Nuovo Senato e Italicum, perchè ai grillini conviene il Sì al referendum

di Roberto D’Alimonte

Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 8 maggio 2016

Continuano a circolare sondaggi molto favorevoli al M5s. Il dato più interessante non è tanto la percentuale delle intenzioni di voto ma quello sull’esito di un eventuale ballottaggio fra Matteo Renzi e Luigi Di Maio. Come è noto, il ballottaggio è previsto dal nuovo sistema elettorale, l’Italicum, nel caso in cui al primo turno nessuna lista prenda il 40% dei voti. Già a Novembre su questo giornale avevamo pubblicato un sondaggio da cui risultava che Di Maio avrebbe potuto battere Renzi. Da allora altri sondaggi hanno indicato la stessa cosa. Sappiamo bene che sondaggi fatti ora a freddo sono poco attendibili, e sappiamo altrettanto bene che i quando i margini sono così risicati -del tipo 51 a 49- il risultato è poco significativo. Ciò premesso, non si può però sottovalutare che questi dati sono indicativi di un fenomeno: la competitività del M5S in uno scontro a due con il Pd. Questa è cosa nota ai leader e ai militanti del M5s. Da qui una conclusione logica: se il M5s intende veramente porsi l’obiettivo di governare questo paese, l’Italicum è lo strumento migliore per farlo. Senza ombra di dubbio è il sistema elettorale che gli dà la migliore possibilità di vincere facendo un governo senza alleanze scomode e improbabili.

Per il Movimento però esiste un piccolo problema. È vero che l’Italicum è legge dello stato. Per essere precisi, non è ancora operativa perché entrerà in vigore il primo Luglio di quest’anno. Ma questo è un dettaglio. Il problema è che il nuovo sistema elettorale si applica alla Camera ma non al Senato. Anche dopo il primo Luglio il sistema elettorale del Senato sarà quello che ha fabbricato la Consulta con la sua famosa sentenza sul porcellum. Approvare l’Italicum solo per la Camera, lasciando in vigore la legge elettorale proporzionale per il Senato, è stato uno dei compromessi che il governo Renzi è stato obbligato ad accettare. Lo ha fatto assumendo che con a riforma costituzionale il Senato sia trasformato in una camera che non darà la fiducia al governo.

Italicum e riforma costituzionale quindi sono strettamente associati.  Il prossimo Ottobre si voterà ufficialmente solo sulla riforma costituzionale ma in realtà si voterà anche sull’Italicum. Le due riforme vivranno o moriranno insieme. In altre parole, l’eventuale bocciatura della riforma costituzionale porterà con sé anche la cancellazione dell’Italicum. Ne siamo profondamente convinti. Infatti, se al referendum di Ottobre vincessero i NO, cioè i contrari alla riforma costituzionale, si creerebbe una situazione caotica. Infatti a quel punto avremmo un sistema maggioritario alla camera con un vincitore certo grazie all’Italicum e un sistema proporzionale al senato che non darebbe nessun vincitore. Bocciata la riforma costituzionale, il Senato manterrebbe i poteri attuali, compreso quello di dare e togliere la fiducia ai governi. Si potrebbe andare al voto in queste condizioni? Con quale speranza di fare un governo stabile dopo? E quale governo?

In questo scenario caotico la cosa più probabile è che si provi a fare una nuova riforma elettorale. Ma quale?  Difficile fare previsioni. Ma ci azzardiamo a dire che qualunque fosse il nuovo sistema elettorale, ammesso che si riesca a farne uno, non sarebbe così favorevole al M5s come l’Italicum attuale. Ma anche nel caso in cui non si facesse una riforma elettorale il M5s si troverebbe in una situazione parlamentare difficile in cui le opzioni a sua disposizione sarebbero due: fare un governo con altri partiti o restare alla finestra. Esattamente come è successo dopo le elezioni politiche del 25 Febbraio 2013.

Torniamo dunque alla questione essenziale: se il M5s vuole davvero provare a governare questo paese da solo non può rinunciare all’unico sistema elettorale che gli consentirebbe di farlo. Quindi dovrebbe schierarsi a favore della riforma costituzionale e non contro. Solo così salverebbe l’Italicum. Non è l’opinione di chi scrive. E’ la logica dei numeri.

Per il momento la leadership del Movimento tace sulla questione del referendum sulla riforma costituzionale. Giustamente l’attenzione è tutta concentrata sulle elezioni amministrative. Di referendum si parlerà dopo. Ma saremmo molto sorpresi se la razionalità politica prevalesse sulla ideologia.  La riforma elettorale approvata on line dai pentastellati non è di tipo maggioritario. E’ un sistema proporzionale corretto. Il modello di democrazia del M5s non prevede l’elezione ‘diretta’ del presidente del consiglio. Prevede la centralità del parlamento. In più, il M5s si è opposto accanitamente alla riforma costituzionale. Inoltre il referendum rappresenta una buona occasione per mettere in difficoltà Renzi. Si può rinunciare a tutto ciò solo perché i sondaggi dicono che grazie all’Italicum Di Maio potrebbe battere Renzi?  Non è nelle corde del Movimento rispondere positivamente. Non è immaginabile oggi che il M5s sia capace di cambiare idea e accettare alla luce del sole il nuovo sistema di regole disegnato dalle due riforme, elettorale e costituzionale. Anche se ha solo da beneficiare dalla approvazione della riforma costituzionale voterà contro. Sarà quasi certamente così. Ma una cosa è dire di votare contro e fermarsi lì. Altro conto è annunciare un voto contrario e mobilitarsi attivamente sul campo. Vedremo cosa succederà. Una cosa però è certa: se la riforma non passerà gli sconfitti saranno due e non uno solo. Perderà Renzi e perderà il M5s. Perderà anche l’Italia che si ritroverà in una situazione assolutamente caotica. E nemmeno l’Unione Europea starà tanto bene.

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.