Le elezioni regionali 2020 in Toscana: l’utilizzo del voto di preferenza

In quale misura gli elettori toscani hanno utilizzato il voto di preferenza in occasione delle recenti elezioni regionali?

Con il presente articolo cercheremo di rispondere a tale interrogativo sviluppando l’analisi sia dal punto di vista territoriale che dal punto di vista più strettamente “politico”, relativo cioè alle performance dei singoli partiti.

Lo strumento che prenderemo a riferimento è il c.d. “tasso di preferenza” che indica la percentuale di preferenze espresse dagli elettori sul totale dei voti validi e che, in tutti i casi in cui è possibile esprimere più di una preferenza, viene calcolato correggendo parzialmente il denominatore della formula[1].

Questo strumento verrà quindi applicato al contesto toscano che ha mantenuto un sistema elettorale pressoché immutato rispetto alle scorse elezioni del 2015, salvo per quanto attiene al modello di scheda elettorale, modificato nel luglio scorso al fine di ricondurne la struttura a quella generalmente in uso per le elezioni regionali[2]. Tale modifica non ha comunque inciso su un’importante peculiarità che caratterizza la legge elettorale toscana, ovvero la presenza del cosiddetto “voto di preferenza agevolato” in cui l’elettore – anche ai fini di un’utile funzione conoscitiva – trova già stampati sulla scheda i nominativi dei candidati consiglieri ed in cui per esprimere la propria indicazione di favore è sufficiente tracciare un segno nel box affiancato al nominativo, senza la necessità di scrivere autonomamente il nome. Inoltre ricordiamo che nel sistema elettorale in parola vige già dalla scorsa tornata elettorale la c.d. “doppia preferenza di genere”.

Concentrando l’attenzione sui risultati possiamo subito vedere che il tasso di preferenza generale – calcolato cioè per l’intera regione – si è questa volta attestato sulla cifra del 29%. Come noto, quando vige la possibilità di esprimere due preferenze, il dato può essere letto attraverso una duplice interpretazione: assumere come ipotesi che il 29% di coloro che hanno espresso un voto valido abbiano indicato una doppia preferenza o ipotizzare che la quota di elettori che ha espresso almeno una preferenza sia stato variabile tra il 29% ed il 58%. In ogni modo tale dato, se comparato con le ultime elezioni regionali del 2015[3] (Figura 1), si dimostra più basso di circa tre punti percentuali e si avvicina molto – ferma restando la difficoltà a comparare precisamente il dato per la vigenza nel passato della preferenza unica – a quello riscontrato nel 2000 (28,6%) in cui per l’ultima volta si votò con le preferenze prima dell’introduzione delle “liste bloccate” (utilizzate sia nel 2005 che nel 2010).

Scomponendo il risultato a livello territoriale (Figura 2) si nota come anche in questa occasione il dato più alto è riscontrabile nella provincia di Massa-Carrara (36%), seguita da Grosseto e Lucca (entrambe al 33%), a conferma di una storicità del dato che per motivazioni sia di natura politica (riguardanti in particolare gli equilibri tra i diversi partiti della prima repubblica in alcune di queste aree e gli effetti della loro successiva scomposizione) che territoriale individua questi territori come quelli in cui è più alta la propensione ad associare al voto di lista anche un voto per un candidato consigliere. Al contrario, i territori in cui è stata più bassa questa propensione sono quelli corrispondenti alle circoscrizioni di Firenze 2 e Firenze 4 (entrambe con il 25%, a fronte di un dato del 27% dell’intera provincia di Firenze), cui seguono quelli corrispondenti alle circoscrizioni delle province di Arezzo e Siena (entrambe al 27%). Anche tra i territori dove è più basso l’utilizzo del voto di preferenza si può rintracciare una certa storicità del dato: Firenze 2 ed Arezzo, ad esempio, seppur con scarti limitati rispetto agli altri territori, erano anche nel 2015 tra le tre circoscrizioni con i tassi minori cui si associava anche Prato – caratterizzata generalmente da bassi valori – che in questa tornata elettorale si posiziona invece ad un livello medio-alto.

Spostando l’attenzione sulle forze politiche possiamo notare come i livelli più elevati siano tendenzialmente riscontrabili nei partiti che compongono lo schieramento di centrosinistra (Figura 3). Il primato assoluto – anche in riferimento all’intera competizione elettorale – spetta alla lista Sinistra Civica Ecologista che presenta un tasso del 43% con punte del 50% e del 52% nelle province di Pisa e Massa-Carrara (Tabella 1). Il voto per questa lista si dimostra dunque fortemente “trainato” dai candidati consiglieri. Italia Viva presenta anch’essa un tasso di 7 punti sopra la media regionale, precisamente del 36%, con variazioni anche molto importanti tra le diverse circoscrizioni: tra il valore più alto (47%, Massa- Carrara) e quello più basso (25%, Firenze 3) si superano i venti punti percentuali. Il valore ottenuto dal Partito democratico è inferiore di 3 punti percentuali (33%) evidenziando un equilibrio – già riscontrato nelle precedenti elezioni regionali – tra radicamento territoriale dei candidati e capacità di attrarre il voto di lista.  Tra le liste del centrosinistra che presentano minori tassi di preferenza troviamo infine la lista Europa Verde Progressista Civica con il 25% e la lista civica Orgoglio Toscana per Giani Presidente con il 23%. Quest’ultimo dato dimostra come i consensi ricevuti da tale lista civica, ancorché non sufficienti a superare la soglia di sbarramento (la lista ha ottenuto il 2,94 % a fronte di uno sbarramento, per le liste coalizzate, del 3%), siano stati in buona parte frutto di un voto di opinione a supporto del candidato presidente, a differenza della lista civica di centrodestra che si colloca al secondo posto tra tutte le liste in competizione con il 37%.

Muovendo l’analisi sui partiti di centrodestra troviamo tassi di preferenza più bassi. All’interno della coalizione la percentuale minore è quella relativa alla lista Lega Salvini Premier con il 22%. Un dato che denota come i consensi siano stati prevalentemente attratti dal voto di opinione e che si dimostra in linea sia con quello ottenuto dalla Lega alle scorse elezioni regionali (24%) sia con quelli relativamente bassi ottenuti da tale forza politica in occasione delle competizioni elettorali di carattere nazionale[4]. Forza Italia – UDC e Fratelli d’Italia presentano invece valori più elevati (entrambe 30%) con punte del 41% a Lucca per la prima e del 36% a Pistoia per la seconda. Un alto tasso di preferenza è poi riscontrabile, come anticipato, nella lista Toscana Civica per il cambiamento.  

Tra le forze politiche non facenti parte di coalizioni il Movimento 5 Stelle, con un valore pari al 20%, si configura quale lista con il dato più basso tra coloro che hanno avuto accesso alla ripartizione dei seggi. Tale risultato, nonostante sia in linea con le performance che da sempre caratterizzano il Movimento 5 Stelle, si dimostra in calo di ben 7 punti percentuali rispetto alle ultime elezioni regionali[5]. Si mantiene alto invece il dato che accompagna la lista Toscana a Sinistra (36%) che conferma un’alta propensione dell’area politica di sinistra (sia in caso di presentazione autonoma che in coalizione con il centrosinistra) ad utilizzare il voto di preferenza[6].

Infine, tra le forze che hanno ottenuto minori consensi elettorali, si può notare un’importante differenza tra i 2 “partiti comunisti”: la lista del Partito Comunista Italiano si configura come quella in assoluto con il più basso tasso di preferenza (15%) evidenziando un voto trasportato più dal simbolo che dai candidati, mentre quella del Partito Comunista presenta valori sempre molto al di sotto della media regionale ma decisamente più alti (23%). In conclusione, consapevoli che una risposta certa potrà essere ricercata esclusivamente nel trend delle prossime consultazioni regionali, si può provare a dare una spiegazione del dato generale considerando quella che è stata la storia elettorale della Toscana degli ultimi 15 anni. Si può assumere l’ipotesi, infatti, che il dato delle elezioni del 2015, superiore al 30% e in crescita rispetto all’ultima volta in cui si erano utilizzate le preferenze, sia stato il frutto di una “reazione” da parte dell’elettorato all’assenza per ben due tornate elettorali (2005 e 2010) di tale strumento. Il dato attuale mostra invece una diminuzione, che avvicina il risultato a quello ottenuto nel 2000. Soltanto dalle analisi delle prossime elezioni potremo effettivamente capire se la propensione degli elettori toscani ad utilizzare il voto di preferenza continuerà a scendere, avvalorando l’ipotesi che abbiamo provato ad avanzare, o se subirà modifiche al rialzo, evidenziando una tendenza diversa.


[1] Il tasso di preferenza, quando vi è soltanto una preferenza esprimibile, è dato dal rapporto, espresso in termini percentuali, tra il totale delle preferenze espresse (numeratore) ed il totale dei voti validi alle liste (denominatore). Quando è possibile esprimere fino a due preferenze varia il denominatore che corrisponde al totale dei voti validi alle liste moltiplicato per due.

[2] Nello specifico la modifica al modello di scheda elettorale è stata apportata con la legge regionale 6 luglio 2020, n. 51. La precedente disciplina prevedeva un modello di scheda simile a quello attualmente in uso per le elezioni comunali nei “comuni superiori” in cui il nominativo del candidato alla presidenza della Regione viene riportato in un rettangolo posizionato in alto rispetto alle liste circoscrizionali ad esso collegate. La modifica, invece, riporta il suddetto nominativo a destra delle liste circoscrizionali, garantendo un più ampio spazio al rettangolo contenente il nominativo del candidato presidente.

[3] Sull’analisi del tasso di preferenza in Toscana alle elezioni 2015 cfr. G. Bracci, Il voto di preferenza in Toscana alle elezioni regionali 2015 in Aldo Paparo e Matteo Cataldi (a cura di), Dopo la luna di miele: le elezioni comunali e regionali fra autunno 2014 e primavera 2015, CISE, Roma, 2015. Sulle elezioni regionali 2015 in Toscana v. anche: G. Bulli, Toscana. Nuovi sfidanti in vecchi scenari in S. Bolgherini e S. Grimaldi (a cura di), Tripolarismo e destrutturazione. Le elezioni regionali del 2015, Istituto Cattaneo, 2015; E. Pizzimenti e L. Viviani, Le elezioni del 2015: continuità in mutamento? in M. Andretta, R. Bracciale (a cura di), Social media campaigning. Le elezioni regionali in #Toscana2015, Pisa University Press, 2017.

[4] Per un’analisi dei tassi di preferenza alle ultime elezioni europee, dove il valore dell’indice ottenuto dalla Lega è stato 0,15, cfr. S. Rombi, Il voto di preferenza alle elezioni europee del 2019, CISE (https://cise.luiss.it/cise/2019/07/03/il-voto-di-preferenza-alle-elezioni-europee-del-2019).

[5] Alle elezioni regionali toscane del 2015 il dato della lista del Movimento 5 Stelle è stato pari al 27%.

[6] In merito si ricorda come nel 2015 la lista Sì Toscana a Sinistra presentava il dato più alto tra coloro che avevano ottenuto l’accesso alla ripartizione dei seggi.

Gabriele Bracci è dottore magistrale in Scienza della politica e dei processi decisionali. E' stato borsista, nell’anno 2011, del Seminario di Studi e Ricerche Parlamentari “Silvano Tosi” ed ha recentemente conseguito il Master Interuniversitario di secondo livello in Diritto Amministrativo (MIDA) presso la Luiss School of Law. Attualmente lavora presso il Consiglio regionale della Toscana dove ha collaborato attivamente alla stesura della legge elettorale 51/2014 e sul cui contenuto ha partecipato a diversi incontri in qualità di relatore. Ha pubblicato sul Forum di Quaderni Costituzionali e sul Bullettin of Italian Politics. E’ tesoriere della Società Italiana di Studi elettorali (S.I.S.E.).