Adesso che lo spoglio diventa definitivo le considerazioni sui risultati elettorali lasciano via via spazio agli scenari sulla formazione del governo. Nessun partito o coalizione ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi e dunque per il Presidente della Repubblica si apre il rebus dell’incarico. Mattarella dovrà dare l’incarico alla prima coalizione (il centrodestra) o al primo partito (il Movimento Cinque Stelle)? La storia della Repubblica italiana ci dice che non è mai accaduto che il primo partito rimanesse fuori dal governo che inaugura la legislatura. E’ accaduto che non abbia espresso il Presidente del Consiglio (ad esempio nei casi dei governi Craxi e Amato) ma è comunque sempre stato al governo, con due sole parziali eccezioni di governi tecnici nati nel corso della legislatura (Dini e Monti). Da questi dati l’incarico a Di Maio nelle prossime settimane sembrerebbe l’ipotesi più accreditata.
Allargando la prospettiva di indagine, cosa accade solitamente in Europa? Il CISE ha effettuato una ricerca su 368 elezioni legislative avvenute dal 1945 a oggi in 19 paesi dell’Europa occidentale. Il caso di un governo post-elettorale che non includa il partito più votato non è un così insolito. Si è infatti verificato 62 volte (ossia nel 16.8% dei casi). Se poi includiamo anche tutti i governi della legislatura, saliamo a 93 volte (25.3%). I casi più diffusi sono i paesi scandinavi, dove regolarmente il partito socialdemocratico, quasi sempre il più votato, viene messo in minoranza dalle cosiddette coalizioni borghesi, comprendenti i partiti liberali, agrari, cristiano-democratici e conservatori.
Tabella 1 – Casi in cui il partito che ottiene più voti alle elezioni non va al governo, Europa occidentale (1945-2018)