Europee Austria: il voto europeo oscurato dall’Ibiza-gate

Traduzione di Arianna Cappelli.

Introduzione

In Austria, il 17 maggio 2019, la campagna per le elezioni del Parlamento Europeo 2019 ha subito una brusca interruzione. Quella sera, il giornale tedesco Süddeutsche Zeitung e la rivista tedesca Der Spiegel hanno pubblicato un video che ha provocato uno dei più grandi scandali politici nazionali della storia austriaca, ora noto come “Ibiza gate”. Nel video, segretamente registrato poco prima delle elezioni nazionali del 2017, il leader del partito FPÖ Heinz-Christian Strache e il suo vice Johann Gudenus hanno rivelato la possibilità di finanziamenti illeciti dell’FPÖ, attraverso promesse di appalti pubblici a prezzi gonfiati alla presunta nipote di un oligarca russo in una villa a Ibiza. Il video ha provocato il collasso della coalizione di governo nata nel dicembre 2017, composta del partito di centro-destra, il Partito Popolare Austriaco (ÖVP), guidato dal cancelliere Sebastian Kurz, e dal partito di ultra destra, Partito della Libertà (FPÖ), guidato dal vice-cancelliere Heinz-Christian Strache, e ha portato a elezioni anticipate che si terranno a settembre 2019.

Lo scandalo e la conseguente crisi di governo hanno reindirizzato l’attenzione dei commentatori politici, dei politici e dei cittadini austriaci verso la politica nazionale, al punto da rendere le elezioni del Parlamento Europeo, così come le posizioni dei partiti sull’integrazione europea, politicamente irrilevanti. Nonostante ciò, l’elezione del Parlamento Europeo è servita come primo “sondaggio” a livello nazionale sulla possibile performance dei vari partiti nelle prossime elezioni nazionali di settembre. Le elezioni del Parlamento Europeo 2019, che si sono svolte domenica 26 maggio, non erano dunque nemmeno di secondo ordine (Boomgaarden et al., 2016), ma possono essere considerate come un pre-test delle imminenti elezioni nazionali.

La campagna elettorale del Parlamento Europeo prima dell’Ibiza Gate

Sette partiti hanno deciso di correre per le elezioni parlamentari europee del 2019. Oltre ai due partiti di governo, ossia ÖVP e FPÖ, tutti i partiti attualmente rappresentati in Parlamento hanno preso parte alle elezioni. Vale a dire, i Socialdemocratici (SPÖ), i liberali con Nuova Austria (NEOS) e la Lista Ora (Liste Jetzt), che supporta la lista elettorale 1 Europa, il cui candidato di punta era un ex deputato del Parlamento Europeo dei Verdi. Inoltre, anche i Verdi e il Partito Comunista (KPÖ) hanno deciso di concorrere. I Verdi non sono più rappresentati nel Consiglio Nazionale dato che non hanno superato la soglia del 4% nelle ultime elezioni nazionali del 2017 (Bodlos e Plescia 2018, Plescia et al. 2018), ma sono ancora rappresentati a livello europeo da 3 eurodeputati uscenti. Complessivamente, nelle elezioni parlamentari europee 2019, partecipano meno partiti che nel 2014 (Plescia e Kritzinger, 2014).

Eccetto l’FPÖ, tutti i partiti possono essere considerati europeisti. I Verdi hanno sostenuto una campagna per un’unione sociale europea e per un sistema di tassazione comune; NEOS ha anche promosso la nascita degli Stati Uniti di Europa. SPÖ, paragonato agli altri, è meno favorevole all’integrazione europea, e ha svolto la maggior parte della campagna elettorale per un’Europa attenta alle necessità dei suoi cittadini e non agli interessi finanziari, e perciò sovrapponendosi largamente alle richieste dei Verdi. Tutti e tre i partiti hanno inoltre incentrato la campagna sulla necessità di scongiurare un Rechstruck, ovvero il successo elettorale di partiti populisti di destra nelle elezioni parlamentari europee. Anche il KPÖ può essere classificato come un “amico dell’Europa”, ma, complessivamente, non ha destato molta attenzione durante tutta la campagna.

Mentre fino a due settimane prima delle elezioni parlamentari europee 2019 Sebastian Kurz ha lavorato ardentemente per conferire un’immagine di sé e dell’ÖVP come fortemente europeisti, specialmente dopo aver formato una coalizione con gli euroscettici dell’FPÖ nel 2017, ha invece successivamente catturato l’attenzione dei media nazionali ed europei facendo una serie di affermazioni euroscettiche. Tra queste rientrano le condanne all’iper regolazione comunitaria e la convinzione di riformare sostanzialmente l’Unione Europea e le sue istituzioni.

Tuttavia, nel complesso l’FPÖ è stato l’unico partito chiaramente euroscettico in Austria nel 2019. Ma anche l’FPÖ ha cambiato il suo discorso in modo sostanziale rispetto al 2014: l’ÖXIT, ossia l’uscita austriaca dall’UE, non è più nell’agenda politica del partito, che si è concentrato piuttosto sulla campagna per un recupero della sovranità nazionale.

Come detto, ad ogni modo, l’Ibiza-gate ha oscurato la campagna per le elezioni parlamentari europee la settimana immediatamente prima delle elezioni.

Risultati

L’Austria ha un sistema proporzionale, con una soglia legale di sbarramento del 4% e la possibilità per gli elettori di esprimere una preferenza per il singolo candidato. Tuttavia, per ottenere un seggio nelle elezioni del 2019, ogni partito avrebbe dovuto ottenere attorno al 5%. I seggi sono distribuiti all’interno di una singola circoscrizione elettorale nazionale. Tutti i cittadini di età superiore ai 16 anni possono votare alle elezioni parlamentari europee.

Come nella maggior parte degli altri paesi, la partecipazione elettorale è notevolmente cresciuta in Austria, passando dal 45,5% del 2014 al 59,8% del 2019, con un incremento di poco più di 14 punti percentuali. Solo nel 1996, quando l’Austria ha votato per la prima volta in un’elezione del Parlamento Europeo dopo essere divenuta membro dell’UE, l’affluenza alle urne è stata più alta (67,3%).

Quest’anno, l’ÖVP ha ottenuto una vittoria schiacciante con il 34,6% dei voti, distanziando il secondo partito, l’SPÖ, di oltre dieci punti percentuali. Paragonando il risultato a quello del 2014, l’ÖVP è aumentato di 7,6 punti percentuali, mentre l’SPÖ, ottenendo il 23,9% dei voti, è diminuito di -0,2 punti percentuali. È interessante notare che l’FPÖ è stato capace di contenere le perdite e che rispetto alle ultime votazioni ha perso “solo” 2,5 punti percentuali, mantenendo una quota di voti pari al 17,2%. NEOS ha ottenuto quasi gli stessi voti del 2014 (8,4%, ossia +0,3 punti percentuali). Allo stesso tempo, i Verdi hanno fatto eccezionalmente bene con il 14,1% dei voti (-0,4 punti percentuali), soprattutto considerando che il partito ha ottenuto solo il 3,8% nelle ultime elezioni nazionali del 2017. L’elezione del Parlamento Europeo 2019 sembra averli fatti tornare sulla scena politica. La lista 1 Europa e il KPÖ hanno ottenuto rispettivamente l’1% e lo 0,8%, un risultato molto inferiore alle loro aspettative.

In termini di seggi, considerando che l’Austria ha diritto a 18 seggi prima della Brexit e 19 dopo, l’ÖVP potrebbe ottenere due seggi addizionali oltre i 7 già ottenuti, mentre la SPÖ ne mantiene 5. La FPÖ e i Verdi hanno invece perso un seggio a testa, ottenendone rispettivamente 3 e 2, mentre NEOS, come nel 2014, può mandare un eurodeputato a Bruxelles. Dopo la Brexit, i Verdi saranno assegnatari dei seggi addizionali che spettano all’Austria.

È interessante notare che la possibilità di esprimere un voto di preferenza è stata ampiamente utilizzata in quest’elezione europea, con l’ordine di intere liste partitiche completamente rovesciato (in particolare quella dell’ÖVP). Strache, al centro dello scandalo di Ibiza-gate, era stato simbolicamente rifilato all’ultimo posto della lista del partito FPÖ, eppure ha ricevuto più dei 35.500 voti di preferenza necessari per ottenere un seggio nel nuovo Parlamento.

Tab. 1 – Risultati delle elezioni per il Parlamento Europeo del 2019: Austria
Partito Gruppo parlam. Voti (VA) Voti (%) Seggi Seggi in caso di Brexit Diff. di voti rispetto al 2014 (PP) Diff. di seggi rispetto al 2014 Diff. di seggi rispetto al 2014 in caso di Brexit
Partito Popolare Austriaco (ÖVP) EPP 1.305.954 34,6 7 7 +7,6 +2 +2
Partito Socialdemocratico Austriaco (SPÖ) S&D 903.151 23,9 5 5 -0,2 +0 +0
Partito della Libertà Austriaco (FPÖ) ENF 650.114 17,2 3 3 -2,5 -1 -1
I Verdi (Grüne) G-EFA 532.194 14,1 2 3 -0,4 -1 +0
NEOS- La Nuova Austria (NEOS) ALDE 319.024 8,4 1 1 +0,3 +0 +0
Lista Ora – Lista Peter Pilz 39.234 1,0 +1,0
Altri partiti 30.086 0,8
Totale 3.779.757 100 18 19 0 +1
Affluenza (%) 59,8
Soglia di sbarramento (%) 4

Discussione dei risultati

Mentre la prima metà della campagna elettorale europea si è focalizzata su questioni e idee relative alla riforma dell’UE, l’ultima settimana è stata completamente dominata dalla crisi di governo.

Il chiaro vincitore di questa elezione è l’ÖVP, che non solo ha incrementato i suoi voti del 7,6% rispetto al 2014, ma è anche il partito che ha ottenuto la più ampia quota di voti in Austria. Anche i Verdi possono essere considerati vincitori di questa elezione: dopo la sconfitta alle elezioni nazionali del 2017 che ha portato alla perdita della rappresentanza parlamentare al Consiglio Nazionale, le elezioni del Parlamento Europeo sono servite a determinare la sua sopravvivenza politica. Non solo hanno riconquistato gli elettori persi nelle elezioni nazionali, ma sono anche riusciti a ottenere un risultato elettorale simile a quello del 2014, un risultato che difficilmente poteva essere previsto. La perdita di voti dell’FPÖ è stata abbastanza moderata alla luce delle speculazioni su quelle che sarebbero potute essere le conseguenze dell’Ibiza-gate. Sembra che l’FPÖ sia stato in grado di mobilitare i suoi elettori che normalmente si astengono alle elezioni parlamentari europee. Inoltre, presentandosi come se fosse la vittima piuttosto che l’autore dell’Ibiza-gate, ha spronato i suoi elettori a votare a maggior ragione per il partito. NEOS ha ottenuto più voti rispetto al 2014, ma non è riuscito ad ottenere quel seggio aggiuntivo in cui aveva sperato.

Ci sono anche due chiari perdenti in queste elezioni. Il primo è l’SPÖ. Nonostante sia il più grande partito di opposizione, l’SPÖ non solo non è stato in grado di trarre profitto dall’Ibiza-gate, ma ha perso anche consenso rispetto al 2014. Con un debole candidato di punta e un debole leader di partito, la (non-)gestione dell’Ibiza-gate da parte del partito ha determinato un risultato elettorale peggiore di quello ottenuto nelle precedenti elezioni nazionali. Il secondo sconfitto in queste elezioni è 1 Europa. Anche se aveva un candidato rinomato, Johannes Voggenhuber, la sua campagna elettorale, così come i precedenti conflitti interni al partito a livello nazionale, ha portato solo una quota di voti pari all’1%.

Conclusioni

Sebbene i partiti austriaci abbiano dato il via a una campagna elettorale per il Parlamento Europeo in gran parte incentrata sulle questioni europee, i disordini politici nazionali hanno dominato gli ultimi 10 giorni della campagna elettorale per il Parlamento Europeo. Pertanto, l’elezione del Parlamento Europeo del 2019 in Austria, è stata una chiara elezione di secondo ordine –o un primo sondaggio elettorale nazionale piuttosto efficace. Il caso austriaco mostra quanto velocemente la politica nazionale possa dominare la politica europea, con temi e problemi europei che si perdono quando i partiti sono costretti a focalizzarsi sulla politica nazionale. C’è ancora molta strada da percorrere prima che le elezioni europee possano essere considerate tanto importanti quanto quelle nazionali. In una certa misura, questa è una cattiva notizia per quelle politiche che hanno bisogno di un coordinamento Europeo e di una soluzione dei problemi comune, come i cambiamenti climatici o la fiscalità. In definitiva, ci sono due aspetti rilevanti: nelle elezioni del 2019 l’affluenza è aumentata, ma queste hanno anche dimostrato che l’arena nazionale è ancora al centro dell’attention dell’attività politica.

Riferimenti bibliografici

Bodlos, A. e Plescia, C. (2018), ‘The 2017 Austrian snap election: a shift rightward’, West European Politics, 41 (6), pp. 1354-1363.

Boomgaarden, H., Johann, D. e Kritzinger, S. (2016), ‘Voting at National versus European Elections: An individual level test of the second order paradigm for the 2014 European Parliament Elections’, Politics and Governance, 4 (1), pp. 130-144. DOI: 10.17645/pag.v4i1.472.

Plescia, C., e Kritzinger, S. (2014), ‘Austria: nessuno perde e tutti vincono?’, in L. De Sio, V. Emanuele e N. Maggini (a cura di), Le elezioni europee 2014, Dossier CISE (6), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, Roma, pp. 181-186.

Plescia, C., Kritzinger, S., e Obeluggauer, P. (2018), ‘Svolta a destra nelle elezioni 2017 in Austria’, in V. Emanuele e A. Paparo (a cura di), Dall’Europa alla Sicilia. Elezioni e opinione pubblica nel 2017, Dossier CISE(10), Roma, pp. 207-210.

Sylvia Kritzinger è Professoressa di Metodi di Ricerca nelle Scienze Sociali presso il Dipartimento di Governo dell’Università di Vienna. I suoi interessi di ricerca vertono su comportamento politico e ricerca elettorale, rappresentanza democratica e comunicazione politica. È tra gli studiosi che dirigono AUTNES (Austrian National Election Study) e i suoi lavori sono stati pubblicati su diverse riviste accademiche, tra cui il British Journal of Political Science, Political Communication e il Journal of European Public Policy.
Carolina Plescia è Assistant Professor ed Hertha Firnberg Scholar presso il Dipartimento di Governo dell’Università di Vienna. La sua ricerca si concentra su opinione pubblica, comportamento elettorale e rappresentanza politica. Presso l’Università di Vienna, è tra responsabili della componente sondaggio nell’ambito del progetto RECONNECT H2020 ed è coinvolta nello sviluppo di AUTNES (Austrian National Election Study). È autrice di Split-Ticket Voting in Mixed-Member Electoral Systems (ECPR Press), e i suoi lavori sono stati pubblicati in riviste quali Political Psychology, West European Politics, Electoral Studies e Party Politics.