Il voto e l’età: ‘ringiovanimento’ del PD, ‘invecchiamento’ del M5S, netta avanzata della Lega tra anziani e adulti

Il CISE ha condotto per il suo Osservatorio Politico un sondaggio[1] per testare gli umori e gli atteggiamenti dell’opinione pubblica italiana nell’attuale fase politica, caratterizzata dal dibattito sulle misure della legge di bilancio approntate dal governo di Lega e Movimento 5 Stelle (M5S). Ovviamente, uno dei temi più interessanti è capire quali sono le intenzioni di voto degli Italiani a distanza di nove mesi dalle elezioni del 4 marzo 2018 e a sei mesi dell’entrata in carica del governo “giallo-verde”. In questa sede ci occupiamo in particolare dell’analisi del voto per classi di età, prestando una particolare attenzione agli eventuali cambiamenti rispetto a quanto avevamo registrato con un’analisi simile prima delle elezioni del 4 marzo (Maggini 2018). La relazione tra questa particolare caratteristica sociodemografica (ossia l’età) e il voto è importante alla luce di due effetti che tradizionalmente gli studi elettorali associano all’età: l’effetto generazione – per cui le persone di un stessa coorte di età sono influenzate (in maniera stabile nel corso del tempo) nei propri comportamenti politico-elettorali dal periodo storico in cui si sono socializzate alla politica – e l’effetto ciclo di vita – per cui le persone cambiano comportamento a seconda della fase della vita in cui si trovano, con i giovani solitamente con opinioni politiche più radicali rispetto alle persone più anziane (Corbetta 2002; Blais et al. 2002, 2004; Franklin 2004). Questa non è la sede per esaminare quale di questi due effetti è prevalente dal momento che sarebbero necessarie analisi longitudinali più approfondite. Tuttavia, l’analisi del voto per classi di età è interessante per vari motivi, a partire dal fatto che i giovani, secondo molte ricerche, sono uno dei segmenti sociali più mobili dal punto di vista elettorale e anche più propensi all’astensione (Franklin 2004; van der Eijk e Franklin 2009; Maggini 2016). Se è quindi vero che per i partiti gli anziani costituiscono una base elettorale più “sicura” (a maggior ragione in un paese demograficamente anziano come l’Italia), è altrettanto vero che le persone più giovani sono quelle più disponibili a cambiare opinione e quindi potrebbero essere determinanti dal punto di vista elettorale. Da questo punto di vista è opportuno ricordare che l’Italia è un paese caratterizzato dal cosiddetto bicameralismo perfetto, ma con un corpo elettorale differenziato tra Camera e Senato (con gli under 25 che votano solo alla Camera).

Tab. 1 – Intenzioni di voto e classi di età

tabella 1La Tabella 1 mostra il voto ai singoli partiti disaggregato per classi di età. Il primo elemento interessante che emerge è il fatto che tra i “giovanissimi” (18-24 anni) Più Europa, Potere al Popolo e Partito Democratico (PD) vanno molto bene, riportando percentuali nettamente sopra la media del campione (rispettivamente, in punti percentuali, +10,3, +6,1 e +5,5). Anche il M5S tra i 18-24enni è sovra-rappresentato rispetto alla media (+5,3 punti percentuali), così come i consensi di MDP e Sinistra Italiana sommati assieme (+2,8 punti). In questa fascia di età, invece, nettamente sotto-rappresentati sono Forza Italia (FI) e Lega: la prima ottiene il 3,8% rispetto all’8,3% del totale, mentre il partito di Salvini verrebbe votato dal 10,7% dei “giovanissimi” (rispetto al 30,6% dell’intero campione). Comparando le intenzioni di voto dei “giovanissimi” (18-24) con quelle dei “giovani adulti” (25-34) emergono alcune importanti differenze: la sovra-rappresentazione dei partiti di sinistra (Potere al Popolo) e di centrosinistra (Più Europa e PD) si attenua molto tra i “giovani adulti” (in particolare per quel che riguarda il PD, sotto-rappresentato di 3,5 punti percentuali), mentre i partiti del centrodestra tradizionale, Lega e FI, migliorano nettamente la propria performance (in particolare FI è all’11,2% rispetto all’8,3% del totale, mentre la Lega, seppur di pochi decimali, rimane sotto-rappresentata). Infine, il M5S tra i “giovani adulti” è nettamente sotto-rappresentato di 5,8 punti rispetto alla media.

Comparando questi dati con le intenzioni di voto nelle altre fasce di età, il primo elemento che emerge è che il M5S non è tanto il partito dei giovani (contrariamente a quanto visto in studi passati), quanto piuttosto il partito dell’età di mezzo. Questo elemento era in parte già emerso nel sondaggio fatto prima delle elezioni politiche (Maggini 2018). Infatti, il M5S è fortemente sovra-rappresentato tra le persone tra i 45 e i 54 anni, dove arriva al 40,5% delle preferenze. In questa classe di età va invece molto male il PD, che ottiene l’11,8%. Nella classe di età precedente, ossia 35-44 anni, il partito nettamente più sovra-rappresentato è la Lega con il 37%.

Passando alle due classi di età più anziane, emerge che nella classe 54-64 anni il PD con il 23,1% è il partito chiaramente più sovra-rappresentato, mentre FI con il 5,2% è particolarmente sotto-rappresentata. Infine, tra gli over 64 il Movimento guidato da Luigi Di Maio riscuote consensi molto bassi rispetto al totale del campione (18,2% vs. 27,1%). Tra i più anziani va invece molto bene Fratelli d’Italia (+6,7 punti percentuali rispetto al suo consenso medio) e anche la Lega ottiene una buona performance con il 32,5%.

Sulla base di quanto visto finora, possiamo dire, in sintesi, che i partiti dal profilo più giovanile sono Più Europa e Potere al Popolo, dal momento che questi partiti (come abbiamo visto) sono fortemente sovra-rappresentati tra i giovani, mentre sono sotto-rappresentati in tutte le altre fasce di età (ad eccezione della classe 35-44 per Più Europa e della classe over 64 per Potere al Popolo). Il PD è invece un partito che va bene tra i giovanissimi (18-24 anni) e tra i 55-64enni, mentre il M5S è il partito egemone tra le persone di mezza età (45-54). Infine, la Lega va particolarmente bene nelle classi d’età 55-64 e soprattutto 35-44, mentre si trova in forte difficoltà tra i giovanissimi.

Il quadro che abbiamo appena dipinto è in parte simile a quello emerso in un’analisi precedente alle elezioni del 4 marzo (Maggini 2018). Tuttavia, ci sono anche degli importanti elementi di novità. La Tabella 2 mostra nelle varie classi di età gli scarti, in punti percentuali, tra le attuali intenzioni di voto per i quattro principali partiti (M5S, Lega, PD, FI) e le intenzioni di voto prima delle elezioni politiche (sondaggio condotto tra il 5 e il 14 febbraio 2018). I risultati ci dicono che effettivamente il profilo “anagrafico” dei principali partiti italiani è mutato significativamente in meno di un anno. Prima di tutto, si nota un “ringiovanimento” del profilo del PD: quest’ultimo, infatti, pur diminuendo nelle intenzioni di voto rispetto alla rivelazione precedente, registra un incremento tra i 35-44enni (+2,1 punti percentuali) e, in misura minore, tra i giovanissimi (+0,2 punti percentuali, rimanendo sostanzialmente stabile). Al contrario il PD, in passato partito egemone tra le classi più anziane, è arretrato di ben 28,4 punti percentuali tra gli over 64 (un calo di gran lunga più marcato rispetto al suo arretramento medio). Specularmente, il profilo del M5S appare “invecchiato”: a fronte di un generale calo nei consensi, il partito di Di Maio migliora nettamente tra i più anziani (+7,6 punti), mentre cala in maniera marcata tra i giovani adulti (-10,2 punti) e nella classe d’età 35-44 (-13,5 punti). Il leggero incremento tra i giovanissimi (+1,6 punti) è compensato da un incremento di entità simile (+1,9 punti) tra le persone di mezza età (45-54). FI cala in tutte le fasce d’età. Il calo più marcato avviene sia tra i giovani che tra gli anziani (mentre i cali di entità inferiore si registrano nella classi 35-44 e 55-64). Infine, la Lega è l’unico partito che aumenta considerevolmente i propri consensi in tutte le classi d’età rispetto al sondaggio pre-elettorale (a parte tra i giovanissimi dove con +0,3 punti rimane sostanzialmente stabile). L’aumento più marcato avviene nella classe più anziana (+24,2 punti) e, in misura inferiore, nella classe 35-44 anni (+19 punti).

Tab. 2 – Intenzioni di voto per i maggiori partiti italiani e classi di età: differenze in punti percentuali tra dicembre 2018 e febbraio 2018

tabella 2In conclusione, questi dati ci dicono che il profilo “anagrafico” dei principali partiti italiani sembra essere entrato in una fase di interessante mutamento, che può portare nel lungo periodo a un comportamento elettorale differenziato per età secondo pattern diversi rispetto a quelli a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. Significativo, a tal proposito, è il ringiovanimento dell’elettorato del PD e il contestuale invecchiamento di quello del M5S, che si conferma come il partito egemone nella età di mezzo (45-54). L’ottimo stato di salute della Lega, invece, appare legato alla forte ascesa del partito di Salvini tra le classi di età adulte (in particolare nella classe 35-44 anni) e tra la popolazione anziana. Infine, è da notare il fatto che i due partiti al governo (Lega e M5S), sommati assieme, registrano il consenso minore tra le persone più giovani, ossia quelle tradizionalmente più mobili dal punto di vista elettorale. Al contrario, i partiti di sinistra e centrosinistra, sommati assieme, superano la maggioranza assoluta dei voti tra i giovanissimi: 50,9% tra i 18-24enni. Come già avevamo visto nel febbraio 2018 (Maggini 2018), i giovani adulti (25-34) sono invece più spostati a destra. Gli elementi di novità rispetto al passato che abbiamo evidenziato sono il sintomo di un mutamento più profondo in atto o sono solo cambiamenti di breve periodo legati alla contingenza? E le differenze tra “giovanissimi” e “giovani adulti” in termini di preferenze elettorali rappresentano l’inizio di una frattura generazionale all’interno della categoria dei “giovani”? Questi sono gli interrogativi che questa analisi ha aperto e a cui solo altre elezioni e altre ricerche potranno fornire una risposta.

Riferimenti bibliografici

Blais, A., Gidengil, E., Nadeau, R., e Nevitte, N. (2002), ‘Generational change and the decline of political participation: The case of voter turnout in Canada’, paper presented at Citizenship on trial: Interdisciplinary perspectives on political socialization of adolescents conference, Montreal, McGill University.

Blais, A., Gidengil, E., Nevitte, N., e Nadeau, R. (2004), ‘Where does turnout decline come from?’, European Journal of Political Research, 4(2), pp. 221–236.

Corbetta, P. (2002), ‘Le generazioni politiche’, in M. Caciagli e P. Corbetta (a cura di) Le ragioni dell’elettore. Perché ha vinto il centro–destra nelle elezioni italiane del 2001, Bologna, Il Mulino.

Franklin, M.N. (2004), Voter turnout and the dynamics of electoral competition in established democracies Since 1945, Cambridge, Cambridge University Press.

Maggini, N. (2016), Young People’s Voting Behaviour in Europe. A Comparative Perspective, Londra, Palgrave Macmillan.

Maggini, N. (2018), ‘Il voto e l’età: mezza età per il M5S, anziani per il PD, under 35 in ordine sparso’, in Emanuele, V., e Paparo, A. (a cura di), Gli sfidanti al governo. Disincanto, nuovi conflitti e diverse strategie dietro il voto del 4 marzo 2018, Dossier CISE(11), Roma, LUISS University Press e Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 51-53.

van der Eijk, C., e Franklin, M.N. (2009), Elections and voters, Basingstoke, Palgrave MacMillan.


[1] Il sondaggio è stato realizzato con metodo CAWI (Computer-Assisted Web Interviewing) da Demetra opinioni.net S.r.l. nel periodo 10-19 dicembre. Il campione ha una numerosità di 1.113 rispondenti ed è rappresentativo della popolazione elettorale italiana per genere, classe di età, titolo di studio, zona geografica di residenza, e classe demografica del comune di residenza. Le stime qui riportate sono state ponderate in funzione del ricordo del voto alle politiche e di alcune variabili socio-demografiche. L’intervallo di confidenza al 95% per un campione probabilistico di pari numerosità in riferimento alla popolazione elettorale italiana è ±2,9%.

Nicola Maggini è ricercatore in scienza politica. È membro del laboratorio di ricerca spsTREND "Hans Schadee" presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano, del CISE (Centro Italiano Studi Elettorali) e di ITANES (Italian National Election Study). In precedenza è stato Jean Monnet Fellow presso lo Schuman Centre for Advanced Studies dell’Istituto Universitario Europeo e ha partecipato a due progetti di ricerca europei Horizon 2020: Sirius-Skills and Integration of Migrants, Refugees and Asylum Applicants in European Labour Markets e TransSol-Transnational solidarity at times of crisis. Si è addottorato, con lode, in Scienza della Politica all’Istituto Italiano di Scienze Umane nel marzo 2012. Ha pubblicato articoli in diverse riviste scientifiche italiane e internazionali, tra cui European Political Science Review, Journal of Common Market Studies, West European Politics, American Behavioral Scientist, South European Society and Politics, Italian Political Science Review, Journal of Contemporary European Research, Quality & Quantity, Italian Political Science, Italian Journal of Electoral Studies, International Sociology e Quaderni di Scienza Politica. Ha pubblicato, per Palgrave MacMillan, il libro Young People’s Voting Behaviour in Europe. A Comparative Perspective (Palgrave Macmillan, 2016). È inoltre coautore di diversi capitoli in volumi collettanei e ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE. Ha curato (con Andrea Pedrazzani) Come siamo cambiati? Opinioni, orientamenti politici, preferenze di voto alla prova della pandemia (Fondazione Feltrinelli, 2021). Infine, è autore di diverse note di ricerca pubblicate nella serie dei Dossier CISE. I suoi interessi di ricerca si concentrano sullo studio degli atteggiamenti e comportamenti socio-politici, dei sistemi elettorali, del comportamento di voto e della competizione partitica in prospettiva comparata.