Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 28 gennaio 2020
Ha vinto il buon governo. Questa è la notizia importante che arriva dal voto in Emilia Romagna. L’apprezzamento per come ha lavorato la amministrazione uscente è stato più forte della voglia di cambiare. Non era scontato. Di questi tempi il vento non spira a favore di chi governa. Bonaccini ha vinto perché lui e la sua giunta hanno lavorato bene. Un dato rilevato da tutti i sondaggi. E’ questa la base del suo successo, come si vede anche dal fatto che ha preso più voti (51,4%) delle liste che lo appoggiavano (48,2%), al contrario della Borgonzoni. Un successo personale e locale dunque, ma che va ben al di là dei confini della regione. Non c’è dubbio infatti che questo risultato stabilizzi il governo Conte, anche se sul suo futuro a medio temine pesa sempre l’incognita Cinque Stelle.
Per Il Movimento di Grillo questa elezione (così come quella in Calabria) conferma il trend negativo. E’ vero che a livello locale la sua performance è stata raramente brillante, ma ora siamo davanti a un vero e proprio smottamento del suo elettorato: dal 27,5% delle politiche, al 12,9% delle europee fino al 4,7% di queste regionali. L’analisi dei flussi evidenzia in maniera netta come molti elettori Cinque Stelle abbiano votato Bonaccini. E questo ha pesato ancora di più del voto disgiunto che pure c’è stato, ma in misura modesta. E qui sta una delle chiavi della vittoria del presidente uscente.
Il M5s aveva perso in precedenza a favore di Salvini una buona fetta dei suoi elettori orientati a destra, adesso sta perdendo quelli che venivano da sinistra e che stanno tornando a sinistra. E questo è un fenomeno che dovrebbe far riflettere la leadership del Movimento sulla sua strategia a livello nazionale e in particolare sui rapporti con il suo attuale alleato di governo. Tanto più che questo voto evidenzia un netto ritorno ad un assetto bipolare della competizione con due schieramenti competitivi e due partiti leader dei due schieramenti (Pd e Lega). Infatti, i due schieramenti maggiori hanno raccolto complessivamente il 93,7% dei voti, con Pd e Lega insieme al 66,7% (si veda cise.luiss.it). La spinta bipolare non ha danneggiato solo il M5s, ma anche Forza Italia che ha ottenuto un misero 2,6%. Purtroppo, e paradossalmente, questo risultato porterà acqua al mulino del ritorno al proporzionale, nonostante l’evidente preferenza dell’elettorato per un sistema in cui il voto decide chi governa.
Questo voto conferma un altro fenomeno già sottolineato sulle pagine di questo giornale, ma con una modifica importante. Da anni in Emilia-Romagna, come in quasi tutto il Nord, il voto si differenzia nettamente tra città e centri minori. Pd e centro-sinistra vanno relativamente bene nelle città, mentre Lega e centro-destra dominano nei centri minori. Alle europee dello scorso anno in Emilia-Romagna i partiti del centro-destra avevano ottenuto il 44,7% contro il 38,7% dei loro avversari. Però, nei comuni capoluogo Pd e partiti affini avevano preso il 43,8% contro il 40,3% del centro-destra. Nei centri minori invece il rapporto era stato 36% a 47% a favore del centro-destra.
La mappa in pagina fa vedere che questa differenza resta nel complesso della regione, ma i numeri non sono più gli stessi. Il centro-sinistra non solo è lo schieramento più votato a livello regionale, ma è il più votato sia nei comuni capoluogo, 56,2% contro il 39,2% del centro-destra, che nei comuni non capoluogo dove ha ottenuto il 48,8% contro il 46,1%. Una analisi ancora più dettagliata fa vedere che solo nei micro-comuni (quelli con meno di 4.000 elettori) Salvini e alleati hanno prevalso con il 55% contro il 40%. Già nei comuni tra i 4000 e gli 8000 elettori il centro-sinistra supera il centro-destra, 47,6% a 47,2%. E’ importante notare che il rovesciamento non è avvenuto perché il centro-destra è andato male (il suo risultato è in linea con quello delle europee) ma perché il centro-sinistra è andato particolarmente bene, prendendo voti di elettori che non lo avevano votato l’anno scorso, soprattutto Cinque Stelle.
Per il Pd questo voto è una boccata di ossigeno per cui deve ringraziare, come Zingaretti ha già fatto, il movimento delle sardine. Sono i giovani la categoria che ha votato in maniera massiccia per Pd e alleati. E’ lì il futuro, e la sfida sarà come incanalare queste energie dentro un progetto innovativo. Intanto la battaglia si sposta nelle altre regioni in cui si voterà in primavera, tra cui la Toscana- altra roccaforte ‘rossa’ a rischio- dove le cose avrebbero potuto mettersi male se il risultato in Emilia Romagna fosse stato diverso.
Fig. 1 Flussi elettorali a Reggio Emilia tra europee 2019 e regionali 2020
Fig. 2 Flussi elettorali a Rimini tra europee 2019 e regionali 2020
Fig. 3 Mappa del vincitore per comune, regionali 2020
Tab. 1 Il voto fra capoluoghi e non capoluoghi in Emilia-Romagna, europee 2019 e regionali 2020