Oltre il voto ai partiti: le insidie dei collegi uninominali

Nel sondaggio CISE-Sole 24 Ore sulle intenzioni di voto alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, abbiamo chiesto agli intervistati non solo il tradizionale voto alla lista, ma anche il voto al candidato nel loro collegio uninominale (menzionando i nomi dei candidati e delle rispettive liste che li sostenevano). Incrociando il voto al partito con il voto al candidato nel collegio uninominale (vedi Tabella 1), è possibile capire se voto di lista e voto al candidato coincidano o se esista invece una discrasia tra arena proporzionale e maggioritaria.

Tabella 1 – Matrice di flusso fra intenzioni di voto alla lista e intenzioni di voto al candidato di collegio

Tabella flussi collegi

Dal momento che la legge elettorale non prevede la possibilità del voto disgiunto, bisognerà poi vedere al momento delle elezioni quale dei due voti (quello di lista o quello al candidato) prevarrà nelle decisioni individuali di voto. In ogni modo, i nostri dati registrano una potenziale disposizione degli elettori a considerare il nome del candidato invece del partito nella scelta di voto. Infatti, il 36% dei rispondenti che dichiarano l’intenzione di voto a un partito non ha dichiarato di votare il candidato collegato nel collegio uninominale. Il 62% di questo 35% è incerto quando si tratta di esprimere un voto al candidato di collegio, mentre il restante 38% mostra un voto al candidato potenzialmente difforme rispetto al voto di lista. Dal momento che se così fosse il voto risulterebbe nullo, non sappiamo se in cabina elettorale (quando probabilmente gli elettori avranno capito meglio quali sono i meccanismi della nuova legge elettorale) sarà il voto di lista a prevalere o se invece la presenza di altri candidati più graditi farà defezionare dal partito preferito una quota di elettori. Al momento i nostri dati ci dicono che il 13,7% dei rispondenti è disponibile a prendere in considerazione un candidato diverso da quello del partito preferito e quindi mostra una potenziale incoerenza tra candidato e lista, cui si aggiunge un 22,5% di rispondenti totali che non sanno né se voteranno il candidato collegato al partito preferito né se invece opteranno per un altro candidato non collegato (probabilmente perché non si sono ancora fatti un’idea precisa dei candidati nel collegio). Da alcune simulazioni preliminari questa quota di elettori può fare la differenza fra vittoria e sconfitta in molti collegi, soprattutto al Sud.

Se guardiamo alle risposte degli elettori dei diversi partiti, notiamo che il M5s è il partito con il più alto tasso di fedeltà fra voto di lista e voto al candidato (76%). Questo dato non è del tutto sorprendente, dal momento che il M5s non ha formato coalizioni pre-elettorali e quindi i suoi elettori si troveranno sulla scheda solo i “propri” candidati del M5s nel collegio uninominale e non anche i candidati di altri partiti coalizzati, come avviene invece per i partiti del centrodestra e del centrosinistra. Non a caso, infatti, le due coalizioni mostrano tassi di fedeltà inferiori: il centrosinistra mostra un tasso di fedeltà del 62% per il Pd, ma solo del 44% per Più Europa; il centrodestra mostra un tasso di fedeltà del 59% per Forza Italia, del 61% per la Lega e del 64% per FdI. Infine, da notare come l’altro partito rilevante fuori dalle coalizioni, ossia Liberi e Uguali, non sembra sfruttare lo stesso vantaggio strutturale del M5s derivante dal fatto di presentare solo propri candidati: infatti il tasso di fedeltà dei suoi elettori è del 58%, molto più basso di quello del M5s e più o meno in linea con quello degli elettori dei principali partiti delle coalizioni di centrosinistra e di centrodestra. Ciò probabilmente è dovuto al fatto che LeU è una lista unitaria composta però da differenti partiti. Inoltre una quota di elettori nel collegio potrebbe essere attratta da altri candidati di aerea (il 3% mostra una preferenza per candidati del centrosinistra e il 6% per candidati di altri partiti minori).

Figura 1 – Flussi fra intenzioni di voto alla lista e intenzioni di voto al candidato di collegio (clicca per ingrandire)flussi_PR_MG_fig

In conclusione, questi dati ci dicono che il voto ai candidati potrebbe giocare un ruolo nel modificare le intenzioni di voto ai partiti e il M5s in questo contesto sembra essere il partito con l’elettorato più “fedele”.


NOTA METODOLOGICA

Il sondaggio è stato condotto da Demetra nel periodo dal 5 al 14 febbraio 2018. Sono state realizzate 3.889 interviste con metodo CATI (telefonia fissa) e CAMI (telefonia mobile), e 2.107 interviste con metodo CAWI (via internet), per un totale di 6.006 interviste. Il campione, rappresentativo della popolazione elettorale in ciascuna delle tre zone geografiche, è stato stratificato per genere, età e collegio uninominale di residenza. Il margine di errore (a livello fiduciario del 95%) per un campione probabilistico di pari numerosità in riferimento alla popolazione elettorale italiana è di +/- 1,17 punti percentuali. Il campione è stato ponderato per alcune variabili socio-demografiche.