di Salvatore Boghese e Francesca Mezzio
Al termine di queste tornata di elezioni regionali, il dato che continua a preoccupare in Campania (come anche nelle altre regioni al voto) è l’affluenza, che non riesce a superare il 51,9%, ben 11 punti percentuali in meno rispetto alle ultime regionali. Vero è che nel 2010 il voto si estendeva in due giorni, ma questo non basta a spiegare il fatto che anche oggi (come un anno fa alle Europee) solo un campano su due ha espresso il proprio. Tra le province il dato oscilla tra il 55,5% di Salerno e il 45,4% di Benevento. Rispetto al dato delle Europee dell’anno scorso, comunque, si registra una certa stabilità, addirittura con un leggero rialzo (+0,8%).
Passiamo ai risultati veri e propri (tab. 1). Come anticipato nel precedente articolo, i candidati a contendersi la presidenza erano gli stessi delle scorse regionali 2010 che si conclusero con una vittoria netta del centrodestra e l’elezione di Stefano Caldoro. Quest’anno, stessi candidati ma numeri differenti. È stata una vera e propria sfida all’ultimo voto, forse la più incerta di queste elezioni. Alla fine solo pochissimi punti percentuali separano i due candidati, ma il taglio del nastro tocca a un De Luca, sfiancato dalla difficile campagna elettorale.
Tab. 1 – Risultati elettorali delle elezioni regionali 2015 in Campania
Il governatore uscente riesce a resistere nelle province di Napoli e Caserta (tab. 2), mentre De Luca vince in modo netto in quella di Salerno (città di cui è stato sindaco per tanti anni) e prevale anche ad Avellino. Nella provincia di Benevento i due candidati finiscono in parità.
Il Pd si conferma primo partito, ma a caro prezzo: non arriva al 20%, perdendo quasi 17 punti sul 2014 e 2 punti rispetto al 2010; i democratici possono consolarsi con il buon dato delle due liste civiche a sostegno di De Luca, che assommano a circa il 9,5% dei voti, proiettando così il valore “reale” del PD ben oltre il 30%. In seconda posizione troviamo Forza Italia, che sfiora il 18% e a cui, sommando la lista personale di Caldoro (sopra il 7%), si otterrebbe un risultato analogo al buon 24% del 2014. Sono lontani i tempi in cui il Pdl otteneva cifre intorno al 30%, ma se si considera il risultato discreto di Ncd (oltre il 5%), così come l’ottimo risultato di Fdi-An, emerge la fotografia di un centrodestra decisamente meno in crisi rispetto alle attese. Terzo partito di queste regionali campane è il Movimento 5 stelle, autore di un notevole passo avanti rispetto alle scorse regionali nelle quali il Movimento di Grillo ottenne solo l’1,35%. Se confrontato con il dato delle Europee, però, il calo è forte (oltre 5 punti percentuali) e sembra risentire della dinamica bipolare che ha caratterizzato la sfida tra De Luca e Caldoro.
Tab. 2 – Risultato elettorale nelle diverse province campane
C’è da dire comunque che le prime tre liste (Pd, Fi, M5s) sono racchiuse in circa tre punti percentuali. Anche questo dà la misura di quanto il sistema politico italiano si stia ormai stabilizzando sul tripolarismo esploso con le Politiche del 2013.
Dopo tutto lo scalpore delle ultime settimane, gli impresentabili di Campania in Rete a sostegno di De Luca portano soltanto l’1,5%. Certo è che tutto fa brodo. Infatti, questa percentuale, sommata al circa 2% dell’Udc di De Mita, si rende forse decisiva per la vittoria di De Luca, che comunque ottiene nel voto ai presidenti un risultato migliore rispetto al voto alle liste, come nel 2010. Naturalmente non possiamo affermare con assoltuta sicurezza che la situazione sarebbe stata diversa se l’Udc avesse appoggiato Caldoro, ma la scelta del sindaco di Nusco sembra essere stata decisiva. Questo, ancora una volta, conferma il potere (ricattatorio) dei piccoli partiti nella politica italiana, male antico cui l’Italicum promette di porre fine a livello nazionale.
Fallimentare, infine, la candidatura di Marco Esposito che con la lista civica MO! Raggiunge solo lo 0,6%, un po’ meglio (ma non abbastanza) Salvatore Vozza che con la lista Sinistra al Lavoro raggiunge un magro 2,2%.