La scelta dei francesi sul “male minore”

Pubblicato sul Sole 24 Ore del 2 luglio 2024

E ora vedremo quali sono le seconde preferenze dei francesi. Nonostante il successo al primo turno il partito della Le Pen non solo non è affatto certo che riesca ad avere la maggioranza assoluta, ma non è certa nemmeno la percentuale di seggi che alla fine otterrà. Tutto dipende appunto dalle seconde preferenze di milioni di elettori che al secondo turno, in assenza dei candidati che hanno votato al primo, andranno a votare e decideranno di farlo a favore di un candidato che per loro rappresenta una seconda scelta.
Cosa faranno gli elettori di Macron dovendo scegliere tra un candidato di sinistra e il candidato del Rassemblement ? O cosa faranno gli elettori di sinistra dovendo scegliere tra un candidato macronista e il candidato della destra ? Stessa domanda per gli elettori Repubblicani e così via. La risposta ci dirà molto sulla evoluzione della democrazia francese. Il tema della polarizzazione domina il dibattito pubblico e le analisi degli specialisti. Non c’è dubbio che sia così. Ma sarà il secondo turno di queste legislative a dirci fino a che punto questo è vero. Non è semplice per un elettore che ha votato il candidato preferito al primo turno scegliere di votare un candidato meno gradito o semplicemente meno sgradito di altri al secondo. Si tratta in ultima analisi di accettare un compromesso. E’ questa disponibilità al compromesso la chiave che consente ai sistemi democratici di funzionare anche in un contesto polarizzato. Ma non è scontata.
Il 7 Luglio si vedrà quanti elettori accetteranno il compromesso innanzitutto andando a votare. L’affluenza al primo turno è stata elevata, il 66,7%. Se lo fosse anche al secondo sarebbe un primo segnale importante. L’altro segnale sarà vedere la risposta degli elettori alla domanda formulata sopra. In questo caso il dato da notare sarà naturalmente il risultato del Rassemblement. In primo luogo la sua capacità di riportare a votare i suoi elettori. In secondo luogo la sua capacità di intercettare le seconde preferenze di quelli che non lo hanno votato il 30 Giugno. La prima condizione è necessaria per vincere. Potrebbe essere anche sufficiente, se ci fosse una smobilitazione dei rivali. Se questo non succederà, per essere certo di ottenere un grande risultato, il Rassemblement deve soddisfare la seconda condizione: conquistare una quota significativa di nuovi elettori, cioè di seconde preferenze. E visto che il partito di estrema destra di Zemmour, Reconquête! , è andato male (lo 0,7% contro il 5,5% delle elezioni europee) questi voti devono necessariamente venire dai partiti alla sua sinistra. E qui torniamo alla domanda posta sopra: quanti elettori del Nuovo Fronte Popolare, del partito di Macron, dei Repubblicani e così via saranno disposti a esprimere una seconda preferenza per il candidato del Rassemblement al secondo turno ?
Se questo avverrà vorrà dire che la Francia è veramente cambiata e che la strategia del Fronte Repubblicano-tutti o quasi contro il Rassemblement.- non funziona più. Questa strategia dovrebbe trovare la sua applicazione immediata negli accordi di desistenza che dovrebbero essere negoziati nelle prossime ore tra tutte le forze interessate a fermare l’avanzata del Rassemblement. Infatti una delle novità di queste elezioni è il numero elevato di collegi in cui i candidati passati al secondo turno sono tre (o addirittura quattro) e non due. Questa volta le cosiddette ‘triangolazioni’ sono ben 311.
Va da sé che in una corsa a tre il Rassemblement sarebbe avvantaggiato, essendo la minoranza più ampia. Pare che questo non avverrà. Pare che il Fronte repubblicano presenterà un candidato unico nella maggior parte dei collegi ‘triangolari’. E pare che nella maggior parte dei casi i partiti esclusi dal secondo turno daranno indicazione ai loro elettori di votare contro il candidato del Rassemblement. Se la strategia funzionerà, al partito della Le Pen verrà negata la maggioranza assoluta e forse anche una consistente maggioranza relativa. Ma non è detto che questa volta la strategia funzioni. Tanti elettori potrebbero non andare a votare piuttosto che votare un candidato sgradito pur di non far vincere il candidato della destra. Anche questa è una seconda preferenza. E in questo caso il Rassemblement potrebbe vincere anche senza intercettare altre preferenze ma semplicemente contando sui suoi elettori e sulla divisione degli altri. Si vedrà il 7 Luglio.

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.