Sì a UE e welfare, no agli immigrati: l’agenda tedesca verso il voto

Domenica prossima gli elettori tedeschi si recheranno alle urne per il rinnovo del Bundestag. Si tratta della quarta elezione politica che coinvolge un paese importante dell’Unione Europea nel corso dell’anno, dopo Olanda, Francia e Regno Unito. A differenza di questi ultimi, in Germania l’esito delle elezioni appare piuttosto chiaro secondo i sondaggi: la CDU-CSU della Cancelliera Angela Merkel sarebbe nettamente in testa nelle intenzioni di voto, con circa il 36% dei consensi, circa cinque punti in meno dello straordinario risultato del 2013, mentre la SPD guidata da Martin Schulz navigherebbe poco sopra il 20%. Troppo poco per mettere in discussione il quarto mandato di Frau Merkel. Se è chiaro chi sarà il vincitore delle elezioni, non è affatto chiaro quale sarà la formula di governo che emergerà dal voto. Come sappiamo il sistema tedesco prevede una distribuzione proporzionale dei seggi, per cui è impossibile pensare che con questi numeri la Merkel possa godere di una maggioranza autonoma nel Bundestag. Dovendo formare comunque una coalizione di governo, le elezioni saranno decisive per capire se, al di là della consolidata formula della ‘Große Koalition’ con la SPD, vi saranno altre opzioni praticabili. Oltre ai due principali partiti, infatti, altre quattro forze politiche (un record) dovrebbero essere in grado di superare la soglia di sbarramento del 5%: la sinistra radicale (Linke), i liberali (FDP), i verdi e il partito euroscettico di estrema destra ‘Alternativa per la Germania’. Questo quadro fornirebbe alla Merkel almeno un’altra opzione coalizionale praticabile (con verdi e liberali).

Per comprendere le preferenze e le priorità dell’opinione pubblica tedesca, nonché per mappare la struttura di opportunità dei partiti in campagna elettorale, il CISE ha condotto nei giorni scorsi un sondaggio CAWI sulla popolazione adulta tedesca nell’ambito di un più ampio studio comparato. Come già avvenuto per Olanda, Francia e Regno Unito, ai rispondenti è stato chiesto di esprimere il proprio supporto su 17 temi posizionali (issues divisive che fanno riferimento a due obiettivi rivali, come ad esempio servizi pubblici vs. tasse). Nello specifico, ad ogni rispondente è stato chiesto di posizionarsi su una scala a 6 punti, dove i punti 1 e 6 rappresentano i due obiettivi rivali perseguibili su un certo tema. Successivamente, ai rispondenti è stato chiesto di indicare la priorità che essi assegnano all’obiettivo scelto su ciascuna issue. Il questionario includeva anche 10 valence issues (Stokes 1963), ossia temi ‘imperativi’ che fanno riferimento ad un obiettivo condiviso, sui quali c’è un consenso generale (come ad esempio la protezione dal terrorismo). Su questi temi ai rispondenti viene chiesto di indicare solo la priorità, dal momento che un consenso del 100% è assunto per definizione. La selezione dei temi posizionali e imperativi è stata fatta in cooperazione con un team di ricercatori tedeschi.

La Tabella 1 riassume i principali risultati del sondaggio, riportando per ciascuna issue il livello di priorità attribuita dall’elettorato tedesco, il tipo di issue in questione (ossia se si tratta di un tema posizionale o imperativo) e la dimensione su cui poggia (economica o culturale). Nella quarta e quinta colonna viene riportato, per ciascuna issue posizionale, l’obiettivo (o goal) che ha ricevuto maggiore consenso fra i rispondenti e il relativo supporto in termini percentuali. Infine, l’ultima colonna a destra della tabella riporta il partito che, sulla base di un indice generalizzato di issue yield (De Sio e Weber 2014) valido sia per le valence che per le positional issues, dovrebbe (o avrebbe dovuto) più di tutti enfatizzare quel tema in campagna elettorale, potendone avere un maggiore ritorno in termini di consenso.

Tab. 1 – I temi del dibattito politico tedesco per priorità e supporto (clicca per ingrandire)GER1.1_IT

Partendo dalla prima colonna, quella relativa alle priorità, notiamo che, come è avvenuto già negli altri paesi nei quali abbiamo effettuato questa indagine, i temi con la maggiore salienza sono quelli imperativi. Ai primi cinque posti della classifica troviamo infatti altrettante valence issues fra le quali spiccano la necessità di combattere la povertà degli anziani e il terrorismo, sebbene quest’ultimo mostri una priorità leggermente inferiore a quella osservata nel Regno Unito (90%) e in Francia (91%). Rispetto a questi due paesi la Germania è stata finora meno colpita da attacchi terroristici, come del resto l’Olanda, dove pure la priorità della lotta al terrorismo si attestava all’85%. Forse è anche per questo che la priorità dell’elettorato tedesco si distribuisce in maniera più equilibrata su diversi temi, anche economici, come la fornitura di case popolari e la lotta alla disoccupazione. Sorprende, invece, il fatto che un tema cruciale in molti paesi come la crescita economica, sia considerato prioritario soltanto dal 64% dei rispondenti, contro ad esempio l’81% che si registrava nel Regno Unito, l’80% in Francia e il 79% in Olanda.

Gli unici temi divisivi che emergono come prioritari sono quelli relativi all’Unione Europea e all’immigrazione, considerati salienti da tre quarti dei rispondenti. Più in generale, osservando la terza colonna della tabella, fra i temi posizionali emerge una maggiore salienza di quelli caratterizzati prevalentemente dalla dimensione culturale (come appunto Europa e immigrazione, ma anche l’energia nucleare). L’unico tema economico che risulta altamente saliente è la questione relativa a come utilizzare l’attuale avanzo di bilancio, se per ridurre le tasse o per investire in infrastrutture e istruzione. Al contrario, alcuni temi ambientali (la costruzione di pale eoliche e il divieto di utilizzo di macchine alimentate a diesel), così come i diritti sociali (matrimoni gay e quote rosa) e l’introduzione di referendum vincolanti risultano fra i temi con la più scarsa rilevanza per l’opinione pubblica tedesca.

Spostandoci nella parte destra della tabella siamo in grado di verificare come si struttura l’opinione pubblica tedesca sui temi posizionali. In particolare, al di là della priorità generale che viene attribuita ad un certo tema, possiamo conoscere qual è l’obiettivo di policy preferito dall’elettorato e qual è in termini percentuali il consenso di cui gode. In altri termini siamo in grado di comprendere nello specifico come si posizionano politicamente i tedeschi sui temi del dibattito. Il primo dato che emerge con chiarezza è la presenza di diversi temi condivisi da una larga fetta dell’elettorato. Ben sette obiettivi godono di un consenso superiore al 75%, potendo quindi di fatto essere considerati delle ‘quasi-valenceissues. Un numero decisamente superiore a quello osservato in Olanda (due) e nel Regno Unito (tre), e più simile al caso francese, dove cinque temi posizionali ricevevano almeno il 75% di supporto. In Germania, più che in altri paesi, dunque, esiste una ‘agenda tedesca’ supportata da una larga fetta dell’elettorato. Più in generale, appena cinque temi su 17 appaiono fondamentalmente divisivi, ossia con meno del 70% di elettori che condividono uno dei due ‘lati’ della issue.

Un terreno potenzialmente favorevole, dunque, alla costruzione di una coalizione post-elettorale fra diversi partiti. Ma su quale piattaforma politica? Dai nostri dati emerge un mix interessante, segno che lo ‘Zeitgeist’ del nostro tempo è difficilmente riconducibile alle dimensioni classiche di analisi della politica novecentesca. L’elettorato tedesco mostra di preferire una piattaforma programmatica che combina protezione economica, chiusura agli immigrati e permanenza nell’Unione Europea. In altri termini si nota una combinazione originale fra un’agenda economica di sinistra (alzare il salario minimo, non alzare l’età pensionabile, non deregolamentare il mercato del lavoro, e, subito sotto con il 74% di supporto, ridurre le differenze di reddito) e la preferenza per posizioni di ‘demarcazione’ culturale (Kriesi et al. 2006), come la necessità di rendere l’immigrazione più restrittiva, limitare il numero di rifugiati e richiedere agli stranieri di adattarsi alla cultura tedesca. Un’agenda simile a quella già osservata negli altri paesi in cui abbiamo condotto l’indagine, con una significativa eccezione, relativa all’Unione Europea. Mentre in Olanda e Francia la permanenza del paese nell’UE risultava un tema divisivo, supportato dal 62% di rispondenti in entrambi i paesi (e naturalmente ancor di più nel Regno Unito, con il 54% che sceglieva l’opzione ‘Leave’), in Germania oltre quattro rispondenti su cinque vogliono mantenere il paese nell’UE. La chiusura culturale nei confronti dell’immigrazione non si combina con posizioni euroscettiche spezzando dunque la dimensione integrazione-demarcazione. Un risultato estremamente interessante che dimostra come le categorie utilizzate finora dagli studiosi per definire la politica e le sue dimensioni di competizione siano divenute fondamentalmente inadatte a catturare le caratteristiche della competizione politica in questo scorcio di XXI secolo.

Fra i (pochi) temi su cui l’elettorato tedesco si divide, troviamo solo una issue che riceve un’alta priorità, ossia il tema relativo all’uso del surplus di bilancio, con il 58% degli intervistati che, coerentemente con la generale prevalenza per le posizioni di sinistra in materia economica, destinerebbe tali fondi in investimenti su infrastrutture e istruzione. Gli altri temi davvero divisivi ricevono priorità decisamente più basse e quindi, in termini strategici, dovrebbero essere ignorati dalle forze politiche che intendono costruire un programma di governo condiviso.

Infine, un’occhiata all’ultima colonna a destra della tabella rivela qual è il partito che su ciascun obiettivo gode della migliore resa (‘issue yield’) potenziale. In altri termini si tratta del partito che più di ogni altro dovrebbe enfatizzare quel tema in campagna elettorale per massimizzare il proprio consenso. Non sorprende affatto che, con l’eccezione della protezione dell’ambiente, tema caro ai verdi, su tutti gli altri temi ‘valence’ i partiti con la più alta issue yield siano i due principali mainstream parties, la CDU-CSU e la SPD. Il partito della Cancelliera è il migliore per parlare di lotta al terrorismo e al crimine e per supportare la crescita economica; i socialdemocratici hanno invece un vantaggio competitivo sui temi condivisi relativi alla giustizia sociale, alla povertà e alla disoccupazione. Fra i temi posizionali, emerge una maggiore differenziazione, con la CDU-CSU che risulta, più ancora della SPD, il partito più adatto ad enfatizzare la posizione eurofila della Germania. Sull’altro grande tema saliente, ossia quello relativo all’immigrazione, è invece la destra di ‘Alternativa per la Germania’ (AfD) ad avere un vantaggio competitivo, risultando infatti il partito con l’issue yield più alta sui tre obiettivi riferibili a questa dimensione (rendere l’immigrazione più restrittiva, limitare il numero di rifugiati e richiedere agli stranieri di adattarsi alla cultura tedesca). Per il resto, mentre i verdi emergono sui temi dell’ambiente e i diritti sociali (nucleare, pale eoliche, matrimoni gay e quote di genere), la Linke su temi di welfare (pensioni, differenze di reddito) ma anche sull’introduzione di una forma vincolante di referendum, si nota l’assenza dei liberali che, presumibilmente schiacciati dai due principali partiti mainstream, e in particolare dalla CDU-CSU, non possono vantare alcun tema su cui hanno un vantaggio competitivo.

 

Riferimenti bibliografici

De Sio, L., e Weber, T. (2014). ‘Issue Yield: A Model of Party Strategy in Multidimensional Space’ American Political Science Review 108 (4): 870–885.

Kriesi, H., Grande, E., Lachat, R., Dolezal, M., Bornschier, S., e Frey, T. (2006), ‘Globalization and the transformation of the national political space: Six European countries compared’, European Journal of Political Research, 45(6), 921-56.

Stokes, Donald E. (1963), ‘Spatial Models of Party Competition’, American Political Science Review 57 (2): 368–77.

Vincenzo Emanuele è professore associato in Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli di Roma. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze con una tesi sul processo di nazionalizzazione del voto in Europa occidentale e le sue possibili determinanti. La sua tesi ha vinto il Premio 'Enrico Melchionda' conferita alle tesi di dottorato in Scienze Politiche discusse nel triennio 2012-2014 e il Premio 'Celso Ghini' come miglior tesi di dottorato in materia elettorale del biennio 2013-2014. È membro del CISE, di ITANES (Italian National Election Studies) e del Research Network in Political Parties, Party Systems and Elections del CES (Council of European Studies). I suoi interessi di ricerca si concentrano sulle elezioni e i sistemi di partito in prospettiva comparata, con particolare riferimento ai cleavages e ai processi di nazionalizzazione e istituzionalizzazione. Ha pubblicato articoli su European Journal of Political research, Comparative Political Studies, Party Politics, South European Society and Politics, Government and Opposition, Regional and Federal Studies, Journal of Contemporary European Research, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. La sua prima monografia Cleavages, institutions, and competition. Understanding vote nationalization in Western Europe (1965-2015) è edita da Rowman and Littlefield/ECPR Press (2018), mentre la seconda The deinstitutionalization of Western European party systems è edita da Palgrave Macmillan. Sulle elezioni italiane del 2018, ha curato la Special Issue di Italian Political Science ‘Who’s the winner? An analysis of the 2018 Italian general election’. Clicca qui per accedere sito internet personale. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.
Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.