Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 23 agosto
Tra tutte le regioni che vanno al voto il prossimo 20-21 Settembre il Veneto è quella in cui l’esito è più scontato. Ma ciò non toglie che di fronte ai numeri del sondaggio Winpoll-CISE in vista delle prossime regionali si resti stupiti. Un presidente di regione che potrebbe vincere con il 76,8% dei consensi non si è mai visto (Figura 1). Fino ad oggi il primato spetta a Vito De Filippo del Pd che nelle elezioni del 2005 in Basilicata vinse con il 67%. Nelle precedenti elezioni regionali del 2015 Zaia aveva vinto, ma con il 50,1% (Figura 2) . In quelle elezioni la sua coalizione, comprendente tutti i partiti del centro-destra, era arrivata al 52,2%. Oggi è stimata al 74%. Sono dati impressionanti. Ma sono ancora più impressionanti i dati relativi all’effetto Zaia. La lista ‘Zaia presidente’ è stimata al 33,6% contro il 26,8% della ‘Lega per Salvini premier’ (Figura 3). Nel 2015 la lista personale di Zaia aveva preso il 23,1%.
Fig. 1 – Operato del governo regionale e intenzioni di voto al candidato presidente
Fig. 2 – Trend elettorali in Veneto nelle ultime tornate elettorali
Fig. 3 – Intenzioni di voto – liste
Anche in Veneto si vota con un sistema misto che consente agli elettori di esprimere due voti, uno per il candidato-presidente (voto maggioritario) e l’altro per una delle liste in campo (voto proporzionale). Questo consente di votare un candidato-presidente e una lista che non fa parte della sua coalizione. È il cosiddetto ‘voto disgiunto’. Ci aspettavamo di vederne tracce nei nostri dati. Non è così. Poca roba. Chi è intenzionato a votare Zaia intende votare la sua lista personale o altra lista della sua coalizione. Il fatto è che, tra il 2015 e il 2020, il centro-destra ha allargato le sue basi di consenso in una regione dove era già maggioritario passando dal 50,1% di allora al 74% stimato di oggi. Grazie a Zaia, ma anche grazie al successo delle altre componenti dello schieramento tranne Forza Italia. Notevole è il risultato di Fratelli d’Italia che passa dal 2,6% delle regionali 2015 e il 6,8% delle Europee 2019 al 10,3% stimato di oggi. Il voto per Zaia è maggioritario in tutte le categorie socio-professionali con una punta del 92% tra gli operai.
Sugli altri partiti c’è ben poco da dire. Il Pd che nel 2015 aveva preso il 16,7% e nel 2019 il 18,9% viene stimato al 10,7%. Italia Viva sotto il 2%. Quanto al M5s alle politiche di due anni fa aveva ottenuto il 24,4% e alle regionali del 2015 l’11,9%. Oggi è al 4,7%. E pensare che se andiamo ancora più indietro, e cioè alle politiche del 2013, il movimento di Grillo era arrivato addirittura ad essere il primo partito nella regione. Erano i tempi in cui anche in Veneto la voglia di cambiamento era tale che nemmeno le declamazioni di Grillo sulla ‘decrescita felice’ in Piazza San Giovanni a Roma hanno fatto desistere operai e imprenditori del Veneto dal votare un movimento così alieno alla loro cultura.
Il contributo di Zaia è decisivo. Basta guardare il suo gradimento (Figura 1) e i flussi elettorali (Figura 4). L’85% dei veneti giudica molto positivamente (44%) o abbastanza positivamente (41%) l’operato del governo regionale. È un dato del tutto trasversale, visto che il 56% degli elettori del Pd e il 58% di quelli del M5s, esprimono lo stesso giudizio. E poi ci sono i flussi dove si vede chiaramente il perché del successo personale di Zaia. Il 23% di chi ha votato Pd alle ultime europee e addirittura il 36% di chi ha votato M5s dice di essere intenzionato a votare Zaia alle regionali. Nel caso degli elettori del Movimento è quasi la stessa percentuale (38%) di quelli che dichiarano di voler votare il candidato presidente del loro movimento, Enrico Cappelletti. Aggiungiamo, per inciso, che solo il 5% degli elettori del M5s delle europee sono intenzionati a votare il candidato del Pd. Un segno anche questo, piccolo ma eloquente, delle difficoltà della coalizione giallo-rossa a livello locale.
Fig. 4 – Flussi elettorali tra elezioni Europee ed elezioni regionali
Il successo di Zaia trascende i confini del Veneto. Zaia è sempre stato un leader molto apprezzato dai veneti. Vero erede della tradizione democristiana, fatta di moderatismo e di attenzione al territorio. Ma oggi, grazie al Covid, ha acquistato anche un profilo politico nazionale. Già il 28 Aprile su questo giornale avevamo pubblicato un sondaggio Winpoll da cui emergeva il fenomeno. Per questo, le elezioni regionali in Veneto hanno anche una valenza nazionale. In gioco non c’è solo la guida della regione, ma forse la leadership futura della Lega. In Veneto si presentano due liste: Lega per Salvini premier e Lega Zaia presidente. Naturalmente sono liste alleate, ma sono comunque due liste diverse: una che fa capo al segretario della Lega e l’altra al presidente uscente della regione. E la seconda supera nettamente la prima. Qualcuno potrebbe obiettare che senza l’alleanza con la Lega molti elettori non voterebbero la lista Zaia. È possibile ma non sappiamo in che misura. Sappiamo invece che tutti i dati di questo sondaggio dicono che Zaia gode di un consenso personale straordinariamente elevato.
Se il risultato del voto di settembre sarà quello che vediamo qui la prospettiva di una competizione tra Salvini e Zaia per la leadership della Lega potrà diventare molto concreta al di là delle dichiarazioni d’ufficio che faranno i due protagonisti. E questo perché Zaia potrebbe rappresentare dentro la Lega una linea alternativa a quella di Salvini, una linea che trova molti consensi anche fuori dal Veneto. Al progetto salviniano di una Lega nazionale, sovranista e anti-europea Zaia può contrapporre una linea di moderatismo pragmatico e più vicino ai valori originari della prima Lega ma declinati in chiave di autonomia anziché di secessione.
Va da sé che fino a quando la Lega di Salvini sarà su percentuali superiori al 20% sarà difficile e rischioso sfidarlo. Nonostante tutti gli errori che ha fatto a partire dalla estate del 2019 resta il fatto che Salvini è il leader che ha portato la Lega dal 4 % del 2013, quando ne ereditò la guida da Maroni, agli attuali livelli. Ma da molti mesi a questa parte il trend elettorale non è positivo. Questo sondaggio sul Veneto va interpretato con molta cautela in chiave di tendenze nazionali. Un po’ più indicativi saranno i dati delle altre regioni che vanno al voto a Settembre. Ma una cosa è certa: se il declino dovesse continuare, nuovi scenari diventeranno più credibili. E allora si vedrà se Zaia vorrà giocare le sue carte e come. Sarà una partita importante e non solo per la Lega.
Una ultima annotazione sul prossimo referendum costituzionale. Sono molti quelli che in Veneto non voteranno e molti sono ancora gli indecisi, ma tra chi ha già deciso il 66% è intenzionato a votare Sì al taglio dei parlamentari (Figura 5). Il Sì prevale tra gli elettori di tutti i partiti (un po’ meno nel Pd), ma in una misura inferiore alle aspettative più diffuse. L’Italia sorprende sempre.
Fig. 5 – Il referendum costituzionale
Nota metodologica
Soggetto committente: Sole 24 Ore – Cise. Soggetto realizzatore: Winpoll – Cise. Periodo di realizzazione interviste: 19-22 agosto 2020. Popolazione di riferimento: popolazione veneta, maschi e femmine dai 18 anni in su, segmentata per sesso, età, comuni capoluogo e non, proporzionalmente all’universo della popolazione veneta. Metodo di campionamento: stratificato per provincia, comuni capoluogo e non, casuale ponderato per genere, fasce di età e voto alle ultime europee. Metodologia delle interviste: mista. Numero di interviste: 1008: 508 cati-cami (2099 rifiuti), 500 cawi. Margine di errore con intervalli di confidenza al 99%: 2,4%.