La questione occupazionale sempre più la priorità per gli italiani

di Aldo Paparo

Due anni e mezzo or sono abbiamo iniziato la serie dei sondaggi dell’Osservatorio Politico. Già allora il lavoro si era manifestato quale il primo problema da risolvere ad opinione degli italiani. La maggioranza assoluta dei rispondenti, il 54,9%, lo indicava infatti al primo posto. Oggi, dopo trenta mesi di inarrestata recessione della nostra economia, la questione occupazionale è ancor di più la priorità.

Infatti quasi due italiani su tre rispondono “il lavoro” alla domanda che chiede loro quale sia il problema più importante che un governo deve affrontare oggi in Italia. Per l’esattezza si tratta di 956 rispondenti sui 1510 che rispondono alla domanda: ovvero il 63,3%. Si registra quindi una crescita di quanti citano il lavoro come questione più rilevante che sfiora i 9 punti percentuali nell’arco del periodo di tempo considerato.

Ciò non può certo apparire un fatto sorprendente, se si considera il contesto occupazionale del nostro paese. Basti ricordare che oggi un italiano su otto non trova lavoro: il 12,3% per la precisione secondo gli ultimi dati Istat. Nelle regioni meridionali, poi, si registra quasi un raddoppio rispetto alla media nazionale della quota di disoccupati, che raggiunge il quinto della forza lavoro totale. Inoltre, fra gli italiani con meno di 25 anni, la percentuale di quanti non trovano una occupazione tocca il 40%.

Per quanto riguarda il restante terzo del campione, quello che non considera il lavoro come la principale questione all’ordine del giorno, la risposta più frequente è lo sviluppo economico, con 133 rispondenti, poco meno del 9% del totale. Anche nell’aprile di due anni or sono lo sviluppo si era piazzato al secondo posto e con una percentuale sostanzialmente identica: il 9,5%. Rappresenta, invece, un elemento di novità di questa rilevazione il fatto che oggi un ugual numero di rispondenti indichi il funzionamento della politica, che dunque si colloca anch’esso al secondo posto, a pari merito con lo sviluppo, registrando una crescita di oltre due punti rispetto al precedente sondaggio (6,8%).

Le altre risposte che raggiungono una qualche rilevanza numerica sono due, vicine fra loro, con poco più di un intervistato su venti, ovvero 80 teste circa. Queste sono, in ordine di numerosità dei rispondenti che le indicano, le tasse e la povertà. In entrambi i casi si tratta di novità rispetto alla primavera del 2011. Allora, infatti nessuna delle due risposte aveva raggiunto almeno il 3% dei rispondenti e quindi erano ricaduti nella categoria “altro”. Per la povertà si registra sostanzialmente un raddoppio della proporzione di intervistati che la indicano al primo posto. Ancora più dirompente la crescita della questione fiscale, se si pensa che, con appena 13 rispondenti, non raggiungeva l’1%.

Infine rimane da segnalare la sparizione di due questioni che ebbero un certo peso nella rilevazione della primavera di due anni fa e che erano molto care all’allora governo in carica. Sono oggi appena 6, meno dello 0,5%, gli intervistati che mettono al primo posto il problema dell’immigrazione. Trenta mesi fa questa risposta era la terza più frequente, con l’8,5% a sceglierla. Lo stesso è avvenuto per la questione giustizia, che nell’aprile 2011 era indicata da un rispondente ogni 25, mentre oggi da poco più di uno su 100.

Tab. 1 – Risposte alla domanda: “Secondo Lei, qual è il problema più importante che un governo deve affrontare oggi in Italia?”

 

Abbiamo quindi mostrato come il lavoro rivesta sempre più il ruolo di problema più importante presso gli elettori italiani. Vediamo adesso come si è evoluta la percezione della capacità di risolvere tale questione. Possiamo indagare questo aspetto attraverso la successiva domanda del nostro sondaggio, che chiede agli intervistati chi sarebbe più capace di risolvere il problema da loro individuato. Le opzioni proposte – in ordine casuale ad eccezione dell’ultima – sono: un governo di centrosinistra; un governo di centrodestra; un governo di larghe intese, come quello attuale; un governo del M5s; nessuno dei quattro sarebbe capace. Analizzando le risposte valide a questa domanda di quanti hanno precedentemente detto che il lavoro è il problema principale, emerge innzanzitutto come si siano ulteriormente accresciute le fila degli sfiduciati. Ovvero chi ritiene non vi sia alcuna opzione politica in grado di risolvere il problema: questi sono oggi il 47,5%, trenta mesi or sono erano il 44,4%. Ormai, quindi, quasi un italiano su due crede che nessuna delle soluzioni in campo possa essere efficace.

Si conferma poi anche una maggiore credibilità del centrosinistra rispetto al centrodestra, anche se con alcune differenze, dovute in parte alla nuova offerta elettorale. Se infatti nell’aprile 2011 le due coalizioni erano le due sole opzioni in campo, oggi abbiamo necessariamente dovuto includere fra le possibili risposte anche un governo di larghe intese ed uno guidato dal M5s. Vi sono dunque più modalità su cui i rispondenti si vanno a distribuire. Ecco quindi che, fra quanti citano il lavoro al primo posto e rispondono alla domanda successiva sulla competenza, la porzione che indica il centrosinistra come maggiormente capace scende da circa un quarto a circa un quinto. Il calo è pari esattamente a 4 punti percentuali: dal 24,8% al 20,8%.

Nonostante ciò,”un governo di centrosinistra” è di gran lunga l’opzione più indicata e nel rapporto col centrodestra cresce in maniera sensibile. Se nella primavera 2011 per ogni elettore che riteneva il centrodestra maggiormente capace sull’occupazione ve ne erano 1,8 che indicavano il centrosinistra, ora sono 2,5 gli elettori che rispondono centrosinistra per ogni rispondente che indica il centrodestra. Oggi “un governo di centrodestra” è la risposta meno frequente in assoluto: la sceglie l’8,2% di quanti hanno messo il lavoro al primo posto. In quanto a competenza su questa materia, la coalizione moderata e’ scavalcata non solo dalle larghe intese (13,9%), ma anche dal M5s (9,5%).

Tab . 2 – Risposte alla domanda: “Secondo Lei, chi sarebbe più capace di risolvere tale problema?” per gli intervistati che hanno indicato il lavoro come problema più importante

 

Riassumendo, abbiamo osservato come anche dalle domande relative al problema più importante del paese si delinei il quadro di un elettorato sempre più duramente colpito dalla crisi economica e sfiduciato nei confronti della politica. Infatti, abbiamo visto come siano quasi due italiani su tre a indicare oggi il lavoro come priorità dell’agenda di governo, con una ulteriore notevole crescita rispetto al già significativo dato di due anni e mezzo fa. Inoltre sono sensibilmente cresciuti quanti citano altre voci legate alla precarietà economica, quali la povertà e le tasse, che insieme pesano oltre un decimo del campione. Mentre non risultano più essere delle priorità alcune questioni non immediatamente legate all’economia, come l’immigrazione e la giustizia.

Concentrandoci poi su quei rispondenti che hanno indicato nel lavoro la priorità, abbiamo constatato come sia ulteriormente cresciuta la quota di chi pensa non vi siano all’orizzonte possibili soluzioni al problema, che sfiora ormai il 50%. E questo nonostante l’aumento delle possibili opzioni in campo fra cui scegliere: non più solo le due contrapposte coalizioni, ma anche il M5s o un governo di larghe intese. All’interno della risicata maggioranza che, al contrario, ritiene esista un governo capace di risolvere la questione lavoro, si conferma una maggiore credibilità del centrosinistra.

Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.