime politiche si fosse votato con il mattarellum quale sarebbe stato il risultato ? A questa domanda non si può rispondere con assoluta certezza. Infatti l’espressione del voto non è indipendente dalle regole con cui si vota. Se si cambia il sistema elettorale cambia anche il comportamento degli elettori. Questo succede perché le regole elettorali influenzano la competizione tra i partiti e il rapporto tra partiti e elettori. Quindi utilizzare i risultati di una elezione con un dato sistema elettorale per simulare i risultati della stessa elezione con un altro sistema elettorale è una operazione che va presa con molta cautela.  E’ comunque un esercizio utile perché consente di analizzare i possibili effetti di diversi sistemi elettorali.

Ciò premesso, vediamo cosa sarebbe successo a Febbraio se al posto del porcellum ci fosse stato il mattarellum.  Ricordiamo che quest’ ultimo  è un sistema in cui il 75 % dei seggi vengono assegnati in collegi uninominali a un turno e il 25 % con formula proporzionale. Come si vede nella prima tabella in pagina, con questo sistema alla Camera non avrebbe vinto nessuno, perché nessuno avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi (316). Esattamente quello che è successo con il porcellum a causa della lotteria dei premi regionali del Senato. L’altro risultato interessante è che la coalizione di Berlusconi avrebbe avuto più seggi (259) di quella di Bersani (234). La spiegazione del primo risultato sta nel successo del partito di Grillo: 74 seggi uninominali e 121 seggi totali. Con un sistema di collegi uninominali a un turno se i terzi poli hanno abbastanza voti possono riuscire a ottenere seggi. A certe condizioni possono prenderne addirittura tanti da rendere impossibile che uno degli avversari maggiori possa arrivare alla maggioranza assoluta.  Recentemente è successo anche in Gran Bretagna, la patria dei collegi uninominali a un turno. E il partito di Cameron ha dovuto per la prima volta dalla fine della guerra rassegnarsi a fare una coalizione con i liberal democratici  Con i liberali, non con il M5s o con il Pdl  Questa è la differenza con l’Italia.

A dire il vero, il collegio uninominale a un turno nella maggiore parte dei casi rende la vita molto difficile ai terzi poli. Ma il caso inglese non è unico.  Quando i due maggiori partiti si indeboliscono, quando la protesta anti-establishment prende piede, quando si allentano i legami elettorali e crescono disaffezione e volatilità un terzo polo ben costruito può farcela a rompere lo schema bipolare. Ed è quello che è successo alle ultime elezioni con il M5s.  E’ successo con il porcellum, ma potrebbe succedere anche con il mattarellum. La Lega Nord nel 1996 ci andò vicino. Con il suo 10,8 % dei voti vinse in 39 collegi alla Camera. Pochi seggi in più e Prodi non avrebbe avuto la maggioranza. Non così il Patto per l’Italia nel 1994 perché il suo 15,6 % distribuito a pioggia in tutto il paese, e non concentrato in alcune zone come nel caso della Lega, non fu sufficiente a battere la concorrenza dello schieramento di sinistra e di quello di Berlusconi. (https://uniforumtz.com/)

Una possibile, e legittima obiezione, che si può fare alla nostra simulazione è che con il mattarellum la sinistra, anche nel 2013, avrebbe preso più voti e quindi più seggi uninominali grazie al suo miglior rendimento nei collegi. E’ un fatto che sia nelle elezioni del 1996 che in quelle del 2001 la coalizione di Berlusconi  prese più voti alla Camera nella parte proporzionale (le liste di partito) che nella parte maggioritaria (i candidati nei collegi), mentre per la sinistra fu il contrario.  In media questa perdita fu di 3.5 punti percentuali. Senza questo fattore Berlusconi avrebbe vinto le elezioni del 1996 e si sarebbe avvicinato alla maggioranza dei due terzi dei seggi in quelle del 2001. Questa fu la vera ragione che convinse il Cavaliere a fare la riforma elettorale nel 2005. Fu un errore perché senza il porcellum avrebbe probabilmente vinto le elezioni del 2006. Ma questa è una altra storia.

Proprio per tener conto di questo fattore che a suo tempo definimmo come  il cattivo rendimento coalizionale della destra abbiamo voluto fare una altra simulazione togliendo , collegio per collegio, ai voti presi dalla coalizione di  Berlusconi nel 2013 quei 3,5 punti persi nel passato. I voti tolti a Berlusconi sono stati distribuiti agli altri partiti e verso l’astensione in proporzione al loro peso. Come si vede, nemmeno in questo caso lo scorso Febbraio ci sarebbe stato un vincitore.  La differenza è che la coalizione di Bersani avrebbe preso più seggi (272) di quella di Berlusconi (194).

In conclusione, in un contesto tripolare un sistema elettorale con collegi uninominali a un turno non garantisce una maggioranza assoluta dei seggi a nessuno. Tanto più che nel caso del mattarellum  il 25 % di quota proporzionale e lo scorporo (di cui non abbiamo tenuto conto nelle simulazioni) attenuano l’effetto maggioritario rendendo ancora meno probabile un esito decisivo. Solo il premio di maggioranza con il doppio turno può garantire in maniera accettabile che il partito o la coalizione più votati abbiano la maggioranza assoluta dei seggi. Nemmeno un sistema di collegi uninominali a due turni come in Francia può farlo. Ma è certamente vero che un tale sistema aumenterebbe le probabilità di un esito maggioritario.

Detto questo, è anche vero però che l’offerta politica può fare la differenza. Questo è vero sempre, ma lo è ancor più con un sistema maggioritario. Basterebbero pochi voti in più a Bersani nella nostra seconda simulazione per dare alla sinistra la maggioranza assoluta. Anzi, l’ offerta politica ‘giusta’  potrebbe dare al vincente una maggioranza assoluta di seggi ben più alta di quella del porcellum. Con l’attuale sistema al massimo si può avere il 54 % dei seggi. Con il mattarellum, nelle mani di chi lo sappia sfruttare appieno, questa percentuale potrebbe essere molto più alta. Con buona pace di chi vuole modificare ora il porcellum perché potrebbe distorcere troppo la rappresentanza con il suo premio senza soglia.

Simulazione   sui 474 collegi della Mattarella, Camera dei deputati

Berlusconi Bersani Grillo

Monti

Totale

Seggi Maggioritari

Nord-Ovest

17

21

12

50

Nord-Est

81

44

4

129

ex Zona   rossa

1

71

8

80

Sud

113

52

50

215

Italia

212

188

74

474

Seggi Totali

Nord-Ovest

20

27

18

3

68

Nord-Est

98

55

14

5

172

ex Zona   rossa

6

80

15

2

103

Sud

135

72

74

5

286

Italia

259

234

121

15

629

 

 

Simulazione   sui 474 collegi della Mattarella con correzione (1), Camera dei deputati

Berlusconi Bersani Grillo Monti Totale

Seggi Maggioritari

Nord-Ovest

12

22

16

50

Nord-Est

62

57

10

129

ex Zona   rossa

1

71

8

80

Sud

72

76

67

215

Italia

147

226

101

474

Seggi Totali

Nord-Ovest

15

28

22

3

68

Nord-Est

79

68

20

5

172

ex Zona   rossa

6

80

15

2

103

Sud

94

96

91

5

286

Italia

194

272

148

15

629

Note: è escluso il collegio valdostano; Nord Ovest = Piemonte e   Liguria; Nord Est: Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia   Giulia; ex Zona Rossa = Emilia Romagna, Toscana, Marche e Umbria; Sud = le   altre regioni
(1) alla coalizione di Berlusconi sono stati sottratti 3 punti e   mezzo in ogni collegio, riassegnati agli altri partiti in proporzione al loro   peso elettorale (astensione inclusa)
Fonte: Cise – Centro italiano studi elettorali – cise.luiss.it

Nota metodologica

Le simulazioni sono state ottenute grazie ai dati elettorali di tutte le circa 60.000 sezioni in cui si è votato alle ultime politiche per l’ elezione della Camera dei deputati. I dati sono stati proiettati sui 474 collegi uninominali della legge Mattarella. Ringraziamo la Camera e in particolare il suo vice-presidente, on. Luigi Di Maio,   per la disponibilità di questi dati.

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.