di Vlastimil Havlík
Ventuno europarlamentari che rappresentano la Repubblica Ceca (1 europarlamentare in meno rispetto al 2009) sono stati eletti il 23 e 24 maggio. Nella Repubblica Ceca è in vigore un sistema elettorale proporzionale con liste bloccate, una circoscrizione unica nazionale e una soglia di sbarramento del 5%. Per l’allocazione dei seggi tra i vari partiti è usato il metodo d’Hondt (Chytilek et al. 2009).
La campagna elettorale
Il termine “invisibile” è forse ciò che descrive meglio la campagna che ha preceduto le elezioni. Ciò non significa che i partiti politici (e i media) abbiano del tutto ignorato le elezioni, ma l’intensità della campagna elettorale (in termini di numero di cartelloni pubblicitari dei partiti, manifesti e copertura sui media) è stata chiaramente minore rispetto alle elezioni politiche anticipate che si sono tenute nell’ottobre 2013. Un altro importante aspetto della campagna elettorale è stato la sua europeizzazione. Per la prima volta da quando la Repubblica Ceca è entrata nell’Unione Europea, la stragrande maggioranza dei partiti politici si è concentrata sulle questioni europee e non ha utilizzato le elezioni per il Parlamento Europeo (PE) solo come un’altra arena di competizione politica nazionale e un’opportunità per attaccare il governo nazionale (come è avvenuto in particolare alle elezioni per il PE del 2004). Ciò può essere dovuto al fatto che le ultime elezioni politiche si sono tenute appena sette mesi prima delle elezioni europee e il governo nazionale composto da ČSSD, ANO e KDU-ČSL si è formato non prima della fine di gennaio. Essendo in carica solo da pochi mesi, il governo non ha adottato alcuna misura controversa (in realtà quasi nessuna). Pertanto c’era poco spazio per il voto di protesta che di solito è visto come un importante incentivo a votare nelle cosiddette elezioni di secondo ordine (Reif e Schmitt 1980). Pertanto non c’è da stupirsi che, secondo un sondaggio di opinione effettuato poco prima delle elezioni, le elezioni per il PE siano state percepite come “senza senso” dal 50 % degli elettori (Česká televize 2014). Inoltre, la presenza delle tematiche europee nella campagna non significa che i partiti abbiano presentato complesse e dettagliate visioni del processo di integrazione europea.
Vlastimil Havlík è Research Fellow presso l’Istituto Internazionale di Scienze Politiche, Facoltà di Studi Sociali, Università di Masaryk (FSS MU) e Assistant Professor presso il Dipartimento di Scienze Politiche, FSS MU. Il suo insegnamento e le sue attività di ricerca includono la politica ceca, l’europeizzazione e il populismo. È anche il caporedattore del Czech Journal of Political Science (www.politologickycasopis.cz). |
ANO, un nuovo partito populista di successo fondato dal miliardario Andrej Babiš, quest’ultimo vincitore delle elezioni per il PE, ha pubblicato un programma pieno di posizioni di carattere generale sintetizzate al meglio dallo slogan elettorale del movimento “Per i nostri bambini, una chance in Europa”. In maniera simile, il titolo del programma elettorale del ČSSD, in cui il partito enfatizzava in particolar modo le tematiche sociali, era “Insieme in Europa”. Inoltre, il partito ha voluto “essere il primo violino in Europa”. KDU-ČSL, il vecchio partito Cristiano-democratico, con il motto “Noi proteggiamo gli interessi dei Cechi” non è rimasto indietro agli altri partiti a tale riguardo. Il conservatore TOP 09 ha tentato di presentarsi come un partito chiaramente europeista (lo slogan “Io sono un europeo” sotto l’immagine del presidente del partito Karel Schwarzenberg esprime chiaramente l’atteggiamento positivo del partito verso l’UE) e ha persuaso gli elettori dell’importanza dell’Unione Europea con lo slogan “Non rinunciare all’Europa”. Ciò che ha catturato l’effettiva attenzione dei media (anche all’estero), è stata la campagna anti immigrazione condotta da “L’Alba”, un partito populista guidato da un imprenditore ceco-giapponese, Tomio Okamura. Il partito “ha preso in prestito” un noto manifesto con le pecore per primo usato dal Partito del Popolo Svizzero. Il fronte euroscettico comprendeva anche il liberal-conservatore ODS e “I Liberi Cittadini”. Il tema principale della campagna dell’ODS è stato il rifiuto dell’ingresso della Repubblica Ceca nell’Unione Monetaria Europea. Il partito ha organizzato una petizione contro l’euro durante la campagna ed è riuscito a raccogliere più di 40.000 firme. Anche la campagna del partito libertario “I Liberi Cittadini” si è basata sulla critica – prendendo a prestito le loro stesse parole – de “L’euro nonsense”, tra cui rientra non solo l’euro, ma anche ad esempio la regolamentazione delle lampadine o del lavaggio delle toilette; il KSČM, di solito etichettato come un partito euroscettico (Kopecký 2004, Havlík 2011), non ha investito molti sforzi e denaro nella campagna e si è affidato al suo elettorato di solito molto disciplinato (Linek 2006). Tutto sommato, la campagna che ha preceduto le elezioni è stata appena “visibile”, mancando di questioni controverse.
I risultati
La bassa intensità della campagna, che è stata priva di questioni controverse e il livello di europeizzazione insolitamente alto possono essere state la ragioni principali della più bassa partecipazione elettorale nella storia delle elezioni per il PE nella Repubblica Ceca. L’affluenza al voto del 18,2% è stata inferiore di più di 10 punti percentuali rispetto al 2009 facendo della Repubblica Ceca il paese con la seconda partecipazione elettorale più bassa tra tutti gli stati membri (vedi Tabella 1; per una comparazione dettagliata con le elezioni per il PE del 2009 si veda Hloušek e Kaniok 2009).
Tab. 1 – Risultati delle elezioni 2014 per il Parlamento Europeo – Repubblica Ceca | ||||||
Partito |
Gruppo PE |
Voti (%) |
Seggi |
Voti (diff. sul 2009) |
Seggi (diff. sul 2009) |
|
ANO 2011 (ANO) |
ALDE |
16.1 |
4 |
+16.1 |
+4 |
|
Coalizione di TOP 09 e sindaci (TOP 09) |
EPP |
16 |
4 |
+16.0 |
+4 |
|
Partito Social Democratico Ceco (ČSSD) |
S&D |
14.2 |
4 |
-8.2 |
-3 |
|
Partito Comunista della Boemia e della Moravia (KSČM) |
GUE-NGL |
11 |
3 |
-3.2 |
-1 |
|
Unione Cristiana e Democratica – Partito popolare Cecoslovacco (KDU-ČSL) |
EPP |
10 |
3 |
+2.3 |
+1 |
|
Partito Democratico Civico (ODS) |
ECR |
7.7 |
2 |
-23.8 |
-7 |
|
Partito dei Liberi Cittadini (Strana svobodných občanů) |
5.2 |
1 |
+3.9 |
+1 |
||
Alba di Democrazia Diretta di Tomio Okamura (Úsvit) |
3.1 |
0 |
+3.1 |
0 |
||
Altri |
16.7 |
0 |
||||
Totale |
100 |
21 |
-1 |
|||
Affluenza al voto (%) |
18.2 |
-10.1 |
||||
Soglia di sbarramento per ottenere seggi (%) |
5% |
|||||
Abbreviazione dei gruppi al Parlamento Europeo: EPP=European People’s Party; S&D=Progressive Alliance of Socialists and Democrats; ALDE=Alliance of Liberals and Democrats for Europe; G-EFA=The Greens–European Free Alliance; ECR=European Conservatives and Reformists; GUE-NGL=European United Left–Nordic Green Left; EFD=Europe of Freedom and Democracy; NI=Non-Inscrits. |
L’elezione ha prodotto una vittoria di misura per ANO con Pavel Telička, ex Membro della Commissione UE, candidato come capolista. TOP 09, guidato da un ex vice-governatore della Banca nazionale ceca, ossia Luděk Niedermayer, è arrivato subito dietro. Tenendo conto della tradizionalmente bassa disciplina degli elettori social-democratici, il 14,2% dei voti (e 4 seggi) può essere interpretato come un successo per il ČSSD guidato dal sociologo Jan Keller. Il KSCM con la deputata Kateřina Konečná come capolista, ha chiuso al quarto posto seguito da vicino da KDU- ČSL. Entrambi i partiti saranno rappresentati da tre eurodeputati. Solo il 7,7% degli elettori hanno espresso il loro voto per l’ODS guidato dal deputato Jan Zahradil, e ciò significa una diminuzione del consenso del partito di oltre 20 punti percentuali rispetto alle europee del 2009. “I Liberi Cittadini” con il 5,2% dei voti e 1 seggio conquistato dal leader del partito Petr Mach è stato l’ultimo partito politico che è riuscito a superare la soglia. “L’Alba” non ha vinto alcun seggio al PE e ha ottenuto il 3,1% dei voti.
Un’interpretazione
La bassa partecipazione elettorale ha reso molto difficile un’interpretazione sostanziale dei risultati. Tuttavia, diversi e dettagliati commenti possono essere fatti. Il risultato leggermente al di sopra del 16% dei voti ha dimostrato che il partito populista ANO era in grado di mobilitare gli elettori anche dopo essere entrato al governo. D’altra parte, il risultato è stato deludente per ANO dal momento che era stato pronosticato come vincente con una percentuale fino al 30%. La campagna filoeuropea di TOP 09 può aver giocato un ruolo importante nel successo del partito che probabilmente è risultato come un’opzione attraente per la maggior parte degli elettori di centro-destra filoeuropei che non condividevano gli atteggiamenti euroscettici dell’ODS. Tuttavia, si dovrebbe dire che il successo di TOP 09 probabilmente è stato anche determinato dalla candidatura di Jiří Pospíšil, ex ministro della giustizia dell’ODS che si era unito al TOP 09 appena pochi mesi prima delle elezioni. Con più di 77.000 voti di preferenza, Pospíšil è diventato in questo ambito il candidato di maggior successo. Quasi il 10% dei voti e 3 seggi per KDU-ČSL sembrano rappresentare una grande vittoria per i Cristiano-democratici. Tuttavia, se si considera la bassa affluenza al voto e la fedeltà tradizionalmente alta degli elettori del KDU-ČSL, il risultato del partito avrebbe potuto essere ancora migliore. Dopo la caduta del governo guidato dall’ex presidente dell’ODS Petr Nečas nel 2013, che è stato causato dalla denuncia per corruzione di Nečas e di sua moglie, e dopo un enorme crollo di popolarità del partito, l’ODS ha raccolto quasi l’8% dei voti, segnalando che il partito ha ancora una piccola, ma stabile base elettorale. D’altra parte, il successo de “I Liberi Cittadini”, che si è presentato non solo come un partito euroscettico, ma anche come un attore politico in grado di “purificare” il lato destro dello spazio politico ceco, ha limitato la rinascita elettorale dell’ODS. Il successo de “I Liberi Cittadini” potrebbe essere visto come un altro tassello del puzzle riguardante la trasformazione a cui è sottoposto il campo del centro-destra nello spazio politico della Repubblica Ceca. Infine, il peggior risultato del KSČM dalle elezioni europee del 2004 significa che anche i comunisti non devono dare per scontato il loro consenso elettorale.
Conclusioni
La più bassa partecipazione elettorale dal 2004 ha rappresentato forse il fatto più importante delle elezioni europee del 2014 nella Repubblica Ceca. La mancanza di un incentivo supplementare a votare derivante dal fatto che il nuovo governo era appena entrato in carica e ciò limitava la possibilità di esprimere un voto di protesta, una campagna quasi invisibile piena di dichiarazioni a carattere “europeo” rilasciate da quasi tutti i partiti politici, sono state probabilmente le ragioni più importanti per il fatto che molto meno di un quinto degli elettori, alla fine, ha partecipato alle elezioni. Pertanto, si può solo fare alcune osservazioni basiche per ciò che concerne i risultati dei partiti politici: il populista ANO è stato in grado di mobilitare gli elettori anche dopo essere entrato al governo, l’ODS ha mantenuto lo “zoccolo duro” del suo elettorato. Il ČSSD, che di solito ha problemi a mobilitare gli elettori nelle elezioni europee, ha registrato un risultato che rientra nella media. Una quota significativa degli elettori ha deciso di votare per un partito più filoeuropeo di centro-destra (TOP 09) e anche per una alternativa euroscettica “purificatrice” del centro-destra (“I Liberi Cittadini”). Il KSČM non è stato in grado di attirare tanti elettori come aveva fatto in passato e KDU-ČSL non ha sfruttato le potenzialità di una base elettorale disciplinata e fedele.
Referimenti bibliografici
Česká televize (2014), Volby do EP jsou nepotřebné – tento názor sídlí na 50 procent voličů (http://www.ceskatelevize.cz/ct24/domaci/274432-volby-do-ep-jsou-nepotrebne-tento-nazor-sdili-na-50-procent-volicu/).
Havlík, V. (2011), A Breaking-Up of a Pro-European Consensus. Attitudes of Czech Political Parties towards the European Integration (1998-2010), in “Communist and Post-Communist Studies”, vol. 44(2), pp. 129-147.
Hloušek, V. e Kaniok, P. (2009), European Parliament Election Briefing No 29. The 2009 European Parliament Election in the Czech Republic, 5-6 giugno (https://www.sussex.ac.uk/webteam/gateway/file.php?name=epern-no-29-czech-republic-2009.pdf&site=266).
Chytilek, R., Lebeda, T., Šedo, J. e Čaloud, D. (2009), Volební systémy, Praga, Portál.
Reif, K. e Schmitt, H. (1980), Nine Second-Order National Elections – A Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results, in “European Journal of Political Research”, vol. 8(1), pp. 3-44.
Kopecký, P. (2004), An Awkward Newcomer? EU Enlargement and Euroscepticism in the Czech Republic, in R. Harmsen and M. Spiering (a cura di), Euroscepticism. Party Politics, National Identity and European Integration, Amsterdam, New York, Rodopi, pp. 225-246.
Linek, L. (2006), Vliv volební účasti na zisky jednotlivých politických stran: případ voleb do Poslanecké sněmovny v roce 2006, in “Czech Journal of Political Science”, vol. 14(3), pp. 205-223.
Volby.cz (www.volby.cz)