Comunali 2014: l’analisi dei flussi elettorali a Reggio Calabria

di  Matteo Cataldi e Bruno Marino

Le elezioni comunali di Reggio Calabria del 26 Ottobre hanno rappresentato una vera e propria svolta per la città. Due anni fa il Ministro dell’Interno aveva deciso di sciogliere il consiglio comunale per contiguità ed infiltrazioni mafiose e di inviare i commissari prefettizi in città.

Il precedente consiglio era stato eletto nel 2011. In quell’occasione, Demetrio Arena, leader del centrodestra, aveva ottenuto il 56% dei voti mentre il candidato del centrosinistra, Massimo Canale, si era fermato al 28%.

Lo scorso Ottobre i cittadini di Reggio Calabria sono tornati a votare per eleggere il sindaco ed il consiglio comunale. La coalizione di centrosinistra, guidata da Giuseppe Falcomatà – figlio di Italo, il sindaco protagonista del periodo di rinnovamento della città noto come “Primavera di Reggio” – ha vinto al primo turno.

Falcomatà ha ottenuto oltre il 60% dei voti, mentre il suo diretto concorrente, Lucio Dattola, a capo delle liste di centrodestra, ha ottenuto un modesto 27%. Un altro dato da considerare è il crollo verticale del Movimento Cinque Stelle. Mentre alle elezioni politiche del 2013 il partito di Grillo aveva ricevuto il 25% dei consensi, solo un anno dopo il M5S ha ottenuto meno del 3% dei voti validi.

Come hanno votato alle recenti comunali, se lo hanno fatto, gli elettori che in misura massiccia scelsero il partito di Grillo appena venti mesi fa? E grazie ai quali voti, provenienti da dove, Falcomatà è oggi sindaco di Reggio Calabria? A questo genere di domande è possibile rispondere grazie alla stima dei coefficienti di flusso calcolati a partire dal risultato del voto nelle singole sezioni cittadine. Come ogni stima statistica, quella dei coefficienti presentati nelle tabelle di questo testo, può essere affetta da un ridotto margine di incertezza. Che è minimo per i partiti e le liste elettoralmente più grandi e maggiore per quelle più piccoli (Schadee e Corbetta 1984).

 Tabella 1 – Flussi di voto tra le elezioni Politiche 2013 e le comunali 2014: matrice delle destinazioni

La tabella 1 indica la destinazione dei voti 2013 alle comunali 2014. Ad esempio, guardando alla prima colonna, si vede che coloro i quali avevano votato Sinistra e Libertà alle ultime politiche hanno deciso per oltre la metà (57%) di astenersi nel 2014.

Per iniziare, il dato su cui vorremmo porre l’attenzione è l’alta mobilità elettorale riscontrata. Oltre un terzo degli astenuti alle politiche 2013 si è rimobilitata in occasione delle recenti comunali, facendo in massima parte convergere i propri voti sulla coalizione del neo-sindaco. Per di più, molti elettori del M5S alle politiche 2013 hanno deciso di abbandonare il partito di Grillo per sostenere altri partiti. La parte del leone l’ha ottenuta Falcomatà, circa 2/3 di coloro i quali avevano votato Grillo nel 2013 ha deciso di votare per il centrosinistra alle comunali.

La sconfitta di Dattola si spiega in più modi: in entrata il candidato del centrodestra non si è mostrato capace di raccogliere la maggior parte dei voti del terzo polo guidato da Mario Monti, a differenza di quanto invece è riuscito a fare il candidato del centrosinistra con gli elettori in fuga dal Movimento 5 stelle. Degli elettori di Monti alle politiche 2013, infatti, oltre la metà ha deciso di non votare e “solo” il 40% ha supportato il centrodestra. In più, verso il centrodestra si è rivolto solo il 15% di quelli che avevano votato Cinque Stelle nel 2013.

Non meno importante nel decretare la sconfitta del centrodestra e, per converso, la vittoria della coalizione di centrosinistra, si è dimostrata l’abilità dei due principali candidati di convincere quegli elettori che nel 2013 avevano votato una lista del proprio schieramento a tornare alle urne. Infatti, la fedeltà di voto degli elettori di centrosinistra è stata assai più alta di quella del centrodestra (74 elettori su 100 di Pd e Centro Democratico nel 2013, hanno oggi scelto una lista collegata a Falcomatà). Diversamente, solo 54 elettori su 100 del Pdl ha optato per una lista che sostenesse Dattola e un altro terzo circa ha scelto la coalizione di Falcomatà – non votando per il PD, Centro Democratico o per la lista A Testa Alta per la Calabria, ma piuttosto per altre liste del centrosinistra. Insomma, la coalizione di Falcomatà, oltre ad avere una fedeltà più alta rispetto al diretto concorrente ,è riuscita a catturare molti voti dei Cinque Stelle e in parte anche del centrodestra.

Infine, un numero rilevante di elettori si è mosso verso l’astensione. Circa un quinto di coloro i quali avevano votato PD e Centro Democratico o PDL ha deciso di non votare alle comunali 2014. (https://www.solidstonefabrics.com) Più della metà degli elettori di Monti e di SEL nel 2013 ha deciso di fare la stessa scelta.

Naturalmente, la tabella che abbiamo analizzato racconta solo una parte del voto di Reggio Calabria. Finora abbiamo visto i flussi di voto a partire dalle politiche 2013 (ad esempio, fatto 100 il totale di voti ad un partito nel 2013, che percentuale di questi voti è andata allo stesso partito nel 2014?), ma ovviamente questa analisi rappresenta solo un lato della medaglia.

 Tabella 2 – Flussi di voto tra le elezioni Politiche 2013 e le comunali 2014: matrice delle provenienze 

La tabella 2 indica da dove provengono i voti ottenuti alle comunali 2014. Per esempio, fatto 100 il totale dei voti ottenuti dalla lista A Testa Alta per la Calabria – la lista di Peppe Bova, storico esponente del PCI-PDS-DS-PD – si scopre che circa un terzo (più di 2.000 voti) arriva da coloro i quali avevano votato M5S alle politiche 2013 (mentre un quinto circa arriva da elettori PD e Centro Democratico). Inoltre, circa un altro quinto dei voti di questa lista proviene da persone che nel 2013 avevano votato PDL. Insomma, la lista di Bova sembra essersi comportata secondo una logica “pigliatutto” (Kirchheimer 1966). Alle comunali 2011 Peppe Bova aveva deciso di candidarsi alla guida di un polo alternativo al centrodestra e al centrosinistra – ottenendo più di 10.000 voti come candidato sindaco – mentre nel 2014 Falcomatà ha deciso, non senza polemiche[1], di stringere un patto pre-elettorale con Bova. Guardando ai dati, sembra proprio che la scelta di Falcomatà sia stata vincente, perlomeno dal punto di vista dei flussi elettorali.

La tabella 2 ci dice qualcosa anche sullo scontro di potere in atto nel centrodestra. Dopo lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria e la sospensione di Giuseppe Scopelliti da Presidente della Regione Calabria in seguito alla sua condanna per il cosiddetto “Caso Fallara”[2], la posizione di Scopelliti sembrava essersi notevolmente indebolita. Ricordiamo infatti che il sindaco Demetrio Arena, eletto a Reggio Calabria nel 2011, era considerato un diretto erede di Scopelliti. Tuttavia, Scopelliti ha deciso di presentare la sua lista, Reggio Futura, alle comunali 2014, appoggiando il candidato sindaco del centrodestra. E i risultati elettorali sono stati inequivocabili: una netta affermazione per Reggio Futura, che ha ottenuto più voti di Forza Italia e anche di NCD. Naturalmente ci possono essere molte spiegazioni per questo risultato, ma i flussi elettorali ci dicono qualcosa di importante: circa metà dei voti ottenuti da Reggio Futura proviene da elettori che nel 2013 avevano sostenuto il PDL. Un dato sicuramente interessante. In più, la lista di Scopelliti ha ottenuto un certo numero di voti dal bacino elettorale di Mario Monti e dall’area del non voto.

In conclusione, un primo elemento da considerare è la mobilità elettorale. Un certo numero di elettori, dalle politiche 2013 alle comunali 2014, ha deciso di cambiare schieramento o, anche, di non tornare alle urne. Al contrario, alcuni astenuti nel 2013 hanno deciso di votare alle comunali – sostenendo quasi totalmente la coalizione che molti osservatori davano per favorita, il centrosinistra. Secondo, la presenza nel centrosinistra e nel centrodestra di politici di lungo corso come Peppe Bova o Giuseppe Scopelliti, le cui liste hanno raccolto molti voti – provenienti anche da altri partiti o da altre coalizioni – ci dice che, nonostante le promesse e le parole sul rinnovamento ed il cambiamento, la “vecchia” politica ha ancora qualcosa da dire in riva allo Stretto.

Note bibliografiche

Cataldi, M., Emanuele, V. e Paparo, A. [2012], Elettori in movimento nelle comunali 2011 a Milano, Torino e Napoli”, «Quaderni dell’Osservatorio Elettorale», n. 67 pp. 5-43.

Kirkheimer O. (1966), The Transformation of the Western European Party System, in La Palombara J. e Weiner M. (a cura di) (1966), Political Parties and Political Development, Princeton, Princeton University press, pp. 177-200.

 Schadee, H. e Corbetta, P. (1984), Metodi e Modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.

 Nota metodologica

 Le analisi dei flussi elettorali qui presentate sono state ottenute applicando il cosiddetto modello di Goodman ai risultati delle oltre 200 sezioni cittadine. Il Valore Redistribuito è risultato pari a 8,9.


 

Bruno Marino è Ricercatore a Tempo Determinato (Tipo B) presso il Dipartimento di Scienze Politiche Giuridiche, e Studi Internazionali dell'Università di Padova. I suoi interessi di ricerca comprendono partiti e sistemi di partito in prospettiva comparata, élite politiche e la personalizzazione della politica. Ha pubblicato articoli su West European Politics, Government and Opposition, Acta Politica, Electoral Studies, European Political Science Review, Regional and Federal Studies, Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica. La sua monografia, Party Leaders and their Selection Rules in Western Europe, è stata pubblicata da Routledge.