di Alessandro De Luca
Tradizionalmente considerata una delle regioni rosse, in questa tornata elettorale le Marche sono state caratterizzate da una sfida interessante e non scontata per tre motivi essenziali. Innanzitutto la comparsa del Movimento Cinque Stelle, un partito che, all’esordio delle politiche del 2013, aveva ottenuto la maggioranza dei voti a livello regionale sorpassando l’intera coalizione di centrosinistra; in secondo luogo, la candidatura del governatore uscente ex Pd Gian Mario Spacca con Fi e Ncd, che ha visto una destrutturazione anche a destra; infine, il rischio ingovernabilità qualora la lista vincente non avesse ottenuto più del 34% dei voti validi.
A tutti questi presupposti se ne aggiunge un altro: il rischio astensione generalizzato, come denunciato a fine aprile dal Barometro politico di Demopolis.
Verso quale scenario ha portato, quindi, un quadro così particolare?
Tab. 1 – Risultati delle elezioni regionali 2015 nelle Marche. Valori assoluti, percentuali e seggi
Cominciamo dall’affluenza. Il dato complessivo vede poco più di un marchigiano su due non andare a votare, con il 49,8% di aventi diritto che, alle 23, avevano inserito la scheda nell’urna. Un crollo di votanti non indifferente, se si pensa che l’affluenza più bassa negli ultimi anni si registrò nel 2010, quando si espressero il 62,8% degli aventi diritto.
In particolare, l’astensione ha colpito di più le province del sud, e in particolare Macerata ed Ascoli Piceno, le uniche province in cui il valore registrato è sceso ampiamente sotto il 50% (47,6% nella prima e 47,4% nella seconda).
Passando al voto ai candidati presidente (vedi Tabella 1), si può notare che il quadro così complesso non ha comportato né ribaltoni né situazioni d’impasse. Il centrosinistra di Luca Ceriscioli (Pd, Popolari-Udc, Uniti per le Marche) si impone col 41,1% e scongiura anche il rischio di ingovernabilità, dato che la sua coalizione ha superato il 43,6%. Nel centrodestra, invece, la spaccatura non ha favorito più di tanto la maggioranza uscente: se, infatti, il sindaco di Potenza Picena Francesco Acquaroli (Fdi-Lega) ottiene uno straordinario 19,0%, Gian Mario Spacca (Fi, Dc, Marche 2020 e Ncd) si ferma al 14,2%. Complessivamente, quindi, un candidato unitario del centrodestra non sarebbe andato oltre il 33,2% dei voti e non sarebbe stato pericoloso per il centrosinistra. La sinistra radicale, poi, quasi dimezza il consenso rispetto al 2010 (7,1% di Massimo Rossi contro il 4,0% di Edoardo Mentrasti), mentre il candidato del Movimento Cinque Stelle, Giovanni Maggi, pur arrivando secondo, non va oltre il 21,8% dei voti. Percentuale che scende ulteriormente, se si considera il voto alla lista: 18,9% contro il 24,5% delle europee e il 32,1% delle politiche. In calo, anche i partiti di centrosinistra: il Partito Democratico lascia sul terreno dieci punti, fermandosi al 35,1% contro il 45,5% di un anno fa, ma in crescita rispetto alle politiche (27,7%) e alle scorse regionali (31,1%). La Lista Tspiras scende di poco rispetto al 2014 (4,1% contro il 3,9%), ma quasi dimezza i consensi rispetto a quelli ottenuti dalle liste di Sel e Federazione della Sinistra nel 2010 (6,5% contro il 3,9%). Male anche la lista Uniti per le Marche, al cui interno erano raggruppati socialisti, Idv e Verdi, presenti cinque anni fa con liste autonome: alle regionali del 2010 essi avevano ottenuto complessivamente il 13,5%, mentre, oggi, si sono accontentati del 5,0%.
Sul fronte del centrodestra, anche Forza Italia peggiora la performance rispetto alle elezioni europee: gli azzurri passano dal 13,2% al 9,4%.
A crescere, invece, sono Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale e Lega Nord. I primi, infatti, hanno gradualmente triplicato i consensi negli ultimi due anni, partendo da un 2,2% delle politiche del 2013 e arrivando al 6,5% di ieri, passando per il 4,1% delle europee. I secondi diventano il terzo partito della regione col 13% dei voti, cioè molto di più di quanto il Carroccio aveva ottenuto in passato (6,3% alle regionali 2010, 0,7% alle politiche 2013 e 2,7% alle europee 2014).
Tab. 2 – Risultati delle elezioni regionali 2015 nelle cinque province delle Marche. Valori assoluti e percentuali
La distribuzione del voto per provincia (vedi Tabella 2) vede, poi, il centrosinistra vincere in tutte le circoscrizioni. In generale, si ha una tendenza molto simile tra Ceriscioli e il Movimento Cinque Stelle, i quali ottengono il miglior risultato nelle province settentrionali, andando peggio nelle circoscrizioni centrali. Non a caso, l’ex sindaco di Pesaro ha spaziato in un range compreso tra il 44,1% della sua provincia e il 37,3% di Macerata con percentuali superiori rispetto alla sua media regionale anche ad Ancona. Lo stesso vale per Maggi, il quale si muove tra il 23,1% di Pesaro Urbino e il 19,3% di Macerata, dove è superato da Acquaroli. Il sindaco di Potenza Picena, invece, trova nella sua circoscrizione il suo fortino elettorale (24,3%), andando peggio ad Ancona e Fermo (17,2%). Proprio nella provincia calzaturiera, Gian Mario Spacca supera Acquaroli e ottiene il suo risultato migliore (19,3%), non riscuotendo grande consenso ad Ancona e Pesaro Urbino, dove non va oltre il 12%. Province, queste ultime due, che rappresentano rispettivamente il risultato migliore di Edoardo Mentrasti.
Nonostante, dunque, i presupposti di uno scenario complesso, si può concludere le elezioni regionali non hanno riservato grandi sorprese, con il centrosinistra che si impone nuovamente su un centrodestra frammentato e un Movimento Cinque Stelle che, dati i precedenti, si dimostra un po’ in affanno.