di Vincenzo Emanuele e Giuseppe Martelli
A meno di due settimane dalle elezioni regionali in Sicilia il Cise ha provato a simulare il risultato del voto e la conseguente distribuzione dei seggi nell’Assemblea regionale. Dopo oltre un decennio di dominio del centrodestra, che ha vinto le ultime tre elezioni regionali, le prime con l’elezione diretta del Presidente (con Cuffaro nel 2001 e nel 2006, con Lombardo nel 2008), l’Isola appare per la prima volta contendibile, soprattutto a causa della spaccatura interna all’ex fronte berlusconiano che vede ora la presenza di due candidati: Nello Musumeci, appoggiato da Pdl, Pid e La Destra, e dal leader di Grande Sud Gianfranco Miccichè sostenuto anche dall’Mpa e da Fli. Anche il centrosinistra si è diviso in due tronconi, con la sinistra radicale (Sel, Fds, Verdi e Idv) che ha rifiutato l’alleanza con il Pd e ha lanciato la candidatura della leader Fiom Giovanna Marano (in sostituzione di Claudio Fava, inizialmente candidato e poi costretto al ritiro per non aver trasferito in tempo utile la residenza in Sicilia). Il Pd, invece, alleato con l’Udc, sostiene l’ex sindaco di Gela Rosario Crocetta. Vi sono poi altri 6 candidati, tra i quali spicca il nome di Giancarlo Cancelleri del Movimento 5 Stelle, in grande crescita anche in Sicilia, come nel resto del paese.
La grande frammentazione dell’offerta e le regole elettorali vigenti in Sicilia (per una spiegazione sul funzionamento della legge elettorale vedi qui) fanno si che vi sia il concreto rischio che all’indomani delle elezioni, a prescindere da chi vinca nella competizione maggioritaria (sembra comunque ormai una sfida ridotta a Musumeci e Crocetta) non vi siano i numeri sufficienti per formare una maggioranza all’Ars. La nostra simulazione ha lo scopo di verificare proprio questa ipotesi. E’ per questo che abbiamo tralasciato la competizione maggioritaria (prevedendo una doppia possibilità di assegnazione del premio di maggioranza sia a Musumeci che a Crocetta) e ci siamo concentrati sulla distribuzione degli 80 seggi proporzionali alle liste su base provinciale.
Il metodo utilizzato per il calcolo dei risultati è stato il seguente: abbiamo assegnato a tutte le liste una percentuale regionale di voti sulla base dei sondaggi pubblicati nelle ultime settimane, tenendo conto anche dei risultati delle ultime elezioni. Successivamente, ipotizzando un’affluenza identica a quella delle regionali del 2008, abbiamo assegnato a ciascuna lista un numero di voti validi, a livello regionale, corrisponde alla percentuale di voti precedentemente assegnata. Per tutte le liste che superano la soglia di sbarramento del 5%, abbiamo quindi sviluppato i risultati a livello provinciale, applicando per ciascuna lista in ciascuna provincia lo swing (ossia l’oscillazione rispetto alla media regionale) di quel partito alle elezioni regionali del 2008[1]. Dopo questa operazione abbiamo applicato la formula Hare (quoziente e più alti resti) in ciascuna provincia, pervenendo così all’assegnazione degli 80 seggi proporzionali, cui vanno poi aggiunti i 9 seggi del listino del Presidente eletto (8 + 1 al Presidente) e il seggio al candidato Presidente arrivato secondo. Prima di passare all’analisi dei risultati, è opportuno precisare che per quanto effettuata tramite criteri metodologici rigorosi, si tratta pur sempre di una simulazione dei risultati e che quindi va presa con estrema cautela.
In un primo scenario, raffigurato nella Tabella 1, ipotizziamo che vi siano ben 10 liste sopra la soglia del 5% e in grado di ottenere seggi, mentre le liste escluse dalla ripartizione (tra cui Fli, Idv e Alleanza di Centro) sommano tutte insieme l’8,5% dei voti validi.
Tab. 1 Simulazione della distribuzione degli 80 seggi proporzionali, primo scenario.
Tab. 2 Riepilogo assegnazione dei seggi proporzionali e premio di maggioranza, primo scenario.
Questa simulazione garantisce in Assemblea una rappresentanza di liste afferenti a tutti e cinque i candidati principali: Crocetta otterrebbe 34 seggi, Musumeci 25, Miccichè 14, Marano 4 e Cancelleri 3. A questo punto abbiamo assegnato i 10 seggi rimanenti, sia nell’ipotesi di vittoria di Musumeci sia nel caso in cui sia Crocetta a trionfare nella competizione per il Presidente (le altre ipotesi non sembrano plausibili). Come vediamo nella Tabella 2, in nessuno dei due casi vi sarebbe una maggioranza assoluta: con la vittoria di Musumeci avremmo un Parlamento siciliano ingovernabile, dal momento che Crocetta manterrebbe un seggio di vantaggio (configurando un’improbabile “coabitazione” tra un legislativo di centrosinistra e un Presidente di centrodestra, o più probabilmente aprendo la strada ad una mozione di sfiducia e ad un pronto ritorno alle urne); con la vittoria di Crocetta quest’ultimo potrebbe contare su 43 deputati, ancora una volta insufficienti per governare. Ma l’ex sindaco di Gela avrebbe una possibilità in più: provare a stringere un accordo con la sinistra radicale e ottenere l’appoggio dei 4 deputati della lista Sel-Fds-Verdi, giungendo così a quota 47 seggi, la maggioranza assoluta (l’Ars è composta da 90 deputati). In realtà da questo primo scenario emerge con tutta evidenza il ruolo pivotale della pattuglia di deputati di Miccichè che, pur non potendo vincere, potrà gestire la partita che si aprirà dopo il voto da una posizione privilegiata: Musumeci non potrà governare senza di lui mentre Crocetta potrà farlo solo se la sinistra accetterà di soccorrerlo.
Abbiamo poi ipotizzato un secondo scenario in cui le liste in grado di superare il 5% sono “solamente” 8 (Pdl, Pd, Udc, Mpa, Grande Sud, Lista Crocetta, Lista Musumeci e Movimento 5 Stelle). Sia la lista Sel-Fds-Verdi, sia il Pid non superano la soglia e sono escluse dalla ripartizione dei seggi (del resto i sondaggi sono concordi nel considerare queste due liste “in bilico” tra il 4 e il 5%). In questo modo il totale dei voti “sprecati” sale al 18,5% dei voti validi.
Tab. 3 Simulazione della distribuzione degli 80 seggi proporzionali, secondo scenario.
Tab. 4 Riepilogo assegnazione dei seggi proporzionali e premio di maggioranza, secondo scenario.
La Tabella 3 illustra questo secondo scenario. Vista l’esclusione della lista Sel-Fds-Verdi, la sinistra radicale non entra in Parlamento e non può giocare alcun ruolo nelle trattative post-voto. Musumeci ottiene rappresentanza con due liste (quella del Pdl e la sua lista personale) e non più con tre (il Pid è sotto il 5%). Gli otto seggi da ripartire nuovamente (4 della lista Sel-Fds-Verdi e 4 del Pid) non vengono riassegnati ai partiti maggiori, contrariamente a quanto era ipotizzabile. Le liste di Crocetta non fanno alcun movimento, rimanendo a quota 34 seggi complessivi. Musumeci perde un seggio rispetto alla prima simulazione, dal momento che i 4 seggi del Pid non vengono recuperati del tutto (la Lista Musumeci guadagna 2 seggi in più , il Pdl uno). Chi davvero beneficia della crescita della disproporzionalità causata dall’aumento dei voti sotto soglia è il terzo incomodo, ossia Miccichè: Grande Sud raddoppia la sua rappresentanza all’Ars, ottenendo 4 deputati in più: vede scattare un secondo seggio a Catania ed elegge un deputato a Trapani, Ragusa e Siracusa. Raggiunge così il 10% dei seggi con appena il 6,7% dei voti. A ciò si aggiunge anche il seggio guadagnato dall’Mpa a Palermo che porta l’ex coordinatore di Forza Italia ad un totale di 19 seggi, 5 in più rispetto al primo scenario.
Applicando il premio sia nell’ipotesi di vittoria di Musumeci che in quella di Crocetta il risultato non cambia più di tanto (vedi Tabella 4). Con la vittoria di Musumeci Crocetta manterrebbe due seggi di vantaggio, mentre con la vittoria di quest’ultimo verrebbe a mancare l’ipotesi di alleanza a sinistra con Giovanna Marano.
La vera novità sarebbe la crescita del potere contrattuale di Miccichè che, oltre ad un’accresciuta pattuglia parlamentare, si ritroverebbe ad essere l’unico alleato possibile di un futuro governo regionale. In altri termini, l’unica alternativa ad un immediato ritorno di fronte al corpo elettorale.
L’analisi appena esposta conferma l’ipotesi iniziale: in entrambi gli scenari immaginati ed a prescindere da chi vincerà nella competizione maggioritaria, il nuovo Presidente non avrà una maggioranza in Assemblea. Così le elezioni regionali in Sicilia, considerate da molti osservatori come un test decisivo per i partiti italiani in vista delle politiche 2013, rischiano di risolversi nell’ingovernabilità a causa della convergenza di fattori istituzionali (le norme della legge elettorale e la presenza di un premio che non è “majority assuring”) e politici (la rottura del bipolarismo e la frammentazione dell’offerta). Esattamente gli stessi fattori che, se verrà approvata la riforma Malan (vedi qui) sembrano profilarsi sotto il cielo della politica nazionale.