Ballottaggio Verona, perché è importante la sfida Tommasi-Sboarina (Tosi terzo incomodo)

Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 24 Giugno

Tra tutti i comuni in cui si vota Domenica il caso più interessante è Verona. Il ballottaggio vede in campo Damiano Tommasi, candidato civico, sostenuto da tutti i partiti del campo largo (compresi Azione e M5s) e il sindaco uscente Federico Sboarina, sostenuto da Fdi e dalla Lega. Il terzo incomodo è Flavio Tosi, sindaco dal 2007 al 2017, che si è presentato con diverse sue liste e l’appoggio di Forza Italia . Al primo turno Tommasi ha preso 43.102 voti ( 39,8 %), Sboarina 35.405 voti ( 32,7 %) e Tosi  25.866 (23,9) . Verona è una città sostanzialmente di destra. Insieme a Treviso è la più destrorsa delle città venete. L’ultima volta che il centro-sinistra ha vinto qui è stato nel 2002.  Potrebbe succedere di nuovo questa volta per due ragioni.

La prima è la divisione del centro-destra. Se Tosi avesse appoggiato Sboarina già al primo turno o se lo facesse ora, per Tommasi  la partita sarebbe molto più incerta. L’ex sindaco è un personaggio particolare. Era nella Lega Nord. Ha sfidato Salvini per la segreteria federale e ha sfidato Zaia per la presidenza della regione Veneto. Ha perso su entrambi i fronti e nel 2015 è uscito dalla Lega. Da allora ha giocato una sua partita personale come terzo polo della politica scaligera. Non potendosi ripresentare per un terzo mandato, nel 2017 ha creato una sua coalizione candidando a sindaco l’allora compagna e senatrice della Lega Nord, e oggi moglie, Patrizia Bisinella.  Ha preso il 24,2 (contro il 23,9% di oggi) arrivando al secondo turno, ma ha perso contro Sboarina che si è presentato con l’etichetta di civico mentre oggi è di Fdi.  Il centro-sinistra di allora si è fermato al 21,8% (contro il 39.8% di oggi).

Nei giorni scorsi, subito dopo essere
rimasto escluso dal ballottaggio, Tosi ha aderito a Forza Italia diventandone
un punto di riferimento regionale ma ovviamente con ambizioni nazionali. Ha
offerto a Sboarina l’apparentamento al secondo turno per non essere accusato di
tradire il centro-destra cui Forza Italia per ora appartiene. Ma Sboarina non
ha accettato la proposta bollandola come manovra di palazzo. Dire che tra Tosi
e il sindaco uscente non corre buon sangue è un eufemismo. E’ un altro caso in
cui politica e antropologia sono indissolubilmente legate. Cosa farà Tosi
Domenica non lo ha detto pubblicamente, cosa faranno i suoi elettori deciderà
l’esito del voto.

La seconda ragione per cui il centro-sinistra può vincere dopo venti anni è Tommasi stesso. Anche a Verona c’è voglia di nuovo. Il vento del cambiamento spira contro chi ha già governato e non gode di grande popolarità. E’ il caso di Sboarina. E’ un vento che è difficile contrastare soprattutto quando trova una figura che viene percepita come diversa e attraente. Questo è il caso di Tommasi. Al primo turno la sua lista civica ha preso da sola il 16% dei voti.  L’ex calciatore del Verona e della  Roma è un cattolico praticante (con sei figli) in una città dove la religione conta ancora. Tanto che il vescovo dimissionario e conservatore non ha esitato a scendere in campo non proprio a suo favore. (https://symboliamag.com) Viene percepito a destra e a sinistra come una persona per bene. Non ha mai fatto politica. A Verona ha lavorato nel sociale. Ha fatto una campagna elettorale sotto voce, senza urla e proclami altisonanti. Solo in questi ultimi giorni si è messo a girare la città quartiere per quartiere accompagnato da un gruppo di sostenitori tutti in maglietta gialla.  Per sperare di vincere ha bisogno di portare a votare tutti quelli che lo hanno votato al primo turno , ma per essere sicuro di vincere deve poter contare su una parte dei voti che sono di Tosi.  

E’ certamente la carta migliore che il centro-sinistra potesse mettere in campo. E’ il tipo di carta che dovrebbe mettere in campo a livello nazionale per essere competitivo. Azzardiamo una previsione: se Tommasi vincerà Domenica e se farà bene come sindaco a Verona, prima o poi lo vedremo giocare un ruolo rilevante a Roma. Sarebbe un ritorno in altra veste.

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.