Berlusconi snodo obbligato negli scenari del dopo voto

Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 10 dicembre 2017

Anche in politica esistono eventi impossibili, eventi certi e eventi probabili. Alla prima categoria appartengono la vittoria del Pd e del M5s alle prossime elezioni. Né l’uno né l’altro possono vincere la maggioranza assoluta dei seggi in entrambe le camere. Non hanno né voti né alleati sufficienti. A questa categoria appartiene anche un governo della sinistra, con Pd e Mdp insieme. Nemmeno la resurrezione politica di Prodi cambierebbe la previsione. Alla categoria degli eventi certi appartiene la partecipazione di Forza Italia a qualunque governo o a qualunque maggioranza si formi dopo il voto. Solo un governo M5s-Lega Nord o un governo Pd-M5s potrebbero cambiare le cose. Ma non sono esiti credibili.

Poi ci sono gli eventi probabili. Uno di questi è un governo di centro-destra. La coalizione di Berlusconi è ancora in via di formazione, ma se ne conosce già la fisionomia essenziale. Gli attori principali saranno i soliti tre: Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia. A loro si aggiungeranno liste minori che porteranno voti, anche senza prendere seggi. Se diamo retta agli attuali sondaggi questa coalizione è oggi intorno al 35% dei voti. Con questa percentuale non si ottiene il 40% dei seggi proporzionali necessari per vincere, a meno che non ci sia una elevata percentuale di voti dispersi. Se fossero intorno al 10% sarebbe possibile arrivare al 40% dei seggi con il 36% dei voti. Berlusconi potrebbe farcela. E’ questa più o meno la percentuale di cui viene accreditata oggi la sua coalizione. Ma non basterebbe. Dovrebbe vincere anche il 70% dei seggi nei collegi uninominali per arrivare alla maggioranza assoluta.

I collegi maggioritari sono imprevedibili. Sulla carta è difficile che il centro-destra ne possa vincere 162 su 232 alla Camera e 81 su 116 al Senato, cioè il 70%.  Ma è l’unico attore che può sperare di farcela. Può contare su una solida percentuale di collegi al Nord. Il servizio studi della Camera ha calcolato che con i voti del 2013 ne avrebbe vinti 49 su 91. Oggi ha più voti di allora e il centro-sinistra ne ha meno, mentre il M5s non ne ha abbastanza per arrivare primo nei collegi. Se questo sarà il quadro in primavera il centro-destra potrebbe arrivare a vincere quasi tutti i collegi a Est del Ticino e la gran parte di quelli in Piemonte e Liguria. Come nel 1994. Con questo risultato la partita si giocherà nei collegi del Sud dove tutto è possibile. Se in questa zona la coalizione di Berlusconi andrà veramente bene un governo di centro-destra potrebbe diventare una realtà. Tanto più che se non arrivasse alla maggioranza assoluta, ma ci andasse molto vicino, il trasformismo potrebbe fare il resto. Cose già viste. Insomma una vittoria del centro-destra non ha probabilità zero, a differenza di quella di Pd e M5s.

Se la coalizione di Berlusconi non vince il governo si farà dopo il voto. In questo caso si aprono scenari complicati e potenzialmente caotici. Il primo è quello di un governo che comprenda Pd e Forza Italia con qualche alleato minore. Naturalmente saranno in molti a gridare allo scandalo. In primis molti elettori del Pd, di Forza Italia e della Lega Nord. Ma questo fa parte del gioco. Gli elettori si rassegneranno. Hanno quasi tutti dimenticato che dopo le elezioni del 2013 finì proprio così. Con Berlusconi al governo con il Pd e la Lega Nord all’opposizione.

Il problema non sono gli elettori, ma i numeri. Non è affatto detto infatti che la coalizione Pd-Fi sia tanto grande da avere la maggioranza assoluta dei seggi. I sondaggi di oggi dicono che insieme questi due partiti arrivano al 40% dei voti circa. Non ci dicono però quanti seggi avranno singolarmente e complessivamente. In particolare non si sa ancora quale sarà la spartizione dei seggi uninominali tra Forza Italia e Lega Nord.  Dato che Salvini non vuole andare al governo con il Pd la questione è piuttosto delicata. I collegi nelle regioni del Nord sono alla Camera 91. In quanti il candidato comune della coalizione di centro-destra sarà un leghista?  La possibilità di un governo Pd-Fi dipenderà anche da questo dato. Ma dipenderà soprattutto dal fatto che entrambi i partiti vadano molto bene. E le probabilità che questo accada non sono elevate.

Lo scenario peggiore dal punto di vista della governabilità, e purtroppo quello più probabile, è che Pd e Fi non arrivino alla maggioranza assoluta. In questo caso chi offrirà i voti che mancano?  Sarà Bersani ad appoggiare la coalizione Renzi-Berlusconi? Oppure il M5s?  Non crediamo proprio. O sarà la Lega Nord la candidata al ‘sacrificio’?  Sarà questo il momento in cui esploderanno le contraddizioni che da tempo segnano il partito di Salvini?  E non è nemmeno certo che un Pd indebolito sia disposto a entrare in un governo del genere.

In conclusione, se il centro-destra non vince e Pd e Fi non ottengono insieme la maggioranza assoluta dei seggi si aprirà una fase molto critica in fondo alla quale non è difficile intravedere i fantasmi di nuove elezioni o un governo del presidente che comunque dovrà trovare i voti in Parlamento per sopravvivere senza governare.

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.