Francia: la vittoria storica del Front National

di Luana Russo

In Francia si è votato domenica 25 maggio[1]. La Francia elegge 74 eurodeputati (due in più rispetto al 2009) tramite sistema proporzionale con sbarramento al 5% e liste chiuse[2]: sono i partiti politici a stabilire l’ordine dei candidati, dunque gli elettori esprimono solo il voto per un partito e non per specifici candidati. I seggi sono quindi attribuiti secondo l’ordine di presentazione dei candidati sulla lista. Il territorio nazionale è diviso in otto circoscrizioni (di cui una per tutti i territori oltre mare).

La campagna elettorale

In Francia, come in diversi paesi europei (si pensi per esempio all’Olanda, all’Inghilterra o all’Italia), la campagna elettorale è stata influenzata dalla forte presenza della formazione euroscettica Front National (FN), il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen. I sondaggi hanno immediatamente captato il risultato senza precedenti che il Front National si apprestava a raggiungere, stimando, correttamente, che sarebbe diventato il primo partito in Francia.

Luana Russo è Lecturer in Research Methods all’Università di Maastricht. Ha conseguito il dottorato nel 2011 presso la Scuola Superiore Sant’Anna e nel 2010 è stata visiting scholar alla Columbia University. Tra il 2011 e il 2013 è stata postdoc researcher presso Sciences-Po Paris e l’Université Lille 2. I suoi interessi di ricerca includono la geografia elettorale, il cambiamento e il comportamento elettorale, la volatilità e la partecipazione elettorale.

La campagna elettorale spiccatamente anti-europeista del FN è stata sostenuta sul piano nazionale da un forte rallentamento economico che ha intaccato la popolarità del Presidente della Repubblica François Hollande (in netta e costante riduzione: dal 61% del maggio 2012 al 18% all’inizio di maggio 2014[3]) e del suo Parti Socialiste (PS), al governo dal 2012.

Il Front National non ha trovato un avversario efficace neanche a destra, sebbene l’Union pour un Mouvement Populaire (UMP), storico partito conservatore, attraverso il fragoroso rientro dell’ex Presidente Nicolas Sarkozy abbia anch’esso fatto una campagna elettorale caratterizzata da degli slogans inequivocabilmente anti-europeisti: sospensione del trattato di Schengen e trasferimento di metà delle competenze da Bruxelles agli Stati membri.

In linea di massima, il Front National ha dettato la linea della campagna ai due grandi partiti moderati che non sono riusciti né a imporre l’agenda né a mobilitare gli elettori. Infatti secondo le stime dei sondaggi l’astensione avrebbe dovuto raggiungere un nuovo record dopo il massimo storico delle europee del 2009 (59,5%).

Al di là dei temi, i toni della campagna elettorale si sono mantenuti decisamente bassi rispetto ad altri paesi. Marine Le Pen ha condotto una campagna non gridata, puntando sulla semplicità dei contenuti e sulla chiarezza dei messaggi: no Europa, più Francia, uscita dall’euro, abolizione di Schengen.

I risultati

Le previsioni dei sondaggi non sono state smentite: all’indomani delle elezioni europee il FN si conferma con il 24,95% il primo partito di Francia, mentre i due grandi partiti moderati, il PS e l’UMP, hanno subito una sostanziale erosione del loro consenso rispetto alle elezioni europee del 2009, come illustrato nella Tabella 1.

Tabella 1 – Risultati delle elezioni 2014 per il Parlamento Europeo – Francia
Partito Gruppo PE

Voti (%)

Seggi

Voti (diff. sul 2009)

Seggi (diff. sul 2009)

Fronte Nazionale (FN) NI

25,0

24

+18,6

+21

Unione per un Movimento Popolare (UMP) EPP

20,8

20

-7,1

-9

Partito Socialista (PS)/ Partito radicale di sinistra (PRG) S&D

14,0

13

-2,5

-1

Alternativa (Alt) ALDE

9,9

7

+1,4

+1

Europa Ecologia – I verdi (EELV) G-EFA

8,9

6

-7,4

-8

Fronte di Sinistra (FG) GUE-NGL

6,3

3

-0,1

-1

Divers Gauche (DVG) NI

1

Altre liste

15,1

Totale

100

74

+2

Affluenza al voto (%)

43,5

Soglia di sbarramento per ottenere seggi (%)

5%

Abbreviazioni dei gruppi al Parlamento Europeo: EPP=European People’s Party; S&D=Progressive Alliance of Socialists and Democrats; ALDE=Alliance of Liberals and Democrats for Europe; G-EFA=The Greens–European Free Alliance; ECR=European Conservatives and Reformists; GUE-NGL=European United Left–Nordic Green Left; EFD=Europe of Freedom and Democracy;NI=Non-Inscrits.Nota: Il totale dei voti è calcolato, secondo la consuetudine francese, considerando unicamente la Francia metropolitana, cioè escludendo i dipartimenti d’oltremare. Fonte: Ministère de l’Intérieur[4]

Per quanto riguarda il PS, il crollo è drammatico specialmente se confrontato con il dato delle elezioni presidenziali del 2012, in cui Hollande aveva vinto al secondo turno con il 58,51% (al primo turno aveva totalizzato il 35,41%). All’indomani delle elezioni il primo ministro del governo socialista in carica Manuel Valls, che ha definito il risultato elettorale “un terremoto”, ha dichiarato che il governo non cambierà linea ma che è in programma la messa a punto di un abbassamento delle tasse[5].

Anche per l’UMP il confronto con le presidenziali del 2012 evidenzia un netto calo di consensi: Sarkozy aveva raccolto il 26,12% al primo turno e il 41,49% al secondo. Il FN invece non solo ha quadruplicato i voti ottenuti rispetto alle europee del 2009, ma anche rispetto alle presidenziali 2012, in cui aveva ottenuto il 10,09%, ha riportato un incremento di circa 15 punti percentuale.

Tra gli altri partiti, la formazione di centro-destra Alternative (frutto dell’unione di due partiti di centro: l’Union des démocrates et indépendants fondato da Jean-Luis Borloo nel 2012 e il Mouvement Démocrate del leader centrista François Bayrou) è l’unica, assieme al FN, a riportare un incremento di voti rispetto al 2009. Il buon risultato di Alternative e le dure perdite subite dal suo naturale alleato UMP potrebbero portare ad un riassetto dei rapportati di forza nel centro-destra. Netto calo invece per Europe Écologie Les Verts (EELV –partito ecologista di sinistra) che scende da 14 a 6 eurodeputati. Alle elezioni europee del 2009 aveva raggiunto un risultato eccezionalmente buono (il 16,28%) trascinato dal celebre scrittore franco-tedesco Daniel Marc Cohn-Bendit (che si è ritirato dalla politica ufficialmente nell’aprile 2014).

Il Front de Gauche (FG), che sperava di passare la soglia del 10% ed è invece rimasto sulle percentuali del 2009, per bocca del suo leader Jean-Luc Mélenchon si è dichiarato deluso[6].

Infine, un seggio va al candidato di Divers Gauche eletto dai dipartimenti d’oltremare. Divers Gauche non è un partito propriamente detto ma un gruppo che include dei candidati di sinistra che sono membri di partiti minori o non sono ufficialmente iscritti a nessun partito.

L’interpretazione

Il dato principale di queste elezioni rimane quello relativo al FN, che per la prima volta nei suoi trent’anni di storia è in testa a un’elezione a livello nazionale e davanti all’UMP. Sul piano europeo vale la pena ricordare che il FN si è presentato alle elezioni non essendo iscritto a nessun gruppo. A chi le domandava a quale gruppo europeo avrebbe aderito all’indomani delle elezioni la leader Marine Le Pen ha risposto che avrebbe costituito un nuovo gruppo.

Oltre ad essere primo partito in Francia il FN è il primo partito di estrema destra in un’Europa in cui l’avanzamento delle destre euroscettiche è un dato incontrovertibile[7]: gli euroscettici hanno ottenuto 142 seggi contro i 64 del 2009.

Per quanto riguarda il tasso di partecipazione, contrariamente alla previsione di un nuovo record l’astensione è leggermente diminuita: 56,5% rispetto al 59,5% del 2009.

Diversi studiosi hanno sottolineato la natura di secondo ordine delle elezioni europee, che invece di esprimere una preferenza in senso strettamente europeo tendono piuttosto ad assumere un ruolo di referendum sul governo in carica (tra gli altri: Reif e Schmitt 1980). In questo senso, considerato il basso gradimento dell’attuale presidente socialista François Hollande, un buon risultato del partito di opposizione non avrebbe costituito un elemento di sorpresa – se non fosse che tradizionalmente il partito conservatore francese è il moderato UMP, non un partito di estrema destra.

Nonostante la vittoria del FN fosse stata largamente anticipata l’ampiezza del distacco tra il FN e il partito di destra moderata UMP rimane un risultato impressionate. Se si guarda alle elezioni europee del 2009 nel giro di cinque anni lo scenario della destra francese è radicalmente cambiato e i rapporti di forza si sono praticamente ribaltati: se nel 2009 il FN aveva raggiunto solo il 6% nel 2014 ha quadruplicato il consenso (24%), mentre l’UMP ha perso 7 punti percentuale, scendendo dal 28% al 21% e diventando il secondo partito (della destra) del paese.

La débâcle del PS (e in misura leggermente minore anche dell’UMP) e il successo del FN è ancora più evidente quando si guarda alla distribuzione geografica del voto. La Figura 1 Illustra i partiti politici in testa in ciascuna delle otto circoscrizioni elettorali europee.

Figura 1: Partiti politici in testa per circoscrizione

La mappa del voto restituisce la fotografia di un paese schierato destra. Il FN è il primo partito in cinque delle otto circoscrizioni. Nelle restanti tre il primo partito è l’UMP.

Se si sposta l’analisi sul piano dell’età il FN, diversamente dal PS e dall’UMP, si caratterizza per un elettorato giovane. Infatti secondo Ipsos-Steria il FN ottiene i migliori risultati (circa il 30%) tra i giovani al di sotto dei 35 anni, mentre tra gli elettori con più di 60 anni il risultato si attesta al di sotto della media nazionale (21%).

Al contrario, l’UMP è decisamente più popolare tra gli over 60, tra cui ottiene il 25%, cioè circa 4% punti percentuali più della media nazionale. Anche il PS non si può dire sia un partito che ha successo nella fascia più giovane: solo il 15% degli elettori fino a 30 anni l’hanno scelto.

Infine, è interessante notare che è nell’elettorato di estrazione popolare che il FN raccoglie i maggiori consensi: alle ultime elezioni europee il 43% degli operai ha votato FN, mentre solo l’8% ha votato PS[8].

In conclusione

Le elezioni europee non sono le elezioni politiche, e vanno dunque interpretate con le dovute cautele sul piano del consenso. È stato in effetti notato che proprio in forza della natura delle elezioni europee, che non determinano un risultato direttamente nazionale, gli elettori tendono ad esprimere un voto slegato dalle logiche della formazione di governo che favorisce i partiti minori (Reif e Schmitt 1980). Tuttavia, il risultato francese ha chiaramente un peso importante a livello europeo ma soprattutto a livello nazionale. Basti ricordare che furono proprio delle elezioni europee, quelle del 1984, che segnarono la storica ascesa del Front National in Francia (Hainsworth 2004).

Interpretare la vittoria del FN come un voto anti-europeo tout-court sarebbe certamente un errore. Le elezioni europee in Francia si sono tenute in un contesto di crisi economica, di alta disoccupazione e di basso tassi di gradimento del presidente della Repubblica Hollande. Questi elementi potrebbero aver giocato un ruolo importante nel rinforzare la tendenza ad usare l’elezione europea in chiave di protesta (Pertusot e Rittelmeyer 2014). Questa interpretazione appare verosimile specialmente alla luce dei risultati emersi da una recente ricerca del Pew Research Center (2014) secondo la quale la maggioranza dei francesi è favorevole dell’Unione Europea e supporta la moneta unica.

 

Bibliografia

Hainsworth, Paul (2004). The Extreme Right in France: The Rise and Rise of jean-Marie Le Pen’s Front National. Representation, 40(22) pp. 101-114.

Pertusot ,Vivien and Rittelmeyer, Yann-Sven (2014). The European Elections in France: The paradox of a more European yet more eurosceptic campaign. EPIN Commentary No. 16 / 6 February 2014.

Pew Research Center (2014). A Fragile Rebound for EU Image on Eve of European Parliament Elections. EU Favorability Rises, but Majorities Say theis Voice Is NOt Heard in Brussels. Consulatbile Online: http://www.pewglobal.org/files/2014/05/2014-05-12_Pew-Global-Attitudes-European-Union.pdf

Reif, Karlheinz & Schmitt, Hermann (1980). Nine Second Order National Elections: a Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results. European Journal of Political Research 8, pp. 3-44.

 

 

 

 

 

 


[1] Con l’eccezione dei dipartimenti d’oltremare, dove si è cominciato a votare da sabato 24 maggio.

[2] Il sistema a liste chiuse per le elezioni europee è in vigore in Francia, Germania, Ungheria, Portogallo, Romania, Spagna e Regno Unito (tranne l’Irlanda del Nord).

[3] Baromètre OpinionWay: http://www.opinion-way.com/pdf/opinionway_-_le_barometre_clai_metro_lci_du_changement_dans_l_action_politique_mai_2014.pdf

[4] http://www.interieur.gouv.fr/Elections/Les-resultats/Europeennes/elecresult__Resultats-des-elections-europeennes-2014/(path)/Resultats-des-elections-europeennes-2014/index.html

[5] Le Monde: Après la débâcle électorale, Valls veut « de nouvelles baisses d’impôts » http://www.lemonde.fr/politique/article/2014/05/26/apres-la-debacle-electorale-valls-veut-de-nouvelles-baisses-d-impots_4425913_823448.html

[6] Le Nouvel Observateur: Européennes : le Front de gauche échoue à capter les mécontents et finit 6e http://tempsreel.nouvelobs.com/elections-europeennes-2014/20140526.OBS8461/europeenne-le-front-de-gauche-echoue-a-capter-les-mecontents-et-finit-6e.html

[7] Risultati dei partiti di estrema destra alle elezioni europee 2014: Francia 25%; Danimarca 23%, Regno Unito 22%; Austria 20%; Ungheria 15%; Finlandia 13%; Grecia 12%.