Regionali in Toscana: una partita già chiusa?

di Nicola Maggini

Il 31 maggio 2015 i cittadini toscani eleggeranno il nuovo Presidente della Regione ed il nuovo Consiglio Regionale. Chi sono i principali candidati? Che assetto avrà la competizione? Con che legge elettorale si voterà? In questo articolo cercheremo di rispondere a queste domande, tratteggiando prima un quadro della situazione politica toscana come si è venuta configurando nell’intervallo temporale che va dalle precedenti elezioni regionali del 2010 fino alle elezioni per il Parlamento Europeo del maggio 2014 (passando per le politiche del 24-25 febbraio 2013).

Cuore, assieme all’Emilia-Romagna, della ex “Zona rossa”, la Toscana non è mai stata una regione politicamente “contendibile”. Il dominio del Partito Comunista prima e dei suoi epigoni poi non è mai stato messo in discussione, e le forze politiche moderate e conservatrici (la Dc prima, Forza Italia e i suoi alleati poi) sono sempre state all’opposizione. Questo trend non è cambiato nemmeno negli ultimi anni. Come riportato dalla tabella 1, cinque anni fa, nella primavera del 2010, il candidato del centrosinistra Enrico Rossi conquistò la poltrona di Palazzo Medici Riccardi raccogliendo il 59,7% dei voti maggioritari. A sostenerlo una coalizione di quattro liste, guidate dal Pd, che otteneva al proporzionale una quota di voti leggermente superiore a quella del candidato (60,7%). Tra i partiti della coalizione, il primato spettò al Pd con il 42,2% dei voti. Lusinghiero anche il risultato dell’Idv, che sfiorò il 10%. La Federazione della Sinistra si attestò attorno al 5% e Sinistra Ecologia e Libertà attorno al 4%.

Lo sfidante di centro-destra, Monica Faenzi, si fermò appena al 34,4% dei voti e le due liste che la appoggiavano ottennero una percentuale simile se sommate assieme. Il Pdl ottenne il 27,1% e la Lega Nord registrò una notevole affermazione andando oltre il 6% dei voti.

A completare il quadro dei risultati del 2010 il candidato dell’Udc, Francesco Bosi, raccolse il 4,6%, il candidato della lista Pannella-Bonino, Alfonso De Virgilis, lo 0.8% e il candidato di Forza Nuova, Ilario Palmisani, lo 0,5%. Tra questi ultimi partiti, solo l’Udc ottenne seggi (due).

Tab. 1 – Risultati delle elezioni regionali 2010 in Toscana

Alle elezioni politiche del 2013[1] il risultato in Toscana aveva confermato i tradizionali rapporti di forza a favore del centrosinistra, ma con l’importante novità dell’exploit elettorale di una nuova formazione politica quale il Movimento 5 Stelle. Come possiamo osservare nella tabella 2, all’indomani del 25 febbraio il Pd si confermava primo partito anche se con una percentuale (37,5%) inferiore a quella registrata alle regionali 2010 e il centro-sinistra nel suo complesso si confermava prima coalizione con il 41,6%. Alle regionali di soli 3 anni prima l’insieme dei partiti della coalizione di centrosinistra che sosteneva Enrico Rossi invece aveva raccolto il 60,7%. La vera novità era stata l’affermazione del M5s che, pur essendo leggermente al di sotto della media nazionale, da solo aveva raccolto più voti (24%) di tutti i partiti della coalizione di centrodestra (20,7%%), che riuscivano a peggiorare il già misero risultato delle regionali 2010. Il partito guidato da Berlusconi scendeva sotto il 20% (17,5%), mentre la Lega non riusciva a confermare il risultato delle regionali e tornava sotto quota 1%. Il risultato della coalizione guidata da Mario Monti era al di sotto del dato nazionale: poco sopra l’8%, con Sc cannibale ai danni degli alleati. Molto deludente infine il risultato per la sinistra più radicale, con Rivoluzione Civile appena sopra il 2%.

Tab. 2 – Risultati delle elezioni politiche 2013 in Toscana

Nelle elezioni europee dello scorso anno[2] (tab. 3) il Pd guidato da Renzi otteneva in Toscana una riscossa analoga a quella del resto del paese. Oltre il 56% dei voti, con una crescita rispetto alle politiche pari sostanzialmente a 19 punti percentuali. In termini assoluti si tratta di un incremento di circa 200mila elettori, nonostante la minore affluenza alle europee rispetto alle politiche. E l’incremento è notevole anche se si considera come termine di paragone le regionali del 2010 (+14,2 punti percentuali). Il M5s, invece, era passato dal 24% al 16,7%, lasciando per strada il 40,6% dei suoi elettori delle politiche. L’area di centro-destra nella sua accezione più larga manteneva circa il 20% dei consensi, ma la scissione del Pdl lasciava il più grande fra i partiti di tale area politica – Fi – appena sopra l’11%. Fdi e Lega facevano registrare una certa crescita, rimanendo comunque attori marginali del sistema politico regionale. L’area politicamente alla sinistra del Pd rimaneva complessivamente sostanzialmente stabile, raccogliendo fra il 5 e il 6% dei voti. In sintesi, nelle ultime 3 competizioni elettorali avvenute in Toscana, ossia le regionali 2010, le politiche 2013 e le europee 2014, la distanza tra centrosinistra e centrodestra (intesi come Pd e alleati contro Forza Italia e alleati) non è mai scesa sotto la doppia cifra, raggiungendo addirittura i 36,5 punti di scarto alle europee del 2014. Nemmeno l’emersione del Movimento 5 Stelle è riuscita a modificare tali rapporti di forza. Anzi, il boom del partito di Grillo ha contribuito ad ampliare ancora di più il gap tra i due schieramenti principali, contendendo il ruolo di seconda forza al centrodestra berlusconiano.

Tab. 3 – Risultati delle elezioni europee 2014 in Toscana

Veniamo ora all’offerta in campo in queste elezioni regionali. Come riportato dalla tabella 4, i candidati in campo sono sette, contro i cinque delle precedenti regionali. La competizione, anche in Toscana, sta assumendo sempre più una dinamica multi-polare rispetto al tradizionale schema bipolare. Sulla scheda i toscani si troveranno 10 liste, una in più rispetto al 2010. Il Pd alleato con la lista civica Popolo Toscano appoggia come candidato governatore il presidente uscente Enrico Rossi. La Lega Nord, alleata con Fratelli d’Italia, sostiene come candidato governatore Claudio Borghi. Il Movimento 5 Stelle candida a governatore Giacomo Giannarelli, mentre Forza Italia, alleata a Lega Toscana-Più Toscana, sostiene la candidatura a governatore del consigliere uscente Stefano Mugnai. Gianni Lamioni è invece il candidato presidente della lista civica Passione per la Toscana espressione dell’Ncd-Udc, mentre la lista Sì Toscana a sinistra (Sel, Prc, comitati Tsipras, liste civiche) candida a governatore Tommaso Fattori. Infine, la nuova lista Democrazia Diretta (presente ovunque tranne nella circoscrizione di Pisa) sostiene la candidatura di Gabriele Chiurli che cinque anni fa era stato eletto nelle liste della Lega ed era poi confluito come consigliere regionale nel Gruppo Misto. Da questo quadro emergono due elementi importanti: 1) il governatore uscente Enrico Rossi si presenta con l’appoggio praticamente solo del suo partito, mentre la coalizione di cinque anni prima si è dissolta aumentando la concorrenza a sinistra; 2) l’area del centrodestra, già storicamente minoritaria in regione, si è frantumata presentando ben tre distinti candidati a governatore. Questi elementi di novità sono sicuramente legati anche a dinamiche politiche di carattere nazionale, con il Pd di Renzi al governo che ha rotto i rapporti con Sel all’opposizione, mentre l’egemonia berlusconiana nel campo del centrodestra è entrata in crisi con il risultato di una frammentazione di quest’area spesso anche a livello locale. Se a tutto ciò si aggiunge che la nuova legge elettorale recentemente approvata alla Camera, il cosiddetto Italicum, favorirà una competizione tra partiti e non più tra coalizioni, ecco che la scomposizione delle tradizionali coalizioni anche a livello locale può prefigurare quella che sarà a livello nazionale la futura dinamica competitiva tra partiti. E la nuova legge elettorale toscana presenta diversi elementi simili all’Italicum, tra cui la soglia del 40% per accedere al premio di maggioranza e la possibilità di un secondo turno di ballottaggio, anche se nella nuova normativa elettorale regionale esiste ancora la possibilità di creare coalizioni tra partiti per concorrere all’assegnazione del premio, mentre nell’Italicum il premio si assegna alla singola lista più votata. Ma andiamo con ordine.

 

Tab. 4 – L’offerta elettorale alle regionali 2015 in Toscana

Vediamo quali sono gli aspetti più importanti dellla nuova normativa elettorale con cui si svolgeranno le imminenti elezioni regionali in Toscana. In primo luogo sono state approvate modifiche allo Statuto regionale, che ora fissa a 40 (più il Presidente della Giunta) il numero dei componenti del Consiglio. La nuova legge elettorale della Regione Toscana (n. 51 del 26 settembre 2014) mantiene alcune caratteristiche di fondo della precedente normativa: da una parte, l’elezione diretta del Presidente della Giunta Regionale; dall’altra, meccanismi elettorali tali da assicurare una maggioranza consiliare al Presidente eletto e alla coalizione che lo sostiene. Si tratta di un modello che configura dunque una competizione tra liste e coalizioni per la ripartizione proporzionale dei seggi, (i 40 seggi si assegnano tutti attraverso il metodo delle divisioni successive, il cosiddetto metodo D’Hondt), con la previsione di un premio di maggioranza variabile ed eventuale. Inoltre, è prevista la possibilità di voto disgiunto. All’interno di questo impianto, tuttavia, sono state introdotte alcune importanti modifiche: 1) viene proclamato eletto il candidato che nel complesso delle circoscrizioni ha superato la soglia del 40% dei voti validi; 2) nel caso in cui nessun candidato presidente abbia riportato più del 40% dei voti validi è previsto un secondo turno di ballottaggio; 3) sono previste nuove soglie di sbarramento per accedere alla ripartizione dei seggi: 10% dei voti validi per le coalizioni, purché almeno una lista della coalizione abbia ottenuto una cifra elettorale superiore al 3%; 3% per le singole liste all’interno delle coalizioni; 5% per le singole liste che non fanno parte di una coalizione. Qualora una coalizione non superi il 10% dei voti validi, accedono comunque al riparto dei seggi quelle liste che abbiano ottenuto il 5% dei voti validi; 4) è previsto un premio di maggioranza in relazione alla percentuale di voto conseguita dal candidato e dalla coalizione vincenti: la coalizione di liste (o la lista), collegata al candidato vincente, ottiene almeno il 60% dei 40 seggi in palio (ossia 24 seggi), se il Presidente eletto ha conseguito più del 45% dei voti validi nella relativa elezione; altrimenti, ottiene almeno il 57.5% dei 40 seggi in palio (ossia 23 seggi), se il Presidente eletto ha conseguito un numero di voti validi superiore al 40% e non oltre il 45% nel primo turno della relativa elezione. Nel caso in cui nessun candidato Presidente abbia ottenuto almeno il 40% dei voti validi, si procede al turno di ballottaggio; in tal caso, la coalizione collegata al Presidente eletto ottiene il 57.5% dei seggi (ossia 23 seggi); 5) infine, è stata introdotta la cosiddetta “doppia preferenza di genere” (l’elettore può esprimere fino a due preferenze, purché riguardanti candidati di sesso distinto), insieme alla cosiddetta “preferenza agevolata”: i nomi dei candidati sono già scritti sulla scheda, affiancati da una casella; l’elettore che intende esprimere un voto di preferenza, quindi, non dovrà scrivere il nome, ma potrà limitarsi a tracciare un segno sulla casella corrispondente; 6) è stato abolito il cosiddetto “listino del Presidente”, ossia i seggi di premio assegnati alle liste che appoggiano il Presidente eletto, mentre è stata introdotta la Lista Regionale: la possibilità, per ciascuna lista, di presentare una “lista regionale bloccata” di massimo tre candidati. Tale lista è facoltativa: i candidati di una lista regionale sono i primi candidati ad essere eletti, sulla base dei seggi spettanti a ciascuna lista.

Alla luce delle caratteristiche appena descritte del nuovo sistema elettorale regionale, possiamo affermare che esso si colloca all’interno del gruppo dei sistemi misti del tipo proporzionale con premio di maggioranza introdotti dalla legge Tatarella (Chiaramonte 1998; 2005).

In conclusione, come abbiamo avuto modo di vedere, la storia elettorale della regione non lascia molti margini di dubbio circa l’esito di questa consultazione. Il vantaggio competitivo del Pd in Toscana appare difficilmente colmabile dai rivali. Se si pensa poi che i partiti di centrodestra si presentano divisi, sono pochi gli ostacoli che Enrico Rossi dovrà superare per essere riconfermato governatore. Naturalmente la presenza di una soglia minima – del 40% – perché scatti il premio di maggioranza, impone al Pd di non fallire tale quota per non essere costretto al ballottaggio. (nuttyscientists.com) Abbiano abbondantemente visto come non dovrebbe essere un problema, tuttavia il contesto politico degli ultimi anni offre qualche margine di incertezza. Infatti, almeno a partire dalle elezioni politiche del 2013 e poi alle successive elezioni europee, così come nei successivi test parziali di livello ammnistrativo, la volatilità elettorale, che misura la fluidità degli orientamenti di voto, è letteralmente esplosa, producendo risultati inaspettati anche in aeree che si credevano saldamente in mano all’una o all’altra parte politica. Infine, oggi una variabile che assume ancora più salienza è quella relativa all’affluenza, come mostra il caso del recente drammatico crollo dell’affluenza alle elezioni regionali in Emilia-Romagna[3], un’altra regione storicamente “rossa”. E a pensarci bene forse l’unico vero avversario che il presidente uscente dovrà sconfiggere sarà proprio l’astensionismo…

 

Riferimenti bibliografici:

Chiaramonte, A. 1998. “I Sistemi Elettorali Misti. Una Classificazione.” Rivista Italiana Di Scienza Politica 28 (2): 229–70.

———. 2005. Tra Maggioritario E Proporzionale. L’universo Dei Sistemi Elettorali Misti. Bologna: Il Mulino.

De Sio, L., Emanuele, V. e Maggini, N. (a cura di) (2014), Le Elezioni Europee 2014, Dossier CISE (6), Roma, CISE.


[1]Si veda Chiaramonte e De Sio (2014) per un’analisi approfondita del voto alle elezioni politiche del 2013.

[2] Si veda De Sio, Emanuele  e Maggini (2014) per un’analisi del voto alle elezioni europee in Italia.

[3] Si veda Maggini per un’analisi delle ultime elezioni regionali in Emilia-Romagna del novembre 2014 (/cise/2014/11/24/regionali-emilia-romagna-record-storico-di-astensioni-ma-i-rapporti-di-forza-rimangono-inalterati-a-vantaggio-del-pd/)

Nicola Maggini è ricercatore in scienza politica. È membro del laboratorio di ricerca spsTREND "Hans Schadee" presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano, del CISE (Centro Italiano Studi Elettorali) e di ITANES (Italian National Election Study). In precedenza è stato Jean Monnet Fellow presso lo Schuman Centre for Advanced Studies dell’Istituto Universitario Europeo e ha partecipato a due progetti di ricerca europei Horizon 2020: Sirius-Skills and Integration of Migrants, Refugees and Asylum Applicants in European Labour Markets e TransSol-Transnational solidarity at times of crisis. Si è addottorato, con lode, in Scienza della Politica all’Istituto Italiano di Scienze Umane nel marzo 2012. Ha pubblicato articoli in diverse riviste scientifiche italiane e internazionali, tra cui European Political Science Review, Journal of Common Market Studies, West European Politics, American Behavioral Scientist, South European Society and Politics, Italian Political Science Review, Journal of Contemporary European Research, Quality & Quantity, Italian Political Science, Italian Journal of Electoral Studies, International Sociology e Quaderni di Scienza Politica. Ha pubblicato, per Palgrave MacMillan, il libro Young People’s Voting Behaviour in Europe. A Comparative Perspective (Palgrave Macmillan, 2016). È inoltre coautore di diversi capitoli in volumi collettanei e ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE. Ha curato (con Andrea Pedrazzani) Come siamo cambiati? Opinioni, orientamenti politici, preferenze di voto alla prova della pandemia (Fondazione Feltrinelli, 2021). Infine, è autore di diverse note di ricerca pubblicate nella serie dei Dossier CISE. I suoi interessi di ricerca si concentrano sullo studio degli atteggiamenti e comportamenti socio-politici, dei sistemi elettorali, del comportamento di voto e della competizione partitica in prospettiva comparata.