di Aldo Paparo
A pochi giorni dal voto è ormai chiaro come la partita decisiva si giochi al Senato, ed in particolare in alcune regioni chiave la cui vittoria può spostare molti seggi, risultando determinante per il conseguimento o meno di una maggioranza e quindi per la formazione del prossimo governo. Cerchiamo qui di riassumere quali sono gli scenari cui ci potremo trovare di fronte lunedì sera.
Presentiamo innanzitutto le composizioni del Senato derivanti da simulazioni che si diversificano per il risultato di tre grandi regioni incerte: Lombardia, Veneto e Sicilia. Per queste analisi i dati di base sono quelli degli ultimi sondaggi regionali pubblicati prima del divieto imposto dalla legge. Rispetto a tali dati abbiamo ritoccato verso l’alto le percentuali del M5s, coerentemente con le ipotesi di una sua sottostima nelle rilevazioni campionarie e di una possibile crescita nelle ultime due settimane prima del voto. Inoltre abbiamo attribuito i seggi non assegnati con il premio (Valle d’Aosta, Trentino, Molise ed estero) secondo nostre valutazioni. Abbiamo poi nelle successive simulazioni ipotizzato le minime variazioni dei dati originari necessarie ad ottenere il risultato desiderato.
Tab. 1 – Distribuzione dei seggi al Senato nelle diverse possibili combinazioni di vincitori nelle regioni più incerte.
Come si vede il centrosinistra può ottenere un massimo teorico di 178 seggi, nel caso di vittoria in tutte le 17 regioni col premio, e mantiene una buona maggioranza perdendo una fra Sicilia e Veneto. La maggioranza diventa risicata nel caso invece di sconfitta in Lombardia o contemporaneamente in Sicilia e Veneto. Perdendo almeno un’altra regione oltre la Lombardia, Bersani non potrebbe più fare a meno del sostegno dell’attuale premier: la somma dei seggi del centrosinistra e di Monti garantirebbe una maggioranza di 175 senatori anche nel caso di vittorie altrui nelle tre regioni considerate. Abbiamo anche ipotizzato una flessione della lista di Monti, che ne precluda il raggiungimento dell’8% in alcune regioni. Nella parte centrale della tabella, tali debaclè avvengono nelle 5 regioni in cui i sondaggi prima del blackout mostravano la sua maggiore debolezza. La perdita è di 6 seggi in tutto, 4 vengono conquistati dal centrodestra e 2 dal M5s. Nessuno dal centrosinistra che in tali regioni ottiene comunque i seggi del premio. Nella parte di destra della tabella abbiamo aggiunto alle regioni in cui Monti non supera la soglia anche la Lombardia. In questo caso verrebbero pesi ben 5 seggi in un sol colpo: 2 sarebbero ottenuti dal M5s, 3 dal perdente fra centrodestra e centrosinistra delle diverse ipotesi.
In realtà anche il Friuli è incerto. Non lo abbiamo incluso come variabile nella tabella perché l’avrebbe resa eccessivamente pesante e per via dello scarso peso della regione. Comunque, per ciascuna riga, per ottenere il risultato nel caso di vittoria del centrodestra in Friuli, è sufficiente sottrarre 3 seggi al centrosinistra e aggiungerli al centrodestra.
Come abbiamo visto la prima riga della precedente tabella mostra il miglior esito possibile per il centrosinistra e da lì incastra le diverse possibili sconfitte. Mostriamo ora il limite estremo dall’altro versante: come finirebbe nel caso di uno straordinario successo del centrodestra, il massimo che ci sembri realizzabile. In queste simulazioni Bersani vincerebbe solo nelle quattro regioni della zona rossa e in Liguria, Lazio, Sardegna e Basilicata. Berlusconi conquisterebbe invece in premio nella maggioranza delle regioni, le restanti 9. Come di distribuirebbero i seggi in tale eventualità è riportato nella tabella 2.
Tab. 2 – Composizione del Senato nel miglior caso pronosticabile per il centrodestra.
Anche in questo caso abbiamo ipotizzato, rispetto allo scenario di base, un crollo della lista montiana. Sempre nel tentativo di delineare il miglior scenario possibile per il Cavaliere, abbiamo concentrato i risultati sottosoglia nelle regioni attribuite al centrosinistra, in maniera da massimizzare la conquista da parte del centrodestra dei seggi persi da Monti: prima nelle sole 4 regioni della zona rossa e poi in tutte e 8 quelle di Bersani. Possiamo osservare come il centrodestra non possa conquistare la maggioranza assoluta dei seggi al Senato. Anche nella migliore delle ipotesi ne mancherebbero una ventina alla fatidica quota 158. Non basterebbe neppure vincere a sorpresa in Lazio, Liguria e Sardegna, ipotizzando quindi per Bersani le stesse sole cinque vittorie di Veltroni nel 2008. Il massimo risultato conseguibile dalla coalizione guidata da Berlusconi sembra essere quello di rendere impossibile la formazione di alcun governo, se non uno sostenuto da una improbabile riedizione della grande coalizione.