Europee Polonia: una scaramuccia prima della battaglia decisiva

Traduzione di Giorgia Ramazzotti.

Introduzione

Le elezioni del Parlamento Europeo in Polonia hanno avuto luogo domenica 26 Maggio 2019. Come nel 2014-2015, sono state parte di una lunga ‘maratona elettorale’ durante la quale i Polacchi sono chiamati a eleggere i loro rappresentanti di governo locale (ottobre-novembre 2018), i deputati al Parlamento Europeo (maggio 2019), i deputati e i senatori al Parlamento nazionale (probabilmente ottobre 2019) e il presidente (maggio 2019). Questo particolare contesto di elezioni consecutive, che si ripete già per la quarta volta nella storia delle elezioni del Parlamento Europeo in Polonia, ha determinato il loro carattere e svolgimento.

A causa di questo specifico contesto – essendo uno degli scontri nella lunga ‘guerra elettorale’ (pianificata per gli anni 2018-2020) tra i maggiori protagonisti della politica polacca – le elezioni europee del 2019 sono state principalmente a carattere nazionale. Il discorso politico ha trattato principalmente questioni nazionali (discusse nel dettaglio più avanti). L’UE e le questioni europee sono state invisibili e poco esposte. In questo senso, le elezioni per il Parlamento Europeo del 2019 in Polonia sono state delle tipiche elezioni di secondo ordine (Reif e Schmitt, 1980), che sono definite dai politici (e gli elettori accettano questa definizione) come uno strumento di politica interna, che serve alla accountability e all’aggregazione degli interessi di particolari segmenti dell’elettorato.

I principali attori e la campagna elettorale

Nelle elezioni del Parlamento Europeo del 2019 in Polonia, soltanto sei commissioni nazionali (che presentano le liste in tutte le circoscrizioni) sono state registrate. Questo è il numero più basso nella storia delle elezioni europee in Polonia: mai prima così poche commissioni elettorali nazionali avevano registrato le liste in tutte le circoscrizioni (nel 2004 c’erano 14 commissioni nazionali registrate, 10 nel 2009  e 9 nel 2014).

Diritto e Giustizia (PiS) è il partito più grande e più forte che abbia registrato candidati alle elezioni europee 2019 in tutte le circoscrizioni. Questo partito è al governo (con una coalizione informale, non completamente istituzionalizzata insieme a Polonia Solidale e Accordo) dal 2015. Il partito è stato descritto nella letteratura accademica come populista ed euroscettico (Stanley 2019). La sua ideologia è una inusuale combinazione di cristianesimo democratico, conservatorismo sociale e nazionalista, solidarietà e interventismo. Dalla sua nascita, ha spinto per l’ingresso della Polonia nell’Unione Europea e l’espansione delle sue strutture. Tuttavia, i suoi politici ritengono che l’UE debba essere riformata. La politica europea del PiS può essere descritta come confederazionista e a favore di una ‘Europa delle nazioni’.

Nei mesi precedenti le elezioni, importanti politici del PiS hanno rilasciato diverse dichiarazioni che hanno sminuito l’importanza dell’UE per la Polonia. Ciò ha fatto sì che i partiti di opposizione e i commentatori politici accusassero PiS di volere un Polexit. Questo potrebbe essere politicamente dannoso per PiS, dato l’ampio sostegno per l’EU. Come risultato, PiS si è presentato nella campagna elettorale come un partito decisamente europeista. Inoltre, durante la campagna per le europee, PiS ha promesso molti trasferimenti sociali ai gruppi svantaggiati. Perciò, Diritto e Giustizia ha usato dei mezzi già noti dalla campagna per le elezioni politiche nazionali. PiS, in qualità di partito di governo, ha avuto diversi problemi durante la campagna elettorale. Il partito è stato accusato di assumere i suoi attivisti in aziende pubbliche. Uno sciopero degli insegnanti è stato organizzato nel periodo precedente alle elezioni, ed ha bloccato le attività delle scuole pubbliche polacche per un mese. Lo sciopero è stato causato, tra altre ragioni, dal caos scoppiato dopo l’introduzione della riforma dell’istruzione. Il Primo Ministro Morawiecki è stato accusato di essere stato al centro di un non trasparente commercio di terreni nel periodo precedente al suo incarico di governo. Nelle ultime settimane prima delle elezioni, la Polonia è stata scossa da un documentario indipendente sulla pedofilia nella chiesa cattolica polacca. Uno dei temi cruciali del film è stato la copertura degli scandali di pedofilia da parte della gerarchia della chiesa. Si è speculato che ciò potrebbe aver indebolito il PiS nelle elezioni a causa del forte legame del partito con la chiesa cattolica.

Coalizione Europea (KE) è la seconda organizzazione ad aver presentato candidati in tutte le circoscrizioni per le europee del 2019. KE è una coalizione costituita da Piattaforma Civica (PO), Moderna (N), il Partito Popolare Polacco (PSL), l’Alleanza della Sinistra Democratica (SLD), e i Verdi. KE ha unito le forze politiche contrarie a PiS. È una coalizione ampia, ma proprio per questo molto eterogenea: è infatti composta da ex-comunisti e anti-comunisti, sostenitori del liberismo economico e dell’interventismo statale, partiti agrari e partiti verdi. I leader delle liste elettorali erano ex-primi ministri provenienti da forze politiche di diverso orientamento. È stato difficile capire, a parte l’opposizione a PiS, quale fosse la loro proposta programmatica. Sembra inoltre che i parlamentari eletti dalle liste KE si uniranno a diversi gruppi nel parlamento Europeo (EPP, ALDE, S&D).

Due nuove e significative forze politiche sono comparse prima delle elezioni europee. La prima è stata Primavera (W). È un partito di sinistra, con una agenda basata sul welfare, che intende introdurre una vera separazione tra stato e chiesa e una liberalizzazione sui temi etici. Nel contesto di una società polacca tradizionalista e conservatrice, è significativo che il leader sia Robert Biedroń – che ha confessato di essere omosessuale. Primavera, sin dal suo debutto nel gennaio 2019, si è presentata come la terza alternativa politica al duopolio di PiS contro PO. Primavera vuole essere una proposta per quegli elettori che si oppongono alle pratiche autoritarie di PiS, ma che non vogliono votare per una coalizione anti-PiS che è a-ideologica.

La seconda rilevante novità è stata la coalizione piuttosto esotica chiamata Confederazione Korwin Braun Liroy nazionalisti (KKBLN). Questo gruppo ha riunito diverse figure della destra radicale polacca. Tra queste, Korwin-Mikke, un veterano della destra polacca, anti-democratico, sostenitore di una radicale liberalizzazione dell’economia e allo steso tempo promotore del modello tradizionale dei ruoli sociali; Braun, un monarchico che combatte per l’incoronazione di Gesù Cristo come re della Polonia; Godek, sostenitore dell’abolizione totale dell’aborto; Liroy, un ex rapper che sostiene la legalizzazione della marijuana, e un gruppo di (prevalentemente giovani) attivisti di organizzazioni nazionali. Il gruppo ha rivolto la sua proposta agli elettori della destra radicale. Soprattutto hanno voluto attrarre l’ala destra degli elettori di PiS. Coloro che erano insoddisfatti delle azioni conciliatorie (a loro detta) di PiS, ad esempio sulla questione dell’abolizione dell’aborto o sulle relazioni con l’UE o Israele. In un certo senso, Confederazione ha voluto essere l’equivalente polacca dell’ungherese Jobbik.

Un altro partito che ha avuto un ruolo nelle elezioni è stato KUKIZ 15. È un movimento di cittadini populista e anti-establishment, costituito in vista delle elezioni parlamentari del 2015. Critica la ‘partitocrazia’ (a sua detta esistente nel sistema partitico polacco), sostenendo che la divisione tra PiS e PO sia una falsa copertura per un cartello consolidato di politici professionisti. Le loro proposte programmatiche comprendono l’introduzione di un sistema elettorale maggioritario uninominale (per promuovere la responsabilità individuale verso l’elettorato), e la sostituzione del sistema politico liberal-democratico con un sistema basato sulla democrazia diretta.

Secondo le stime pre-elettorali, sarebbe stata una corsa ravvicinata tra PiS e KE. Entrambi i partiti avevano previsioni tra il 35 e il 40%, ed era quindi difficile determinare chi sarebbe stato il vincitore. I sondaggi attribuivano inoltre un supporto significativo a Primavera (circa l’8-10%) e Confederazione (circa 6-8%). Il risultato atteso per Kukiz15 era al limite della soglia elettorale (fissata al 5%).

Risultati elettorali

L’affluenza elettorale alle elezioni europee 2019 in Polonia è arrivata al 45,7%. È stato un aumento significativo rispetto all’affluenza registrata nelle precedenti europee polacche: si era infatti fermata al 20,9% (2004), 24,5% (2009) e 23,8% (2014) rispettivamente. L’impennata è stata dovuta plausibilmente all’intenso conflitto politico che divide la società polacca, che mobilita fortemente gli elettori e si traduce in un notevole aumento dell’affluenza elettorale.

I risultati dell’elezione sono stati sorprendenti dato ciò che le stime avevano predetto. Il miglior risultato è stato raggiunto dal partito al governo PiS: 45,4% del voto popolare e 27 seggi nel Parlamento Europeo. Il secondo miglior risultato è stato raggiunto da KE, con il 38,5% dei voti e 22 seggi. Primavera è risultata terza, con il 6,1% dei voti e solo tre seggi. I partiti restanti non hanno passato la soglia elettorale. Confederazione (4,5%) e KUKIZ (3,7%) hanno entrambi ottenuto risultati sorprendentemente bassi.

Tab. 1 – Risultati delle Elezioni del Parlamento Europeo 2019: Polonia
Partito Gruppo  parlamentare Voti (VA) Voti (%) Seggi Seggi in caso di Brexit Diff. di voti dal 2014 (PP) Diff. di seggi dal 2014 Diff. di seggi dal 2014 in caso di Brexit
Diritto e Giustizia (PiS) ECR         6.192.780 45,4 26 27 +13,6 +7 +8
Coalizione Europea – Piattaforma Civica, Partito Popolare Polacco, Alleanza dela Sinistra Democratica, Moderna, Verdi (KE – PO, PSL, SLD, N, Verdi)         5.249.935 38,5 22 22
Primavera (W) S&D            826.975 6,1 3 3 +6,1 +3 +3
Confederazione (KKBLN)            621.188 4,6 -2,6 -4 -4
Kukiz’15 (K’15)            503.564 3,7 +3,7 +0 +0
Sinistra Unita            168.745 1,2 +1,2 +0 +0
Altri partiti               84.124 0,6
Totale       13.647.311 100 51 52 +1
Affluenza (%) 45,7
Soglia legale di sbarramento (%) 5

 

I risultati elettorali significano un’apparente vittoria di PiS. Tale vittoria era in un certo senso difficile da attendersi per diverse ragioni, non solo per le stime dei sondaggi. PiS è al governo da tre anni e mezzo. In questo periodo, ha preso molte decisioni controverse, comprese quelle che lo hanno esposto ad accuse di violazione della costituzione, azioni anti-democratiche, e violazione dello stato di diritto. Inoltre, il partito di governo ha attualmente i problemi sopra menzionati. Tuttavia, durante la campagna elettorale, PiS ha annunciato ulteriori trasferimenti sociali. In particolare, ha promesso l’introduzione di un bonus di 500 PLN per ciascun figlio (prima il supplemento era dovuto soltanto dal secondo figlio in poi) e l’introduzione della tredicesima per i pensionati.

I leader di KE contavano sulla vittoria, come i media progressisti. Una delle ragioni della sconfitta può essere stata, come prima accennato, la mancanza di coesione ideologica di KE, in cui l’unica forza di unione è il desiderio di rimuovere PiS dal governo. Un altro problema di KE è la mancanza di un chiaro leader di cui gli elettori posano fidarsi. Un leader come Donald Tusk prima che se ne andasse per l’incarico di presidente del Consiglio Europeo.

Anche il risultato di Primavera è stato più basso del previsto. Il campo di KE ha criticato Primavera per avere infranto il fronte anti-PiS. Il risultato più magro del previsto di Primavera potrebbe paradossalmente indicare la maturità della democrazia polacca. Dimostra che è impossibile fondare un partito pochi mesi prima delle elezioni e raggiungere il 10% dei voti.

Queste elezioni hanno mostrato molte differenze nella struttura dell’elettorato che sostiene i diversi partiti. Il fattore che differenzia nettamente gli elettori è il luogo di residenza. Nelle aree rurali, PiS ha ottenuto più del doppio di KE (6% hanno votato PiS, 28% KE), mentre nelle grandi città, KE è stato votato quasi il doppio di PiS (27% di elettori per PiS contro 50% per KE). C’è stato anche un forte aumento dell’affluenza nelle aree rurali rispetto alle precedenti elezioni europee. Questo potrebbe indicare che la vittoria del PiS sia stata in parte dovuta alla mobilitazione dell’elettorato rurale.

Il voto per PiS è risultato anche associato a un basso livello di istruzione, all’anzianità, all’occupazione in lavori manuali e alle condizioni di disoccupato o pensionato. A parte la residenza in aree urbane, l’elettorato di KE consiste di professionisti, imprenditori e persone con un livello di istruzione più elevato. La fascia di età in cui KE è stata più forte è quella 40-49 anni. Tra gli elettori più giovani (età inferiore a 30 anni), PiS e KE hanno ottenuto risultati simili. In questo gruppo tuttavia, l’estrema destra di Confederazione è spesso la più supportata.

Conclusioni

Passiamo adesso alle conclusioni generali. In queste elezioni, c’è stata la più alta affluenza nella storia delle elezioni europee in Polonia. Come già sottolineato, il livello di 45,7% registrato quest’anno  è impressionante se comparato al livello delle precedenti elezioni europee polacche (Czesnik e Kotnarowski 2014). Sebbene l’affluenza polacca sia più bassa della media in UE (53%), è più alta dell’affluenza registrata in molti paesi dell’Europa centrale e orientale. Un’altra questione è che i risultati elettorali indicano la predominanza di due blocchi politici. PiS e KE hanno ricevuto in totale l’84% di voti. Tuttavia è difficile concludere che ci sia un sistema bipartitico in Polonia. KE è composta da diversi gruppi, piuttosto variegati in termini di programmi. Non è chiaro quanto a lungo questa coalizione durerà. In terzo luogo, la vittoria di PiS in Polonia non significa che questo partito sia di grande importanza nel Parlamento Europeo. PiS appartiene ai Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e probabilmente continuerà a farne parte. Questo gruppo ha poco peso a Strasburgo e, dopo la Brexit, PiS sarà il gruppo nazionale più grande al suo interno.

Riferimenti bibliografici

Czesnik, M. e Kotnarowski, M. (2014), ‘Polonia: tra vecchia astensione e nuova destra’, in L. De Sio, V. Emanuele e N. Maggini (a cura di), Le elezioni europee del 2014, Dossier CISE (6), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 275-280.

Reif, K. e Schmitt, H. (1980), ‘Nine Second-Order National Elections – A Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results’, European Journal of Political Research, 8 (1), pp. 3-44.

Stanley, B. (2019), ‘A New Populist Divide? Correspondences of Supply and Demand in the 2015 Polish Parliamentary Elections’, East European Politics and Societies: and Cultures, 33 (1), pp. 17–43.