di Aldo Paparo e Vincenzo Emanuele
Il 15 e 16 Maggio scorsi si è votato in 29 capoluoghi di provincia per il rinnovo delle amministrazioni comunali. In ben 13 di questi sarà necessario un secondo turno di ballottaggio per assegnare il sindaco. Si tratta di 6 comuni settentrionali, di 2 della Zona rossa e di 5 comuni meridionali. La Tabella 1 riporta per ogni comune al ballottaggio la situazione dei rapporti di forza fuoriusciti dal primo turno di votazioni, con le percentuali ottenute al maggioritario dai candidati principali e le relative alleanze partitiche.
Al Nord, in cui vanno al secondo turno ben 6 comuni sugli 8 iniziali, tra cui la decisiva città di Milano, la destra appare ragionevolmente sicura della vittoria solo a Varese (49,4 della coalizione al primo turno) e a Novara, città del Presidente della Regione Cota, in cui le basterà aggiungere al totale percentuale racimolato al primo turno solo poco più di 4 punti: in vista di questo obiettivo, gli elettori del Terzo Polo (7,4%) sono l’oggetto della contesa dei due schieramenti, ma il centrosinistra (31,2% più il 3% del candidato Idv) è troppo staccato per poter sperare di competere.
Contro ogni iniziale previsione, il centrosinistra appare molto vicino alla vittoria proprio a Milano, con Pisapia al 48% e la Moratti costretta a inseguire al 41,6%. Il Terzo Polo, formato da Fli e Udc che nel 2006 sostenevano la coalizione di centrodestra, ha già dichiarato che non appoggerà nessuno dei due candidati, qui come nel resto del paese, lasciando così aperta la caccia ai propri elettori da parte dei due schieramenti principali. Eppure, con il loro 5,5%, Udc e Fli non appaiono decisivi per un eventuale recupero della Moratti, che per vincere dovrebbe sperare nella defezione di una quota dell’elettorato di Pisapia (considerando impossibile l’eventualità che il 3,2% raccolto dal Movimento 5 Stelle si orienti verso la Moratti) oppure di rimobilitare elettori astenuti al primo turno. Anche a Pordenone l’esito finale non sembrerebbe dare speranze al centrodestra, fermo al 35,6% contro il 40,6% del candidato del Pd, che potrà godere dell’appoggio decisivo di Idv e Sel e dell’8,3% di consensi che portano in dote dal primo turno. Inoltre, in questa città, vi è un altro 9% raccolto da Zanolin, ex assessore di centrosinistra che si è presentato con una lista indipendente (“Il Ponte”).
Nel Nord, la situazione è davvero contendibile solo a Trieste e Rovigo. Nel capoluogo del Friuli-Venezia Giulia il centrosinistra, unito dal Pd a Rifondazione, è al 40,7%, mentre la destra si presentava divisa con tre candidati per altrettanti partiti. Tagliati fuori al primo turno, i candidati di Destra e Lega, appoggeranno quello del Pdl, che potrà così godere di un potenziale di oltre il 44% (ma la politica non è matematica, quindi le “somme” vanno sempre trattate con molta cautela). In questo contesto, il centrosinistra dovrà puntare a recuperare quanti più elettori grillini possibili (il Movimento 5 Stelle è forte di un 6% al primo turno), anche se l’ex comico genovese ha già dichiarato che non farà apparentamenti in nessuna città. Ma in ogni caso, per arrivare al 50% più uno dei voti, saranno fondamentali i voti terzopolisti (5,8% fra i due candidati di Udc e Fli): è su di loro che si scatenerà la campagna acquisti della prossima settimana. A Rovigo il centrodestra parte da un netto vantaggio in termini di punti sul candidato rivale, ben 16 (42,8 a 26,5%). Ma ciò è dovuto alla divisione dell’area progressista fra tre candidati. E’ logico pensare che se Idv, Sel e Federazione della sinistra (11,1% fra i due candidati) sosterranno il candidato democratico la partita è tutta da giocare con il centrosinistra potenzialmente al 37,5%, appena 5 punti sotto al centrodestra e con il vantaggio di poter pescare nell’elettorato 5 Stelle (7,4%). Anche qui come a Trieste, il pur misero bottino del Terzo Polo (3,7%) potrà risultare la chiave della sfida verso la poltrona di Sindaco.
TAB. 1
Assetto della competizione in vista dei ballottaggi: risultati dei candidati al primo turno
+ di cui 3,7 a Saccardin (ex Presidente della Provincia per l’Ulivo) per la lista “Presenza Cristiana”
* ottenuto da Zanolin, ex assessore del centrosinistra, per la lista “Il Ponte”
** di cui 2,2 a Mastella per Udeur
*** preso da Esu per la lista IRS (Indipendentisti sardi)
**** di cui 18,1 a Pasquale Senatore (ex sindaco di centrodestra, nel Pdl nel 2010) per 3 liste civiche
Andranno al ballottaggio anche due comuni della Zona rossa (sui 7 iniziali). In entrambi i casi l’esito sembra essere senza storia. A Grosseto il centrodestra può ritenersi soddisfatto di aver costretto il candidato del Pd al secondo turno. Ma quest’ultimo non dovrebbe avere problemi a imporsi, forte del 45,8% a cui potrà aggiungersi gran parte dell’8,3% del candidato della sinistra radicale (che ottiene un grande risultato, favorita dall’emorragia di consensi in uscita dal Pd che paga l’alleanza con l’Udc). A Rimini la situazione è sulla carta un po’ più incerta, con i due candidati principali distanziati da appena 5 punti (più o meno la percentuale del Terzo Polo). Ma ciò che farà la differenza sarà il posizionamento dell’elettorato grillino (che ottiene in questa città il suo massimo tra tutti i comuni capoluogo, l’11,3%) che molto difficilmente potrà sostenere il candidato conservatore: molti si asterranno, ma una parte probabilmente voterà per quello del Pd “turandosi il naso”.
Nei 5 comuni del Sud al ballottaggio (sui 14 inizialmente al voto) uno ha rischiato di essere assegnato già al primo turno: si tratta di Iglesias, in cui la destra non ha vinto per un’inezia (49,9%). Certo, si tratta poi di convincere i propri elettori a tornare alle urne per riconfermare l’orientamento del primo turno. A Cosenza il centrodestra (alleato con l’Udc) è nettamente in vantaggio dopo il 45,6% del suo candidato al primo turno, che dovrà vedersela con quello di Idv e Sel che ha fatto meglio del competitor del Pd (solo al 15,6%). La teorica sommatoria di tutti i voti del centrosinistra diviso (compreso il 3,5% della Fed e il 2,2 del Movimento 5 Stelle) supererebbe la percentuale del centrodestra, ma come già precisato in precedenza, ragionare in questi termini può risultare fuorviante. Inoltre, pare difficile pensare che gli elettori di Fli (4,6%) possano votare per un candidato di sinistra, più probabile che torneranno a sostenere la vecchia coalizione berlusconiana, dando così la spinta decisiva al candidato di centrodestra.
Davvero incerte sono le sfide di Napoli, Cagliari e Crotone. Nel capoluogo campano Lettieri parte dal 38,5% del primo turno e 11 punti di vantaggio sul rivale De Magistris (27,5%) che però può contare sull’appoggio di Pd e Sel (19,2%). Il 9,7% raccolto da Pasquino, candidato del Terzo Polo, che ha deciso di non appoggiare né l’uno né l’altro candidato, sarà fondamentale per capire se la città svolterà a destra dopo quasi 20 di governi progressisti.
Nel capoluogo sardo, amministrato dal centrodestra, i due candidati sono praticamente appaiati, separati da un pugno di voti (appena 400). Deciderà il risultato la capacità di rimobilitare i propri elettori e di conquistare il 4,5% di Fli. A Crotone, infine, la situazione più confusionaria: ben 4 candidati con oltre il 15% dei voti al primo turno. Al ballottaggio il centrosinistra, che tutto unito ha raccolto il 36,7% avrà vita difficile pur partendo con oltre 16 punti di vantaggio sul rivale del Pdl, fermo al 20,3%. Questi però potrà contare su gran parte del 18,1% di Pasquale, ex sindaco di destra, con il Pdl fino a poco tempo fa. Con i voti di Pasquale, i due candidati sarebbero praticamente alla pari, e il 16,9% del candidato rutelliano dell’Api diventerebbe il vero ago della bilancia.