Europee Portogallo: sconfitte per la destra, sfide per la sinistra

Traduzione di Camilla Lavino.

Il contesto

Negli ultimi cinque anni il Portogallo è stato considerato un caso di successo nel contesto europeo sia dal punto di vista economico che politico (si veda Fernandes et al., 2018). Da un lato, il paese ha voltato pagina dopo la crisi del 2011-2014, durante la quale un programma di assistenza finanziaria è stato implementato con dolorose politiche di austerità. D’altra parte, a differenza di altri paesi dell’Europa meridionale, il sistema partitico portoghese si è dimostrato molto resiliente. Anche se i partiti tradizionali hanno faticato a mantenere il loro sostegno elettorale, il Partito Socialista (PS, Partido Socialista) e il Partito Social-Democratico (PSD, Partido Social Democrata) hanno continuato ad alternarsi nel governo e a raccogliere più dei due terzi dei voti nell’ultime elezioni nazionali ed europee. La stabilità del sistema partitico è stata anche dovuta alla forza dei due partiti della sinistra radicale, il Partito Comunista Portoghese (PCP, Partido Comunista Português) e il Blocco di Sinistra (BE, Bloco de Esquerda), che hanno incanalato una parte del malcontento popolare soprattutto durante il periodo di austerità. Nessun nuovo partito – specialmente quelli populisti di estrema destra – è così entrato in parlamento, nonostante il diffuso sentimento antipartitico, la sfiducia istituzionale e una crescente disaffezione per la politica (Jalali 2019).

Dopo le elezioni legislative del 2015, i due partiti di sinistra radicale hanno deciso di dare il loro sostegno parlamentare al PS. Questa è stata la prima volta dall’istituzione della democrazia in cui i partiti di sinistra hanno accettato di cooperare a livello governativo (Lisi 2016). Questa soluzione, chiamata “Geringonça” (“marchingegno”), mirava a invertire le politiche di austerità e ad aumentare il consumo interno, mantenendo il consolidamento fiscale ed un’esecuzione controllata del bilancio. La scelta del socialista Ministro delle Finanze come presidente dell’Eurogruppo nel dicembre 2017 ha evidenziato questa traiettoria di successo.

La campagna elettorale

I socialisti hanno le posizioni più europeiste, difendendo la possibile adozione di tasse a livello europeo e il rafforzamento del ruolo delle istituzioni europee rispetto ai governi nazionali. I due partiti di destra (PSD e CDS) sono leggermente meno ottimisti riguardo al processo di integrazione europea, in particolare per quanto riguarda l’Unione Economica e Monetaria (UEM). D’altra parte, i due partiti della sinistra radicale sono chiaramente euroscettici, nonostante mostrino sfumature marcate. Mentre il PCP è apertamente contro l’euro e la perdita di sovranità associata all’UEM, il BE si presenta come europeista, ma contro il processo di integrazione europea basato sulle politiche neoliberiste.

Diciassette partiti / coalizioni sono stati autorizzati a partecipare alle elezioni europee del 2019, uno in più rispetto alle precedenti elezioni. Tre partiti completamente nuovi sono stati formati e si sono candidati alle elezioni per la prima volta. Il primo è l’Alleanza (Aliança), un nuovo partito di destra formato da un ex-leader del PSD, Pedro Santana Lopes. Oltre a sostenere posizioni neoliberali sul fronte socioeconomico, il partito porta avanti una tenue linea euroscettica e difende i valori tradizionali nel campo culturale, cercando così di competere con il PSD nell’attirare elettori di destra e conservatori. Il secondo nuovo partito è l’Iniziativa Liberale (Iniciativa Liberal), che combina una forte enfasi sulle politiche economiche liberali (riduzione delle tasse) con un discorso anti-establishment. Infine, il terzo nuovo attore è la coalizione PPM.PVC / CDC, la cui forza principale (Basta!, letteralmente “È abbastanza”) adotta un chiaro discorso populista, mirando principalmente all’élite politica e agli immigrati.

La campagna è stata condizionata da una crisi politica che è emersa inaspettatamente all’inizio di maggio. Il primo ministro António Costa (PS) ha minacciato di dimettersi se la destra avesse sostenuto una proposta di legge dei due partiti di sinistra radicale, la quale avrebbe concesso agli insegnanti il ​​risarcimento per il congelamento dei loro stipendi durante il periodo di crisi. Il leader socialista ha accusato sia la PSD che la CDS-PP di essere incoerenti e ha presentato il governo come un attore responsabile e capace di combinare la stabilità finanziaria con il miglioramento dei redditi. Sebbene la crisi sia stata superata una settimana dopo, il dibattito ha definitivamente eliminato ogni pretesa di discutere questioni relative all’Europa. Inoltre, questo evento ha stimolato la campagna socialista e ha danneggiato l’immagine dei partiti di destra tra gli elettori moderati.
La campagna per le elezioni europee ha dimostrato di essere il primo turno delle elezioni legislative, previste per ottobre 2019. Il PS ha sottolineato i risultati del governo, soprattutto in termini di prestazioni macroeconomiche, credibilità internazionale e miglioramento della domanda interna. D’altra parte, le due forze di destra hanno perseguito una strategia improntata a criticare il governo e ad accomunare il PS con i due partiti radicali di sinistra. Il tentativo di polarizzare il dibattito mirava a ottenere un maggiore sostegno tra gli elettori moderati e i simpatizzanti socialisti scontenti. L’influenza del contesto nazionale sulla campagna è stata anche visibile in termini di slogan adottati (ad esempio “fare la differenza”, adottato dal PSD) e del forte coinvolgimento dei leader di partito. I due partiti della sinistra radicale hanno anche cercato di rivendicare il merito del miglioramento delle condizioni di vita, specialmente per i settori più bassi della società. Inoltre, hanno evitato di dare sostegno pubblicamente alle posizioni anti-europee; questo è stato in particolare il caso del PCP, che dal 2015 difende l’uscita dall’euro.

Nonostante la bassa rilevanza delle questioni europee, due temi discussi durante la campagna sono stati associati all’UE. Il primo è stato l’ambiente. Come in altri paesi europei, tutti i partiti hanno concordato un rafforzamento delle norme ambientali a livello europeo, nonché l’implementazione di incentivi per potenziare pratiche più sostenibili nella vita quotidiana. Il secondo è stato l’uso di fondi europei per stimolare la modernizzazione (specialmente nelle regioni interne) e rafforzare le politiche di welfare. Questi possono essere considerati “temi imperativi”, in quanto delle differenze significative non sono emerse tra i diversi partiti.

Nel complesso, sebbene i due partiti principali fossero relativamente vicini all’inizio della campagna, secondo i sondaggi, il PS è emerso chiaramente come il favorito in seguito alla crisi politica, con un margine di circa 8-10 punti percentuali. Le previsioni per i rimanenti partiti parlamentari erano inferiori alle due cifre, mentre i nuovi partiti sembravano avere poche possibilità di far eleggere i propri deputati al Parlamento europeo. Secondo i sondaggi pre-elettorali, l’astensione avrebbe segnato un nuovo record.

Risultati

La prime parole espresse da tutti i partiti dopo la chiusura delle urne sono state rivolte all’astensione da record, che ha raggiunto il 69%, il punteggio più alto tra i paesi dell’Europa occidentale (e il quinto più alto in Europa). I risultati delle elezioni europee del 2019 hanno dato una comoda maggioranza relativa al PS; tuttavia, la sua performance è stata solo leggermente superiore rispetto alle elezioni 2014 per il Parlamento Europeo (rispettivamente 33,4% e 31,5%). Questa è stata interpretata come una vittoria non solo perché il governo è riuscito ad evitare una punizione, ma soprattutto per la distanza registrata tra i socialisti e il suo principale concorrente. In effetti, il PSD ha avuto il suo risultato peggiore sia in relazione alle elezioni europee che alle legislative. Il PSD ha perso pesantemente ovunque e non è riuscito a mobilitare il proprio elettorato. Il BE è stato indubbiamente uno dei principali vincitori della serata elettorale, aumentando il numero dei suoi deputati (uno in più rispetto alle precedenti elezioni) e avvicinandosi al suo punteggio più alto raggiunto nelle elezioni europee (10,7% nel 2009). Il partito Persone, Animali e Natura (PAN), un piccolo partito ambientalista, è stato un altro vincitore, in quanto è stato in grado far eleggere il suo primo eurodeputato e di consolidare i risultati ottenuti nelle elezioni legislative del 2015, in cui ha raggiunto l’1,4% dei voti e fatto eleggere un MP. La questione del cambiamento climatico discussa durante la campagna ha rafforzato le sue prestazioni, in particolare tra gli elettori che hanno votato all’estero (in particolare in Europa) e nelle città più popolose (in particolare Lisbona, Setúbal, Oporto e Faro). Nonostante la mancanza di copertura mediatica dei nuovi partiti, il PAN ha anche beneficiato della sua posizione istituzionale e dell’immagine del suo leader. D’altra parte, il PCP (che ha concorso in coalizione con il partito verde, PEV, sotto l’etichetta CDU, Coalizione Democratica Unitaria) ha confermato la cattiva prestazione ottenuta nelle elezioni locali del 2017, raggiungendo solo il 6,9% dei voti e perdendo un deputato. Questo è stato anche il caso del partito di destra CDS-PP.

Le elezioni europee 2019 possono essere interpretate come un voto di fiducia per il PS, che ha ottenuto risultati positivi soprattutto nei principali distretti urbani. Nonostante i segni di usura del governo, il PS ha beneficiato della ripresa dell’economia e della stabilità finanziaria, nonché della strategia e del coinvolgimento del Primo Ministro nella campagna. Al contrario, la destra è stata chiaramente penalizzata dalla sua frammentazione e dalla mancanza di un progetto alternativo per opporsi al PS.

Tab. 1 – Risultati delle elezioni per il Parlamento Europeo 2019: Portogallo
Partito Gruppo Parlamentare Voti (VA) Voti (%) Seggi Differenza voti dal 2014 (PP) Differenza seggi dal 2014 (VA)
Partito Socialista (PS) S&D 1.106.137 33,4 9 +1,9 +1
Partito Socialdemocratico (PSD) EPP 727.088 21,9 6 [1] +0
Blocco di Sinistra (BE) GUE-NGL 325.450 9,8 2 +5,2 +1
Coalizione Democratica Unitaria (CDU) GUE-NGL 228.125 6,9 2 -5,8 -1
Centro Democratico e Sociale-Partito Popolare (CDS-PP) EPP 205.048 6,2 1  [1] +0
Persone, Animali e Natura (PAN) 168.447 5,1 1 +3,4 +1
Alleanza (A) 61.728 1,9 +1,9
Libero (L) 60.527 1,8 -0,4
PPM.PPV/CDC 49.488 1,5 +1,5
Noi Cittadini (NC) 34.627 1,0 +1,0
Altri 117.107 3,5
Voti in bianco o Invalidi 229.883 6,9
Totale 3.313.655 100 21
Affluenza al voto (%) 31,0
Soglia legale di sbarramento (%) Nessuna

Conclusioni

Le elezioni del Parlamento Europeo 2019 confermano due tendenze generali che caratterizzano l’evoluzione del sistema partitico portoghese. La prima consiste nel crescente livello di frammentazione attraverso l’emergenza di nuovi partiti, specialmente nella parte destra dello spettro ideologico. Questa frammentazione ha contribuito ad erodere la concentrazione dei voti nei due partiti principali, che ora ottengono il sostegno di appena la metà dell’elettorato. La competizione del 2019 ha anche dimostrato che le elezioni del Parlamento sono un terreno favorevole per i partiti minori (vedi anche Freire e Santana-Pereira 2015). Eppure il Portogallo rimane ancora un modello anomalo nel panorama europeo in quanto nessun partito populista di estrema destra è stato in grado di rompere gli schemi e poiché le forze euroscettiche rappresentano solo una piccola minoranza degli elettori. In altre parole, il sistema partitico portoghese sembra essere molto resistente al processo di riallineamento elettorale sperimentato in altri paesi europei. È anche degno di nota il fatto che le strategie populistiche continuino a essere elettoralmente fallimentari nel sistema politico portoghese (vedi Lisi e Borghetto 2018).

A livello nazionale, le elezioni europee 2019 segnano l’inizio della campagna per le prossime elezioni legislative. Da questo punto di vista, sarà interessante vedere se il PS, in caso di vittoria, opterà per un governo di minoranza o per qualche tipo di alleanza con altri partiti minori (BE, PAN o PCP). I cattivi risultati del PCP sembrano probabilmente collegati alla “Geringonça”, e questo potrebbe portarlo a pensarci due volte prima di rinnovare il suo sostegno al governo del PS. Pertanto, la sfida per la sinistra sta nel garantire la stabilità del governo e impedire il successo dei nuovi partiti sfidanti, nonché invertire la diffusa disaffezione politica dei cittadini portoghesi.

Riferimenti Bibliografici

Fernandes, Jorge M., Magalhães, Pedro C. e Santana-Pereira, José (2018), ‘Portugal’s Leftist Government: From Sick Man to Poster Boy?’, South European Society and Politics, 23 (4), pp. 1–22. https://doi.org/10.1080/13608746.2018.1525914.

Freire, André, e Santana-Pereira, José (2015), ‘More Second-Order than Ever? The 2014 European Election in Portugal’, South European Society and Politics 20 (3), pp. 381–401.

Jalali, Carlos (2019), ‘The Times (May) Be-a-Changin’? The Portuguese Party System in the Twenty-First Century’, in Marco Lisi (a cura di) Party System Change, the European Crisis and the State of Democracy, Abingdon, Routledge, pp. 213–30.

Lisi, Marco (2016), ‘U-Turn: The Portuguese Radical Left from Marginality to Government Support’, South European Society and Politics 21, (4), pp. 541–60. https://doi.org/DOI: 10.1080/13608746.2016.1225331.

Lisi, Marco, e Borghetto, Enrico (2018),’Populism, Blame Shifting and the Crisis: Discourse Strategies in Portuguese Political Parties’, South European Society and Politics 23 (4), pp. 405–27. https://doi.org/10.1080/13608746.2018.1558606.


[1] Nelle elezioni 2014 per il Parlamento Europeo, il PSD and CDS-PP hanno concorso nella  coalizione AP (Alleanza Portoghese), ottenendo il 27.7% dei voti.

Marco Lisi è Assistant Professor presso il Dipartimento di Studi Politici alla Universidade NOVA di Lisbona e ricercatore al IPRI-NOVA. I suoi interessi riguardano partiti politici, comportamento elettorale, teoria democratica, rappresentanza politica e campagne elettorali. Ha pubblicato diversi articoli in riviste nazionali ed internazionali. Recentemente ha curato l’edizione di Party System Change, the European Crisis and the State of Democracy (Routledge, 2019).