di Aldo Paparo
Siamo ormai alle porte della tornata elettorale che a fine mese coinvolgerà 7 regioni e oltre 1.000 comuni, di cui 20 capoluoghi di provincia ed un centinaio superiore ai 15.000 abitanti. Già questa domenica, però, gli elettori saranno chiamati alle urne per le elezioni comunali in Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta. Le regioni a statuto speciale godono di una particolare autonomia nell’organizzazione delle elezioni locali sul proprio territorio, che va ben oltre la scelta della data di svolgimento.
In questo articolo ci dedichiamo alla presentazione delle imminenti elezioni comunali nella provincia autonoma di Trento. Preferiamo separare l’analisi delle due province del Trentino-Alto Adige per via di sostanziali differenze nel sistema elettorale. Infatti, anche il dispositivo della legge elettorale rientra nella competenza statutaria delle regioni a statuto speciale; e, nel caso in esame, la legge regionale prevede due normative diverse per i comuni del Trentino e dell’Alto Adige.
Vediamo quindi quali sono le caratteristiche del sistema elettorale per le comunali nella provincia di Trento. Come tradizione del nostro paese, in realtà sono previsti due sistemi elettorali diversi per due diverse classi di comuni, definite in base alla relativa popolazione. A livello nazionale la soglia che differenzia i comuni grandi da quelli piccoli è di 15.000 abitanti. Come però già avviene ad esempio in Sicilia, in Trentino tale soglia è stata rivista: è qui abbassata a 3.000 abitanti. Ecco come mai, fra i 138 comuni “superiori” al voto in questo 2015, ve ne sono ben 25 trentini: perché in realtà molti superiori non sono, semplicemente votano come tali. In questo articolo ci concentriamo su quei comuni che superano il requisito nazionale, ovvero la cui popolazione sia di almeno 15.000 unità. Sono in tutto 4: Trento, Riva del Garda, Rovereto e Pergine Valsugana.
Prima di procedere, dobbiamo ancora evidenziare una caratteristica rilevante del sistema elettorale per i comuni superiori in Trentino. Soprattutto dal momento che lo differenzia dal sistema della legge Ciaffi, comportando dunque che la divergenza fra legge elettorale nazionale e provinciale non si limiti alla soglia di popolosità cui si applicano i due diversi sistemi elettorali. In Trentino è infatti preclusa all’elettore la possibilità di votare disgiuntamente fra arena maggioritaria dove competono i candidati sindaco e arena proporzionale a concorrere sono invece le liste. Anzi è proprio previsto che le coalizioni usino come propri totali di voti quelli conseguiti dal candidato sindaco sostenuto. Può apparire un elemento marginale, ma non lo è: questa fusione del voto (Cox 1997; Chiaramonte 1998) cambia profondamente la natura della competizione elettorale, e dei rapporti fra candidato e liste. In ogni casi siamo sempre nell’ambito dei sistemi elettorali misti del tipo proporzionale con premio di maggioranza, secondo la tipologia proposta da Chiaramonte (2005).
Vi sono poi alcune peculiarità relativamente al rinnovo degli organi comunali che interessano i nostri casi. In particolare, se insediatisi per cause diverse dalla normale scadenza del mandato, gli organi comunali restano in carica limitatamente al rimanente periodo del quinquennio previsto per la generalità dei consigli comunali della regione. E’ questo il caso di Pergine Valsugana: dove il sindaco eletto nel 2009 si è dimesso nel 2013, e quello eletto nel 2013 vede scadere dopo soli due anni il proprio mandato. Qualora poi il rinnovo debba avvenire nel corso dell’anno immediatamente precedente quello di svolgimento del turno elettorale generale, il sindaco ed il consiglio comunale restano in carica fino alla scadenza del successivo turno elettorale generale previsto per i comuni della regione. Ciò accade a Trento, dove le precedenti elezioni sono state nel 2009 e quindi gli organi avrebbero dovuto essere rinnovati nel 2014. Poiché l’anno scorso precedeva di un anno la tornata ordinaria del 2015, ecco spiegata l’eccezionale durata della legislatura comunale a Trento.
Vediamo ora le dalle amministrazioni uscenti nei quattro comuni considerati. A Riva e Rovereto, così come a Trento, esse hanno completato un’intera legislatura, mentre invece – come detto – a Pergine è stata in carica solo due anni. Come possiamo osservare nella tabella 1, i risultati delle precedenti elezioni comunali sono piuttosto variegati. A Trento e Riva, Andreatta e Mosaner sono stati largamente eletti al primo turno sostenuti da ampie coalizioni di centro-sinistra. A Rovereto è stato sempre il candidato sostenuto dal Pd a spuntarla, ma solo al ballottaggio e appoggiato da una coalizione assai più ristretta. La grande sorpresa si è registrata due anni or sono a Pergine, quando al ballottaggio Oss Emer, sostenuto da tre liste civiche, aveva sconfitto un candidato del centro-sinistra che si era conquistato il ballottaggio contro quello sostenuto dal Pd – e che quindi sembrava potere contare sulla convergenza al secondo turno di altri elettori di area politica affine.
Alle precedenti comunali il Pd è risultato un po’ ovunque il partito più votato: nel capoluogo ha sfiorato il 30%, altrove ha raccolto fra il 15 e il 21%. Solo a Pergine, l’Upt faceva meglio del partito allora guidato da Bersani. Il partito di Dellai si confermava una solida realtà del sistema politico trentino, anche se piuttosto disomogenea, con risultati infatti compresi fra il 6% di Rovereto e il 17% di Trento. Lo stesso valeva per il Patt, anche se scala leggermente ridotta. Vedeva infatti un risultato in doppia cifra a Pergine, ma era sotto al 5% a Rovereto e nel capoluogo. Nel centro-destra il Pdl valeva attorno al 10%, con la Lega ovunque poco al di sotto dell’allora alleato nazionale. Solo a Rovereto, comunque, i due principali partiti di centro-destra sostenevano lo stesso candidato sindaco (Lorenzi). Questi faceva un po’ meglio dei colleghi di partito, raccogliendo circa il 25% (contro il 20%). Ciononostante era il terzo candidato più votato, fallendo così l’accesso al ballottaggio. La scarsa competitività del centro-destra nei casi in esame può essere sintetizzata così: in un momento di fulgore nazionale, in quattro comuni conquista zero sindaci e zero ballottaggi.
Prima di procedere una nota sull’affluenza: davvero bassa, fra il 60 e il 68%. Addirittura inferiore al 50% al ballottaggio di Pergine nel 2013, ma anche a Rovereto nel 2010 al secondo turno era stata appena del 54% in una sfida che appariva davvero molto incerta.
Tab.1 – Elezioni comunali: Risultati nei comuni trentini al voto nel 2015 superiori al 15.000
Per cercare di inquadrare meglio le prospettive dei quattro comuni considerati verso queste comunali, allarghiamo un po’ l’orizzonte, guardando anche ad altre importanti elezioni recenti. A cominciare dalle politiche del 2013 (tab. 2). Possiamo osservare come l’affluenza sia stata dappertutto piuttosto alta, in linea con quella media della provincia: quattro elettori su cinque alle urne. Il centro-sinistra era in tutti i comuni la coalizione più votata, ma il M5s a Riva del Garda era primo partito. Il Pd riusciva sostanzialmente a confermare il risultato delle comunali a Trento (29,1%), mezzo punto meno del massimo fatto registrare a Rovereto; era comunque abbastanza stabile, fra il 23 e il 30%. Molto omogenei anche i risultati del M5s, fra il 20 e il 25%. Un po’ di maggiore relativa varianza la faceva segnare il Pdl: appena due punti e mezzo sopra quota 10% nel capoluogo, ma vicino al 20% a Riva. La Lega otteneva fra il 5 e il 7%, sostanzialmente in linea con le comunali. Molto lusinghieri i risultati della coalizione guidata da Monti, del resto in linea con il risultato del Trentino tutto (addirittura sopra il 20%, ad appena una cinquantina di voti dal M5s).
Tab. 2 -Elezioni politiche 2013: Risultati nei comuni trentini al voto nel 2015 superiori al 15.000
Guardando infine alle elezioni europee dello scorso anno (tab. 3), il primo dato che balza agli occhi è la bassa affluenza. Essa è piuttosto omogenea nei diversi casi, compresa fra il 53% – la media provinciale – e il 59%. D’altronde il Trentino-Alto Adige nel suo complesso ha fatto registrare la più bassa partecipazione elettorale del centro-nord, sostanzialmente in linea con quella del Mezzogiorno; e a livello nazionale il più grande calo rispetto alle politiche 2013 (Emanuele 2014). Nei nostri quattro casi, l’aumento del non voto è compreso fra i 4 e 10 punti rispetto alle precedenti comunali, e fra i 20 e i 25 dalle politiche.
Venendo ai risultati, il Pd ha raccolto dappertutto più del doppio dei voti del secondo partito più votato, il M5s. Il partito di Renzi vale fra il 41 il 49%. Quello di Grillo fra il 15 e il 20. La Svp fa registrare notevolissime crescite rispetto alle elezioni politiche di un anno prima: il suo peso è più che raddoppiato, anche se solo a Pergine va in doppia cifra. La scissione del Pdl condanna Berlusconi a contare appena fra il 9 e il 13%, mentre la Lega – che cresce in tutti i comuni – fa meglio di Fi sia a Rovereto che a Pergine.
Tab. 3 -Elezioni europee 2014: Risultati elettorali nei comuni trentini al voto nel 2015 superiori al 15.000
Veniamo adesso all’offerta elettorale in campo in queste elezioni comunali 2015. Cominciamo col dire che tutti e quattro i sindaci uscenti sono in campo. A Trento Alessandro Andretta, che si ripresenta con un’ampia coalizione di centro-sinistra contenente Pd, Patt Verdi e una lista unitaria di Upt e Idv, dovrà vedersela con quattro rivali. Stando ai recenti risultati elettorali, il più accreditato dovrebbe essere Claudio Cia, sostenuto da Fi, Lega e Fdi. Terzo in comodo Paolo Negroni, il candidato del M5s. Completano la corsa Antonia Romano, sostenuta da Sel e Fds, e il candidato civico Paolo Primon.
A Riva del Garda l’incumbent Adalberto Mosaner avrà tre rivali. I due principali sono Stefano Santorum, sostenuto da Fi, Lega e tre liste civiche, e Flavio Antonio Prada del M5s. E’ poi candidata, sostenuta da due liste civiche, Franca Bazzanella, attualmente in Consiglio per il Pd. Mosaner è appoggiato da 4 liste: Pd, Upt, Patt e una lista unitaria di Verdi, Sel e Prc.
Anche a Rovereto il sindaco uscente, Andrea Miorandi, dovrà affrontare tre sfidanti: Paolo Vergano del M5s, Marco Zenatti (Lega, Fdi e una lista civica) e Francesco Valduga – figlio dell’ex sindaco sconfitto di misura del ballottaggio di cinque anni fa -, appoggiato da cinque liste fra cui i Verdi. A sostenere Miorandi una coalizione di sei liste fra cui Pd, Upt, Patt e una lista unitaria di Sel e Prc.
Infine a Pergine Valsugana Roberto Oss Emer, eletto nel 2013 ad un mandato parziale, avrà due sfidanti. Si ripresenta sostenuto da una coalizione contenente le tre liste civiche della sua precedente elezione, integrate da due nuove liste civiche. Gli altri due contendenti sono il candidato del centro-sinistra Stefano Tomaselli (appoggiato da Pd, Upt, Patt, Psi, Verdi e una lista civica), e la candidata leghista Donata Soppelsa.
Il Pd si conferma l’attore pivotale del sistema politico regionale. Basti guardare alla sua capacità di costruire alleanze: in tutti e quattro i casi è alleato con Upt e Patt. Inoltre la coalizione di centro-sinistra, seppur spesso sfidata a alla propria sinistra, riesce comunque a contare sempre sull’appoggio di almeno uno fra Verdi, Sel e Prc. Merita poi certamente una particolare sottolineatura che Forza Italia non sia ai nastri di partenza nella metà dei comuni analizzati: un chiaro segnale dello sfaldamento del partito di Berlusconi sul territorio. E’ quindi la Lega, sempre presente, il perno dell’alternativa di centro-destra; il Carroccio è alleato con Fi e Fdi nei comuni dove queste sono in campo. Infine, ma non è certo questa una sorpresa, il M5s presenta ovunque il proprio simbolo, e non fa alleanze.
Riassumendo il quadro dell’offerta nei quattro comuni analizzati, possiamo innanzitutto osservare una generalizzata riduzione della frammentazione. Il numero dei candidati si è notevolmente ridotto: fra sei e otto nella tornata precedente, fra tre e cinque in questa. Lo stesso vale per le liste in competizione: calano in tutti e quattro i comuni. Sono oggi comprese fra undici e quattordici; erano fra tredici e sedici. Avremo quindi gare assai compatte e molto simili, secondo uno schema di competizione assai preciso: un candidato di Pd e alleati, uno del M5s e uno di Lega e alleati. A Trento, Rovereto e Riva vi è poi anche un competitor alla sinistra del Pd. Nel capoluogo abbiamo, infine, un candidato civico.
Alla luce dei dati presentati, sembra improbabile un risultato diverso da quattro sindaci del centro-sinistra. Il principale dubbio pare piuttosto riguardare i casi in cui la vittoria arriverà al primo o al secondo turno. Soprattutto perché i ballottaggi sono sempre difficili da portare a casa, come dimostra il recente caso di Pergine Valsugana. Soprattutto in uno scenario tripolare, quale quello evidenziato analizzando l’offerta. In ogni caso, sarà interessante verificare la tenuta del centro-sinistra, e in primo luogo del Pd ad un anno dal trionfo delle elezioni europee.
Riferimenti bilbiografici:
Chiaramonte, Alessandro. 1998. “I Sistemi Elettorali Misti. Una Classificazione.” Rivista Italiana Di Scienza Politica 28 (2): 229–70.
———. 2005. Tra Maggioritario E Proporzionale. L’universo Dei Sistemi Elettorali Misti. Bologna: Il Mulino.
Cox, Gary W. 1997. Making Votes Count: Strategic Coordination in the World’s Electoral Systems. Cambridge: Cambridge University Press.
Emanuele, Vincenzo. 2014. “Affluenza, Un Calo Atteso. Al Sud 1 Su 2 Si Astiene.” In Le Elezioni Europee 2014, a cura di Lorenzo De Sio, Vincenzo Emanuele, e Nicola Maggini, 107–13. Dossier CISE 6. Roma: Centro Italiano di Studi Elettorali.