Il voto di preferenza alle elezioni europee del 2019

Stefano Rombi

6 ARTICOLI 0 COMMENTI
Stefano Rombi è ricercatore in Scienza Politica all’Università di Cagliari. I suoi interessi riguardano i partiti politici, le elezioni e la qualità della democrazia. Ha pubblicato numerosi articoli in riviste italiane e internazionali quali Paliamentary Affairs e Italian Political Science Review. Inoltre, ha contribuito a numerosi volumi collettanei, tra cui "Democratizing Candidate Selection. New Methods, Old Receipts?" (Palgrave, 2018), "Challenges of Democracy in the 21st Century" (Routledge, 2018) e "The Selection of Politicians in Times of Crisis" (Routledge, 2018). Oltre ad essere membro della SISP e della SISE, è co-coordinatore nazionale del gruppo di ricerca Candidate and Leader Selection (CLS) e membro della redazione dei Quaderni dell'Osservatorio Elettorale.

Le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo del 26 maggio 2019 sono state generalmente raccontate come elezioni critiche, ovvero come un momento che avrebbe segnato un prima e un dopo. Laddove il prima sarebbe stato rappresentato da un assetto politico incentrato sull’accordo tra le forze politiche tradizionali e il dopo, viceversa, avrebbe visto il prevalere delle forze cosiddette sovraniste o, come sarebbe meglio dire, anti-establishment. Il dibattito politico, giornalistico e accademico ha qualche volta fomentato l’eccitazione elettorale e qualche altra volta, invece, ha provato a spiegare, sine ira et studio, che molto probabilmente poco sarebbe cambiato. In questo ampio...

Il voto di preferenza è uno strumento in grado di indebolire il potere dei leader di partito e sarebbe interessante comprendere se e in che misura esso possa anche contribuire allo sgretolarsi delle organizzazioni partitiche. Tuttavia, per quanto rilevante sia questo tema, in questa sede ci limiteremo innanzitutto a ricordare che, come noto, le elezioni comunali italiane permettono agli elettori di aggirare l’ordine di lista stabilito dai partiti – e, sempre più spesso, dalle formazioni cosiddette civiche – proprio attraverso la possibilità di esprimere una preferenza per uno dei candidati al consiglio comunale. Così come già accaduto in passato (Rombi...

L’odore di ritorno al passato che si sta capillarmente diffondendo nelle stanze della politica italiana sta rafforzando sempre di più una (erronea) convinzione in auge, per la verità, da almeno un decennio: una parte dei mali che assalgono il nostro sistema politico sarebbe risolvibile reintroducendo il voto di preferenza. Se così è, si capisce perché anche in questa occasione abbiamo deciso di fornire una precisa ricognizione sull’utilizzo delle preferenze da parte dell’elettorato italiano. Tanto per cominciare, una breve nota di metodo: le analisi che seguono sono svolte a partire dall’Indice di preferenza (IP) il quale, data la possibilità di esprimere...

di Stefano Rombi (Università di Cagliari) La media logic che innerva l’intero dibattito politico contemporaneo non ha risparmiato le recenti elezioni amministrative italiane e, meno che mai, un ambito che in verità dovrebbe guardare molto semplicemente ai numeri. Così, i media, tradizionali e non, hanno finora discusso del voto di preferenza con la telecamera puntata sulle performance di candidati più o meno celebri: dall’ex soubrette Simona Tagli al nipote del celeberrimo Aldo Biscardi. Per quanto divertente e sicuramente in grado di catturare l’attenzione del pubblico, questo genere di trattazione non aiuta in alcun modo a comprendere le dimensioni e la...

di Stefano Rombi (Università di Cagliari) Per quanto possa sembrare dissonante rispetto all’ampio dibattito giornalistico, il voto di preferenza è diffuso in tutte le elezioni del nostro paese. L’Italia, dunque, è il paese del voto di preferenza e le elezioni regionali non fanno eccezione. In tutte le sette competizioni elettorali svoltesi il 31 maggio 2015, agli elettori è stata concessa la possibilità di indicare nella scheda il nome del loro candidato preferito alla carica di consigliere regionale. Tuttavia, mentre in Liguria, Marche, Puglia e Veneto l’elettore ha avuto a disposizione un solo voto di preferenza, in Campania, Toscana e Umbria...