Malta: mutamento sottotraccia?

di Marcello Carammia e Roderick Pace

Introduzione

Le elezioni europee – le terze da quando Malta è entrata a far parte dell’Ue – si sono tenute sabato 24 maggio. Malta ha eletto sei deputati, uno in più del 2009. Il sistema elettorale è lo stesso delle elezioni nazionali, ma con una sola circoscrizione anziché tredici. Si tratta del sistema del ‘voto singolo trasferibile’ (VST), una variante dei sistemi proporzionali che permette all’elettore di enumerare tante preferenze quanti sono i candidati (Katz 1984)[1]. La ridotta dimensione delle circoscrizioni[2], in un contesto politico acutamente polarizzato, rende possibile il bipartitismo perfetto che, unitamente alle altre caratteristiche del sistema politico, fa di Malta un caso da manuale di democrazia maggioritaria (Lijphart 1999). Nessun partito al di fuori dei due principali – il Partit Laburista (PL) e il Partit Nazzjonalista (PN) – ha mai ottenuto rappresentanza nel parlamento maltese né in quello europeo, per quanto i verdi di Alternattiva Demokratika (AD) si siano più volte avvicinati all’obiettivo.

La campagna elettorale

Le elezioni per il parlamento europeo (PE) si sono tenute a poco più di un anno dalle elezioni politiche del marzo 2013, che hanno sancito l’alternanza dopo un lungo periodo di governo nazionalista – al potere dal 1987, salvo la breve parentesi laburista del 1996-98. I preparativi per la campagna elettorale sono iniziati nel luglio 2013 con l’avvio del processo di composizione delle liste elettorali, chiuse nel gennaio 2014. La composizione delle liste non è stata priva di polemiche, causate da alcune candidature controverse[3]. La scelta più discussa è stata probabilmente quella del PL, che ha candidato l’ex leader ed ex primo ministro Alfred Sant.

Marcello Carammia è Senior lecturer all’Institute for European Studies dell’Università di Malta. Si è laureato all’Università di Catania e ha conseguito il dottorato all’Università di Siena. E’ condirettore dell’Italian Agendas Project e membro dello European Union Agendas Project. I suoi interessi di ricerca vertono sui processi decisionali in prospettiva comparata, i partiti politici, l’Unione Europea e le politiche di immigrazione.
Roderick Pace, Jean Monnet Professor, è direttore dell’Institute for European Studiesdell’Università di Malta. I suoi interessi di ricerca includono le relazioni internazionali ed euro-mediterranee, il ruolo dei piccoli stati nel sistema globale, e la politica di Malta.

Sant dirigeva il partito durante la vittoria alle elezioni politiche del 1996, ma anche durante le sconfitte del 1998, 2003 e 2008. È stato un fiero oppositore dell’accesso di Malta all’Ue, e si è ostinatamente rifiutato di riconoscere la sconfitta al referendum consultivo sull’adesione tenuto nel 2003. La sua candidatura è esemplificativa di una certa ambiguità nella posizione del PL rispetto all’Ue. L’avvento di una nuova leadership ha spostato il PL su posizioni più marcatamente pro-europee, parte di un più generale rinnovamento della piattaforma politica del partito nel segno dell’avvicinamento alle posizioni della famiglia socialista europea. La candidatura di Sant è stata vista con sospetto dai sostenitori della svolta del PL, ma l’ex primo ministro gode ancora di grande popolarità presso una larga fetta degli elettori laburisti. I sondaggi elettorali hanno costantemente indicato in Sant il candidato con maggiore seguito, risultato ampiamente confermato dal voto.

La distanza ravvicinata dalle elezioni politiche del marzo 2013 ha fatto sì che, salvo un breve periodo di quiete, il paese abbia vissuto una campagna elettorale prolungata, nella quale i temi europei hanno avuto una rilevanza intermittente. Durante l’estate, il tentativo del governo di porre in essere il respingimento in mare dei migranti provenienti dalle coste nordafricane è stato criticato da esponenti di rilievo del PN. La politica del pushback è stata di fatto accantonata in seguito alle aspre critiche della Commissione europea, e all’avvio dell’operazione Mare Nostrum da parte dell’Italia.

Nel novembre 2013 l’opposizione ha aperto una campagna contro il lancio dello “schema di cittadinanza”, che introduceva la vendita della cittadinanza maltese ad investitori facoltosi. In seguito alle polemiche, e ancora una volta alle reprimende delle istituzioni europee, il governo ha dovuto apportare una serie di modifiche al programma. Lo schema di cittadinanza ha rappresentato di fatto l’avvio della campagna elettorale, che salvo brevi tregue è proseguita incessante.

Con l’intensificarsi della campagna, e in particolare con il lancio ufficiale a due mesi dalle elezioni, i temi nazionali hanno riguadagnato piena centralità. Il PN ha esortato esplicitamente e ripetutamente gli elettori ad usare il voto per manifestare la delusione nei confronti del governo laburista. Dal canto suo, il PL ha risposto ponendo l’accento sul rispetto delle promesse elettorali. Particolare enfasi è stata posta sulla riduzione del costo dell’energia per le famiglie – un tema centrale nella campagna elettorale per le politiche del 2013 – entrata in vigore proprio nell’ultima fase della campagna per le europee.

Un altro tema nazionale di grande rilievo durante la campagna elettorale è stato quello del matrimonio tra persone dello stesso sesso, introdotto in aprile con la Civil Union Bill. Sia il PN che il PL l’avevano inserito nei loro programmi elettorali in vista delle elezioni nazionali del 2013, ma nella votazione finale della legge il PN si è astenuto a causa dell’introduzione del diritto all’adozione da parte di coppie dello stesso sesso. L’astensione è stata criticata dalle associazioni LGBT, e da ampi settori dell’opinione pubblica.

In sintesi, la campagna elettorale a Malta ha seguito il canovaccio delle elezioni di secondo ordine (Reif e Schmitt 1980), con i temi nazionali largamente prevalenti su quelli europei. L’eccezione di maggior rilievo al carattere nazionale della campagna la si è avuta in coincidenza della visita dei candidati alla presidenza della Commissione, che ha brevemente orientato la discussione su temi prettamente europei; ma la loro salienza è rimasta piuttosto circoscritta rispetto a quella dei temi nazionali.

Tuttavia, concludere che l’Ue sia stata del tutto assente nella campagna elettorale sarebbe fuorviante. Il contestato percorso verso l’adesione all’Unione, sancita dal referendum del 2003, ha lasciato tracce profonde nella competizione partitica. Da allora, l’“uso dell’Unione Europea” (Garcia 2014) ricorre occasionalmente nelle campagne elettorali. Nonostante la svolta pro-europea della nuova leadership del PL, l’Ue ha mantenuto una certa presenza nella competizione elettorale, pur se declinata in chiave domestica.

I risultati

Circa 258.000 elettori si sono recati ai seggi, il 74,8% degli aventi diritto. Una partecipazione considerevole nel contesto europeo, meno in quello maltese abituato ad un’affluenza “quasi universale” (Hirczy 1995): l’affluenza del 93% alle elezioni nazionali del 2013, costante rispetto alle politiche del 2008 ma in calo rispetto al 96% del 2003, era stata osservata con una certa preoccupazione da diversi commentatori. In ogni caso, anche rispetto alle precedenti consultazioni europee, il calo – quattro punti netti – è stato marcato (per una discussione delle tornate precedenti delle elezioni europee, si veda Pace 2005 e 2009).

 

Tab. 1 – Risultati delle elezioni 2014 per il Parlamento Europeo – MALTA
Partito Gruppo PE

Voti (%)

Seggi

Voti (diff. sul 2009)

Seggi (diff. sul 2009) *

Partito Laburista (PL)

S&D

53.4

3

-1.4

-1

Partito Nazionalista (PN)

EPP

40.0

3

-0.5

+1

Alternativa Democratica (AD)

G-EFA

3.0

0

+0.6

0

Impero Europa (IE)

2.7

0

+1.2

0

Altri

1.0

0

0

Totale

100.0

6

100.0

0

Affluenza al voto (%)

74.8

-4

Soglia di sbarramento per ottenere seggi (%)

35.975 voti

Nota sul sistema elettorale: il sistema del VST prevede una soglia d’accesso variabile, calcolata in base al quoziente di Droop: Q=((Voti validi)/(numero totale seggi+1))+1
* Le elezioni del 2009 hanno attribuito a Malta cinque seggi, di cui due sono stati ottenuti dal PN e tre dal PL. In seguito all’entrata in vigore del protocollo aggiuntivo al trattato di Lisbona, un sesto seggio è stato aggiunto nel dicembre 2011, ed ottenuto dal PL. Poiché il sesto seggio è stato attribuito sulla base dei risultati delle elezioni del 2009, i risultati in tabella lo includono nella comparazione tra i risultati del 2009 e del 2014.
Abbreviazioni dei gruppi al Parlamento Europeo: EPP=European People’s Party; S&D=Progressive Alliance of Socialists and Democrats; ALDE=Alliance of Liberals and Democrats for Europe; G-EFA=The Greens–European Free Alliance; ECR=European Conservatives and Reformists; GUE-NGL=European United Left–Nordic Green Left; EFD=Europe of Freedom and Democracy; NI=Non-Inscrits.

 

La terza tornata di elezioni europee dall’adesione di Malta all’Ue ha premiato ancora una volta il PL che, pur correndo per la prima volta da partito al governo, ha ottenuto la maggioranza assoluta con il 53,4% delle “prime preferenze”. Circa un punto e mezzo in meno rispetto alle elezioni europee del 2009, e al risultato sostanzialmente analogo ottenuto alle elezioni nazionali del 2013.

Con il 40% delle prime preferenze, i nazionalisti del PN, principale oppositore dei laburisti, hanno sostanzialmente ripetuto la performance delle europee del 2009 – quando, però, si trovavano al governo – ma hanno perso circa tre punti e mezzo rispetto alle recenti elezioni politiche. Il divario dai laburisti si è accresciuto, passando da 11,5 a 13,4 punti.

In sostanza, il voto consolida il riallineamento dell’elettorato maltese, come testimoniato dalla crescita del PL in tutte le regioni del paese, incluso quelle tradizionalmente ostili. La sconfitta del PN è stata tuttavia mitigata dall’esito del trasferimento delle preferenze previsto dalla legge elettorale, che ha trasformato la netta sconfitta nelle urne in un pareggio in termini di seggi. L’assegnazione dei primi seggi è stata relativamente rapida, ed ha visto il PL in vantaggio sul PN con tre seggi contro due. La complicata procedura per la riassegnazione delle preferenze è risultata in un serrato testa a testa per il sesto seggio, concluso a quattro giorni dalle elezioni. La candidata del PN ne è uscita vincitrice con un margine di 206 voti, permettendo al partito di ottenere per la prima volta tre seggi al parlamento europeo.

L’area di voto catalizzata dai due partiti principali rimane molto estesa, coprendo il 93,4% dei suffragi e la totalità dei seggi. Tuttavia, il calo è sensibile rispetto al 98,17% totalizzato dai due partiti alle elezioni nazionali tenute appena un anno prima. Lo spazio lasciato libero da PL e PN ha riservato delle sorprese. Non tanto sul versante dei verdi di AD, che pur guadagnando mezzo punto dalla precedente tornata europea – e quasi un punto rispetto alle politiche del 2013 – con il loro 3% confermano l’incapacità di ottenere rappresentanza parlamentare tanto a livello nazionale quanto a livello europeo. Quanto piuttosto per la crescita dell’estrema destra neofascista di Imperium Europa (IE), che sfiora il raddoppio dei voti rispetto alle europee del 2009, passando dall’1,5 al 2,7% e arrivando a lambire la posizione di AD. Un successo notevole se inquadrato nel contesto del bipartitismo maltese, consolidato da decenni sullo schema della competizione PN/PL, con AD unico outsider ed eterno candidato (unico) alla rappresentanza parlamentare in qualità di terzo partito.

In conclusione

Il risultato delle elezioni europee non sembra aver riservato grosse sorprese. I sei deputati eletti da Malta sono equamente divisi tra i due partiti principali, che ancora una volta raccolgono la stragrande maggioranza dei consensi ed escludono i partiti minori dalla rappresentanza parlamentare. Tuttavia, sotto l’apparenza della stabilità, si colgono alcuni cambiamenti di un certo rilievo.

Le elezioni consolidano il riallineamento degli elettori tra i grandi partiti, intensificando la presa dei laburisti sul paese ed estendendola ad aree tradizionalmente nazionaliste. Aumenta l’astensione, che si porta a circa 20 punti percentuali da quella delle ultime elezioni nazionali, quattro punti sotto le ultime europee e otto sotto quelle del 2004.

Il sistema elettorale del VST fa sì che, nonostante la grande distanza in termini percentuali, i due partiti mandino tre deputati ciascuno al parlamento europeo. Si conferma l’effetto disproporzionale del sistema, con esiti difficilmente prevedibili (Doron 1977). In questa tornata sono gli sconfitti a goderne i benefici.

Una novità di rilievo è il numero di donne elette, superiore a quello degli uomini (4-2) nonostante il VST sia stato a lungo considerato ad esse sfavorevole (Lane 1995). Malta non aveva eletto donne al parlamento europeo sino a un anno fa, quando tre eurodeputati dimessisi in anticipo sulla scadenza perché eletti al parlamento nazionale erano stati sostituiti da tre donne. La prevalenza delle donne nella rappresentanza maltese al PE può essere letta nel contesto del più generale mutamento sociale degli ultimi anni, che è culminato nel referendum sul divorzio del 2011 e nella legge sulle unioni civili del 2013.

Sebbene il risultato dell’estrema destra di Imperium Europa abbia sorpreso gli osservatori, i partiti maltesi dichiaratamente euroscettici non hanno eletto membri al PE. Da questo punto di vista, il voto maltese si differenzia da quello di molti paesi europei; in particolare da quello degli altri stati meridionali, rispetto ai quali d’altra parte Malta è stata toccata solo tangenzialmente dalla crisi.[4] Non si può dire, tuttavia, che l’euroscetticismo non abbia ottenuto rappresentanza. L’ex primo ministro e leader del PL, Alfred Sant, ha catalizzato il voto critico nei confronti dell’Ue, risultando il candidato più votato.

Questo esito è indicativo della capacità dei due partiti principali di offrire rappresentanza ad un ampio ventaglio di posizioni, neutralizzando così la sfida dei partiti minori che ancora una volta. Tuttavia, il grande successo del candidato euroscettico Alfred Sant testimonia la persistenza di una consistente frazione di elettorato euroscettico, in particolare tra le fila dei laburisti. Finché l’Ue si concretizzerà in un gioco ad evidente somma positiva, è piuttosto scontato che i partiti maggiori riusciranno a riassorbire al proprio interno l’opposizione al progetto europeo. Ma una crisi economica o politica potrebbe dare l’innesco a tensioni latenti, svegliando il “gigante dormiente” (Van der Eijk e Franklin 2004).

 

Riferimenti bibliografici

Doron, G. e Richard, K. (1977), Single Transferrable Vote: An Example of a Perverse Social Choice Function, in “American Journal of Political Science”, vol. 21(2), pp. 303–11.

Garcia Lupato, F. (2014), Talking Europe, Using Europe: The EU and Parliamentary Competition in Italy and Spain (1986–2006), in “The Journal of Legislative Studies”, vol. 20(1), pp. 29–45.

Hirczy, W. (1995), Explaining near-universal turnout: the case of Malta, in “European Journal of Political Research”, vol. 27(2), pp. 255–72.

Katz, R. (1984), The single transferable vote and proportional representation, in A. Lijphart e B. Grofman (a cura di), Choosing an electoral system: issues and alternatives, New York, Praeger.

Lane, J. C. (1995), The election of women under proportional representation: The case of Malta, in “Democratization”, vol. 2(2), pp. 140–57.

Lijphart, A. (1999), Patterns of Democracy: Government Forms and Performance in Thirty-six Countries, New Haven, Yale University Press.

Pace, R. (2005), The Maltese Electorate Turns a New Leaf? The First European Parliament Election in Malta, in “South European Society & Politics”, vol. 10(1), pp. 121-136.

Pace, R. (2009), The European Parliament Election in Malta, EPERN – European Parties Elections and Referendums Network – Working Paper 27, 6 giugno.

Van der Eijk, C., e Franklin, M. N. (2004), Potential for Contestation on European Matters at National Elections in Europe, in G. Marks e M. R. Steenbergen (a cura di), European Integration and Political Conflict, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 32–50.

 


[1] Se il candidato per cui è stata espressa la prima preferenza risulta eletto, il voto viene riassegnato al candidato indicato quale seconda preferenza, e così finché il voto non è reso ‘utile’, cioè assegnato ad un candidato che non ha raggiunto la soglia d’accesso ai seggi.

[2] Malta ha una popolazione di circa 420.000 abitanti e un corpo elettorale di circa 330.000 votanti. Per le elezioni nazionali, il territorio è diviso in 13 circoscrizioni, ciascuna delle quali elegge 5 deputati. A questi si aggiunge un numero di seggi assegnato a livello nazionale per premiare il partito che ha ottenuto più ‘prime preferenze’, e far sì che la maggioranza dei seggi sia effettivamente assegnata al partito più votato. Ciascuna circoscrizione ha una media di circa 25.000 elettori.

[3] Il PN ha rifiutato la candidatura di un popolare conduttore televisivo, oggetto di un’inchiesta giudiziaria. Per contro, il PL ha approvato la candidatura di un suo membro sotto inchiesta, che si è ritirato in seguito a una sentenza di condanna a due settimane dalle elezioni, generando imbarazzo nel partito.

[4] La crisi ha implicato un rallentamento economico, ma la crescita del PIL è andata su livelli negativi solo nel 2009, ed ha riguadagnato un buon ritmo negli ultimi due anni, con proiezioni positive nei prossimi anni. La disoccupazione rimane a livelli relativamente bassi, attorno al 6,5%. Attualmente, il debito pubblico è poco oltre il 70%, ma il deficit è attorno al 2,8% e dato in discesa al 2,5% nei prossimi anni. Malta è sotto procedura per deficit eccessivo dal 2012, quando ha ottenuto due anni di tempo per ricondurre le finanze su un percorso sostenibile.