Croazia: risultati negativi per la coalizione al governo

di Andrija Henjak

Le elezioni per il Parlamento Europeo (PE) in Croazia hanno avuto luogo appena un anno dopo le elezioni speciali per il PE che si sono tenute nel 2013, poco prima dell’adesione della Croazia all’UE. L’ingresso della Croazia nell’UE, a differenza dell’adesione di altri paesi dell’Europa centrale ed orientale, non è stato un evento segnato da un entusiasmo palpabile e da grandi aspettative, ma piuttosto da un ottimismo sottotono o da indifferenza. È stato visto dall’opinione pubblica sia come una possibilità per cambiare la direzione di un’economia stagnante e per migliorare il funzionamento delle istituzioni, sia come uno sviluppo inevitabile con prospettive incerte per il paese che potrebbe non essere completamente pronto a godere dei vantaggi dell’adesione. Il primo anno di adesione all’UE è stato caratterizzato dalla posizione relativamente periferica della Croazia nel quadro dei più importanti processi relativi alle conseguenze della crisi dell’euro. Mentre è colpita dalla crisi dell’eurozona, la Croazia non fa parte della zona euro e i suoi problemi economici sono iniziati ben prima dell’adesione e non hanno a che fare con l’UE. Pertanto, la Croazia è principalmente uno spettatore nei dibattiti relativi alla risposta da dare alla crisi e alla futura direzione della governance economica dell’UE. Inoltre, i primi mesi di adesione sono stati caratterizzati dalla controversia che il governo croato ha avuto con l’UE sull’esecuzione del mandato di cattura europeo, che ha portato ad una avvilente se non umiliante marcia indietro del governo dopo sei mesi di discussione con la Commissione Europea. Ma in generale, l’opinione pubblica croata non era sufficientemente informata né degli attuali sviluppi nell’UE, né dei dibattiti riguardanti la futura direzione politica dell’Unione. Come risultato, l’UE e le questioni europee in generale sono state molto poco presenti nel dibattito pubblico prima delle elezioni per il PE.

Andrija Henjak è Assistant Professor presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Zagabria. I suoi interessi di ricerca includono: lo stato sociale e il suo impatto sulle divisioni politiche e i sistemi di partito, l’atteggiamento dell’opinione pubblica verso l’integrazione europea, nonché lo sviluppo delle divisioni politiche e delle istituzioni in Europa centrale e orientale e l’impatto dei conflitti storici sullo sviluppo politico contemporaneo di questi paesi. Ha pubblicato in West European Politics e in diversi libri in lingua inglese.

Il contesto

L’anno dopo l’adesione, la politica croata è stata caratterizzata dai continui tentativi della coalizione di opposizione guidata dall’Unione Democratica Croata (HDZ) tesi a sfidare il governo e a mobilitare la propria base elettorale enfatizzando molto la politica simbolica e le questioni identitarie. Il leader dell’HDZ, Tomislav Karamarko, ha fatto affidamento sulla retorica nazionalista radicale volta a delegittimare il governo guidato dal Partito Social Democratico (SDP) in quanto composto da “persone che non hanno mai voluto e mai amato la Croazia” e affermando che le politiche governative minano l’indipendenza del paese. La radicalizzazione è stata alimentata dalla disputa sull’introduzione del cirillico, ordinata dalla legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali, nella città di Vukovar, un luogo carico di forti significati simbolici, dal momento che fu assediata e distrutta dall’esercito jugoslavo nel 1991. L’organizzazione chiamata “Quartier generale per la Difesa della Vukovar croata” ha sfidato l’autorità del governo e ha ripetutamente interrotto l’attuazione della legge, ricevendo in ciò un notevole sostegno dalla leadership dell’HDZ anche a favore dei tentativi di raccogliere le firme per rovesciare la disposizione che prevede l’introduzione della lingua minoritaria se la popolazione di minoranza è pari a un terzo della popolazione complessiva della città. La radicalizzazione è stata ulteriormente favorita anche dal referendum sulla definizione costituzionale del matrimonio che ha avuto luogo nel mese di dicembre del 2013. Mentre i principali partiti di opposizione hanno tentato la strategia della radicalizzazione, i partiti di governo sono stati colpiti da conflitti e divisioni interne tra l’SDP e il secondo attore più forte della coalizione di governo, il Partito Popolare Croato-Liberal Democratici (HNS-LD). A volte si aveva l’impressione che Zoran Milanović, leader dell’SDP e Primo Ministro, fosse più preoccupato di combattere i suoi critici e oppositori all’interno del partito piuttosto che di guidare l’esecutivo, talvolta perfino indebolendo i ministri del suo stesso governo. Ciò ha portato alla percezione generale che il governo fosse inefficace e senza direzione, senza chiare politiche di lungo termine. In questo contesto, il ministro delle Finanze Slavko Linić, una figura dinamica dell’SDP, ha dominato l’agenda del governo con la sua attenzione verso la disciplina di bilancio, fino a quando non è stato costretto dal Primo Ministro a lasciare l’incarico appena una settimana prima delle elezioni europee. Il lavoro di altri ministri del governo è stato più o meno caratterizzato dalla apparente mancanza di coordinamento, di priorità politiche stabilite e di misure politiche chiare.

Nonostante gli aggressivi attacchi al governo e la strategia della radicalizzazione usata dall’HDZ e dai suoi partner di coalizione minori, il governo ha mantenuto un leggero vantaggio nei sondaggi per la maggior parte dell’anno precedente alle elezioni. Tuttavia, il consenso complessivo verso la coalizione di governo guidata dall’SDP e verso la coalizione di opposizione guidata dall’HDZ è calato lentamente attorno al 50%. Allo stesso tempo, è emerso un certo numero di nuovi partiti che, focalizzandosi su questioni di tipo simbolico ed identitario, competono nello spazio politico al di fuori dalla principale divisione sinistra-destra. Il lento declino del consenso verso il governo e il persistente debole consenso dell’opposizione, così come il crescente sostegno ai nuovi partiti e coalizioni politiche indica che una quota significativa di cittadini croati non può essere più mobilitata elettoralmente tramite tematiche simboliche e identitarie basate sulle divisioni formatesi nella seconda guerra mondiale e nel periodo successivo, o tramite gli atteggiamenti verso la storia, la religione e le opinioni sul ruolo della Croazia in unioni politiche più ampie, che hanno dominato la politica croata fin dalle prime elezioni democratiche. Questo non significa necessariamente che le vecchie identità politiche basate su questi fattori stiano perdendo la loro forza e la capacità di plasmare l’identità politica dei cittadini. Ma il calo dei consensi registrato nei sondaggi per entrambi i blocchi di sinistra e di destra indica la possibilità che per una larga fetta dell’elettorato la scelta di voto è separata dalle identità politiche dominanti di sinistra e di destra, o almeno che le identità politiche non sono più identificate così chiaramente con i partiti delle coalizioni di destra e di sinistra.

La campagna elettorale

Prima delle elezioni i sondaggi avevano previsto che le coalizioni di sinistra e di destra si sarebbero contese i voti con altri quattro partiti e raggruppamenti di coalizioni elettorali. Tra questi, il più antico è il Partito Laburista, emerso alle elezioni parlamentari del 2011. Caratterizzato da una forte retorica di sinistra e dalla critica delle politiche del governo passato e attuale, viste come un’attuazione del modello economico neoliberista, il Partito Laburista aveva attorno al dieci per cento nei sondaggi d’opinione. Il secondo gruppo è un raggruppamento centrista nato dal nuovo partito emergente Forum Nazionale, fondato da un medico e imprenditore di successo su una piattaforma a favore di un governo di esperti, e da ciò che è rimasto del Partito Social-liberale Croato (HSLS), che per la maggior parte degli anni ‘90 è stato la principale opposizione al governo dell’HDZ e che ha cercato di affermarsi come alternativa alla destra e alla sinistra nelle elezioni parlamentari precedenti. Il terzo gruppo è Alleanza per la Croazia formata dall’Assemblea Democratica Croata della Slavonia e Baranja (HDSSB), partito regionale che si è scisso dall’HDZ nel 2005 conservando la maggior parte del consenso dell’HDZ nella regione orientale della Slavonia, e da diversi piccoli partiti conservatori e nazionalisti. L’alleanza è stata formata molto probabilmente con lo scopo di aumentare le probabilità dell’HDSSB di vincere un seggio nel PE aggregando voti dai piccoli partiti della destra nazionalista e conservatrice a livello nazionale, o per lo meno al di fuori della sua base regionale. Il quarto gruppo nato appena prima delle elezioni era l’ORAH (Sviluppo Sostenibile della Croazia), un partito di orientamento di sinistra ed ecologista, formato da un ex ministro dell’Ambiente dell’SDP, Mirela Holy, dopo che era stata espulsa dal partito un anno fa in seguito a un conflitto con il Primo Ministro. Un partito identificato dagli elettori soprattutto per il suo leader, l’ORAH ha guadagnato consensi abbastanza rapidamente, offrendo agli elettori scontenti della coalizione di sinistra guidata dall’SDP un’alternativa credibile alla sua sinistra. Il consenso per questo nuovo partito è cresciuto molto rapidamente raggiungendo più del 10% nei sondaggi nazionali poco prima delle elezioni europee.

La posizione del governo di sinistra prima delle elezioni è stata ulteriormente indebolita dagli sviluppi interni all’SDP dopo che il Primo Ministro Zoran Milanović aveva iniziato un conflitto con il ministro delle Finanze Slavko Linić costringendolo alle dimissioni dal governo appena una settimana prima delle elezioni, la qual cosa avrebbe potuto solo danneggiare le prospettive elettorali della coalizione di sinistra. La posizione dell’opposizione nel periodo pre-elettorale è stata rafforzata da una unità apparente tra l’HDZ e i suoi partner di coalizione, dall’abbandono della strategia della radicalizzazione pochi mesi prima delle elezioni europee, e da una maggiore attenzione dedicata alle questioni economiche nella campagna e nel suo discorso politico. Sebbene la campagna sia stata relativamente contenuta, ostacolata da una rigorosa normativa sul finanziamento della campagna elettorale e dalla mancanza di risorse che ha riguardato tutti i partiti, l’HDZ è stato per lo più in grado di concentrare i propri messaggi sulle questioni economiche e sul fatto che il governo non ha impegnato i fondi strutturali. L’HDZ poteva anche contare su un’organizzazione di partito efficiente, in grado di mobilitare un gran numero di attivisti. Le questioni europee sono in gran parte state assenti dalla campagna e le questioni interne hanno dominato la contesa elettorale e influenzato le scelte di voto degli elettori croati. Quattro sfidanti delle coalizioni di sinistra e di destra hanno cercato di mobilitare il sostegno elettorale criticando i partiti consolidati e cercando di affermarsi come alternativa ai vecchi attori politici. Una campagna elettorale già sottotono è stata sospesa dopo che le inondazioni hanno colpito l’est del paese ed undici mila persone sono state evacuate dalla zona interessata. Allo stesso tempo l’attenzione dei media si è spostata sulle inondazioni e sulle loro conseguenze, mentre i partiti si sono impegnati a fermare la campagna e a donare i fondi rimanenti per riparare i danni causati dalle inondazioni. Così, nell’ultima settimana prima delle elezioni non c’è stata praticamente campagna elettorale.

I risultati

Le elezioni per il PE in Croazia si svolgono con il sistema proporzionale con cui 11 seggi sono ripartiti tra le diverse liste di partito. Gli elettori possono anche indicare una preferenza per un candidato particolare, ma ciò incide sull’ordine di lista solo se il 10% degli elettori di una determinata lista ha espresso una preferenza per un singolo candidato. L’affluenza alle urne alle europee del 2014 in Croazia è stata di circa il 25%, ossia più di 950 mila cittadini su un totale di 3,7 milioni di aventi diritto al voto sono andati a votare. Ciò rappresenta un aumento significativo rispetto al 20% di affluenza (780 mila votanti) nelle elezioni speciali per il PE nel 2013. Mentre la differenza tra le liste dell’HDZ e dell’SDP alle elezioni del 2013 era stata inferiore ai seimila voti, questa volta la maggiore affluenza in gran parte ha beneficiato l’HDZ. Poiché l’HDZ ha un’organizzazione di partito molto più strutturata rispetto agli altri partiti e in grado di mobilitare più efficacemente i propri elettori, così come ha una base elettorale più stabile e fedele, in ogni caso era probabile che avrebbe beneficiato anche di una più bassa affluenza alle urne. Questo risultato può anche indicare che la nuova leadership del partito, dopo un significativo periodo di turbolenza e di prestazioni poco brillanti, è riuscita a consolidare l’organizzazione del partito e a darle un nuovo scopo. L’HDZ ha portato la coalizione ha ottenere più di 100 mila voti della coalizione guidata dall’SDP, che tradotto in seggi significa 6 eurodeputati rispetto ai 4 deputati della coalizione dell’SDP. Inoltre, il premier e leader dell’SDP ha subito una punizione personale da parte dell’elettorato nel momento in cui il 48% degli elettori dell’SDP ha espresso un voto di preferenza per l’eurodeputato dell’SDP Tonino Picula, inizialmente posizionato dal leader del partito al 5° posto nella lista elettorale, portandolo così in cima alla lista dei deputati eletti dell’SDP. Dato che Tonino Picula non è particolarmente in conflitto con il leader del partito e mostra una immagine calma e competente in confronto all’arrogante e combattivo, ma non particolarmente efficace, Primo Ministro, questo risultato è stato interpretato come un voto di sfiducia per il premier. L’ultimo seggio croato è stato vinto dall’ORAH, che ha preso più di 85.000 voti, tra cui il leader del partito Mirela Holy ha raccolto più di 60.000 voti di preferenza. Dato che Mirela Holy è stata espulsa dall’SDP in seguito a un conflitto con il primo ministro dopo essere stata costretta a dimettersi da ministro dell’Ambiente, anche il buon risultato dell’ORAH e personalmente del suo leader è stato considerato come un segnale di critica nei confronti del Primo Ministro Zoran Milanović.

Il grande sconfitto di queste elezioni è stato il Partito Laburista che non è riuscito a guadagnare un numero maggiore di elettori rispetto alle elezioni europee precedenti, e ha perso il suo unico eurodeputato. Alleanza per la Croazia ha ottenuto quasi il 7% dei voti e per poco non ha ottenuto un seggio, mentre la coalizione del Forum Nazionale e dell’HSLS non è riuscita ad avere un consenso elettorale sufficiente nonostante i buoni risultati nei sondaggi, ed è molto probabile che finirà nell’oblio politico. Il consenso per il Partito Laburista, essendo il più antico tra i nuovi partiti, è stato deficitario molto probabilmente perché i suoi elettori non hanno trovato una motivazione sufficiente nel partecipare ad elezioni che non sono state evidentemente considerate importanti nel contesto nazionale e perché sostengono un partito che si è già consolidato come alternativa alla sinistra e alla destra nel parlamento nazionale. Allo stesso modo, l’ORAH ha beneficiato di un’ondata di consenso tra gli elettori che volevano dare il loro sostegno a questa nuova alternativa di sinistra.

 

Tab. 1 – Risultati delle elezioni 2014 per il Parlamento Europeo – Croazia
Partito

Gruppo PE

Voti (%)

Seggi

Voti (diff. sul 2013)

Seggi (diff. sul 2013)

Alleanza dell’Unione Democratica Croata (HDZ, HSP-AS, HSS, BUZ)

EPP (HSP-AS nell’ECR)

41.4

6

+8.6

0

Alleanza del Partito Social Democratico (SDP, HNS-LD, IDS, HSU)

S&D

29.9

4

-2.1

-1

Sviluppo Sostenibile della Croazia (ORAH)

G-EFA

9.4

1

+9.4

1

Alleanza per la Croazia (Savez za Hrvatsku – HDSSB, HRAST, HSP…)

6.9

0

+3.9

0

Partito Laburista (Hrvatski laburisti – stranka rada)

GUE-NGL

3.4

0

-2.4

-1

Totale

100

11

-1

Affluenza al voto (%)

25.3

Soglia di sbarramento per ottenere seggi (%)

5%

Abbreviazioni dei gruppi al Parlamento Europeo: EPP=European People’s Party; S&D=Progressive Alliance of Socialists and Democrats; ALDE=Alliance of Liberals and Democrats for Europe; G-EFA=The Greens–European Free Alliance; ECR=European Conservatives and Reformists; GUE-NGL=European United Left–Nordic Green Left; EFD=Europe of Freedom and Democracy; NI=Non-Inscrits.

 

In conclusione

I risultati delle elezioni per il PE in Croazia hanno portato alle rapide dimissioni del leader del Partito Laburista, Dragutin Lesar. Dal momento che Lesar era un parlamentare efficiente ed energico, le sue dimissioni potrebbero avere un impatto negativo sul consenso del partito e sul fatto che possa essere percepito come una credibile alternativa alla sinistra e alla destra. Tuttavia, dal momento che rimane in parlamento, il Partito Laburista potrebbe essere più fortunato alle prossime elezioni. Le elezioni hanno stabilizzato l’HDZ e il suo consenso elettorale, dandogli nuova fiducia per le elezioni parlamentari previste per la fine del 2015. Dato che i risultati sono stati interpretati come un fallimento del premier e leader dell’SDP, Zoran Milanović, e come un successo dei suoi critici, il relativamente debole risultato dell’SDP, che ha preso due seggi oltre agli altri due ottenuti dai partner della coalizione, in calo rispetto ai cinque vinti nel 2013, probabilmente può generare ulteriori tensioni nell’SDP e può anche trasformarsi in un conflitto in piena regola, nel qual caso la stabilità della maggioranza di governo potrebbe essere messa in discussione e nuove elezioni potrebbero avere luogo.

 

Riferimenti bibliografici

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