Alla vigilia del blackout elettorale riguardo i sondaggi, in vista delle elezioni del 4 Marzo, la ricerca del CISE riesce a fornire interessanti chiavi di interpretazione in merito alla geografia della distribuzione del voto al Nord. La novità consiste nel punto di vista: la ricerca infatti mette a fuoco la discrasia presente nel nostro sistema elettorale, tra parte maggioritaria e proporzionale. Gli intervistati, a fronte di un doppio quesito, dovevano indicare la propria preferenza di voto sia in merito al partito, sia per il candidato nel collegio uninominale della lista. Nonostante il voto disgiunto non sia previsto nella normativa vigente, l’incrocio dei dati fornisce una fotografia nitida della fedeltà dell’elettorato ai propri partiti. Sarà quindi interessante osservare quanto il peso dei singoli candidati potrà eventualmente essere determinante per l’elettorato di un determinato partito, cioè se al momento del voto prevarrà la scelta per un partito e il corrispettivo candidato del partito/coalizione nel collegio uninominale o piuttosto la preferenza verso un’altra forza politica con relative oscillazioni. Pur partendo dalla naturale constatazione che le regioni del Nord abbiano sempre rivestito un ruolo cruciale per il consenso ai partiti di destra, la prima evidenza fornitaci dai dati è il tasso di fedeltà dell’elettorato del Movimento 5 Stelle, superiore a quello di ogni altro partito, (75.8% con una percentuale significativa di dispersione unicamente verso il centrodestra .) Ciò vuol dire che rispetto al 100% di voto di lista M5S, il 75,8% voterebbe il candidato da essa “schierato” nel collegio uninominale. Elemento probabilmente dovuto alla chiara identità del movimento e alla presenza unicamente di candidati della propria lista, non derivanti quindi dal blocco coalizionale in conseguenza della reticenza mostrata di fronte ad ogni possibilità di alleanza con altri partiti. Anche il tasso di incertezza dei potenziali elettori dei M5S è il più basso che emerge dal raffronto con le altre forze politiche. La coalizione del centro destra, le cui 3 “gambe” sono rappresentante da Forza Italia, Lega e FI vede sostanzialmente attestata la stessa propensione a votare il partito e il relativo candidato nell’uninominale con un leggero tasso di preferenze accordato al partito di Berlusconi al 65% rispetto al 62,9% della Lega e 62,7% di Fratelli D’Italia. Per quanto riguarda le due costellazioni separate del centro sinistra, rappresentate da un lato da LeU, che si presenta da solo alle elezioni, e dall’altro dalla coalizione di centro sinistra, composta principalmente dal PD, Più EUROPA di Emma Bonino e dalla lista civica dell’uscente ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ebbene, il primo partito raccoglie una sostanziale fedeltà dei suoi elettori, quasi il 65% dei quali sarebbero disposti a votare anche l’analogo candidato nei collegi, a fronte di pochi punti percentuali ceduto al centrosinistra in coalizione e ad altre alternative. I due partiti maggiori della coalizione di centro-sinistra registrano una sostanziale parità in quanto a fedeltà tra i propri elettori, misurata dalla disponibilità a votare lo stesso candidato nella parte maggioritaria rispetto alla formazione politica espressa nella parte proporzionale, con una percentuale rispettivamente del 62,3% e 59,2% a fronte di equilibrate dispersioni di voto a favore del M5S e FI. Il PD ottiene allo stesso tempo un elevato valore di incertezza, che si attesta al 29.5%. Al contrario il 4,5% dei potenziali elettori della lista Più Europa di Emma Bonino, voterebbe un candidato di LeU nei collegi uninominali. In conclusione anche l’analisi comparata tra quote maggioritaria e proporzionale del sistema elettorale restituisce una diapositiva dell’Italia dai contorni piuttosto incerti e a geometria variabile.
Tabella 1 – Matrice di flusso fra intenzioni di voto alla lista e intenzioni di voto al candidato di collegio al Nord
Figura 1 – Flussi fra intenzioni di voto alla lista e intenzioni di voto al candidato di collegio al Nord (clicca per ingrandire)
NOTA METODOLOGICA
Il sondaggio è stato condotto da Demetra nel periodo dal 5 al 14 febbraio 2018. Sono state realizzate 3.889 interviste con metodo CATI (telefonia fissa) e CAMI (telefonia mobile), e 2.107 interviste con metodo CAWI (via internet), per un totale di 6.006 interviste. Il campione, rappresentativo della popolazione elettorale in ciascuna delle tre zone geografiche, è stato stratificato per genere, età e collegio uninominale di residenza. Il margine di errore (a livello fiduciario del 95%) per un campione probabilistico di pari numerosità in riferimento alla popolazione elettorale italiana è di +/- 1,17 punti percentuali. Il campione è stato ponderato per alcune variabili socio-demografiche.