Regionali in Umbria: Segnali di continuità

di Luca Carrieri


Luca Carrieri è dottorando di ricerca presso la Luiss Guido Carli. I suoi interessi principali interessi sono i mutamenti organizzativi dei partiti politici in e i comportamenti elettorali in Europa. Ha collaborato ai dossier CISE, “Le Elezioni Politiche 2013” e “Le Elezioni Europee del 2014” e con “Astrid rassegna”.


Il 31 Maggio del 2015 si terranno le elezioni per il rinnovo del Presidente della regione e del Consiglio regionale dell’Umbria. L’esito di tale competizione elettorale è considerato relativamente scontato, considerando il tradizionale dominio elettorale della sinistra all’interno della regione. Infatti, sin dagli anni sessanta, l’andamento elettorale dell’Umbria è stato del tutto assimilabile a quelle delle due regioni “rosse” per eccellenza, Toscana ed Emilia-Romagna, ed i partiti di sinistra, soprattutto il Pci, hanno sempre ottenuto alte percentuali di voto. Sebbene alcuni tratti distintivi della subcultura rossa, come la fitta rete organizzativa social-comunista, siano stati più sfumati [Trigilia 1983; Ramella 2005], l’Umbria si è storicamente configurata come una “regione rossa” a tutti gli effetti. Nonostante tale configurazione politico-elettorale si sia sensibilmente modificata nel corso del tempo e la nozione di “regione rossa” sia diventata relativamente arcaica, la coalizione di centrosinistra ha sempre sopravanzato elettoralmente i suoi avversari politici.

Qui di seguito viene presentato un breve excursus della storia elettorale umbra, descrivendo i trend politico-elettorali nel quadriennio 2010-2014, che comprendono le elezioni regionali del 2010, le elezioni politiche del 2013 e le europee del 2014. Nell’ultimo paragrafo viene presentata l’offerta elettorale, in termini di coalizione e di candidati alla presidenza, per le imminenti elezioni regionali, spiegando alcuni passaggi della legge elettorale regionale.

Le elezioni regionali del 2010 sono avvenute nel quadro di una competizione fortemente bipolare, nonostante la presenza di un terzo candidato, Paola Binetti (Udc), che ha ottenuto una quota non irrilevante di voti (5,1%). Nell’arena maggioritaria, l’indice di bipolarismo e stato elevatissimo, cioè pari 94,9%, e nell’arena proporzionale è stato leggermente più alto, pari al 95,6%. Lo scarto nel voto tra i due candidati alla presidenza, Catiuscia Marini (centrosinistra) e Fiammetta Modena (centrodestra), è stato molto elevato, quasi pari a 20 punti percentuali, confermando la storica prevalenza dei partiti di centrosinistra. Per quanto riguarda il voto lista, la differenza è stata ancora più forte. Infatti, i partiti di centrosinistra hanno superato i rivali di centrodestra di 22 punti. Il miglior rendimento del centrosinistra nell’arena proporzionale è apparso fortemente addebitabile all’ampiezza della propria offerta coalizionale. Infatti, i cosiddetti partiti minori della coalizione hanno portato una consistente dote di voti, pari al 22,8%, tra cui spiccano le performance di dell’Idv (8,3%) e Rc-Se-Pdci (6,9%). Se da un lato, appare plausibile che queste formazioni abbiano sostanzialmente eroso voti al Pd (36,2%), d’altra parte, un’ampia offerta coalizionale sembra essere congeniale alla competizione elettorale regionale, al fine di moltiplicare i voti. Al contrario, il centrodestra ha presentato solo due liste (Pdl e Ln), senza costruire un’ampia offerta coalizionale: di conseguenza neanche il candidato presidente del centrodestra, Fiammetta Modena, è riuscito a ottenere una performance significativa.

Tab. 1 – Risultati delle elezioni regionali 2010 in Umbria

Le elezioni politiche del 2013 hanno segnato una fortissima battuta d’arresto per le coalizioni di centrodestra e di centrosinistra rispetto alle precedenti consultazioni politiche (2008). Il centrosinistra si è confermata la prima coalizione all’interno dei confini regionali. Tuttavia le sue perdite elettorali sono state ingenti e il Pd ha perso circa un terzo dei voti rispetto alle precedenti politiche, passando dal 44,4% al 32,1%. Tale dinamica elettorale è stata fortemente negativa, soprattutto se paragonata alle altre due regioni “rosse” Toscana e all’Emilia-Romagna, in cui il Pd ha registrato una maggiore capacità di tenuta. Tali perdite non sono state peraltro compensate neppure dalle performance dei partner minori del centrosinistra, Sel e Cd, che hanno ottenuto risultati modesti. Anche il centrodestra ha accusato un vero e proprio dimezzamento dei voti, risultando al terzo posto nella graduatoria delle coalizioni. Il forte ridimensionamento delle due coalizioni è stato imputabile allo straordinario successo del M5s, che proprio in Umbria ha trovato un importante bacino di consensi, raggiungendo il 27% dei suffragi. L’affermazione elettorale M5s ha dato una forte spinta verso una tripolarizzazione della offerta elettorale italiana su tutto il territorio nazionale. In Umbria, il successo del M5s è sembrato in grado di spezzare i tradizionali legami di fedeltà tra gli elettori e la coalizione del centrosinistra.

Tab. 2 – Risultati delle elezioni politiche 2013 in Umbria

Tale impressione è rapidamente sfumata all’indomani delle elezioni europee del 2014. Il Pd, guidato dal neo-eletto segretario e presidente del consiglio Matteo Renzi, ha sfiorato la maggioranza assoluta dei voti nella regione. Sebbene si sia trattato di un risultato di grande portata in tutto il territorio nazionale, il risultato umbro ha avuto una sua importanza, poiché ha riconfermato la tradizionale appartenenza politico-culturale di questa realtà regionale alla coalizione di centrosinistra, che era sembrata fortemente messa in discussione alle precedenti elezioni politiche. Il M5s ha invece registrato una netta flessione elettorale, pur risultando il secondo movimento politico all’interno della regione con il 19,5%. La discesa elettorale del partito di Berlusconi, Forza Italia e non più Pdl, è continuata inesorabile, registrando un saldo negativo di circa 5 punti percentuali rispetto alle politiche. Tali voti potrebbero essere stati parzialmente intercettati dalle altre formazioni minori del centrodestra, come Fdi, Ncd-Udc e Ln. Questa tornata elettorale ha evidenziato una forte tendenza alla frammentazione all’interno del centrodestra, i cui confini coalizionali sono, ancora oggi, molto opachi.

Tab. 3 – Risultati delle elezioni europee 2014 in Umbria

La legge elettorale, approvata nei mesi scorsi, ha suscitato accese polemiche. Tale legge ha previsto una drastica riduzione del numero dei consiglieri, che sono passati da 30 a 20, accanto all’implementazione di un collegio unico regionale. Alla coalizione di liste collegata al presidente eletto viene assegnato il 60% dei seggi (12), mentre alle coalizioni collegate ai candidati sconfitti vengono attribuiti i restanti seggi (8), senza prevedere però alcuna soglia di accesso al premio. Quindi, non si tratta di un premio di maggioranza eventuale o variabile [Chiaramonte 2011], cosa che ha sollevato alcuni dubbi in relazione alla costituzionalità delle legge (soprattutto alla luce della sentenza della Consulta che ha portato all’incostituzionalità della legge Calderoli nel 2014). La soglia di sbarramento è pari al 2,5%, anche se il numero dei seggi, estremamente basso, riduce effettivamente la proporzionalità della ripartizione, favorendo un incremento della soglia di sbarramento effettiva (che secondo le simulazioni effettuate dal Partito radicale, potrebbe arrivare fino all’8-9%).

Tale riforma non ha però scoraggiato l’offerta partitica, che invece di ridursi è fondamentalmente lievitata. Infatti, i candidati alla presidenza della regione sono otto. Alcuni di essi sono sostenuti da liste minori e si configurano come veri e propri “frivolous candidates”: Simone De Stefano (Sovranità-prima gli Italiani), Aurelio Fabiani (La casa Rossa-Partito Comunista dei lavoratori), Fulvio Carlo Maiorca (Forza Nuova), Amato John De Paulis (Alternativa Riformista).

D’altro canto l’offerta politica delle principali coalizioni presenta alcuni tratti di significativo interesse. La coalizione di centrodestra, nonostante le nette divisioni in ambito nazionale, si è ricompattata attorno al suo candidato presidente, il sindaco di Assisi Claudio Ricci. Tale coalizione include Fi, Ln, Fdi e Ncd-Udc (Area popolare per Ricci) e altre due liste civiche (Ricci Presidente e Cambiare l’Umbria con Ricci). L’Umbria è l’unica regione, insieme alla Liguria, in cui i partiti appartenenti al centrodestra, come area politica e culturale, sono riusciti a superare le loro divisioni e a presentarsi uniti. Le liste civiche collegate a Ricci sono due, entrambe con il nome del candidato presidente sul simbolo. Il centrodestra ha allargato sostanzialmente il bacino della propria offerta elettorale rispetto al 2010, in cui si era presentato con solo due liste (Pdl e Ln). Tale moltiplicazione è il frutto di un’oggettiva frammentazione nel campo del centrodestra, anche se essa appare collegata in certa misura anche ad una precisa strategia, tipica della competizione elettorale regionale: infatti in questo ambito le coalizioni tentano di allargare i propri confini, per attrarre gli elettori più fluttuanti. Particolare enfasi è stata attribuita al candidato presidente Ricci, il cui nome è presente in quattro liste su sei. Probabilmente Ricci rappresenta il principale fattore di coesione tra le diverse anime del centrodestra ed il suo radicamento territoriale costituisce un capitale politico da spendere in funzione delle imminenti regionali.

La coalizione che sostiene il presidente uscente, l’esponente del Pd Catiuscia Marini, è formata da quattro liste: Pd, Umbria più uguale (Sel), Socialisti Riformisti, Iniziativa per l’Umbria civica e popolare. Nonostante le polemiche scaturite dall’approvazione della legge elettorale all’interno della coalizione, molte divisioni sono successivamente rientrate ed il centrosinistra si presenta con una configurazione abbastanza ampia. Tuttavia, il compattamento della coalizione non è stato del tutto completato. La lista “Umbria per l’altra Europa”, che sostiene la candidatura di Roberto Vecchietti, è formata da esponenti di Rc e Idv, costituendo così una fonte di divisione rispetto alle regionali del 2010, in cui il centrosinistra si era presentato in un formato unitario. Ad ogni modo, le divisioni nel campo del centrosinistra non sembrano in grado di ridurre le possibilità di rielezione del presidente uscente, peraltro amplificate dall’assenza di una soglia per l’accesso al premio.

Il M5s ha vissuto alcune divisioni interne nel corso della campagna elettorale, che hanno portato alla sostituzione del candidato presidente Laura Alunni con Andrea Liberati, a soli cinquanta giorni dal voto. Queste divisioni hanno evidenziato le difficoltà del partito nel reclutare una propria classe politica a livello regionale. Inoltre, nel corso della sua breve storia, la formazione grillina ha dimostrato alcune difficoltà nella competizione elettorale regionale: in particolare il M5s non si mostra disponibile a coalizzarsi a nessun livello, né a moltiplicare la sua offerta elettorale attraverso liste civiche. Questo tipo di strategia ha generalmente debilitato le possibilità di vittoria del M5s e l’arena regionale è sembrata più resistente rispetto alla tendenza nazionale verso la tripolarizzazione del sistema partitico italiano. Tuttavia, le capacità competitive dei pentastellati nel territorio umbro non devono essere sottovalutate. Alle elezioni europee il M5s è comunque risultato il secondo partito elettorale nella regione, sfiorando il 20% dei voti.

Tab. 4 – Candidati e liste in campo nelle elezioni regionali 2015 in Umbria

La competizione elettorale regionale in Umbria non ha mai riservato grosse sorprese in passato. Il mutamento della legge elettorale sembra favorire oggettivamente la coalizione elettoralmente dominante (il centrosinistra), sottraendo alcuni incentivi alla formazione di alleanza omni-inclusive. Il centrodestra appare oggettivamente meglio attrezzato che altrove per sostenere l’urto di tale competizione, anche se i rapporti di forza tra queste coalizioni sembrano difficilmente alterabili. Nei mesi scorsi, alcune elezioni regionali (Emilia-Romagna e Calabria) hanno rivelato una fortissima tendenza all’astensionismo. Pur non potendo generalizzare questo trend, esistono diffusi segnali di malcontento popolare nei confronti dei sistemi politici regionali, che potrebbero riguardare anche l’Umbria. Tuttavia, è difficile predire se gli effetti negativi di un’eventuale smobilitazione elettorale possano distribuirsi asimmetricamente tra le diverse coalizioni. D’altra parte, le elezioni europee non hanno rivelato alcuna tendenza al “disgelo” nei rapporti di forza tra le coalizioni in campo, ma hanno semmai riconfermato il forte orientamento progressista all’interno della regione, che se confermato tenderebbe a premiare il centrosinistra e principalmente il Pd.

Riferimenti bibliografici:

Chiaramonte, A, 2011, Il premio di maggioranza : cosa è, come varia, dove è (stato applicato), in Chiaramonte, A., e Tarli Barbieri, G., (a cura di), Il premio di maggioranza, Carocci, Roma.

Chiaramonte, A., e Tarli Barbieri, G., 2011,(a cura di), Il premio di maggioranza, Carocci, Roma.

Fedele, M., (a cura di), Il sistema politico locale. Istituzioni e società in una regione rossa: l’Umbria, De Donato, Bari.

Ramella, F, 2005, Cuore rosso, Donzelli Editore Roma.

Trigilia, C., 1983, Il sistema politico locale, in Fedele, M., (a cura di), Il sistema politico locale. Istituzioni e società in una regione rossa: l’Umbria, De Donato, Bari.

Fedele, M., (a cura di), Istituzioni e società in una regione rossa: l’Umbria, De Donato, Bari.