Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore dell’11 giugno.
I ballottaggi di domenica, insieme al risultato del primo turno di due settimane fa, hanno ridisegnato la mappa del potere locale in Italia. Ma solo in parte. Il centrodestra avanza ma non sfonda, il centrosinistra arretra ma non crolla, il M5S conferma la sua debolezza in questo tipo di competizione. PD e alleati hanno conquistato 113 comuni superiori ai 15.000 abitanti contro i 71 del centrodestra, ma ne governavano 152 mentre Forza Italia, Lega e FDI ne governavano 38. Il M5S aveva quattro comuni tra cui Livorno e Avellino. Li perde tutti ma conquista Campobasso. La novità è rappresentata dalla Destra, cioè da quegli schieramenti che combinano Lega e FDI escludendo il partito di Berlusconi. In passato avevano vinto in due soli comuni. Oggi ne hanno conquistati dodici, tra cui un comune capoluogo (Ascoli Piceno). Questa è la sintesi del risultato di queste amministrative.
Più in generale, allargando lo sguardo alle elezioni comunali degli ultimi 4 anni (2016-2019), diventa ancora più evidente il cambiamento nella mappa del potere locale. In questo periodo infatti il centrosinistra ha perso molte posizioni, passando da 369 comuni superiori ai 15.000 abitanti a 236, mentre il centrodestra è cresciuto da 129 a 194 (Maggini 2016, Emanuele e Paparo 2017, Emanuele e Paparo 2018). Il rapporto fra le due coalizioni è quindi passato da quasi 3 a 1 (per ogni 3 comuni del centrosinistra ce ne era solo uno del centrodestra) ad appena 1,2 a 1. Per il PD un dato positivo è che, a differenza di ciò che era avvenuto negli anni precedenti, quando era stato spesso rimontato al secondo turno, questa volta i ballottaggi hanno confermato l’esito del primo turno, con il partito di Zingaretti vittorioso in 59 comuni contro i 38 del centrodestra (che diventano 46 se consideriamo anche gli otto casi in cui vince una coalizione di destra priva di Forza Italia).
Tab. 1 – Comuni superiori: riepilogo vittorie al primo turno, ai ballottaggi e vittorie totali, a confronto con le amministrazioni uscenti[1]
Ciò che emerge da questo voto, al di là dei rapporti di forza fra le due coalizioni principali, è il complessivo ritorno del bipolarismo a livello locale. In queste elezioni centrosinistra e centrodestra hanno conquistato l’83,6% dei comuni superiori in palio. Un dato ancora leggermente inferiore rispetto alla tornata precedente (86,4%), ma in netta crescita rispetto agli ultimi anni. Basti pensare che nel 2016, l’anno in cui il Movimento Cinque Stelle si affermò con forza a livello locale con le vittorie a Roma e Torino, la percentuale di comuni vinti da centrosinistra e centrodestra era del 56,8%. (Xanax) In altri termini, appena 3 anni fa quasi 1 comune su 2 veniva vinto da ‘terze forze’ (il M5S o candidati civici), mentre oggi appena 1 comune su 6 va a coalizioni alternative a centrosinistra e centrodestra.
In questo contesto di ri-bipolarizzazione è interessante capire come hanno votato gli elettori del M5S. Lo mostriamo nella tabella in pagina, che riporta, per 7 capoluoghi di provincia che sono andati al ballottaggio, la percentuale di elettori del M5S che, rispettivamente: 1) ha votato per un candidato di centrosinistra; 2) ha votato per un candidato di centrodestra; 3) si è astenuto. L’analisi prende come riferimento sia l’elettorato pentastellato delle politiche 2018 (il momento di massima espansione del partito) sia quello – già drasticamente ridimensionato – delle europee del 2019. Il quadro, per quanto parziale, è chiaro. Come era prevedibile, sono tanti gli elettori pentastellati che hanno scelto di astenersi ma non sono pochi quelli che sono andati a votare. La maggioranza di quanti lo hanno fatto (tra gli elettori delle politiche 2018) hanno votato centrodestra. Infatti, nella media dei comuni analizzati qui, su 100 elettori del M5S del 2018, oggi 20 sono migrati verso i candidati di Salvini e di Berlusconi e solo 16 verso i candidati del PD. Nei ballottaggi del 2019, invece, dopo la defezione già avvenuta alle europee verso il centrodestra, l’elettorato pentastellato rimasto mostra un profilo molto più progressista. Infatti nelle 7 città analizzate, mediamente quasi 1 voto pentastellato su 3 va al centrosinistra e solo 1 su 8 al centrodestra. Come si vede nella tabella, le eccezioni significative sono Ferrara e Forlì, dove non a caso ha vinto il centrodestra.
Tab. 2 – Destinazioni dei voti del M5S dalle politiche 2018 e dalle europee 2019 verso: centrosinistra, centrodestra e astensione in 7 capoluoghi di provincia al ballottaggio nel 2019
Con tutti i limiti di un’analisi che riguarda solo alcuni contesti locali, questi flussi possono essere concepiti come una sorta di esperimento per capire come potrebbero comportarsi gli elettori del M5S di ieri e di oggi se, alle prossime elezioni politiche, si verificasse uno scenario (per nulla implausibile) in cui il M5S non fosse competitivo nei collegi uninominali del Rosatellum e l’ unica scelta realistica per incidere sul risultato fosse quella tra il candidato del centrosinistra e quello del centrodestra. L’ipotesi suggerita da questi dati, per quanto provvisori, è che la migrazione del voto pentastellato verso la Lega di Salvini è già avvenuta fra le politiche e le europee. Ciò che rimane del partito di Di Maio – i 4,5 milioni di voti delle europee – è un elettorato più tendente a sinistra che a destra. Un elettorato disponibile, come forse mai in passato, a considerare l’opzione di voto per il centrosinistra.
Riferimenti bibliografici
Emanuele, V., e Paparo, A. (2017), ‘Il centrodestra avanza, il Pd arretra: è pareggio. I numeri finali delle comunali ‘, in A. Paparo (a cura di), La rinascita del centrodestra? Le elezioni comunali 2017, Dossier CISE(9), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 191-198.
Emanuele, V., e Paparo, A. (2018), ‘I numeri finali del voto: il centrodestra vince le comunali conquistando le roccaforti rosse’, in A. Paparo (a cura di), Goodbye Zona Rossa? Le elezioni comunali 2018, Dossier CISE(12), Roma, LUISS University Press, pp. 217-226.
Maggini, N. (2016), ‘Il quadro riassuntivo dei ballottaggi: arretramento del PD, avanzata del centrodestra e vittorie storiche del M5S’, in V. Emanuele, N. Maggini e A. Paparo (a cura di), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE(8), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 145-153.
[1] I comuni superiori ai 15.000 abitanti al voto in queste elezioni amministrative erano 221. Corigliano-Rossano è escluso dal conteggio delle precedenti comunali in quanto queste sono le prime elezioni del nuovo comune nato dalla fusione di Corigliano e Rossano che nelle precedenti comunali avevano eletto due sindaci di diverso colore politico.